Vol. 7 - N° 8-9

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 7 - N 8-9

IN EVIDENZA NEL MESE

Etica aziendale: criteri di responsabilità sociale per le imprese

L'economia globale guidata dai paesi sviluppati si dà in una dinamica di massimizzazione dei profitti. Le grandi e medie imprese progettano feroci piani strategici che consentono loro di aumentare i profitti accedendo a nuovi mercati, ottenendo materie prime più economiche, tecnicizzando la produzione e, soprattutto, riducendo i costi del lavoro.

In questo contesto economico, l'UE (Unione Europea) negli ultimi anni ha incoraggiato gli investimenti pubblico-privati in Africa ​​da parte di grandi aziende europee. Questo piano di investimenti esterni dell'UE consente alle società europee di investire nei paesi in via di sviluppo con una protezione legale che garantisce sicurezza ai loro capitali. Tuttavia, né questo piano né l'accordo di Cotonou sul partenariato economico hanno fatto il minimo sforzo per garantire un comportamento responsabile ed etico delle società europee in Africa. Questo è il motivo per cui bisogna scoprire cosa c'è dietro l'entusiasmo dell'economia europea per entrare nel mercato mondiale: è un impegno di solidarietà o la ricerca di profitti ed un egoismo sempre in aumento?

Da un lato, le circostanze hanno fatto delle aziende europee (principalmente l'agroalimentare e l'estrazione di risorse naturali) un importante motore per lo sviluppo economico in Africa. D'altro canto, gli investimenti che queste aziende fanno in Africa hanno un impatto anche sociale, culturale e ambientale che deve essere preso in considerazione per valutare la loro efficacia come motore di sviluppo.

Con quale senso di responsabilità operano le aziende europee nei paesi africani? Agiscono con lo stesso rigore che in Europa? Cosa s'intende quando si parla di responsabilità sociale delle imprese? È sufficiente che si rispetti lo strettamente legale per parlare di comportamento etico?

In questo senso, l'UE deve chiedersi se queste società attuano con la stessa serietà che usano quando operano in Europa, cioé se svolgono la loro attività economica in modo sostenibile nel tempo. L'UE deve controllare, tra l'altro, se queste società rispettano l'ambiente attraverso studi di impatto sulla loro attività economica; se onorano le norme sociali e le leggi del lavoro dei trattati internazionali; se queste industrie non esercitano il loro potere economico per agire impunemente e se non creano schemi per nascondere flussi finanziari illeciti. Continua la lettura

UNA BELLA NOTIZIA

Perché la guerra

Un Mondo senza Guerra (World Beyond War - WBW) è un movimento globale non violento per porre fine alla guerra, stabilire una pace giusta e sostenibile che sfida l'inevitabilità della guerra. Afferma: "La guerra è una scelta umana non imposta da alcuna legge naturale o determinismo biologico". In risposta a coloro che credono che sia impossibile eliminare la guerra, sostengono che è una specie di fatalismo il presupporre che "gli umani non fanno la nostra storia ma sono vittime indifese di forze al di fuori del nostro controllo, su cui non abbiamo libero arbitrio" (Vedi Mito: La guerra è inevitabile, World Beyond War, https://worldbeyondwar.org/inevitable/).

WBW accetta che i disaccordi sono naturali e che "sviluppare modi per evitare la generazione di conflitti è parte della risposta"; sostengono quindi l'uso di "strumenti più efficaci e meno distruttivi per risolvere i conflitti e viverfe in sicurezza". Non si tratta di mettere in rapporto la stretta relazione militare-industriale con i conflitti come se si trattasse di un "effetto martello-chiodo", per cui se ciò che hai è un martello, ogni problema diventa un chiodo. Al contrario, ciò che è necessario è invece "combinare il disarmo con l'inversione in alternative: diplomazia, arbitrato, forze dell'ordine internazionali, scambi culturali e cooperazione tra paesi e persone".

WBW smentisce anche che la guerra sia connaturale all'uomo. Infatti, dicono: "È molto difficile convincere le persone a uccidere in guerra. È necessaria una grande dose di condizionamento psicologico anche per far loro sparare e molto spesso sono traumatizzati dall'esperienza e soffrono di disturbi post traumatici da stress". Molti reduci di guerra si reinseriscono con difficoltà nella società dopo una guerra e si spesso si rivolgono alla droga o al suicidio.

