Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Dichiarazione politica dell’Assemblea sull’attività estrattiva

Tunez 27.05.2013 Foro Social Mundial Tradotto da: jpic-jp.org

Le Organizzazioni riunite hanno denunciato l’aumento dell’attività estrattiva mondiale che riduce alla più grande miseria centinaia di milioni di persone dovunque sulla Terra, distrugge i fondamenti stessi della loro vita e della loro capacità di rinnovarsi, sia al Nord sia al Sud del mondo.

Chi ci guadagna nell’attività estrattiva sono le imprese, le finanze, i ricchi e non la maggioranza dei contadini e dei popoli della classe operaia. Questo modello estrattivo di un cattivo progresso a scopo lucrativo, orientato unicamente al profitto e ossessionato per la crescita, è in piena espansione. La sua portata va ben di là della questione economica perché distrugge i nostri beni comuni, l’acqua, la terra, l’aria, le foreste e gli oceani. In questa fase del capitalismo mondiale, si constata che i rapporti di forza si spostano verso le economie emergenti e le imprese dei paesi del Sud che vogliono raggiungere gli attori tradizionali -i paesi del Nord- nel saccheggio e la ‘colonizzazione’ delle risorse naturali del Sud e del Nord. L’attività estrattiva non si riduce solo all’ azione di estrarre delle risorse, è un modello di sviluppo che organizza la dinamica culturale in seno alla società e allo stato e alle sue istituzioni politiche, socioeconomiche, i rapporti di sesso, ecc.

In particolare notiamo che:


1-. Le istituzioni finanziarie internazionali considerano l’attività estrattiva come il motore principale per alimentare la crescita economica. Nascondendosi dietro la crisi finanziaria, i finanzieri e gli organismi d’investimento cercano nuovi campi redditizi dove investire, principalmente delle forme finanziarie che generino profitto, e tra queste l’estrazione di risorse naturali rappresenta un settore di guadagno veloce e consistente.


2-. Le multinazionali, le società sovranazionali e i loro finanziatori promettono sviluppo e posti di lavoro grazie a una nuova crescita economica; lo che si vede invece è un aumento della povertà e delle disuguaglianze nelle comunità e nei paesi dove arriva l’attività estrattiva.


3-. L’attività estrattiva si distingue per una stretta collusione fra Stato e imprese che si beneficiano di grossi investimenti pubblici, dell’opacità dei contratti e della corruzione. Questa collusione, legata all’intervento dei governi e a insufficienti quadri normativi, conduce a perdite fiscali importanti e alla fuga di capitali dai paesi dove opera l’attività estrattiva.


4-. Le attività legate all’estrazione concernono i luoghi, le attività, il trasporto dei prodotti grezzi e i centri di trattamento. Ci sono quindi importanti ripercussioni che vanno di là del luogo dove avviene l’estrazione.


5-. L’attività estrattiva causa lo spostamento di contadini, di popolazioni autoctone e rurali, quando le loro terre sono coinvolte nello sfruttamento minerario o nell’estrazione del petrolio, nella perforazione di pozzi o la costruzione di dighe. I diritti delle popolazioni autoctone sulle loro terre e i loro diritti a rifiutare questo tipo di sviluppo non sono riconosciuti e sono violati costantemente.


6-. Le attività estrattive consumano enormi quantità di acqua e provocano il suo inquinamento e la sua scarsità. In più, questa sottrazione d’acqua accompagna, e spesso ne è anche la causa, l’accaparramento delle terre da parte delle società agricole e di investimento, e di individui privilegiati che cercano nuove sorgenti di acqua dolce, una risorsa naturale sempre più rara perché già sotto un controllo finanziario che si va facendo sempre più pesante.

 

7 -. Le attività estrattive distruggono le risorse naturali e gli interi ecosistemi che assicurano la sopravvivenza e la continuità delle popolazioni contadine e indigene. Poiché le donne assicurano la maggior parte della produzione in tutto il mondo (il 70-80% della produzione alimentare nazionale in Africa sub-sahariana, per esempio), e sono le principali responsabili per conservare le risorse naturali e i beni comuni, questa tendenza è per loro particolarmente dannosa.


8 -. Molte forme estrattive emettono gas a effetto serra, contribuendo notevolmente al cambiamento climatico, e hanno impatti negativi (inondazioni, siccità, piogge irregolari) sulle popolazioni sia urbane sia rurali.


9 -. I lavoratori delle industrie estrattive, molti dei quali sono migranti, guadagnano salari bassi, sono sottoposti a lavori pericolosi, esposti a sostanze chimiche tossiche, e sempre più soggetti a contratti e a condizioni di lavoro informali. Le donne subiscono poi speciali oppressioni: sesso a cambio di essere assunte, molestie sessuali, stupri e strutture inadeguate.


10 -. Il lavoro non retribuito delle donne è da secoli al centro della strategia d’arricchimento delle società miniere e delle altre industrie estrattive. L’uso della manodopera d’immigrazione massimizza i profitti; impedendo la migrazione famigliare e la riproduzione sociale della forza-lavoro, evita ogni responsabilità in vista della seguente generazione di lavoratori nelle zone rurali.


11 -. Le attività estrattive sono all’origine della militarizzazione e della repressione nelle comunità che vi resistono: ne nascono esecuzioni extragiudiziali, torture, persecuzioni e vessazioni di attivisti. Le donne subiscono la violenza di genere, stupro e molestie sessuali compresi, da parte di forze di sicurezza private, statali o militari.


Siamo riconoscenti e appoggiamo le comunità e i movimenti che in tutto il mondo lottano contro le attività estrattive negative per le loro terre, i loro mezzi di sostentamento e persino la loro vita. Conoscendo il potere delle multinazionali, delle transnazionali, dei loro finanziatori e dei nostri stessi governi, ci impegniamo a unire le nostre forze contro le diverse forme di attività estrattive per costituirci in un contrappeso di comunità e movimenti al loro potere.
 

Ecco le azioni concrete per il prossimo anno:

  • Ci impegniamo per il 19 ottobre 2013, a una giornata di azione comune: Fermiamo l’attività estrattiva mondiale, associando la lotta contro l’attività estrattiva a una giornata di protesta contro le imprese transnazionali.
  • Ci impegniamo a unire le nostre lotte e a costruire una piattaforma e un movimento politico globale contro l’attuale modo distruttivo di portare avanti l’attività estrattiva.
  • Ci impegniamo a creare e sviluppare scelte alternative a quelle esistenti, come per esempio la Campagna per un milione di posti di lavoro “responsabili del clima”.
  • Ci impegniamo in modo preciso ad appoggiare le comunità locali nel riaffermare i loro diritti di proprietà comune, come base della nostra attività e del nostro lavoro. Altri spazi che possono essere presi in considerazione sono la terra e la sovranità alimentare, le donne e l’attività estrattiva, il lavoro e il superamento di un’attività estrattiva dannosa, un’agenda post-estrattiva, ecc.
  • Lavoreremo insieme e in collaborazione con altre organizzazioni e iniziative che stanno facendo un lavoro simile, con la finalità di disegnare una mappa interattiva mondiale delle lotte e della resistenza contro l’attività estrattiva.
  • Faremo ogni sforzo per coinvolgere il movimento operaio in un dialogo su come transitare verso un futuro basato su un modello estrattivo radicalmente diverso che crei posti di lavoro senza danneggiare il medio ambiente.
  • Proponiamo di convocare una conferenza mondiale sull’attività estrattiva, magari in concomitanza al Forum Economico Mondiale.

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