Vol. 7 - N° 12

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 7 - N 12

IN EVIDENZA NEL MESE

Il nostro augurio di Natale

Né i Vangeli né alcun altro documento storico stabilisce la data di nascita di Cristo. I cristiani hanno scelto il 25 dicembre perché la nascita di Gesù prendesse il posto della festa pagana del Sol invictus, cioè del sole che non è mai sconfitto. La notte del 24 al 25 dicembre è il solstizio d’inverno, e marca la notte più lunga e il giorno più breve dell’anno. Le giornate tornano poi ad allungarsi e il sole a vincere sulle tenebre. I romani lo chiamavano Natalis, anzi Dies Natalis del Sol Invictus. Era trasporre il simbolismo della vittoria sulle tenebre nell’apparizione di Cristo sulla Terra. E’ un giorno di speranza, di sicurezza in un avvenire migliore. I nostri auguri dovrebbero raccogliere ed esprimere questa speranza “di una certezza che non si vede ancora”, direbbe san Paolo, ma che è sicura. Questo blog non può quindi fare un augurio migliore a quanti tra i suoi lettori sperano con la certezza nella bontà di Dio e nell’umanità, che presentare questo video: il lavoro di tanti uomini e donne di buona volontà ci danno la certezza che l’ottimismo non è buonismo, ma speranza sicura in un avvenire migliore, di pace e di giustizia. Il video è in inglese con sottotitoli in spagnolo ma le immagini danno una risposta alle parole. Vedi Guerreros del planeta

UNA BELLA NOTIZIA

Per porre fine alle disuguaglianze

Le 10 tracce di Thomas Piketty. Thomas Piketty è un rinomato economista dei nostri tempi. Di origine francese, si è specializzato nello studio della disuguaglianza economica e dei suoi rapporti con il capitalismo. Piketty è una delle poche voci che, con studi e ricerche rigorose, ha sottolineato l'effetto dannoso di certe pratiche economiche tra cui l'eredità della proprietà, l'eccessivo accumulo di capitale, i paradisi fiscali e altri fattori legati al benessere in generale. L'economista non esita ad attribuire allo Stato un'importanza decisiva nella regolamentazione dell'economia, in particolare per correggere le conseguenze che genera, per sua stessa logica, il sistema economico in cui viviamo. Secondo Piketty, è necessario che un'entità agisca sull'inerzia del capitalismo per condurlo in una diversa direzione. Sei anni dopo il best-seller "Le Capital au XXIe siècle" (Il Capitale nel 21° secolo), Thomas Piketty ha pubblicato il 12 settembre scorso " Capital et Idéologie" (Capitale e ideologia - Seuil), un libro altrettanto ambizioso in cui ripercorre la storia globale delle disuguaglianze e delle ideologie che ne sono alla base.  In quest'opera analizza la concentrazione del capitale e formula 10 proposte per farla finita con la concentrazione del capitale.

1-. Proprietà sociale e cogestione delle società: i dipendenti devono avere il 50% dei seggi nei consigli di amministrazione e il diritto di voto dei principali azionisti sarà limitato (non più del 10% nelle grandi imprese).

2-. Proprietà temporanea: creazione di un'imposta annuale progressiva sulla proprietà, le cui aliquote andrebbero dallo 0,1% per i piccoli patrimoni inferiori a 100.000 euro, al 90% per i patrimoni superiori a 2 miliardi di euro.

3. Dotazione universale di un capitale di base e circolazione delle proprietà: a 25 anni, ogni persona riceve l'equivalente del 60% del capitale medio, ovvero 120.000 euro, finanziato dall'imposta progressiva sulla proprietà.

4-. Innalzamento delle aliquote per le maggiori entrate e aumenti sulle imposte immobiliari (fino al 90%).

5-. Costituzionalizzazione del principio della progressività fiscale.

6-. Giustizia educativa: riequilibrio efficace e verificabile della spesa educativa per le aree svantaggiate.

