Vol. 5 - N° 8

GPIC Notizie dal Blog di Gian Paolo - Vol. 5 - N 8

PRIMA PAGINA

I rischi oggi della democrazia

Da sempre il populismo vince le elezioni con false promesse lanciate attraverso i discorsi elettorali: da Mussolini dal balcone di Palazzo Roma, alle riunioni di massa di Hitler e Stalin, ai discorsi di Mobuto Seseseko e a quelli dei diversi leaders africani e asiatici in cammino verso la dittatura. Lo riassumeva bene un politico ecuatoriano, José Maria Velazco Ibarra, cinque volte eletto presidente e tre volte deposto prima di terminare il mandato: "Datemi un balcone e vincerò le elezioni". Aneddoti e battute di spirito sottolineano da un lato le menzogne dei politici come arma di convinzione durante le campagne elettorali e dall'altro mostrano l'ingenuità degli elettori che vi credono. Oggi, le reti sociali - la comunicazione tramite reti come Facebook, Twitter eccetera - coprono con l'illusione dell'autenticità anche le bugie più grossolane, grazie all'ingenuità del "publico ascoltatore di sirene" che perdura attraverso i secoli. Ecco alcuni risultati di uno studio di Trend Micro, una società di sicurezza delle reti, pubblicato da The Guardian (Pay to sway: report reveals how easy it is to manipulate elections with fake news).  

Meno di 400.000 $ (circa 390.000 euro) è il prezzo per la diffusione di "notizie false" (fake news o bufale) in Internet nel corso di una campagna elettorale. Le operazioni su larga scala di notizie false da Cina, Russia e Medio Oriente sono in grado di creare decine di siti web e account di social networking per influenzare l'opinione pubblica. Con 200.000 $, si organizza una protesta di strada; costa 55.000 $ rovinare la reputazione di un giornalista su Internet e soli 6.000 $ per acquistare 4.000 "Mi piace" nelle reti sociali; un po' meno "comprare" 20.000 commenti positivi in Facebook.

La tendenza, con il pretesto di ragioni artistiche, di rileggere indebitamente fatti storici in chiave di attualità (vedi il caso della morte di Cesare come annuncio di un complotto contro il presidente USA Trump, "Il nostro spettacolo è un avvertimento") mette confusione dove ci sarebbe invece bisogno di un'analisi serena delle realtà sociali e politiche. Le mezze verità, tipo la nuova idea balorda di Trump di costruire un muro con Messico, mentre già in gran parte esiste, non contribuiscono alla chiarezza.

A tutto questo, oggi, si aggiunge un algoritmo capace di accoppiare i movimenti "reali" delle labbra di chiunque a un discorso "falso" in modo così realistico da far credere che sia un discorso realmente pronunciato. "In un'epoca in cui anche la sintesi vocale ha fatto passi da gigante, consentendo di far dire a chiunque qualunque cosa campionando anche solo pochi secondi della voce, si aprono praterie sconfinate e inesplorate di opportunità e di rischi" (Video fake facilissimi da realizzare con un algoritmo). Le bufale politiche possono avere conseguenze non solo elettorali ma anche umanitarie gravi. Il 14 aprile 2014, l'organizzazione terroristica Boko Haram rapiva più di 200 ragazze da una scuola di Chibok, in Nigeria. Il crimine fu epitomizzato dallo slogan #BringBackOurGirls - Riporta a casa le nostre ragazze - ma in Nigeria, i funzionari governativi hanno chiamato il crimine una truffa, confondendo e ritardando gli sforzi per salvare le ragazze. La giornalista Stephanie Busari indica nella tragedia di Chibok un esempio paradigmatico per spiegare il pericolo mortale di false notizie e cosa fare per fermarlo. All'orizzonte c’è un pericolo per la democrazia: "Nessuno sa come il concetto di democrazia potrebbe mutare attraverso un'ideologia globale dei social network" (Roberto Cotroneo). Potrebbe succedere quello che paventava George Bernard Shaw: La democrazia sostituisce l'elezione da parte dei molti incompetenti all'incarico affidato dai pochi corrotti. Le false notizie politiche possono diventare quei cattivi odori che secondo Maurice Maeterlinck porteranno a scegliere "con un fiuto quasi infallibile" i meno buoni per dirigere le istituzioni democratiche; e per questo aggiunge: "Non abbiamo esempi, nei nostri annali, di una repubblica realmente democratica che abbia resistito più di qualche anno senza decomporsi e scomparire nella sconfitta o nella tirannia".

