Vol. 9 - No 1

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 9 - No 1

IN EVIDENZA NEL MESE

La cultura della cura per capovolgere la situazione

L'immagine rovesciata di cigni riflessi nelle acque del fiume, richiama il messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata Mondiale della Pace: l'anno che lasciamo, un 2020 denso di difficoltà, deve risvegliare l’impegno perché facciamo del 2021 una “rivoluzione” che capovolga la situazione. Non solo mostri i cigni nella giusta posizione, ma incammini l’umanità sulla strada giusta, sul cammino della speranza, della fiducia e della serenità, della salute e del benessere per tutti. I cigni allora saranno davvero simboli della bellezza che salva. Questa Newsletter augura a tutti che il 2021 sia davvero un anno pieno di bellezza, salute, fiducia e serenità.

«Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19 – scrive papa Francesco nel suo messaggio per la 54° Giornata Mondiale della Pace -, trasformatasi in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi.

«Penso anzitutto a coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, ma anche a quanti sono rimasti senza lavoro. Un ricordo speciale va ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, ai ricercatori, ai volontari, ai cappellani e al personale di ospedali e centri sanitari, che si sono prodigati e continuano a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, al punto che alcuni di loro sono morti nel tentativo di essere accanto ai malati, di alleviarne le sofferenze o salvarne la vita. Nel rendere omaggio a queste persone, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati e tutti coloro che sono più poveri e più fragili.

«Duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione.

«Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente».

Il Papa approfondisce il tema in poche pagine, per arrivare a concludere.

«La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace. ‘In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia’.

«In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la ‘bussola’ dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per ‘formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri’». Continua la lettura di tutto il messaggio di papa Francesco

UNA BELLA NOTIZIA

In Zimbabwe, il divieto dell'estrazione mineraria nei parchi sconfigge le compagnie cinesi

Il governo dello Zimbabwe ha annunciato il divieto di tutte le attività minerarie nei cinque parchi nazionali del Paese. La decisione è arrivata dopo che gli attivisti hanno portato il governo in tribunale per prevenire il "degrado ecologico" dei parchi.

Nell’azione giudiziaria, la Zimbabwe Environmental Lawyers Association (ZELA) avvertiva che il parco si sarebbe trasformato in un "sito di perforazioni, bonifica, costruzione di strade e scavi geologici" se lo sfruttamento del carbone fosse andata avanti. La conduzione di operazioni minerarie nei parchi nazionali del paese ha suscitato una reazione emotiva in tutto lo Zimbabwe.

Il Bhejane Trust, che lavora con le autorità per la conservazione della fauna selvatica di Hwange e l’associazione Safari Operators, affermano che due società cinesi, AfrochineEnergy e Zhongxin Coal Mining Group, hanno ottenuto le concessioni per iniziare le operazioni di estrazione del carbone nel Parco nazionale di Hwange. Quello del governo è quindi un sorprendente cambio di rotta.

L'ambasciata cinese ad Harare non ha commentato la decisione, ma ha commesso ancora una volta un errore non forzato di diplomazia non intraprendendo azioni preventive per impedire che queste società penetrassero nelle aree protette, in modo tecnicamente "legale" o meno. L'ambasciata può ben dire che non ha l’autorità per intervenire in questi assunti, però i diplomatici cinesi sanno essere molto persuasivi con i propri imprenditori quando fa loro comodo.

Il divieto imposto dal governo all'estrazione mineraria nelle riserve naturali è quindi un riconoscimento della preoccupazione degli ambientalisti che hanno accusato le due società cinesi di condurre esplorazioni sul carbone a Hwange, il più grande parco nazionale.

L'area, che si trova nello Zimbabwe occidentale, ospita il più grande branco di elefanti del paese, ma anche grandi gruppi di leoni, bufali e numerose altre specie, tra cui il rinoceronte nero in via di estinzione. Il parco si trova non lontano dalla foresta dove stanno morendo elefanti -almeno 115 sono morti in circostanze non chiare-, 105 dei quali tra settembre e ottobre presumibilmente per carenza di cibo e acqua.