7-. Introduzione di un'imposta individuale e progressiva sul carbonio attraverso una "mappa del carbonio" per misurare il consumo di ciascuno.

8-. Finanziamento della vita politica: i cittadini ricevono dallo stato "un tagliando per l'uguaglianza democratica" da pagare ai partiti di loro scelta; drastico tetto per le donazioni private.

9-. Inclusione di obiettivi fiscali e ambientali quantificati e vincolanti negli accordi commerciali e nei trattati internazionali; sospensione di accordi e trattati (compresi quelli europei) che non soddisfano queste condizioni.

10-. Creazione di un catasto finanziario internazionale che consenta alle amministrazioni fiscali di sapere chi possiede cosa; sospensione della libera circolazione degli accordi sui capitali che non soddisfano tali condizioni.

UNA BRUTTA NOTIZIA

America centrale, terra fertile per il traffico di persone

In America Centrale, per la forte presenza di bande, origine e transito di migranti irregolari verso gli Stati Uniti, la tratta di persone ha messo radici. E’ il terzo crimine più redditizio al mondo. Il fenomeno nella regione, in particolare in Guatemala, Honduras ed El Salvador, è presente da decenni e richiederebbe uno sforzo congiunto da parte degli Stati per eliminare le bande criminali dedite alla tratta e offrire programmi di sostegno alle vittime.

Il fenomeno "ha avuto maggiore visibilità negli ultimi anni, ma non sono stati compiuti sufficienti progressi nell'attenzione diretta alle vittime", afferma la religiosa cattolica Carmela Jibaja, della Rete Ramá contro la Tratta di Persone. Questa organizzazione centroamericana fa parte della rete internazionale Talita Kum, con sede a Roma, che a sua volta integra 58 gruppi che combattono la tratta di persone in tutto il mondo. "I casi più gravi (della tratta) si verificano alle frontiere - afferma Carmela Jibaja – per come El Salvador tratta ai migranti", e anche nei centri turistici.

Lo scopo più importante della tratta nella regione è lo sfruttamento sessuale e ha le donne come vittime. Su questo è d’accordo anche Carlos Morán, funzionario della sicurezza dell'Interpol e membro dell'Unità per la criminalità informatica della polizia dell'Honduras. "Sappiamo che El Salvador, Honduras e Guatemala sono paesi con un intenso movimento di persone che viaggiano in modo irregolare e questo li mette a rischio di essere trafficati". Lo ha sostenuto durante il "Seminario regionale sulle tecniche di indagine e la protezione delle vittime della tratta di persone" (El San Salvador, 4-8 novembre), che ha riunito funzionari dei ministeri pubblici, agenti di polizia, operatori della giustizia ed esperti di Guatemala, El Salvador e Honduras, i paesi del cosiddetto Triangolo Nord dell'America centrale. Continua a leggere

CELEBRIAMO!

Un Nuovo patto delle catacombe: una rinascita per la Chiesa?

Più di mezzo secolo dopo che un gruppo di vescovi del Concilio Vaticano II si impegnava "a vivere con uno stile di vita semplice vicino al loro popolo", un gruppo di partecipanti del Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia firmò in Santa Domitilla un nuovo patto nelle Catacombe.

Il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II, 42 Padri conciliari celebrarono una Messa nelle Catacombe di Santa Domitilla, per chiedere a Dio la grazia di “essere fedeli allo spirito di Gesù” e al servizio dei poveri. Dopo la celebrazione, firmarono il Patto delle Catacombe dei poveri e di una Chiesa al servizio. Più di 500 Padri conciliari aggiunsero in seguito i loro nomi al patto.

