Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità<br /> del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato

Esmeraldas (Ecuador): il difficile cammino della giustizia

Chicago 20.08.2011 Manariho Etienne

Nella zona nord di Esmeraldas, le denunce profetiche si scontrano con gli interessi privati, la difesa dell'ecosistema e dell'acqua con la ricerca dell'oro e con il lavaggio di dollari. Il cammino verso la Giustizia, la Pace, l’Integrità della Creato si fa’ difficile. 

Il tutto inquadrato in politiche discutibili e interventi violenti, tra infiltrazioni di frontiera che implicano il rischio della droga. La notizia esplose nei giornali più letti in Ecuador il 24 di Maggio scorso e occupò l'opinione pubblica per diverse settimane, passando in rassegna le dichiarazioni e i documenti ufficiali, la reazione della gente e quella dei minatori.  

Che era successo? 

Alcuni impresari stavano trasformando la tradizionale e artigianale ricerca dell’oro nei fiumi al nord di Esmeraldas in un'impresa industriale: scavatrici, trattori, capitali e operai.  

La selva, già in diminuzione preoccupante per lo sfruttamento del legname, riceveva un altro brutto colpo e i fiumi – con i suoi affluenti – ne soffrivano le conseguenze: rifiuti, movimenti di terra, inquinamento.  

Grazie alle denunce presentate dalla popolazione locale, appoggiata da persone di Chiesa, inclusi i Missionari Comboniani, il Ministero di Salute e la Segreteria Nazionale dell'Acqua realizzavano studi. I loro rapporti dichiaravano una presenza di “arsenico, alluminio, ferro, sporcizia e residui fecali in livelli che sorpassano i limiti accettabili”; determinavano che la qualità dell'acqua - l'unica disponibile in tutta la regione - non era adatta per consumo umano e stabilivano che, di tutta evidenza, questa situazione era dovuta al processo estrattivo dell'oro denominato cementazione: un processo di basso costo per le imprese ma di alto costo per l'ecosistema. 

Il tribunale sesto di Esmeraldas stabiliva “la totale e assoluta paralizzazione dell'attività mineraria illegale”, che si stava dando nella zona di San Lorenzo ed Eloy Alfaro. Basandosi su questo verdetto e sulle relazioni tecniche, la presidenza della Repubblica - il regime ecuadoriano è presidenziale - decise di intervenire. Ordinò un'operazione militare, giustificandola con l’articolo 783 della Costituzione che esige dallo Stato “la protezione del patrimonio, il diritto alla pace, sicurezza, e, a vivere in una società democratica e libera di corruzione”. Il Ministro della Difesa, Javier Ponce, dichiarava alla stampa che 67-70 macchinari dei 200 presenti nella zona erano stati distrutti, e sostenne che non c'era un'altra forma di “inutilizzare” quelle macchine perché “quando sono confiscate, dei giudici corrotti” con stratagemmi, riescono a farle restituire. Come, di fatto, era successo con la scavatrice confiscata il 15 di dicembre del 2010 e restituita un mese dopo. 

I minatori, da parte loro, portarono accuse contro il governo. Le scavatrici distrutte sarebbero più di 100; i 580 militari coinvolti nell'operazione sarebbero arrivati “in elicottero, armati e minacciando la popolazione”; la zona sarebbe stata militarizzata per impedire ogni aiuto dall’esterno; il governo avrebbe affamato la popolazione perché l'intervento lasciava a 3.000-3.500 famiglie senza lavoro - e realmente questo nella regione significa 15.000 persone senza ingresso-; le perdite economiche si cifrerebbero “in milioni di dollari” secondo la versione dell’Associazione Piccoli Minatori di San Lorenzo.  

A prima vista sembrerebbe il classico conflitto tra interessi privati e il bene pubblico difeso da organismi statali: un'azione che meriterebbe il plauso di tutti, anche della Chiesa impegnata nel lavoro di Giustizia, Pace, Integrità della Creato. Sopratutto che il governo portò viveri in aiuto alle famiglie penalizzate dall’intervento, presentò un “piano di sviluppo artigianale comunitario” per l'estrazione dell’oro su un territorio di 18.000 ettari e accettò d’incorporare la popolazione della zona nel “Piano Nazionale” che prevede la costruzione di abitazioni, scuole e centri di salute. 

Se quanto successe, mise benzina sul fuoco e fece scoppiare una guerra di parole è perché, come spesso capita in questi casi, l'iceberg sommerso è molto più grosso della punta che emerge. Si arrivò a minacce anonime e volgari contro i principali leader della denuncia; qualcuno di questi scoprì di essere pedinato nei suoi spostamenti da sconosciuti e dovette chiedere la protezione delle forze dell'ordine. Un esempio di questi messaggi: “State attenti mandria di rospi (preti, suore, segretaria) di questa Chiesa, vi teniamo sotto controllo”.  