Idealmente, il parco nazionale di Hwange dovrebbe contenere un massimo di circa 5.000 elefanti e non gli attuali più di 40.000. Il loro numero mette gli elefanti in competizione con gli altri animali date le risorse scarse. Un elefante ha bisogno di circa 600-650 litri di acqua e una media di 400 kg di cibo al giorno. La siccità che dura dal 1981 ha reso scarsi il ​​cibo e l'acqua del parco. Questa carenza di cibo e acqua sta intensificando anche il conflitto uomo-fauna selvatica poiché gli animali si stanno spostando nelle aree abitate in cerca di cibo.

Inoltre, una società di proprietà cinese che fornisce sabbia fluviale per la centrale termica di Hwange in costruzione, è stata accusata di aver causato un massiccio degrado del suolo nelle comunità circostanti con timori di danni irreversibili all'ambiente.

Simon Ndlovu, leader comunitario del villaggio di Gamba sulle rive del fiume Lukosi, afferma che la compagnia, estraendo sabbia, ha lasciato una scia di distruzione negli ultimi due anni. "Hanno distrutto la strada di accesso che ci collega alle strade principali e non si sono preoccupati di riabilitare i siti danneggiati", ha detto Ndlovu. Estrarre sabbia implica scavare in profondità, mettendo a rischio la comunità che utilizza il fiume come fonte d'acqua per sé e per il proprio bestiame. Stanno anche distruggendo la flora e la fauna lungo il fiume.

Phindile Ncube, CEO del Consiglio del distretto rurale di Hwange, ha reagito con rabbia alle lamentele dei leader della comunità, dicendo che sono male informati. "Non capisco, perché quando le unità 7 e 8 [della centrale termica di Hwange] saranno complete, produrremo sempre più elettricità, quindi non abbiamo bisogno di distrazioni", ha detto Ncube.

Tuttavia, la popolazione locale desidera che l'estrazione avvenga in modo sostenibile e queste imprese devono compensare la comunità perché il fiume Lukosi è la loro principale fonte di sostentamento.

Il ministro dell'Informazione Monica Mutsvangwa ha annunciato il divieto di estrazione con effetto immediato aggiungendo che il divieto riguarda anche i letti dei fiumi. Questa decisione ha un impatto sui minatori d'oro cinesi e locali che lavorano in proprio, riducendo ancora di più  l'impatto dell'attività mineraria sul sistema ambientale. Un'azione politica che affronta l’ambigua presenza cinese in Zimbabwe, e fa sperare la riduzione anche delle attività minerarie distruttive.

Vedi anche Lo Zimbabwe ferma la speculazione mineraria cinese nei parchi naturali

Foto. Elefanti che bevono in uno stagno nel Parco Nazionale Hwange dello Zimbabwe. © Christine Donaldson su Unsplashv

UNA BRUTTA NOTIZIA

L'avidità non ha confini

La tratta di esseri umani è definita come il reclutamento, il trasporto o trasferimento di esseri umani utilizzando qualsiasi forma di minaccia a scopo di sfruttamento. Sfruttamento potrebbe significare prostituzione, lavoro forzato o pratiche simili alla schiavitù e alla servitù. Nel 2018, il governo del Messico non ha rispettato gli standard minimi per eliminare la tratta di esseri umani. Il  Messico sta compiendo passi avanti nel numero di procedimenti giudiziari compiuti e nell'importo del sostegno fornito alle vittime. Tuttavia, nel 2018 le condanne sono state inferiori rispetto agli anni precedenti, meno vittime identificate, più limitati i servizi forniti alle vittime e la quantità di rifugi più bassa dell'entità dell'industria della tratta di esseri umani (Tradotto dall’inglese da Andrea Lanari).

L'Unità di Intelligence Finanziaria (UIF) del Messico ha scoperto che "alcuni dei più noti cartelli del Paese si sono ramificati nel traffico sessuale”, specialmente quelli che affrontano crisi nei loro affari. "Le gang che rubano petrolio e vendono droghe cercano una nuova linea di lavoro redditizia trafficando persone".

"Quando una possibilità finisce, iniziano ad occuparsi ad altri tipi di attività criminali", secondo

un alto funzionario che combatte il riciclaggio di denaro, Santiago Nieto. "La banda di Santa Rosa de Lima, con sede a Guanajuato, dedita all'estrazione dagli oleodotti, si è trasformata ed ha iniziato ad essere coinvolta in un bar per ballo gestito da donne trafficate", ha detto Nieto.

"I giudici e i pubblici ministeri devono rendersi conto di quanto sia grave questo problema, il traffico alla fin fine mette in gioco la vita umana", afferma.