Più di 50 anni dopo, l'eredità di quei Padri conciliari è stata raccolta da un gruppo di vescovi e partecipanti al Sinodo per la regione Pan amazzonica. Durante una celebrazione celebrata sempre nelle Catacombe di Santa Domitilla, domenica 20 ottobre, i Padri sinodali presenti hanno firmato un nuovo “Patto delle Catacombe per la Casa Comune. Per una Chiesa dal volto amazzonico, povera e serva, profetica e samaritana”. Il documento contiene 14 impegni.

I vescovi hanno promesso di difendere la foresta pluviale amazzonica, di promuovere una "ecologia integrale" preoccupata per le persone e per la Terra e, "davanti all’invasione del consumismo", di vivere "con uno stile di vita sobrio che sia semplice e solidale con coloro che hanno poco o nulla". Continua a leggere

AGIAMO!

Facciamo pagare a grandi inquinatori

È tempo di rendere i Big Polluters – i grandi inquinatori - responsabili delle perdite e dei danni che stanno consapevolmente causando e di far loro pagare per le soluzioni di cui abbiamo bisogno per assicurarci a un futuro giusto e sostenibile. È tempo che paghino.

Per decenni, Big Polluters come Exxon, Shell e altri hanno saputo che i loro prodotti provocavano cambiamenti climatici disastrosi. E ciò nonostante, hanno speso miliardi di dollari per produrre dubbi e smentite sulle cause dei cambiamenti climatici, screditare la scienza, comprare influenza politica e ritardare gli interventi. Hanno realizzato profitti record, tutto a spese delle persone nel Sud del mondo e delle comunità a basso reddito di tutto il mondo. Fino ad ora, sono le persone meno responsabili che hanno pagato il prezzo per i crimini dei Big Oil, delle compagnie petroliere. È tempo di far loro pagare il danno che hanno arrecato alle nostre comunità. Il cambiamento climatico ci riguarda tutti. Per di più, le persone maggiormente colpite dalla crisi climatica non sono quelle che comprano le azioni di Exxon o della Shell.

C’è gente che lotta per proteggere le proprie terre dal livello dei mari in aumento, i loro cari da eventi meteorologici estremi e le loro vite e mezzi di sostentamento da alluvioni, siccità, oleodotti, devastanti campi petroliferi, deforestazione, distruzione di ecosistemi naturali, accaparramento di terre e altre violazioni dei loro diritti. Le comunità di tutto il mondo stanno soffrendo per finanziare l’urgenza di recuperarsi dalle calamità climatiche e per coprire i costi per i problemi di salute cronici dovuti all'inquinamento.

Vere e giuste soluzioni per affrontare il cambiamento climatico sono a portata di mano e sono state portate avanti per decenni dalle comunità in prima linea nella crisi climatica (Guarda le soluzioni proposte da People’s Demands for Climate Justice).

Le comunità di tutto il mondo ritengono le industrie inquinanti responsabili del danno che hanno causato. Queste comunità, però, hanno urgente bisogno di finanziamenti per implementare le soluzioni, e questo come parte di una transazione giusta ed equa. Questo è il motivo per cui i Big Polluters non solo possono, ma devono pagare per gli impatti devastanti della crisi climatica e per attuare con urgenza le giuste soluzioni di cui il mondo ha bisogno.

Gli Stati Uniti hanno un ruolo cruciale da svolgere nell'affrontare le industrie più potenti del pianeta. Il procuratore generale di New York, Letitia James, ha citato in giudizio Exxon per aver ingannato i suoi azionisti; il processo si sta svolgendo proprio adesso. Anche altre regioni stanno iniziando azioni legali, a nome del popolo. Questi casi costituiranno precedenti legali importanti. Quest'estate, la Conferenza dei sindaci degli Stati Uniti ha votato contro la proposta di porre limiti a tali azioni legali. Al contrario, gli attivisti chiedono al Congresso di indagare su Exxon e altri grandi inquinatori per i decenni dei loro inganni. La maggior parte dei nordamericani "crede che le aziende produttrici di combustibili fossili abbiano la responsabilità primaria dei cambiamenti climatici e dovrebbero pagare il conto per rimediare il disastro che hanno creato". Cinque anni fa, la maggior parte delle persone non avrebbe creduto che si sarebbe visto Exxon Mobil in tribunale per aver causato la crisi climatica. Lo stiamo vedendo ora perché il potere della gente lo ha reso possibile. Questo è ciò che è giusto: le aziende di combustibili fossili devono pagare. È giunto il momento di unirsi al crescente movimento per rendere i Big Polluters responsabili del danno che causano.