Osservando le recenti guerre in Iraq e in Afghanistan, si potrebbe giustificare che quella gente combatteva per una necessaria autodifesa. WBW afferma invece: "Le prove dimostrano che il mezzo di difesa più efficace è, molto spesso, la resistenza non violenta". Mentre l'azione non violenta può apparire a quanti sono immersi nella "cultura guerriera" come "debole, passiva e inefficace", "i fatti mostrano esattamente il contrario". Il cammino più saggio anche per quei paesi potrebbe essere stato la resistenza non violenta, il non coinvolgimento nella violenza e un appello alla giustizia internazionale (Vedi Sicurezza senza guerra, World Beyond War, https://worldbeyondwar.org/security/) .

"Alcuni paesi - ricorda WBW - investono molto di più nel militarismo di molte altre e prendono parte a molte più guerre. Altri hanno messo da parte abbandonato la guerra per completo. Alcuni non hanno mai aggredito un altro paese durante secoli". Un numero, anche se limitato di paesi, non ha nemmeno l'esercito (Vedi Mito: La guerra è necessaria, World Beyond War, https://worldbeyondwar.org/necessary/). WBW ritiene che "gli Stati Uniti potrebbero facilmente arrivare ad essere la nazione più amata sulla terra con spese e sforzi molto inferiori, cessando "l'aiuto militare e fornendo invece più aiuti non militari". Piuttosto che spendere soldi per fermare i rifugiati alle frontiere, potrebbe aiutare i paesi centroamericani a ridurre la violenza e le bande. Anche l'esodo da quesi paesi di gente che cerca rifugio altrove si ridurrebbe di colpo.

UNA BRUTTA NOTIZIA

La protezione dei diritti umani riceve un nuovo colpo all'ONU

Il mandato dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) di promuovere e proteggere i diritti umani in tutto il mondo ha ricevuto un nuovo negativo colpo. L'Ufficio dell'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani (OHCHR), con sede a Ginevra, il 17 maggio ha riferito in un comunicato che sei dei 10 organi di questa massima istanza saranno costretti quest'anno a cancellare le loro sessioni per motivi finanziari.

La situazione è "una conseguenza senza precedenti dovuta al fatto che diversi Stati membri dell'ONU sono in ritardo sui pagamenti", e questo colpisce gravemente l'OHCHR, nonostante che il suo bilancio sia solo il 3,7% e rappresenti quindi una parte minima nel bilancio ordinario totale dell'ONU. Anna-Karin Holmlund, principale portavoce all’ONU di Amnesty International, ha dichiarato all'IPS che “è profondamente preoccupata per questo ritardo degli Stati membri nel versare i loro contributi, perché avrà un effetto diretto sulla capacità dell'ONU di svolgere il proprio vitale lavoro in favore dei diritti umani”.

Senza questi fondi, le organizzazioni dei diritti umani dell'ONU e i tribunali internazionali potrebbero essere seriamente condizionati. Al 10 maggio, solo 44 Stati membri dell'ONU, su un totale di 193, avevano pagato tutte le tasse dovute. "Purtroppo, questa è solo l'ultima di una preoccupante tendenza alla riduzione del bilancio che l'ONU assegna ai suoi strumenti incaricati dei diritti umani", afferma. Oltre alla possibile cancellazione delle sessioni degli organi collegati a trattati specifici, altri organi dell'OHCHR, potrebbero essere ostacolati nei loro compiti. Si tratta delle missioni e delle commissioni di indagine, che monitorano le gravi violazioni dei diritti umani nei paesi, da cui spesso scaturiscono attriti con i governi coinvolti.

L'OHCHR afferma che una conseguenza sarà che le revisioni già programmate con gli Stati membri, l'esame delle denunce da parte delle singole persone vittime di gravi violazioni dei diritti umani, quali torture, omicidi extragiudiziali, sparizioni forzate, non verranno portate a termine come previsto. "L'annullamento delle sessioni avrà anche molte altre conseguenze negative e comprometterà seriamente il sistema di protezione che gli stessi Stati hanno implementato per decenni", ha affermato una dichiarazione rilasciata dall'OHCHR.

I presidenti dei 10 comitati collegati all'OHCHR sono preoccupati per le conseguenze pratiche dell'annullamento di queste sessioni e hanno inviato una lettera al segretario generale dell'ONU e allo stesso alto commissario, chiedendo che, con gli Stati membri, vedano di trovare una soluzione. Continua la lettura

CELEBRIAMO!