Il Messico è un Paese di origine, transito e destinazione per la tratta di esseri umani, un business globale stimato in 150 miliardi di dollari all'anno. Spesso i più attivi in questo traffico globale sono le reti USA-Mexico a conduzione familiare piuttosto che i grandi cartelli pubblicamente conosciuti.

Una rete di attività criminali ben organizzata collega bonifici bancari, viaggi e società di comodo a supporto del racket. Tanto è vero che la tratta di esseri umani è diventata la terza più grande attività illecita in Messico, dopo droga e armi. Continuare la lettura

CELEBRIAMO!

Laudato Sì, gli obbiettivi di un piano settennale

Il 24 maggio 2015 Papa Francesco ha firmato Laudato Sì, una lettera enciclica spartiacque che ha richiamato l'attenzione del mondo sullo stato, sempre più precario, della nostra casa comune. Cinque anni dopo, l'enciclica appare sempre più rilevante. Le molteplici "crepe nel pianeta che abitiamo" (LS, 163), dalle calotte glaciali che si sciolgono nell'Artico agli incendi violenti in Amazzonia, dai fenomeni meteorologici estremi in tutto il mondo ai livelli senza precedenti di perdita della biodiversità che è il sostento stesso del tessuto della vita, sono troppo evidenti e pericolose per essere ignorate ulteriormente.

Il quinto anniversario dell'enciclica è arrivato nel bel mezzo di un altro momento spartiacque - una pandemia globale - e il messaggio di Laudato Sì risulta profetico oggi come lo era nel 2015. L'enciclica può infatti fornire la bussola morale e spirituale per il cammino verso la creazione di un mondo più premuroso, fraterno, pacifico e sostenibile.

All'inizio di quest'anno, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha annunciato un Anno Speciale per l'Anniversario della Laudato Sì, dal 24 maggio 2020 al 24 maggio 2021, sperando che questa celebrazione sia davvero un momento di grazia, un vero Kairos – un tempo sacro – esperienza e tempo "giubilare" per la Terra, per l'umanità e per tutte le creature di Dio.

Durante la celebrazione dell'anniversario speciale della Laudato Sì, è stato lanciato un piano pluriennale per far sì che le Comunità di tutto il mondo diventino totalmente sostenibili nello spirito dell'Ecologia Integrale della Laudato Sì'. Il piano chiede un impegno pubblico da parte di varie istituzioni per iniziare il percorso di 7 anni verso la sostenibilità totale nello spirito dell’Enciclica. Queste istituzioni - senza alcuna preclusione ad altre di poter aderire – sono: famiglie; diocesi/ parrocchie; scuole; università/college; ospedali/centri sanitari; aziende/fattorie agricole; e ordini religiosi.

Sette istituzioni della società civile come sette sono gli anni del piano e sette gli obiettivi della Laudato Si ’(LSG – sigla inglese per Laudato Sì Goals. In Italiano LSO, Laudato Sì, obiettivi). Ecco i 7 LSO.

1-. Risposta al Grido della Terra. Maggiore utilizzo di energia rinnovabile e pulita e riduzione dei combustibili fossili al fine di raggiungere la neutralità del carbonio, sforzi per proteggere e promuovere la biodiversità, garantire l'accesso all'acqua pulita per tutti, ecc.

2-. Risposta al Grido dei Poveri. Difesa della vita umana dal concepimento alla morte e di tutte le forme di vita sulla Terra, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili come le comunità indigene, i migranti, i bambini a rischio a causa della tratta, ecc.

3-. Economia ecologica. Produzione sostenibile, commercio equo e solidale, consumo etico, investimenti etici, dismissione dai combustibili fossili e qualsiasi attività economica dannosa per il pianeta e la popolazione, investimento nelle energie rinnovabili, ecc.

4-. Adozione di stili di vita semplici. Sobrietà nell'uso delle risorse e dell'energia, evitare la plastica monouso, adottare una dieta più vegetale e ridurre il consumo di carne, un maggiore uso dei mezzi pubblici ed evitare modi di trasporto inquinanti, ecc.

5-. Educazione ecologica. Ripensare e riprogettare i programmi di studio e la riforma degli istituti di istruzione nello spirito dell'ecologia integrale per creare consapevolezza e azione ecologica, promuovendo la vocazione ecologica dei giovani, degli insegnanti e dei responsabili dell'istruzione, ecc.