Fai in modo che le tue autorità pubbliche si sentano responsabili di intraprendere quest’azione ed evitino ai cittadini di pagare per le conseguenze causate dai grandi inquinatori. Vedi l’iniziativa in corso negli Stati Uniti

CONOSCERE GLI OBIETTIVI SS

Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno dei e fra i Paesi

L’obiettivo 10 è incentrato sulla riduzione delle disuguaglianze all’interno degli Stati e tra gli Stati stessi.

La comunità internazionale ha fatto passi da gigante nel liberare le persone dalla povertà. Le nazioni più vulnerabili - i paesi meno sviluppati, i paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare e gli Stati delle piccole isole - continuano a compiere progressi nel ridurre la povertà. Tuttavia, vi sono ancora disuguaglianze e grandi disparità nell'accesso ai servizi sanitari e dell'educazione.

Inoltre, sebbene la disparità di reddito tra i paesi sia stata ridotta, all'interno dei paesi stessi è aumentata. La crescita economica non è sufficiente per ridurre la povertà se non è inclusiva o tiene conto delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economico, sociale e ambientale. Fortunatamente, la disparità di reddito è stata ridotta sia all'interno dei paesi che tra i paesi. Attualmente, il reddito pro capite di 60 dei 94 paesi per i quali sono disponibili dati è aumentato più rapidamente della media nazionale. Sono stati compiuti progressi anche nel creare condizioni favorevoli per le esportazioni dai paesi meno sviluppati.

Al fine di ridurre le disuguaglianze, sono state adottate politiche universali con particolare attenzione alle necessità delle popolazioni svantaggiate ed emarginate. È necessario che vi sia un aumento nell'esenzione dei dazi e che le esportazioni dai paesi in via di sviluppo continuino a essere favorite. Infine, le innovazioni tecnologiche possono aiutare a ridurre i costi elevati del trasferimento di denaro per i lavoratori migranti.

Fatti e cifre

• Nel 2016, oltre il 64,4% dei prodotti esportati dai paesi in via di sviluppo verso i mercati mondiali ha trovato zero tariffe, con un aumento del 20% dal 2010.

• I bambini nel 20% più povero della popolazione hanno una probabilità tre volte maggiore di morire prima del loro quinto compleanno rispetto ai bambini dei cinque paesi più ricchi.

• La protezione sociale è diffusa in modo significativo in tutto il mondo. Tuttavia, le persone con disabilità hanno fino a cinque volte più probabilità di affrontare spese sanitarie catastrofiche.

• Nonostante il generale declino della mortalità materna, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, le donne nelle aree rurali hanno una probabilità tre volte maggiore di morire durante il parto rispetto alle donne che vivono nei centri urbani.

• Fino al 30% della disparità di reddito è dovuta alla disparità all'interno delle proprie case, tra donne e uomini. Le donne hanno maggiori probabilità rispetto agli uomini di vivere al di sotto del 50% del reddito medio.