Le ultime tendenze demografiche del mondo

La popolazione mondiale dovrebbe aumentare di 2 miliardi nei prossimi 30 anni e raggiungere il suo picco intorno alla fine del secolo in corso, con circa quasi 11 miliardi di persone, secondo le World Population Prospects 2019 (WPP 2019) pubblicate dalla DESA (Dipartimento per gli affari economici e sociali) dell'ONU il 17 giugno 2019. Il rapporto include stime demografiche (dal 1950 a oggi), fornendo una panoramica completa dei modelli demografici globali e proiezioni (da oggi al 2100) per 235 paesi o aree. Include alcuni risultati di grande interesse.

• La popolazione mondiale dovrebbe crescere da 7,7 miliardi nel 2019 a 8,5 miliardi (+ 10%) nel 2030, a 9,7 miliardi (+ 26%) nel 2050 e oltre a 10,9 (42%) miliardi nel 2100.

• Mentre a livello mondiale la crescita della popolazione è continua, il tasso di crescita si è rallentanto dagli anni '70 in poi e potrebbe essere pari a zero intorno alla fine del 21° secolo.

• Le popolazioni in più rapida crescita si trovano nei Paesi meno sviluppati, dove la crescita della popolazione comporta ulteriori sfide agli sforzi per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

• Sebbene le differenze dell'aspettativa di vita tra le regioni siano diminuite negli ultimi decenni, nell'Africa subsahariana è ancora inferiore di circa 11,5 anni rispetto alla media globale.

• La popolazione mondiale nei prossimi decenni subirà un invecchiamento senza precedenti con il 16% della popolazione mondiale con età pari o superiore a 65 anni entro il 2050, rispetto al 9% di oggi.

• Il rapporto tra le persone in età lavorativa e quelle di età pari o superiore a 65 anni è in calo; in 48 paesi, entro il 2050, le persone in età lavorativa saranno meno del doppio di quelle anziane, con un impatto sulla forza lavoro e sul finanziamento dei sistemi pensionistici e di protezione sociale.

Il WPP 2019, uno dei prodotti più scaricati dell'ONU DESA, è utilizzato in oltre un terzo degli indicatori dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La DESA rilascia il WPP ogni due anni dal 1951 e questo del 2019 è la sua ventiseiesima edizione.

Scopri le ultime Le transizioni demografiche nel mondo e nel mediterraneo

Per maggiori informazioni: World Population Prospects 2019 in inglese

AGIAMO!

Notizie false: una minaccia e come proteggerci

Questo articolo, interessante, alla fine sembra troppo ottimista sull'andamento del mondo. Dobbiamo avere delle riserve anche sul giornalismo professionale, molto apprezzato in questo articolo, perché ha lui pure bisogno di uno sguardo critico. I principali media cadono rapidamente nella comodità di ripetere l'opinione generale. È anche necessario sapere cercare fonti alternative ed è lì che identificare chi produce notizie false non è sempre facile. Una buona alternativa è anche la ricerca universitaria.

Prima delle sue ultime elezioni, l'Europa è stata sommersa da un’inondazione di disinformazione, come la presunta ricostruzione di Notre-Dame con un minareto o bande di migranti che avrebbero attaccato la polizia! Per mesi, Avaaz ha indagato su questo tsunami di false informazioni in Europa ed ha scoperto una realtà sbalorditiva: i contenuti di queste reti di disinformazione sono stati visualizzati centinaia di milioni di volte, se non miliardi!

Gli studi mostrano uno dopo l'altro che nessuno è al sicuro da queste menzogne tossiche, ma più siamo consapevoli di questo pericolo, più saremo in grado di proteggerci.

5 cose da sapere sulla disinformazione

1-. La disinformazione si nutre della nostra paura e si diffonde rapidamente.

Gli esseri umani sono "strutturati" per conservare più le informazioni negative che quelle positive: è così che impariamo. I venditori ambulanti di disinformazione lo sanno e giocano con le nostre emozioni profonde, il che ci rende molto più propensi a condividerle sui social network ed in questo modo si diffondono sei volte più velocemente dei fatti verificati.

2-. La disinformazione abbonda sui social network e colpisce milioni di persone.