6-. Spiritualità ecologica. Recuperare una visione religiosa della creazione di Dio, incoraggiare un maggiore contatto con il mondo naturale in uno spirito di meraviglia, lode, gioia e gratitudine, promuovere celebrazioni liturgiche incentrate sulla creazione, sviluppare catechesi ecologica, preghiera, ritiri, formazione, ecc.

7-. Enfasi sul coinvolgimento comunitario e sull'azione partecipativa per la cura del creato a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Promuovere il sostegno e le campagne delle persone, incoraggiare il radicamento nel territorio locale e negli ecosistemi di quartiere, ecc.

Rispondendo a questa chiamata, la nostra Newsletter si impegna a vivere e rafforzare questo piano settennale, presentando nei prossimi mesi uno ad uno tutti i sette Obiettivi della Laudato Sì.

AGIAMO!

Coca-Cola, Pepsi e Nestlé, i più grandi inquinatori di plastica per il terzo anno consecutivo

Hanno fatto "zero progressi" nella riduzione dei rifiuti di plastica e Coca-Cola è al primo posto per la produzione di rifiuti, afferma Break Free From Plastic nel suo audit annuale, dopo la constatazione che quelle della Coca-Cola sono le bottigliette che più di frequente si trovano su spiagge, fiumi, parchi e altri siti di rifiuti in 51 delle 55 nazioni esaminate. Ciò significa che la Coca-Cola ha aumentato la contaminazione della natura con le sue bottigliette sorpassando i 37 paesi, su 51 esaminati le scorso anno.

Coca-Cola è quindi peggio di PepsiCo e Nestlé messi insieme: il suo marchio è stato trovato su 13.834 pezzi di plastica, contro i 5.155 della PepsiCo e i 8.633 della Nestlé.

15.000 volontari in tutto il mondo hanno raccolto e identificato quest'anno 346.494 pezzi di rifiuti di plastica, il 63% dei quali chiaramente contrassegnato con un marchio di fabbrica.

L'ONG Tearfund ha scoperto che all'inizio del 2020 Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé e Unilever erano responsabili di mezzo milione di tonnellate d’inquinamento da plastica in sei paesi in via di sviluppo.

Emma Priestland, coordinatrice della campagna globale di Break Free from Plastic, afferma che l'unico modo per fermare la crescente marea globale di rifiuti di plastica è interrompere la produzione, eliminare gradualmente il monouso e implementare sistemi di riutilizzo e "Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé dovrebbero essere i leader nel trovare soluzioni reali per reinventare il modo in cui consegnano i loro prodotti".

Coca-Cola ha annunciato che non abbandonerà le bottiglie di plastica, perché sono popolari tra i clienti ma sta lavorando per risolvere il problema dei rifiuti d’imballaggio. "Abbiamo l’impegno di recuperare ogni bottiglia entro il 2030, in modo che nessuna di loro finisca come rifiuto negli oceani, e la plastica possa essere riciclata in nuove bottiglie", ha detto il suo portavoce. La società ha aggiunto che intende aumentare le infrastrutture di riciclaggio e raccolta, assicurando di aver investito più di 65 milioni di dollari dal 2018, contestando così l'affermazione che non stava facendo nulla.

Allo stesso modo, Nestlé afferma che sta facendo "progressi significativi" nel settore degli imballaggi sostenibili, anche se ha riconosciuto che è necessario fare di più: "Stiamo intensificando gli sforzi per rendere il 100% dei nostri imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 e per ridurre il nostro uso di plastica vergine di un terzo nello stesso periodo".

Nonostante tutte queste autodifese, di fatto, secondo uno studio del 2017, circa il 91% di tutti i rifiuti di plastica non viene riciclato e finisce per essere incenerito, inquinando l'ecosistema.

Quindi, in attesa che Coca-Cola risolva il ​​problema entro il 2030 e Nestlé entro il 2025, possiamo nel frattempo fare qualcosa di utile NON comprando i loro prodotti.

Vedi l'articolo di origine Coca-Cola, Pepsi and Nestlé named top plastic polluters for third year in a row e vedi anche Il report internazionale: Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé i principali inquinatori di plastica al mondo

CONOSCERE LE NAZIONI UNITE

Sei chiavi di lettera dell'ONU nel suo 75° anniversario (3a parte)

Il secondo segretario generale delle Nazioni Unite (ONU), lo svedese Dag Hammarskjöld, è accreditato di una delle migliori definizioni di questa organizzazione iniziata 75 anni fa a San Francisco: "È stata creata non per portare l'umanità in paradiso ma per salvala dall'inferno".