UNA BELLA NOTIZIA

La Chiesa in Nepal impegnata per la pace

Pace, stabilità, libertà, diritti umani, laicità dello stato; ma anche impegno nel servizio sociale e nel campo dell’istruzione: sono questi i temi su cui la Chiesa cattolica in Nepal “continuerà a contribuire nel suo servizio al paese”: lo dice p. G. William Robins gesuita nippo-canadese che ha trascorso circa 45 anni in Asia meridionale, prima con i gesuiti in Bhutan orientale (cinque anni) e poi in Nepal, principalmente insegnando matematica e scienze in una scuola superiore. Il gesuita parla dell’odierna situazione della nazione che il 14 maggio scorso ha visto la popolazione votare nella prima fase delle elezioni amministrative. Si tratta delle prime elezioni locali dopo 20 anni, passo fondamentale nella costruzione della democrazia, dieci anni dopo la fine della guerra civile e due anni dopo l’approvazione della Costituzione, nel 2015. Il voto amministrativo è stato suddiviso in due fasi a causa di disordini verificatisi nelle pianure meridionali che confinano con l'India, dove il gruppo etnico madhese (che costituisce più della metà dei 28,6 milioni di abitanti) si rifiuta di partecipare alle elezioni fino a quando non sarà approvato un emendamento alla costituzione che gli garantisca maggiore rappresentatività e ridisegni i confini della provincia dove vive.
Secondo il percorso istituzionale, disegnato due ani fa, all’approvazione della Carta costituzionale seguono le elezioni locali, provinciali e poi nazionali. Il processo democratico dovrebbe conludersi entro il 2018. Le proteste dei madhesi rappresentano un ostacolo che ha rallentato questo percorso. Il conflitto tra il gruppo etnico dei madhesi e l’attuale governo rende la situazione piuttosto incerta e complicata. La comunità madhese è influenzata dai gruppi induisti, che promuovono uno stato confessionale indù. P. Robins spiega: “Restano presenti, nella società, pregiudizi legati alle caste e alle religioni. Uno dei temi centrali oggi è il secolarismo, concezione laica dello stato che alcuni interpretano come laicismo, credendo che lo stato laico sia uno stato anti-religioso, quindi si oppongono a una Costituzione laica. La religione è importante per la maggior parte Nepalese. Ma questa obiezione parte da un fraintendimento dell’espressione ‘stato laico’: questa significa che lo stato non è confessionale. C'è ancora una minoranza che promuove uno stato indù e idealmente un regno indù”, il progetto è sostenuto anche da movimenti induisti in India. In tale quadro, i cristiani hanno incontrato difficoltà, ma hanno potuto lavorare “a lungo termine” fondando istituzioni come le scuole, preziose per il futuro della nazione: “La Chiesa cattolica in Nepal è conosciuta per un buon servizio educativo, ma spesso il suo è percepito come un servizio ‘straniero’. Alcuni gruppi si lamentano delle conversioni al cristianesimo. Altre confessioni cristiane ci dicono che non siamo abbastanza coraggiosi per uscire e predicare”, aggiunge p. Robins. “Ma nutriamo speranza che la Chiesa continui a crescere. Secondo statistiche del 2014, i cattolici nel Vicariato Apostolico del Nepal sono circa 7,000 serviti da 18 preti diocesani e 60 religiosi in 11 parrocchie. Vedi Fides   

