Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Giustizia, Pace, Integrità<br /> del Creato
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Giustizia, Pace, Integrità del Creato

Perché questo blog?

Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato

«Il nostro invito a celebrare la pace suona invito a praticare la giustizia. “L'opera della giustizia sarà la pace” (Is. 32, 17): “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia”. Noi abbiamo tanta fiducia che gli ideali congiunti della giustizia e della pace sappiano per virtù propria generare nell'uomo moderno le energie morali per la loro propria attuazione, che ci attendiamo la loro graduale vittoria. Lanciamo questo invito nel segno austero e sereno della giustizia». (Messaggio di Paolo VI per la Giornata della Pace 1972)

Giustizia, Pace, e Salvaguardia del Creato (GPIC) si rivolge alla scoraggiante realtà che stiamo oggi affrontando in questo mondo impoverito, maltrattato e ferito. Povertà, fame, violenza, degrado ambientale e riscaldamento globale, guerre imminenti per l’acqua, odierni conflitti nel nome del petrolio, lotte per la terra e il cibo… tutto questo è un richiamo alla necessità di cambiare.

La crisi è reale, ma la prima e ultima parola rimane la speranza: noi speriamo perché esistono realtà per cui vale la pena vivere e altre che donano, portano e sostengono la vita: amore, riconciliazione, compassione, giustizia, pace, solidarietà e guarigione. Abbiamo creato un mondo che è a rischio: se ascoltiamo il messaggio di Gesù, possiamo cambiare e vivere in un modo diverso e, invece di una cultura della violenza, avremo una cultura della pace.

Che cosa significa GPIC? È una spiritualità che erompe dal Vangelo e diffonde la compassione di Dio, rifiutando le guerre e disordine economico e lavorando per la giustizia sociale. GPIC è un modo di fare missione intesa come impegno per la giustizia e la pace, e come una metodologia nel promuovere sviluppo e favorire progetti. GPIC trasforma in attività evangelica la cosiddetta advocacy (“tutela dei diritti delle fasce deboli di popolazione" o "volontariato dei diritti”) in vista di un mondo nuovo, la denuncia delle ingiustizie e la protesta contro il potere.

La spiritualità di GPIC può essere riassunta con le parole di Paolo VI in occasione della costituzione della “Commissione Giustizia e Pace”: «Ai nostri occhi voi rappresentate la realizzazione dell’ultimo voto del Concilio (GS 90). In altri tempi – e pure oggi – una volta costruita la chiesa o la torre campanaria, un gallo era posto sulla cima del tetto quale simbolo di vigilanza nella fede e nell’intera vita cristiana. Similmente, sulla cima dell’edificio spirituale del Concilio è stato collocata questa Commissione, che non ha altra missione che quella di mantenere gli occhi della Chiesa aperti, il suo cuore sensibile e le sue mani pronte per la carità che è esortata a realizzare nel mondo”.

I missionari comboniani, seguendo l’esempio di San Daniele Comboni, hanno fatto l’impegnativa “scelta in favore dei poveri e gli ultimi della terra”. Per crescere nella loro missione, cercano di dare un nome e di analizzare le cause che sono alla base delle strutture sistemiche di oppressione nel campo economico, politico, culturale, sociale e religioso; cercano di costruire la cultura della nonviolenza e della pace e di promuovere il rispetto e la difesa dei diritti umani e del creato, sulla base della Dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Sono queste le ragioni che li spingono all’impegno nella GPIC.

I missionari comboniani lavorano in stretta collaborazione con VIVAT International alle Nazioni Unite, con Africa Fe e Giustizia Network (AFJN) a Washington D.C., e con Africa Europa Fe e Giustizia Network (AEFJN) a Bruxelles. «Nella sua attività evangelizzatrice, il missionario s’impegna nella liberazione totale dell’uomo, dal peccato e dall’egoismo, dalla guerra e dall’ignoranza e dalle strutture di oppressione» (RV n. 60).

Ecco, in poche parole, di che tratta questo blog.

Fermiamo il Land Grabbing (l’arraffamento delle terre): la nostra terra è la nostra vita. "Sulla Terra ci sono abbastanza risorse per tutti, ma non abbastanza per l’avidità di pochi. È l’avidità che genera la povertà " (Gandhi).