A prova che i fatti di queste settimane hanno radici lontane, basta risvegliare alcuni ricordi.

Negli anni ottanta, il governo norvegese ricorse ai servizi dell'Università Cattolica -Sede in Esmeraldas -, chiedendole di organizzare una cooperativa di pesca per i rifugiati politici colombiani. Molte famiglie ecuadoriane per ragioni politiche durante la dittatura militare si spostavano all’altro lato della baia di san Lorenzo in territorio colombiano; alcune ritornarono poi indietro, ma altre continuarono a vivere del contrabbando di benzina fino a quando l'Ecuador adottò il dollaro come moneta nazionale. Non molti anni fa’ il governo di Bogotà inviò militari in territorio ecuadoriano in rappresaglia contro presunti guerriglieri sostenuti dal governo di Quito. Una frontiera porosa da sempre quella della Colombia e del nord di Esmeraldas dunque: solo le carte geografiche la segnalano con chiarezza. E, che dire delle banche intervenute o chiuse sotto accusa di lavaggio di dollari colombiani? È un segreto a metà che esiste un lavaggio di dollari, come dichiarò lo stesso Presidente Correa, e che questi dollari nutrono l'economia della capitale. Gli abitanti di San Lorenzo ed Eloy Alfaro, scoprirono involontariamente le carte quando accusarono il Governo di volerli “vincolare con le FARC” –un’organizzazione guerrigliera colombiana -, mentre essi “terroristi non sono”. 

A questo quadro si aggiunge un permanente stato di tensione tra il Governo e la Chiesa, tra il Governo e diverse corporazioni della società civile e i potentati finanziari che dominano da decadi il Paese. La Chiesa non perdona al Presidente di avere promosso una nuova Costituzione che lascia aperta la strada all'aborto, all'eutanasia, al divorzio. Il Governo non accetta nessuna critica da parte della Chiesa. Da parte loro, come mi confidava un amico, gli ecuadoriani si svegliano ogni mattina domandandosi a chi toccherà la sberla che il Presidente ha pensato durante la notte. Perfino i più sinceri sostenitori del Presidente Correa -quelli che applaudono i suoi molteplici interventi chiaramente ispirati dal bene comune e dalla giustizia sociale- lamentano i suoi metodi violenti, estemporanei, teatrali che, pare, nascondono una mancanza di politica globale e di visione del futuro. 

In questa situazione il lavoro di Giustizia, Pace, Integrità del Creato, diventa problematica e deve far fronte a situazioni concrete che gli alienano le simpatie delle persone che pensa servire: agli occhi di queste persone si stanno difendendo valori teorici estranei alla realtà e che non interessano a nessuno. L'intervento del governo in difesa della legalità e dell'ecosistema ha lasciato, in effetti, molte famiglie senza lavoro e senza introiti alternativi. Tutta questa gente è poi facilmente manipolabile e si trasforma in “mercenari” pronti a organizzare proteste e minacce, nell’interesse delle forze negative che prosperano in una regione per troppo tempo dimenticata dai poteri centrali.

Il movimento economico illegale della zona prospera da decadi: incominciò con il commercio del legname, continuò con quello delle terre e scoppia ora con le miniere di oro. Come districare la matassa? Per difendere l'acqua e la foresta si deve lottare contro le infiltrazioni di colombiani che apportano le uniche fonti di entrate e di apparente sviluppo. E’ una scelta poco attraente per chi si affanna ogni giorno alla ricerca il pane quotidiano. E così non sono più i paramilitari, o la guerriglia, o le forze dell’ordine pubblico a minacciare i difensori della giustizia e dell'ecosistema: è la stessa popolazione che, manipolata, si rivolta contro i propri interessi a lungo termine per beneficiarsi di vantaggi immediati.

Questo ricorda con tristezza i tempi delle colonie - soprattutto inglesi -, quando si dominava con la cosiddetta indirect rule - governo indiretto -. E succede che quanti più ne approfittano sono quelli che rimangono nel retroscena, senza neanche sporcarsi le mani. 

Consulta:                                  

Fuoco alle macchine delle miniere in Esmeraldas: http://www.eluniverso.com/2011/05/24/1/1447/fuego-maquinaria-mineras-esmeraldas.html?p=1354&m=2176

Per conoceré Esmeraldas http://gosouthamerica.about.com/cs/southamerica/a/EcuEsmeraldas.htm

Ecuador: il Governo chiude le miniere illegali di oro: http://www.havanatimes.org/?p=44656

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