UNA BRUTTA NOTIZIA

Medici musulmani rifiutano le cure a un operaio cristiano

E' un episodio che ha destato sdegno e clamore, e che dà la cifra delle discriminazioni esistenti verso le minoranze religiose in Pakistan: Irfan Masih, operaio cristiano impegnato nel lavoro di canalizzazione degli impianti fognari, è morto il 2 giugno perchè un medico musulmano all'ospedale di Umerkot, a Lahore, si è rifiutato di toccare il suo corpo, coperto di fango, perché stava digiunando e seguendo le pratiche del Ramadan. Il medico ha detto che non sarebbe intervenuto finchè il corpo dell'uomo non fosse stato ripulito. Masih, 30 anni ha perso conoscenza ed è cauto durante la pulizia di un canale drenante, a causa di fumi tossici. I suoi colleghi lo hanno portato al vicino Ospedale Civile, in condizioni critiche ma i medici del Pronto Soccorso hanno subito dichiarato che avrebbero iniziato a esaminarlo e curarlo solo se del tutto ripulito. Irfan era in gravi condizioni e un intervento era urgente. I suoi familiari e colleghi hanno supplicato il personale dell'ospedale ma il dottor Yousuf è stato irremovibile. La famiglia di Irfan ritiene che questi sarebbe potuto sopravvivere se gli fosse stato fornito un trattamento medico tempestivo e afferma che Irfan è morto a causa della negligenza medica. 
I colleghi di Irfan e numerosi membri della comunità cristiana di Umerkot hanno preso il corpo di Irfan e hanno organizzato una manifestazione di protesta contro l'amministrazione locale e l'ospedale. Il padre della vittima, Nazeer Masih, ha sporto denuncia alla polizia contro sei impiegati ospedalieri, tre dei quali medici. La polizia ha disposto il fermo del dottore Jaam Kunbhar. Il direttore generale del Dipartimento per la salute Akhlaq Khan ha visitato l'ospedale dicendo che, secondo i registri e le dichiarazioni riportate, la morte di Irfan non sarebbe il risultato della negligenza del medico. Nasir Saeed direttore dell'Ong CLAAS (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement), che fornisce assistenza legale ai cristiani pakistani, commenta: "E' un episodio triste e significativo: una vita potrebbe essere stata salvata se l'assistenza medica fosse stata offerta tempestivamente. Non è la prima volta che un operaio della rete fognaria muore facendo il suo dovere. Il governo dovrebbe fornire adeguati kit di sicurezza ai propri lavoratori, ma poiché questi posti di lavoro sono occupati solo dai cristiani nessuno si preoccupa di loro".
Anche la Fondazione “Cecil e Iris Chaudhry” (CICF) ha espresso shock per il tragico incidente. Michelle Chaudhry, presidente della Fondazione, ha dichiarato: "Una società diventa estremamente pericolosa quando diventa disumana. Una vita innocente è stata persa perché qualcuno si è rifiutato di svolgere il suo dovere, a livello deontologico e di pubblico servizio. Il medico ha violato il giuramento di Ippocrate che lo obbliga a curare un paziente in qualsiasi circostanza, al di là della religione e della classe sociale”. La Fondazione chiede giustizia, e ha scritto al Primo ministro della provincia, al ministero provinciale della sanità e a ogni autorità competente per assicurare l'esecuzione di un'inchiesta imparziale. Leggi in Fides

CELEBRIAMO!

Sviluppo sostenibile: 1° obbiettivo, sradicare la povertà entro il 2030

Celebrare nel suo originale latino significa anche pubblicizzare, discutere, sostenere in publico. In questo senso dal 10 al 17 luglio si è celebrato in Nuova York il forum politico ad alto livello sugli obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Questo forum, convocato sotto l'egida del Consiglio economico e sociale, è la piattaforma centrale dell'ONU per dar seguito e conseguire questi obiettivi che, secondo l'Agenda, devono essere raggiunti nel 2030. Gli incontri annuali mirano a verificare il cammino compiuto e quanto resta da fare. Gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile sono stati fissati in 17 e vanno dall'erradicazione completa della povertà, al tema dell'acqua e della giustizia (vedi qui l'elenco completo con i rispettivi simboli). Lo slogan centrale fissato nel 2016 è: Far sì che nessuno sia lasciato indietro. Quest'anno il forum si é concentrato su 6 dei 17 obiettivi e cioè: 1°. Eliminare la povertà ovunque e in tutte le sue forme. 2°. Terminare con la fame, promuovere la sicurezza alimentare, la nutrizione potenziando l'agricoltura. 3°. Garantire vita sana e benessere per tutti in tutte le età. 5°. Uguaglianza di genere. 9°. Infrastrutture resilienti, industrializzazione inclusiva, sostenibile e innovativa. 14°. Gli oceani, i mari e le risorse marine siano protetti per uno sviluppo sostenibile. Il tutto alla luce del 17° obiettivo che vuole un partenariato globale per lo sviluppo sostenibile. Gli uffici centrali dell'ONU e 44 paesi hanno presentato un'analisi dei progressi fatti, delle difficoltà incontrate e di quanto resta da fare. Tre temi incoraggianti sono diventati centrali: i 17 obiettivi necessitano di un approccio politico integrato, o avanzano tutti insieme o si fanno solo fuochi di paglia; eliminare la povertà e la fame è essenziale per conseguire questi obiettivi e la risposta sta nell'agricoltura familiare sostenibile; la sinergia fra organismi di stato, ong, comunità e organizzazioni di base, Chiese e privati è un fattore portante per avere risultati positivi e stabili. Non sono mancate certe sbavature "normali" in questo genere di incontri. Le relazioni erano tessute più di lodi che di analisi obiettive. Il Perù, ad esempio, ha sbandierato un programma televisivo del governo per promuovere un'alimentazione sana che eviti la malnutrizione e l'obesità, senza nemmeno menzionare le centinaia di conflitti sulle terre che privano milioni di contadini del loro pane quotidiano. Si è ripetuto chiaramente che in perlomeno 20 dei 44 paesi chiamati a parlare in questo forum il 60-70% del cibo è prodotto da contadini in piccole fattorie che, nonostante questo rappresentano il 75% dei poveri in questi paesi. Una conclusione, si è detto, è chiara: per ridurre drasticamente la povertà e la fame nel mondo si devono finanziare le organizzazioni che aiutino questi contadini a raggiungere una produzione sostenibile, resiliente e rigenerativa. Però neanche una parola sull'accaparramento di terre che priva questi stessi contadini delle terre che darebbero loro da vivere, di produrre e nutrire la gente dei loro paesi. Celebrare senza analizzare seriamente la realtà per offrire prospettive e critiche significa pavimentare il cammino del fallimento al di là delle realizzazioni tecniche e di facciata. Viene alla memoria la risposta del chirurgo alla domanda preoccupata dei parenti: l'operazione è andata bene, purtroppo però il paziente è morto.

