Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Con il nucleare, a che punto siamo?

New York 05.07.2014 Juan Pablo Pezzi

Prima di lasciare New York per il Foro Sociale Mondiale a Dakar (Senegal) ho voluto assistere a quello che chiamano UNU Midday Forum. Sono pannelli di discussione organizzati dalla Universitá delle Nazioni Unite che, per statuto, é un centro di studi, ricerca e diffusione indipendente, una cosa un po´anomala nel Sistema Nazioni Unite dove tutto é appannaggio dell´uno o dell´altro potere. Per la mia esperienza universitaria penso che mi daró la pena di controllare se é vero.

Il tema di oggi era il Trattato di non proliferazione nucleare: A che punto siamo? E dopo, che?

Pare che il tema del nucleare sia ad una volta storica. Ancora prima che finisse, ma soprattutto dopo la guerra fredda, si fa strada la coscienza che queste armi atomiche non sono né necessarie né utili, al contrario sono uno sperpero di risorse economiche ed umane che le fanno un grave ostacolo sia per un progresso sostenibile che per la lotta contro la fame e la povertá.

La fine del cammino non é peró ancora alla vista. Esistono tuttora 20.000 testate nucleari sparse nel mondo, l´uso delle armi atomiche come deterente é moneta corrente, e i programmi di modernizzazione dell´energia nucleae a scopi militari é sempre all´ordine del giorno di alcuni paesi.

Conforta il fatto che questo é l´unico trattato che fino ad ora ha ottenuto l´appoggio di tutti i paesi del mondo eccetto tre: Israele, India e Pakistan. Poi ci sono altri come la Corea del Nord e l´Iran che hanno problemi per l´interpretazione che fanno del trattato e della sua applicazione.

Nel suo intervento, Sergio Duarte, rappresentante delle NU per il disarmo, ha tenuto piú volte a sottolineare: il piú efficace deterrente all´uso delle armi nucleari é la loro eliminazione e l´eliminazione delle armi nucleari é oggi una necessitá partica e un imperativo morale. Nella crisi economica in cui siamo, si possono scovare risorse economiche per il progresso e la lotta contro la povertá solo riducendo i costi, cominciando per quelli della produzione delle armi, soprattutto delle armi nucleari.

Dal 1968, si sta realizzando uno sforzo enorme per ottenere tre obiettivi: la non proliferazione di queste armi, il controllo mutuo, l´uso pacifico dell´energia nucleare. Nei negoziati é sempre necessaria la buona fede e questa si misura dalla effettiva volontá di giungere ad eliminare le armi nucleari e dalla presa di coscienza che usare queste armi é esplicitamente negare i valori umani universali. La Convenzione che avrá luogo quest´anno, dovrá affrontare uno dei temi delicati: la necessitá di trovare uno spazio dove distruggere queste armi e dove depositare i residui della produzione nucleare ad uso pacifico.

Siamo dunque a questo punto. E poi? La discussione ha portato su questo interrogativo.

La prima obiezzione é stata di fondo: Siamo poi sicuri che l´eliminazione delle armi nucleari ci dará un mondo piú sicuro e in pace? Possiamo distruggere le testate nucleari ma non le conoscenze per fabbricarne di nuove e il sospetto, insieme alla paura che altri lo facciano, puó rendere noi piú insicuri e meno franche le relazioni fra paesi.

Questo é vero, ha risposto Duarte. Ma dobbiamo sognare, desiderare, proiettarci un mondo di pace libero da minacce, in cui le armi nucleari seano bandite e per sempre. Senza questa speranza affondiamo nella melma del dispendio di energie per le armi di ogni tipo, non solo quelle nucleari. Basti pensare che, oggi come oggi, solo al Nuova Zelanda dei 189 paesi membri che hanno firmato il trattato, ha un ministro per il disarmo. Tutti gli altri quello della guerra o della difesa come si pretende chiamarlo.

La decisione di abolire le armi nucleari darebbe una grande spinta all´uso pacifico del nucleare, non solo come alternativa energetica, ma per applicazioni in altri campi. Un buon esempio é il recente accordo fra Brasile e Argentina per l´uso del nucleare in campo medico.

Deve essere impegno di tutti giungere alla Convenzione prevista nel 2015 con la volontá non solo di ridurre, ma eliminare per completo la minaccia atomica.

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