Più tempo passiamo sui social network, più i giganti dei siti web guadagnano soldi. Sanno che i contenuti scioccanti o estremi attirano l'attenzione e quindi programmano le loro piattaforme per promuoverli e per arrivare a milioni di persone. I più grandi giornali arrivano a vendere un milione di copie, mentre le informazioni condivise su Facebook raggiungono più di un miliardo di persone al giorno. Continua la lettura

CONOSCERE GLI OBIETTIVI SS

Obiettivo 7: Energia pulita e a prezzo acccessibile per tutti

Garantire l’accesso all’energia a prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti. L’accesso all’energia è un presupposto imprescindibile per la realizzazione di molti obiettivi di sviluppo sostenibile che dipendono dal settore energetico, come l’eliminazione della povertà, l’incremento della produzione di derrate alimentari, l’accesso ad acqua pulita, il miglioramento della salute pubblica, l’ampliamento della formazione, l’incentivazione dell’economia e la promozione delle donne. 

L’obiettivo 7 sostiene pertanto l’accesso di tutti a servizi di approvvigionamento energetico affidabili, moderni ed economicamente accessibili. Dal momento che uno sviluppo sostenibile si fonda su presupposti di sviluppo economico rispettosi dell’ambiente, la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale dovrà essere nettamente aumentata e il tasso di incremento dell’efficienza energetica a livello mondiale dovrà essere raddoppiato. La ricerca nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sarà incentivata, così come gli investimenti nell’infrastruttura e in tecnologie energetiche pulite. 

Fatti e cifre

-  Il 13% della popolazione mondiale (1,6 miliardi) non ha ancora accesso all'elettricità moderna.

-  3 miliardi di persone fanno affidamento su legno, carbone, carbone o rifiuti animali per cucinare e riscaldare

-  L'energia è il contributo dominante ai cambiamenti climatici, rappresentando circa il 60% delle emissioni globali globali di gas serra.

-  L'inquinamento dell'aria interna causato dall'uso di combustibili per l'energia domestica ha causato 4,3 milioni di decessi nel 2012, con donne e ragazze che ne rappresentano 6 su 10.

-  La quota di energia rinnovabile nel consumo finale di energia ha raggiunto il 17,5% nel 2015.

Mete dell'Obiettivo 7. Garantire entro il 2030

-  accesso a servizi energetici che siano convenienti, affidabili e moderni

-  aumentare considerevolmente entro il 2030 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia

-  raddoppiare entro il 2030 il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica

- accrescere entro il 2030 la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla ricerca e alle tecnologie legate all’energia pulita - comprese le risorse rinnovabili, l’efficienza energetica e le tecnologie di combustibili fossili più avanzate e pulite - e promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie dell’energia pulita

-  implementare entro il 2030 le infrastrutture e migliorare le tecnologie per fornire servizi energetici moderni e sostenibili, specialmente nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari e negli stati in via di sviluppo senza sbocco sul mare, conformemente ai loro rispettivi programmi di sostegno

Consulta la pagina web Energia pulita e a prezzo acccessibile per tutti dove si trova anche un video sul tema

CONTINUARE A SPERARE

Congo: nelle miniere di cobalto dove si sfruttano i bambini

Le miniere di cobalto sono un luogo di sfruttamento dei bambini. Lo rivela un video di skynews che mostra i bambini che lavorano in quelle miniere. Il cobalto è un elemento che è diventato essenziale nella produzione di batterie al litio e altri componenti per dispositivi elettronici. Le sue miniere più importanti si trovano nella Repubblica Democratica del Congo, che produce il 60% del cobalto mondiale. Sfortunatamente, non esiste una legislazione che ne regola l'estrazione in Africa. Il saccheggio era prevedibile e il minerale viene estratto in condizioni disastrose per poi venduto a multinazionali, compresa la Cina e gli Stati Uniti, e nessuno chiede da dove provenga o come vi sia arrivato.

Il video mostra i bambini che trasportano sacchi di cobalto, che lavorano e si spostano su terreni estremamente pericolosi. Per preparare il video e mostrare cosa sta succedendo nelle miniere congolesi, il team di SkyNews ha viaggiato in diversi luoghi nella provincia di Katanga. Ha trovato bambini sfruttati in tutte le miniere. Tutti scalzi e senza alcuna protezione, lavorando per nove centesimi al giorno, anche sotto forti piogge. Hanno raccontato di avere dolori in tutto il corpo perché sono costretti a lavorare più di dodici ore al giorno. Come se ciò non bastasse, i tunnel della miniera sono scavati a mano, senza attrezzi dai minatori. Le gallerie non hanno alcun tipo di struttura, quindi durante i giorni di pioggia, diventanot un rischio mortale. Ci sono, secondo il team di SkyNews, numerose miniere incontrollate in cui bambini, donne e uomini lavorano in condizioni di piena schiavitù.