 (Vedere qui la Prima Parte 1-. Importanza sottovalutata. 2-. Tre principi fondazionali. 3-. Necessità di una riforma. 4-. Il deficit democratico)

Sei chiavi di lettera dell'ONU nel suo 75° anniversario (3a parte)

Il secondo segretario generale delle Nazioni Unite (ONU), lo svedese Dag Hammarskjöld, è accreditato di una delle migliori definizioni di questa organizzazione iniziata 75 anni fa a San Francisco: "È stata creata non per portare l'umanità in paradiso ma per salvala dall'inferno".

(Vedere qui la Prima Parte 1-. Importanza sottovalutata. 2-. Tre principi fondazionali. 3-. Necessità di una riforma. 4-. Il deficit democratico)

5-. Il palcoscenico del mondo e il lavoro più duro

In termini geopolitici, il miglior spettacolo del mondo è l'inizio dei dibattiti dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA). Una data che di solito non delude quando si tratta di fornire interessanti momenti per la storia. Dalla scarpa di Krusciov al discorso di 4 ore e 29 minuti di Fidel Castro, passando per il dilemma di Arafat (ramo d'ulivo o fucile) o il zolfo diabolico del presidente Hugo Chávez. Senza dimenticare il delirante intervento di Gheddafi nel settembre 2009 quando, davanti all'Assemblea generale dell'Onu, si presentò come "Leader della rivoluzione della Jamahiriya araba, libica, popolare e socialista, presidente dell'Unione africana e re dei re africani". Durante il suo duro discorso, strapazzò una copia della Carta delle Nazioni Unite.

L'UNGA è l'istituzione che rappresenta i 193 paesi membri dell’ONU, messi tutti sullo stesso piano. Le sue prerogative includono l'approvazione del budget dell'organizzazione e l'adozione di trattati globali. Può fare raccomandazioni, ma le sue risoluzioni non sono obbligatorie, a differenza di quanto concordato dal Consiglio di Sicurezza. La riunione dei ministri in settembre è nota come il dibattito generale. Sono giorni in cui New York si trasforma in un incubo per la sicurezza e in un enorme ingorgo stradale. Continuare a leggere

CONTINUARE A SPERARE

Il potere salvifico della bellezza

È possibile per l'Occidente cambiare il modo in cui vediamo e trattiamo i paesi africani? è stato chiesto all'economista Benny Dembitzer. , ha risposto, dovremmo cambiare il modo in cui li avviciniamo e li affrontiamo, cercando di capire l'Africa, le sue sfide, la crescente povertà, la malnutrizione, il numero di bambini nati con basso peso e che non si riprendono per tutta la vita e comprendere che tutto questo ha una causa.

Guardando al futuro, a quando questa pandemia terminerà, ispirati dalla parola di Papa Francesco, “nessuno può salvarsi da solo. È possibile salvarsi solo insieme”, forse sarebbe saggio iniziare a pensare alla ricchezza dell'Africa in modo diverso. Potremmo scoprire che l'Africa non è solo povertà e malgoverno, un serbatoio di preziose materie prime tanto necessarie alla società moderna: l'Africa è anche colori, animali, natura, danza, musica e bellezza.

"La bellezza salverà il mondo". La frase viene dal romanzo di Dostoevskij, L'idiota, attribuita al personaggio principale, il principe Myskin. “Il potere salvifico della bellezza nella vita del principe non poteva vincere la sua malattia, ma nondimeno ha illuminato la sua visione. Che importa, se si tratta solo di una malattia, una tensione anormale del cervello, se quando ricordo e analizzo il momento, mi sembra che sia stato un istante d’armonia e bellezza al massimo grado, un istante dalla sensazione più profonda, traboccante di gioia illimitata e di rapimento, di una devozione estatica e di vita completa? In mezzo alla sua sofferenza, ha intravisto, anche se in modo paradossale, il cuore della realtà. Non era una frase imprudente ma una profezia” (R. Jared Staudt). Tuttavia, quando Dostoevskij scrisse La bellezza salverà il mondo, non si riferiva alla bellezza puramente estetica come la intendiamo oggi, ma alla bellezza della bontà. La frase acquista così tutto il suo significato. Il mondo sarà salvato quando la bella bontà diventerà di nuovo un obiettivo. Papa Giovanni Paolo II citava la frase nella sua Lettera agli Artisti, con il sottotitolo "Il potere salvifico della bellezza": "Le persone di oggi e di domani hanno bisogno dell’entusiasmo [della meraviglia] se vogliono affrontare e controllare le sfide cruciali che ci stanno davanti. Grazie a questo entusiasmo l'umanità, ogni volta che si perde, potrà rialzarsi e riprendere la strada giusta. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che "la bellezza salverà il mondo" (§16).