Mete dell'Obiettivo 10. Entro il 2030,

  • raggiungere progressivamente la crescita del reddito del 40% della popolazione dello strato sociale più basso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale
  • potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico
  • assicurare pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate
  • adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza
  • migliorare la regolamentazione e il monitoraggio di istituzioni e mercati finanziari globali e rafforzare l’attuazione di tali norme
  • assicurare una migliore rappresentanza dei paesi in via di sviluppo nelle istituzioni responsabili delle decisioni in materia di economia e finanza globale e internazionale
  • rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone, anche con l’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite
  • attuare il principio del trattamento speciale differenziato ai paesi in via di sviluppo, in conformità agli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
  • incoraggiare l’aiuto pubblico allo sviluppo e i flussi finanziari, compresi gli investimenti diretti esteri, per gli stati più bisognosi, in conformità ai loro piani e programmi nazionali
  • ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi oltre il 5%

Vedi la pagina web sull’obiettivo 10 dove incontri anche un video sul tema

CONTINUARE A SPERARE

Sorelle in vendita

La tratta di persone è una crisi globale vasta e in crescita che colpisce tutti i paesi della Terra, con circa 40,3 milioni di vittime. La consapevolezza è il primo passo cruciale per affrontare questo problema. La gente è ormai familiarizzata con l'espressione "tratta di persone", tuttavia pochi percepiscono veramente quanto sia mostruosa, poiché viene spesso affrontata solo da un punto di vista statistico che rimane sempre impersonale. Questo film, "Sorelle in vendita", offre una visione più personale e diretta di quanto sia complessa in realtà la tratta di esseri umani.

Il film parla di due giovani donne Hmong, sul confine tra Vietnam e Cina, che si ritrovano intrappolate tra un'usanza violenta e un malvagio mondo criminale sotterraneo. Indagando sulle misteriose sparizioni di alcune amicizie locali, un regista australiano scopre la problematica della tratta di persone, scatenando un'incredibile serie di eventi.

Tradite, rubate e vendute in matrimoni forzati a uomini sconosciuti, le due amicche adolescenti sono costrette a fare la scelta straziante tra le loro bambine e la propria libertà.

"Sisters for Sale" è stato proiettato per la prima volta nel 2018 come pluripremiato documentario, e ora è sul mercato come podcast e cofanetti con serie di libri. Per vedere il trailer in varie lingue clicca qui. Per conoscere la genesi del film, guarda questo video

Foto. Braccialetti tradizionali diventti simbolo di schiavitù.

DA RIFLETTERE

Dar da mangiare a tutti e che nessuno abbia fame

Le catene di produzione alimentare producono abbastanza cibo per nutrire tutti gli abitanti del pianeta, ma la fame continua ad aumentare in alcune parti del mondo e oltre 820 milioni di persone soffrono di malnutrizione cronica.

La Giornata mondiale dell'alimentazione, celebrata il 16 ottobre, è stata un invito a riflettere su questa apparente contraddizione, che porta alla domanda: quali misure devono essere prese per garantire che tutte le persone abbiano cibo sufficiente?

La rapida crescita economica e l'aumento della produttività agricola negli ultimi due decenni hanno ridotto della metà il numero di persone che non hanno abbastanza da mangiare, e anche in regioni come l'Asia centrale e orientale e in America Latina e Caraibi, sono stati compiuti grandi progressi nell'eradicazione della fame estrema. Tuttavia, il contesto in cui si è dato dato questo progresso è quello di una popolazione mondiale che veniva aumentando di quasi due miliardi di persone. E il problema della fame persiste in particolare in Africa e in Sud America, dove i dati indicano che la denutrizione e l'insicurezza alimentare sono in aumento.

Nell'Africa sub-sahariana il numero di persone denutrite è cresciuto da circa 195 milioni del 2014 a 237 milioni nel 2017 e la malnutrizione provoca quasi la metà delle morti di bambini sotto i cinque anni, vale a dire 3,1 milioni di bambini all'anno.

Raggiungere l'obiettivo Fame Zero previsto per il 2030, garantendo che nessuno abbia fame in nessuna parte del mondo, rimane una grande sfida. Un recente rapporto del World Food Program (WFP) indica che tra le cause dell'aumento della fame ci sono il degrado ambientale e la siccità, entrambi causati dai cambiamenti climatici e dai conflitti. La mancanza della biodiversità in agricoltura rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione in quanto omogeneizza le diete.