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha avvertito in molte occasioni sui rischi del cobalto per la salute. Nonostante ciò, i bambini che lavorano in queste miniere lo manipolano senza alcuna protezione. Ci sono bambini che giocano con pietre di cobalto e donne incinte con altri bambini al seguito che lavorano instancabilmente per rimuovere il materiale dalla miniera. I medici della zona segnalano anche malattie e tumori misteriosi. Apparentemente, l'acqua che raggiunge le zone abitate sarebbe completamente contaminata dal cobalto. La catena di approvvigionamento è completamente opaca. In esso si mescolano le brutte condizioni delle miniere illegali, lo sfruttamento dei bambini e l'inquinamento dell'area.

Guarda il video prodotto da SkyNews e pubblicato da Cecilia Hill il 3 marzo 2017. Anche in inglese le immagini dicono tutto. Inside the Congo cobalt mines that exploit children

DA RIFLETTERE

Basta con l'emigrazione irregolare

L'advocacy s'interessa di politica e cambiamento, di valori e credenze, della coscienza e della conoscenza. Tratta di costruire organizzazioni democratiche e ampliare le capacità dei cittadini per capire come opera il potere. È una sorta di 'consiglio' per aiutare le persone a conoscere la realtà, a scegliere bene e comportarsi come si deve nella società moderna.

Papa Francesco durante l'FSMM (Forum sociale sulle migrazioni - Messico, novembre 2018), ha inviato un messaggio chiaro: i rifugiati e i migranti sono persone e nessuno ha il diritto di pensare per loro, giudicarli per le loro ragioni di correre il rischio di quest'avventura. Tuttavia, la loro famiglia, la loro gente, la loro Chiesa hanno questo diritto ed è quanto alcuni vescovi africani hanno fatto in difesa della loro gioventù con parole forti: "Non credete alle false promesse che portano alla schiavitù" e alla morte "nel Mediterraneo o nel deserto libico".

Riuniti a Ouagadougou, Burkina Faso, dal 14 al 20 maggio, per la loro terza assemblea plenaria, i vescovi di Recowa-Cerao - Conferenze nazionali e interterritoriali dell'Africa occidentale -, al termine dell'incontro hanno pubblicato un comunicato e un messaggio pastorale, in cui parlano anche della piaga dell'emigrazione di massa.

I vescovi elogiano i passi importanti compiuti dall'Africa, negli ultimi anni, grazie all'impegno missionario e caritatevole della Chiesa e alla dedizione dei suoi figli. Tuttavia, enumerano "le minacce inattese, le tragedie senza precedenti e i nuovi disastri che minacciano di distruggere tutti questi sforzi per lo sviluppo sociale e il progresso umano". L'elenco è lungo: epidemie, catastrofi ambientali, violenza settaria, attacchi alla democrazia, difficoltà a raggiungere la riconciliazione nazionale, nuove forme di terrorismo e povertà, e sottolineano "il problema della migrazione che colpisce soprattutto i giovani africani" e a loro dirigono direttamente parte del loro messaggio.

Non credete alle false promesse che portano alla schiavitù

Voi giovani, “rappresentate il ​​presente e il futuro dell'Africa, che deve lottare con tutte le sue risorse per la dignità e la felicità dei suoi figli e delle sue figlie. In questo contesto, non possiamo tacere sul fenomeno della migrazione dei giovani africani verso l'Europa. I nostri cuori di pastori e di padri soffrono alla vista di queste imbarcazioni sovraccariche di giovani, donne e bambini, che vengono sommerse dalle onde del Mediterraneo. Comprendiamo la vostra sete di felicità e benessere che i nostri paesi non vi offrono. Disoccupazione, miseria, povertà rimangono mali che umiliano e rivoltano. Tuttavia, non giustificano il rischio d’intraprendere percorsi così pericolosi verso destinazioni dove la felicità sembra sfuggire perfino a coloro che vi vivono e che voi anelate tanto raggiungere. Dio non ha lasciato spoglia l'Africa. Al contrario, le ha fornito così tante risorse umane e naturali che può offrire a tutti i suoi figli ciò di cui hanno bisogno". Continua la lettura

RISORSE

Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale

In accordo con l’annuncio di Papa Francesco del 15 ottobre 2017, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi avrà luogo nell’ottobre 2019 per riflettere sul tema Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Questi cammini di evangelizzazione devono essere pensati per e con il Popolo di Dio che abita in quella regione: abitanti di comunità e zone rurali, di città e grandi metropoli, popolazioni che vivono sulle rive dei fiumi, migranti e profughi e, specialmente, per e con i popoli indigeni.