Guardando questo bellissimo video, di un balletto africano fatto di luci e ombre, mettiamo da parte paure e dubbi, interessi personali e avidità, e condividiamo ciò che l'Africa ci può offrire: il potere salvifico della sua bellezza. Guarda il African ballet

DA RIFLETTERE

Il cibo sarà un'arma legittima di guerra

“Non stiamo aiutando l'Africa e gli africani. È un grande autoinganno delle persone con buone intenzioni”. L'economista Benny Dembitzer ha trascorso 35 anni lavorando per organizzazioni governative e non governative, il che gli consente di assumere una feroce critica contro i governi disfunzionali e la rivalità tra le organizzazioni internazionali. Ha appena pubblicato El hambre del vecino. África arde, el Norte observa (La fame del vicino. L'Africa brucia, il Nord guarda). Intervista.

Leggendo all'inizio del suo libro, il J'accuse (io accuso), c’è da pensare che la soluzione è lasciare l'Africa in pace, pensando ai danni perpetrati dall'Occidente dalla colonizzazione ad oggi?

Non esiste una soluzione semplice. Viviamo in un mondo così complesso che anche il non intervento, ad esempio sulla questione del cambiamento climatico, sarebbe peggiore. Siamo chiari, lasciare l'Africa da sola non è la soluzione. Sì, si dovrebbe cambiare il modo in cui ci avviciniamo all'Africa, evitando lo scontro.

È possibile per l'Occidente cambiare il modo in cui si vede e si trattano i paesi dell'Africa?

Si può cambiare il modo di avvicinarsi, di stare davanti agli africani. Sostengo un cambiamento di comprensione: cercare di far capire che la situazione in Africa, le sue sfide, la crescente povertà, la malnutrizione, il numero di bambini nati con un peso ridotto e che non si riprenderanno per tutta la vita, tutto ha un'origine e si sta perpetuando. Questa relazione non cambia in un anno o due, ma può cambiare.

Quali dovrebbero essere i primi passi?

Fare una netta differenza tra gli aiuti di emergenza e lo sviluppo a lungo termine, perché i due sono spesso confusi. Quello che fa la Croce Rossa Internazionale è meraviglioso, lo stesso di può dire di altre organizzazioni, ma se dai alla gente il cibo devi accettare che esse smetteranno di coltivare, a meno che non prometti di comprare il loro raccolto o di aiutarli a coltivarlo. Se continui a darglielo, cambi il modo in cui hanno sempre vissuto. Inoltre, occorre distinguere tra l'aiuto a breve termine, che è per i casi disperati, e quello a lungo termine, che deve essere affrontato in modo diverso.

L'esistenza di organizzazioni internazionali che cercano di sradicare la fame non aiuta?

Il Programma Mondiale per il Cibo (World Food Program - WFP) fornisce cibo, ma non è stato creato per aiutare i più poveri, ma perché gli Stati Uniti potessero sbarazzarsi del loro cibo in eccesso. Nel mio libro, La fame del vicino. L'Africa brucia e il Nord osserva, menziono quattro rapporti in cui risulta che nel 1963, durante il volo che portò Eugene McCarthy a Roma, insieme al Segretario di Stato Nord Americano per l'Agricoltura, per rappresentare il governo degli Stati Uniti all'incontro annuale della FAO, i due discussero del bisogno di aumentare il cibo nel mondo e della necessità di sbarazzarsi del surplus di alimenti negli USA, generato dai prezzi garantiti agli agricoltori nord-americani. Ne discussero durante le sei ore di volo. Appena sbarcati a Roma, chiamarono il presidente Kennedy e gli dissero che pensavano di proporre la creazione di un'istituzione che acquisti il cibo in eccesso da paesi come Stati Uniti, Canada, Australia, tra gli altri, per darlo a paesi con un deficit alimentare. E Kennedy diede il suo consenso. Continuare la lettura

