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Le politiche della Banca Mondiale “favoriscono” l’accaparramento delle terre in Africa.

EEUU 26.09.2013 Oakland Institute

Una ricerca accusa le politiche del Gruppo della Banca Mondiale (GBM) di facilitare l’accaparramento di terre favorendo gli interessi dei mercati finanziari contro la sicurezza alimentare e la protezione ambientale.

L’agricoltura e la crisi del cibo sono temi centrali nell’agenda degli incontri annuali della Banca Mondiale, però voci critiche si stanno alzando sull’approccio della Banca al problema della volatilità dei prezzi dei generi alimentari. Un’approfondita ricerca dell’Oakland Institute ha suscitato nuove questioni spinose per i funzionari della Banca sui temi di politica agricola. Il rapporto coinvolge il GBM nella crescente acquisizione di terre agricole in paesi in via di sviluppo da parte di investitori privati e di stati benestanti, che i critici definiscono come una corsa globale all’accaparramento di terre. La ricerca, pubblicata tra marzo e giugno 2011, analizza una serie di acquisizioni di terre in paesi africani e fa’ notare che questi acquisti, spesso da parte di grandi investitori istituzionali, sono per lo più privi di regole, forniscono alla popolazione locale, pochi dei benefici promessi, mentre costringono migliaia di piccole comunità di contadini ad abbandonare le loro terre, creando una preoccupante insicurezza alimentare e danneggiando il medio ambiente.

Scrivendo in un blog per Reuters, Joan Baxter, un assegnista di ricerca all’Oakland Institute, dice che “più che ogni altra istituzione o agenzia, il GBM ha promosso investimenti in Africa favorendo l’accaparramento di terre agricole”. I dettagliati rapporti sul Mali e sulla Sierra Leone rivelano come il GBM “abbia creato un ambiente economico, fiscale e giuridico…che favorisce l’acquisizione di vaste aree di terra fertili da parte di pochi investitori privati invece di portare soluzioni alla diffusa povertà e scarsità di cibo”.

L’Oakland Institute ritiene che il GBM, attraverso una varietà di politiche diverse, abbia spinto a cambiamenti per dare priorità alle grandi società agricole, attraendo e promuovendo investimenti stranieri in agricoltura.

Il Foreign Investment Advisory Service e il programma Remove Administrative Barriers to Investment program, entrambi progetti della Società Finanziaria Internazionale, il ramo del settore privato della Banca, hanno “lavorato –spesso dietro le quinte – per far sì che i Paesi africani riformino la loro legislazione sulle terre e i loro regimi fiscali per renderli attrattivi agli investitori stranieri”. La Banca ha finanziato meccanismi di riforme legislative che stanno promuovendo rapidi cambiamenti nella legislazione fondiaria, “guidati dal desiderio di facilitare gli investimenti agricoli su larga scala”.

La Banca ha inoltre finanziato agenzie di promozione degli investimenti in paesi africani che collocano consiglieri del settore privato in ministeri governativi chiave, inclusi gli uffici presidenziali. Questo è accaduto per il Progetto di Supporto alla Crescita per il Mali, finanziato da un prestito dell’Associazione per lo Sviluppo Internazionale, il ramo della Banca che promuove prestiti a basso costo per gli Stati. Le retribuzioni dei direttori dell’Agenzia per la promozione degli investimenti in Mali sono coperti dal finanziamento dell’Associazione per lo Sviluppo Internazionale. L’agenzia include anche consulenti della Società Finanziaria Internazionale e si fa’ garante degli investimenti attraverso l’Agenzia per la Garanzia degli Investimenti multilaterali, il ramo assicurativo contro i rischi della Banca.

Baxter osserva che queste agenzie “stanno sviluppando e sponsorizzando una grande varietà d’incentivi non solo per attrarre investimenti in terre agricole ma anche per assicurare il massimo dei profitti agli investitori. Questi includono esenzioni veramente generose per 10 e 30 anni, lo zero per cento di oneri sulle importazioni e un accesso facilitato su ampie estensioni di terra, alcune volte fino a 100.000 ettari. Gli investitori, per avere la terra in affitto, devono pagare solo pochi dollari per ettaro all’anno, e in Mali, in certi casi, nulla”.

I RAI principles lasciano a desiderare

I rapporti sulla Sierra Leone e sul Mali evidenziano inoltre che il commercio di terre facilitato dalle politiche di promozione degli investimenti della Banca non rispetta RAI Principles (Principi per un Investimento Agricolo responsabile) da essa stessa promossi. Il rapporto sulla Sierra Leone afferma che i Rai Principles sono “vaghi e minimi” e “partono dal presupposto discutibile che un’agricoltura e un uso industrializzato delle terre possono incrementare la produzione di cibo e il rendimento economico dei carburanti nei paesi ospiti”, e “non tengono in considerazione una visione globale degli enormi rischi e delle ingiustizie inerenti all’accaparramento massiccio di terre agricole da parte d’investitori e paesi stranieri”. Il rapporto questiona le acquisizioni di terre in Sierra Leone perché non sono conformi ai RAI Principles, mentre del Mali afferma che “la Banca ignora i suoi stessi principi appoggiando istituzioni e riforme politiche che non li osservano”.

I RAI Principles sono stati criticati, in un recente articolo del movimento sociale Via Campesina, anche per aver legittimato l’accaparramento di terre da parte di grandi società. Pubblicato prima della conferenza di Giugno dei ministri dell’agricoltura del G20, l’articolo evidenzia che “l’iniziativa della Banca Mondiale di rendere l’accaparramento di terre socialmente più accettabile non è per niente una soluzione. I principi per un investimento agricolo responsabile sono formulati in modo da dare legittimità a un accaparramento di terre che ne priva i piccoli proprietari agricoli”.

La Società Finanziaria Internazionale (SFI), nel frattempo, ha lasciato cadere una controversa proposta d’investimento in una società accusata di accaparramento di terre. Essa si proponeva di dare in prestito 30 milioni di dollari alla Calyx Agro Ltd, una società argentina sussidiaria di una società francese che commercia materie prime. Calyx Agro possiede terre agricole nell’America del Sud. A giugno un gruppo di ONG sociali, incluse Via Campesina e Focus on the Global South, ha inviato una lettera al presidente della SFI, Lars Thunnel, opponendosi all’investimento. La lettera sostiene che “proprio quando i movimenti sociali in America Latina e nel mondo richiedono che si fermi il fenomeno dell’accaparramento delle terre e proprio là dove i governi stanno cercando di restringere gli investimenti stranieri in terre agricole, non è accettabile che un’istituzione multilaterale come la Banca Mondiale offra appoggio diretto ad alcuni degli attori principali coinvolti nel fenomeno dell’accaparramento delle terre”.

Disponibile su: http://www.brettonwoodsproject.org/art-568890

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