Nonostante tutti questi aspetti negativi, la buona notizia è che l'innovazione e la tecnologia per migliorare la produzione alimentare vengono utilizzate in tutto il mondo. Vediamo alcuni esempi. Continua a leggere

RISORSE

Riflessioni sull'impeachment a Trump

Il nostro interesse in questo blog non è mai di allinearci a posizioni politiche e ancor meno quando si tratta di politica interna ad un paese. L'interesse di questo articolo per GPIC è la metodologia dell'analisi che ci insegna a prendere sempre la giusta distanza da qualsiasi idea, specialmente quando sconfina nell'ideologia. Il che purtroppo è un difetto oggi di tutte le correnti politiche.

È molto probabile che il processo d’impeachment a Donald Trump finisca per essere un boomerang. I fan di Trump stanno seguendo una campagna rabbiosa, in cui si parla di colpo di stato, e gli accusatori sono descritti come traditori, che meritano di andare in prigione. Nelle prime tre ore dopo l'annuncio del presidente della Camera dei rappresentanti - la democratica Nancy Pelosi - che stava per essere aperto un processo di impeachment, Trump ha ricevuto un milione di dollari, cinque milioni in 24 ore e 8,5 nei due seguenti giorni. La sua campagna ha ottenuto 50.000 nuovi donatori.

Nel novembre 2016, Trump ha vinto con poco meno di 80.000 voti elettorali. Si deve ricordare che il sistema elettorale americano non elegge il presidente con la maggioranza dei voti dei cittadini, ma dei delegati che ogni stato vota come elettore del presidente (Sono i così detti Grandi Elettori). Per ragioni storiche di come è nata l'Unione, gli Stati meno popolati e meno sviluppati hanno proporzionalmente più delegati degli Stati grandi e ricchi.

Trump fece campagna in questi stati meno sviluppati e meno popolati e, in pratica, ignorò le grandi città e gli stati più popolosi, come la California. Nel voto popolare, cioè dei cittadini, il candidato democratico Hilary Clinton ha avuto quasi tre milioni di voti in più di Trump.

Penso che i democratici stiano facendo un grande favore a Trump. Continua a leggere

TESTIMONIANZA

Allarga lo sguardo su quanto possono le donne

Concludendo il Sinodo speciale dei vescovi sull'Amazzonia, Papa Francesco nella sua omelia ha affermato con un'arguzia che il documento finale parlando delle donne non è "all'altezza" data l'importanza delle donne nel "trasmettere la fede e nel preservare la cultura".

Affinché i laici siano attori privilegiati, "la Chiesa in Amazzonia vuole espandere gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa" e promuovere "la loro partecipazione attiva alla comunità ecclesiale. Se la Chiesa perde le donne nella loro totale e reale dimensione, la Chiesa è esposta alla sterilità (Papa Francesco)". Nella regione amazzonica, le donne guidano la maggior parte delle comunità cattoliche, da lì la domanda di creare un ministero per "le donne responsabili di comunità", chiedendo per loro il diaconato permanente.

Tuttavia, un Sinodo speciale rischia di concentrarsi solo su una particolare regione. La Chiesa e la società, da parte loro, rischiano di considerare le sue conclusioni importanti e valide solo per quella regione. Il rischio aumenta quando nomi come Brasile e Amazzonia entrano nel discorso e fanno dimenticare che ci sono altre foreste importanti in Africa e in Asia che ossigenano il mondo e che l'Amazzonia stessa è parte di nove stati.

È significativo che alla vigilia del Sinodo, il 20-21 settembre, nella città di Cochabamba (Perù), si sia tenuto un evento importante che è passato inosservato: il sesto vertice annuale della Rete nazionale delle donne in difesa della Madre Terra (RENAMAT). Continua a leggere

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