RISORSE

La Dottrina Sociale Cattolica e la pena di morte

Radicata sia nelle Scritture che nella ricca tradizione della fede, la Dottrina Sociale Cattolica (DSC) è una guida per come vivere come popolo in giustizia e misericordia. La DSC porta gli insegnamenti di Gesù e la sua chiamata al discepolato alla più ampia arena della giustizia sociale. La DSC ha sette tematiche principali: Dignità della persona umana; Appello alla famiglia, alla comunità e alla partecipazione; Diritti e responsabilità; Opzione preferenziale per e con le persone povere; Dignità del lavoro e diritti dei lavoratori; Solidarietà; Cura della Creazione.

Per quanto riguarda la pena di morte, il primo e principale aspetto della dottrina della Chiesa è la fede nella dignità intrinseca della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. Il nostro Catechismo afferma (n.  2267), in una società moderna in cui la pena di morte non è necessaria per mantenere la sicurezza pubblica, la punizione deve "corrispondere alle condizioni concrete del bene comune ed essere il più possibile conforme alla dignità umana".

La pena di morte viola la dignità della persona umana.

La persona umana, fatta a immagine e a somiglianza di Dio, è il fondamento di una visione morale per la società e si trova al centro della comprensione della giustizia da parte della Chiesa. "Ai nostri tempi, un obbligo speciale ci lega a renderci vicini di ogni persona senza eccezioni [...] ricordando la voce del Signore: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25,40 / GS 27).  La pena di morte ignora questa dignità intrinseca della persona umana.

  • Siamo chiamati ad essere il popolo della vita. Come cattolici, crediamo in un'etica coerente della vita, dal concepimento alla morte naturale. La santità della persona umana non può essere diminuita. "Dove la vita è coinvolta, il servizio della carità deve essere profondamente coerente. Non si possono tollerare pregiudizi e discriminazioni, perché la vita umana è sacra e inviolabile in ogni fase e in ogni situazione; è un bene indivisibile. Dobbiamo perciò mostrare cura per tutta la vita e per la vita di tutti" (Evangelium vitae, 87). La pena di morte viola questa etica coerente e non è conforme all’insegnamento cristiano a favore della vita. Continuare la lettura
TESTIMONIANZA

Un'azione speciale di advocacy

Gli organismi internazionali durante questa pandemia sono sotto esame e sicuramente per molte e buone ragioni. Tuttavia, anche nei campi di erbacce può essere raccolto del buon grano. Le Nazioni Unite hanno fornito molti strumenti giuridici e accordi tra i suoi Stati membri che sostengono una richiesta di giustizia sociale.

Il FMI (Fondo Monetario Internazionale), da parte sua, può svolgere un ruolo nel fornire liquidità e integrare le riserve ufficiali dei Paesi membri, prevenendo la diffusione della povertà in caso di emergenza come durante il Covid19. Sono i diritti speciali di prelievo (DSP), creati nel 1969 per integrare una carenza di riserva in valuta estera privilegiata, vale a dire oro e dollari statunitensi. È anche uno strumento per i governi per prevenire il rischio del debito sovrano. Una nazione è un'entità sovrana. Qualsiasi rischio derivante dalle possibilità che un governo non riesca a effettuare il rimborso del debito o non onori un contratto di prestito è un rischio sovrano. Il FMI assegna i DSP (diritti speciali di prelievo) ai paesi; i privati non possono né detenerli né utilizzarli. 

Nell'agosto 2009, i DSP esistenti erano circa 21,4 miliardi. Durante la crisi finanziaria globale del 2009, sono stati stanziati altri 182,6 miliardi di DSP per fornire liquidità al sistema economico globale. Nell'ottobre 2014, il numero di DSP esistenti era di 204 miliardi (pari a circa 281 miliardi di dollari). Il valore dell'DSP si basa su un paniere di cinque valute: il dollaro statunitense, l'euro, il renminbi cinese, lo yen giapponese e la sterlina britannica.

Prima della loro creazione, la comunità internazionale doveva far fronte a diverse restrizioni all'aumento del commercio mondiale e al livello di sviluppo finanziario, poiché l'oro e il dollaro USA, che erano l'unico mezzo di scambio, erano in quantità limitate. L'FMI ha creato l'DSP per affrontare la questione. Continuare la lettura

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