Nella foresta amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una «cultura dello scarto» (LS 16) e una mentalità estrattivista. L’Amazzonia è una regione con una ricca biodiversità; è multi-etnica, pluri-culturale e pluri-religiosa, uno specchio di tutta l’umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, degli Stati e della Chiesa.

Le riflessioni del Sinodo Speciale superano l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta. Partiamo da un territorio specifico, per gettare a partire da esso un ponte verso altri biomi essenziali del mondo: il bacino del Congo, il corridoio biologico mesoamericano, i boschi tropicali del Pacifico asiatico, il bacino acquifero Guaranì, fra gli altri.

            Ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come primi interlocutori di questo Sinodo, è di vitale importanza anche per la Chiesa universale. Per fare questo abbiamo bisogno di avvicinarci di più ad essi. Desideriamo sapere: come immaginano il “futuro sereno” e il “buon vivere” delle future generazioni? Come possiamo collaborare alla costruzione di un mondo capace di rompere con le strutture che uccidono la vita e con le mentalità di colonizzazione per costruire reti di solidarietà e di inter-culturalità? E soprattutto, qual è la missione particolare della Chiesa oggi di fronte a questa realtà?

Questo Documento Preparatorio è diviso in tre parti che corrispondono al metodo “vedere, giudicare (discernere) e agire”. Alla fine del testo si presentano delle domande che permettono di entrare in dialogo e di accostarsi progressivamente alla realtà e al desiderio di una «cultura dell’incontro» all’interno della regione (EG 220). I nuovi cammini per l’evangelizzazione e per forgiare una Chiesa dal volto amazzonico passano attraverso questa «cultura dell’incontro» nella vita quotidiana, «in una armonia multiforme» (EG 220) e in una «felice sobrietà» (LS 224-225), come contributo per la costruzione del Regno. Continua la lettura dell’Instrumentum laboris

TESTIMONIANZA

Far tacere le armi in Africa

Il 27 febbraio 2019, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha accolto favorevolmente la "determinazione dell'Unione Africana di liberare l'Africa dai conflitti e creare condizioni favorevoli alla crescita, allo sviluppo e all'integrazione del continente, come è detto nel progetto ‘Silencing the Guns’ (Mettere a tacere le armi) in Africa entro l'anno 2020”.

L'approvazione globale ricevuta da questo impegno non è stata una sorpresa ed è una buona cosa per la difesa dell'Africa. Una metà delle 14 operazioni di pace dell’ONU si trova in Africa, dove l’ONU gestisce anche uffici politici per la prevenzione dei conflitti e per le attività in favore della pace. La presenza di così tanti scontri armati ha portato nel 2013 l'Unione Africana (UA) a impegnarsi solennemente "per non lasciare l'onere dei conflitti alla prossima generazione di africani e impegnarsi a porre fine a tutte le guerre entro il 2020".

‘Silencing the Guns’ promuoverà la prevenzione, la gestione e la risoluzione dei conflitti in Africa. Questo è un impegno importante "non solo per quello che intende fare, ma anche per quello che dice sull'importanza della leadership e della partnership africane nella comunità mondiale", ha dichiarato Rosemary A. Di Carlo, sottosegretaria generale durante dibattito finalizzato all'adozione della risoluzione. Ha, quindi, sottolineato l'importanza per l'ONU di sostenere l'UA al fine di "mettere a tacere le armi".

La visione è ambiziosa e lontana da ciò che sta accadendo sul terreno. Tuttavia, anche un successo limitato rappresenterebbe un grande progresso per l'Africa, e in particolare per quei sei paesi che vivono lunghi e gravi conflitti: Repubblica Democratica del Congo (RDC), Repubblica Centrafricana (CAR), Sud Sudan, Mali, Darfur e Somalia. Nella regione dei Grandi Laghi, ci sono 11 milioni di sfollati; oltre 3 milioni di persone sono morte nel conflitto di due decenni nel Congo (DPPA Politically Speaking). Continua la lettura

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