Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Prima le persone, poi le leggi

Newark 22.01.2018 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Il Segretario della Sicurezza Interna degli Stati Uniti ha annunciato la fine dello status de protezione temporanea (Temporary Protected Status - TPS) per El Salvador. Per consentire una transizione ordinata è stato deciso di ritardare lo stop di 18 mesi, cioé fino al 9 settembre 2019. Ciò significa che circa 263.000 persone avranno meno di due anni per lasciare il Paese volontariamente o essere deportate.

"La decisione di porre fine al TPS per El Salvador è stata presa a seguito di una revisione delle condizioni di disagio per calamità naturale che avevano determinato in origine la concessione dello status al Paese”. Questa è la versione ufficiale. “Basandosi su un’attenta analisi delle informazioni disponibili, comprese le raccomandazioni scaturite da un processo di consultazione fra agenzie internazionali, il Segretario ha stabilito che le condizioni prodotte dal terremoto del 2001 non sussistono più". Il TPS ha permesso agli immigranti provenienti da El Salvador di vivere e lavorare negli USA dal 2001, quando una serie di terremoti distrusse parte di questa nazione centro-americana. E ora, per i salvadoregni, lo status speciale è giunto al termine.  

Contro queste affermazioni, Donald Kerwin, Direttore Esecutivo del Centro Studi sui Flussi Migratori (Center for Migration Studies, CMS), afferma in una dichiarazione che la decisione riguarda “all’incirca 200.000 salvadoregni che hanno legami forti e profondi con gli Stati Uniti”. Secondo le ricerche del CMS, l’88% dei beneficiari salvadoregni del TPS ha un lavoro; molti di loro sono proprietari di case, hanno 192.700 bambini che sono cittadini americani e vivono negli States in media da 21 anni. Come ha ripetutamente insistito il governo d’El Salvador, “il rientro di 200.000 connazionali sarà destabilizzante. Il Paese non può garantire loro una vita sicura e produttiva, né può permettersi di rinunciare ai loro invii di denaro dall’estero”. Spiega Kerwin: “Sebbene professi di accogliere a braccia aperte gli immigrati legali, l’amministrazione Trump continua a smembrare i programmi di immigrazione legalizzata e ad emarginare le famiglie degli immigrati. Negli ultimi quattro mesi ha stabilito un altro record, portando a un nuovo minimo storico le quote di ricollocamento dei profughi, mentre le ammissioni di rifugiati ormai si misurano con il contagocce. L’amministrazione ha smantellato anche il programma CAM (Central American Minors), che consentiva ai figli di profughi del cosiddetto Triangolo del Nord centro-americano (Honduras, Guatemala, El Salvador) di ricongiungersi ai genitori legalmente presenti negli Stati Uniti, e ha posto fine al TPS per i cittadini di Haiti, Nicaragua e Sudan. Queste misure arrivano sulla scia della decisione, basata su insoliti ed esagerati timori di ingerenza esecutiva, di chiudere il programma DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) senza alcuna misura sostitutiva. Il Presidente si è impegnato anche a ridurre l’immigrazione basata sul ricongiungimento famigliare (che l’amministrazione definisce ‘migrazione a catena’) e ad eliminare il programma Diversity Visa, definendo entrambi una minaccia per la sicurezza nazionale. Gli attacchi contro i programmi a favore dei rifugiati e dell’immigrazione legale sono diventati una caratteristica distintiva di questa amministrazione”. La dichiarazione di Donald Kerwin si conclude affermando che “quest’ultima decisione crea molti perdenti e nessun vincitore. Ne escono perdenti i beneficiari del TPS, i loro datori di lavoro, i loro figli già cittadini americani, le loro comunità locali negli USA, El Salvador e l’economia americana. Ne esce sconfitto anche lo stato di diritto, dato che la decisione relega degli immigrati legali con un lavoro al ruolo di persone senza status e obbliga i beneficiari del TPS e i loro figli naturalizzati americani a rientrare in comunità flagellate dalla violenza senza serie prospettive economiche. La decisione porterà anche a un aumento dell’immigrazione illegale da El Salvador verso gli Stati Uniti, dato che i deportati cercheranno di ricongiungersi ai membri delle loro famiglie rimasti negli USA. “Chiediamo al Congresso – chiude dicendo la dicharazione- di concedere uno status legale permanente a queste persone e a tutti coloro che si sono visti rescindere il TPS”. Secondo fonti del Washington Post, il Congresso ha ora 18 mesi di tempo per approvare una legge a tutela degli immigranti salvadoregni prima che il loro status legale venga revocato. Ma naturalmente questa situazione scuoterà già da adesso le vite di almeno 100.000

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