AGIAMO!

La Banca Mondiale e il FMI

Mentre la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) si riuniscono a Washington, DC, miliardi di dollari dovuti alle nazioni africane lasciano il continente illegalmente. E poi ci lamentiamo per il flusso ininterrotto di immigrati! Africans Rising for Justice, Peace and Dignity (Africani in piedi per la giustizia, la pace e la dignità), un movimento emergente di cittadini pan-africani, condanna la mancanza d'azione e la complicità della Banca mondiale e del FMI nei confronti dei flussi finanziari illeciti che lasciano l'Africa e li invita ad agire con urgenza, insieme ai governi africani e agli enti regionali, in #StopTheBleeding (#Fermal'emorragia) della ricchezza africana. Secondo la Commissione economica per l'Africa, i flussi finanziari illeciti provenienti dal continente potrebbero essere pari a 50 miliardi di dollari all'anno. Ciò equivale a circa il doppio dell'aiuto ufficiale allo sviluppo che l'Africa riceve. I ben documentati Africa Progress Panel e Mbeki High Level Panels hanno concluso che "l'Africa perde più in flussi illegali di quanto ottiene  in aiuti e in investimenti esteri diretti ". Sostieni #StopTheBleeding della ricchezza africana!  

Il Movimento Africans Rising è stato lanciato ufficialmente in occasione della Giornata della Liberazione dell'Africa, il 25 maggio 2017, con eventi in tutto il continente e nella diaspora. Unisciti al movimento firmando la Carta fondatrice, The Kilimanjaro Declaration. Per ulteriori informazioni, contattare: Grant Clark, grant@africans-rising.org   Legga qui tutto l'articolo

TEMPO PER RIPENSARCI

Ad osservare il hijab sono gli uomini, non le donne

Per ragioni incomprensibili, molti uomini sembrano pensare di poter semplicemente obbligare le donne a osservare la regola del hijab. In realtà, il Corano e il Profeta Maometto parlano chiaro: a noi uomini islamici questo non è affatto permesso. La responsabilità di un comportamento pudico è prima di tutto nostra. Di mestiere faccio l’avvocato e mi batto per i diritti delle donne musulmane. Così, quando ha visto l’hashtag #MuslimWomensDay prendere piede su Twitter, mi sono sentito in dovere di condividere il mio pensiero sulla regola del hijab. Il thread ha avuto un successo enorme - credo perché affrontava un aspetto apparentemente nuovo del hijab di cui solo pochi si rendono conto. Intendo dire che, quando affronta l’argomento hijab, il Corano non si rivolge in prima istanza alle donne, bensì agli uomini. No, non è un refuso: per l’Islam i principali responsabili dell’osservanza del hijab non sono le donne, ma gli uomini. Capire questo punto è di importanza cruciale. Spesso si identifica il termine “hijab” con “velo”. Indossare il velo è in effetti una forma di osservanza della regola del hijab, ma gli uomini spesso dimenticano che con hijab si intende molto di più. La genesi della discussione sta nel fatto che il Corano impone agli uomini di non indugiare con lo sguardo sulle donne e di non avere un comportamento promiscuo. La Sura 24:31 ordina loro di comportarsi in modo decoroso: Di' ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciò è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno”. Leggi qui tutto l'articolo  

TEMPO PER SORRIDERE

Marionette a Manhattan

In un film, un regista racconta di essersi messo per strada a vivere come vagabondo con l’intenzione di fare un film sulla povertà. Dopo l’esperienza terminò con inventarsi un film dall’umorismo leggero rispettoso. Aveva scoperto che nella sofferenza e la povertà essere aiutati a sorridere dà più speranza che le analisi severe e disfattiste. Sono sempre finalizzate alla raccolta di elemosina; ma certe attività dei giocolieri di strada portano tristezza, altre fanno sorridere e danno allegria a tutti. Questo video di marionette è uno di questi. Guarda e sorridi. Vedi prima qui le immagini, molto migliori con il commento del giocoliere in inglese, poi qui con la musica di Quatantamera qui con la musica di Quatantamera

DA VEDERSI

Navigando intorno alla Scozia

Panorami mozzafiato, bellissima fauna selvatica e scioccante scene d’inquinamento da plastica.

Perché dobbiamo bere da bottiglie di plastica? Come fanno i nostri oceani a diventare così disseminati da questi oggetti che non sono altro che rifiuti e spazzatura? Smettiamo di bere dalle bottigliette di plastica e cominciamo a ripulire il pianeta. Tutti siamo chiamati a prenderci cura di questo enorme problema della nostra vita e cercare di utilizzare meno plastica e pensare in possibili contenitori più ecologici. Se i governi possono far pagare i bagagli, possono fare lo stesso per la plastica in generale e limitarne l'uso. Altrimenti, gli oceani saranno sempre più sporchi e le riserve ittiche, anche le monocellulari, contaminati. In Kenia, non solo i sacchetti di plastica sono stati vietati dalla legge, ma se qualcuno viene preso con uno in mano deve pagare a una multa di un milione di scellini o fare un periodo in prigione! Il consiglio di Aberdeen, in Scozia, regala sacchetti per gli avanzi di cibo che sono biodegradabili. Questo problema non è solo colpa del governo e delle grandi società. È obbligo anche di ogni individuo riciclare e smaltire le materie plastiche in modo responsabile. Se tutti portassimo con noi un sacchetto quando andiamo in spiaggia, potremmo raccogliere i rifiuti e depositarli in un contenitore di spazzatura. Non solo gli oceani. I parchi locali sono sempre coperti di plastica dopo un fine settimana pieno di sole, nonostante la presenza dei bidoni per la spazzatura! Occorre incominciare dalla scuola e rendere i bambini consapevoli delle conseguenze quando si getta la plastica. Per prendere coscienza del problema, leggi Un milione di bottiglie di plastica al minuto e qui per vedere il video
 

RISORSE

La fine dell'aiuto estero come lo conosciamo

Il budget di Trump vorrebbe distruggere l'assistenza allo sviluppo e ridurre USAID ad una agenzia di stato. Il programma del Presidente Donald Trump di mettere "America in primo luogo" include un piano per tagliare drasticamente l'assistenza ai paesi in via di sviluppo e unire il Dipartimento di Stato con USAID. "Questo metterà fine all'esperienza tecnica dell'USAID e, a mio avviso, a lungo termine sarà un disastro senza rimedi", ha dichiarato Andrew Natsios, l'ex amministratore dell'USAID sotto il presidente George W. Bush. "Prevedo che ne pagheremo il prezzo. Pagheremo il prezzo per i cambiamenti organizzativi mal calibrati e mal considerati che stiamo facendo e anche per i tagli nelle spese"."Quello che si sta realmente facendo è eliminare lo strumento più importante dell'influenza americana nel mondo in via di sviluppo, che è appunto il nostro programma di sviluppo", ha detto Natsios. "Non credo che capiscano qual è il ruolo di USAID, cosa rappresentano i dirigenti della missione USAID. I dirigenti della missione USAID sono tra gli stranieri più influenti nei paesi". Sì, questo è il vero problema, il popolo nordamericano non sa cosa fa l'USAID nel mondo, quello che importa è che i dirigenti di USAID siano gli stranieri più influenti nei paesi in via di sviluppo. Leggi qui tutto l'articolo

TESTIMONIANZA

Scrivere per responsabilizzare la leadership

La campagna è un mezzo essenziale per la advocacy. In realtà, una "campagna" è un’azione collettiva. Una campagna, poi, è un processo per mobilitare la gente ad aderire a delle azioni intraprese per portare i potenti a prendere decisioni in aiuto dei meno potenti. È un modo per apportare miglioramenti o modifiche per un determinato gruppo della comunità, o per tutta la comunità, individuando un problema, rendendo il pubblico destinatario consapevole del problema, mobilitando altri attori a sostenere l'intervento, convincendoli ad agire, risolvere un problema o modificare un certo comportamento. In una parola, si tratta di affrontare le cause dell'ingiustizia, della diseguaglianza, degli atteggiamenti e azioni ingiuste, sfidando quelle strutture - politiche, pratiche e istituzionali - che mantengono i poveri nella povertà.

Scrivere lettere è oggi uno strumento di advocacy. Ne abbiamo avuto un esempio, quando il 18 gennaio 2017 Mary Pellegrino, CSJ, e Brian Terry, SA, presidenti della Conferenza delle religiose (LCWR) e dei superiori maggiori dei religiosi (CMSM) che rappresentano i leader eletti di oltre 55.000 religiose, fratelli e i sacerdoti religiosi cattolici, hanno inviato una lettera al Presidente eletto Donald Trump per ricordargli le sue responsabilità di leader.

Parlano della loro preoccupazione per i bisogni critici che oggi devono affrontare il paese e il mondo e del bisogno di rispondervi con il servizio della leadership. Esprimono preoccupazioni profonde riguardo alle "fratture e divisioni" che "minacciano il benessere e la libertà di tutti i nordamericani e di coloro che per paura sono fuggiti verso le sponde e i confini" degli Stati Uniti. Esortano tutti a impegnarsi in "discorsi civili, rispettosi e dignitosi". In questa lettera, hanno invitato il presidente Trump e la sua amministrazione ad associarsi con loro per promuovere il "bene comune" e hanno rinnovato il proprio impegno a "sostenere attivamente la lotta contro chi favorisce di più i privilegi di alcuni che i bisogni di tutti e allontanano dalle nostre frontiere coloro che più ne hanno bisogno". Affermano di assumersi questo impegno nel contesto del messaggio che Papa Francesco ha inviato per la Giornata Mondiale della Pace e nel contempo esortano il Presidente Trump a accettare "l'invito di Papa Francesco ai leader politici e religiosi ad ispirarsi alle Beatitudini nell'esercizio delle loro responsabilità. 'È la sfida - scrive il papa-, di costruire la società, le comunità e le imprese agendo come dei costruttori di pace. È la sfida a mostrare misericordia, rifiutando di buttar via la gente, danneggiare l'ambiente o cercare di vincere a qualsiasi costo' ".

"Noi e i membri delle nostre comunità - ribadisce la lettera - cerchiamo di essere strumenti di quella riconciliazione di cui la nostra gente ha urgente bisogno. Nella nostra povertà di spirito, ci affidiamo all'aiuto di Dio e all'esempio di Gesù, che è venuto a servire tutti noi. Sin da prima degli inizi della nostra nazione e anche nelle ore più buie, le suore cattoliche, i fratelli e i sacerdoti religiosi, noi stessi spesso immigrati, siamo stati al servizio delle necessità delle autorità civili e di quanti erano ai margini delle stanze del potere. Abbiamo scelto di vivere con coloro che erano malati, vicino alla morte o che vivevano in povertà. Le nostre scuole, i nostri ospedali e servizi sociali hanno contribuito a costruire, plasmare e umanizzare la società nordamericana attraverso le cure mediche, l'educazione ed il servizio di coloro che ne avevano bisogno, indipendentemente dall'etnia, dalla religione, dai mezzi o dalle circostanze. Adesso come allora, ci sforzeremo di portare guarigione, speranza e consolazione a chi vive nella tristezza e nella disperazione".

Scrivere lettere, soprattutto quando provengono da persone influenti e dirette ai legislatori o ad autorità superiori, è uno strumento serio in una campagna: può avere successo - e provocare un cambiamento pacifico e gioioso-, o fallire - e generare frustrazioni e preoccupazioni -; ma è sempre un appello alla consapevolezza. Questo può perdersi per la memoria degli attivisti sociali, ma è sempre un seme che promuove una coscienza più profonda e un impegno gratuito.

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