Vol. 5 - N° 11

GPIC Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 5 - N 11

PRIMA PAGINA

Sono Rohingya i musulmani del Rakhine?

Papa Francesco in questo novembre visiterà Myanmar in mezzo ad una crescente preoccupazione, come il Papa stesso ha deplorato, "per la persecuzione della minoranza religiosa dei nostri fratelli Rohingya", per lo più musulmani. Eppure la Conferenza dei Vescovi di Myanmar gli consiglia di non usare la parola Rohingya, il che sollevava una domanda: sono i Rohingya vittime o un problema? Il 25 agosto 2017 l'Arakan Rohingya Salvation Army (Esercito di salvezza Arakan Rohingya  - ARSA) ha massacrato guardie di frontiera, poliziotti e i civili del Myanmar. La violenza ha, d'allora in poi, marcato una drammatica escalation di un vecchio conflitto. Il governo di Aung San Suu Kyi ha inviato migliaia di truppe nei villaggi del Rakhine (il cui antico nome era Stato dell'Arakan). La ritorsione ha causato la morte di circa 1.000 persone, ha lasciato vuoti 147 villaggi e messi in fuga, verso il vicino Bangladesh, quasi 400.000 musulmani di cui  230.000 bambini . Le immagini di bambini e donne che cercano scampo su percorsi scabrosi hanno aumentato la solidarietà in tutto il mondo, un funzionario dell'ONU e il  ministro degli esteri del Bangladesh hanno parlato di genocidio, la Caritas Bangladesh si é mobilitata con aiuti, gli Stati Uniti hanno chiesto di suspendere la vendita delle armi a Myanmar. Eppure quasi 30.000 buddisti e un certo numero di indù sono stati anche sfollati aumentando la preoccupazione che la sensazione umanitaria si sovrapponesse alla dimensione politica della crisi.

Sia chiaro, una volta per tutte, che ogni sofferenza umana dovrebbe provocare una risposta umanitaria adeguata della società mondiale, ma la solidarietà internazionale dovrebbe andare oltre, guardare ciò che sta dietro la sofferenza dei Rohingya, analizzarne le cause, evitando così di fuorviarsi nella ricerca di una possibile soluzione. Leggere qui tutto l'articolo  

UNA BELLA NOTIZIA

Produrre nel territorio per il territorio

Gottolengo è un paese di circa 5.000 abitanti nella Bassa Bresciana. Anche quest’anno dall’8 al 10 settembre vi si tenne la Sagra della Patata e dei Sapori. Era la 15ma edizione di una manifestazione che sempre più rappresenta ed incarna il territorio e la Comunità, offrendo una “vetrina” di un modo di essere e di fare che si inscrive nella prospettiva degli Obiettivi di uno Sviluppo Sostenibile.

In un simpatico momento di convivialità e allegria all’insegna delle tradizioni agroalimentari della zona, una mostra–mercato vede produttori e coltivatori vendere i loro prodotti, nel bel mezzo di eventi che vanno dallo show cooking e le gare culinarie al pranzo e la cena in loco, gustando i piatti tipici: gnocchi, tagliata e l’immancabile spiedo bresciano.

La Sagra della Patata è una mostra delle eccellenze agroalimentari della zona, ma anche qualcosa di più: è un “presidio” per la valorizzazione del patrimonio territoriale, culturale e rurale di risorse e ricchezze legate alle terre agricole. Il progetto consiste infatti nel promuovere uno sviluppo locale sostenibile mediante l’organizzazione sul territorio della domanda e dell’offerta di prodotti agroalimentari: il consumo della collettività si basa così sul “collegamento” con la filiera alimentare territoriale che valorizza produzioni tipiche e peculiari ed è garanzia della salute alimentare, del benessere collettivo e della salvaguardia dell’ambiente. Il comune di Gottolengo diventa in questo modo un esempio d'eccellenza per gli alimenti, un settore che da sempre distingue le produzioni agroalimentari di origine italiana. Leggere qui tutto l'articolo

UNA BRUTTA NOTIZIA

“Leggi-anti conversione” fonte di violenza in India

Le “leggi-anti conversione” sono di fatto strumenti per coartare la libertà religiosa, destano preoccupazione e polarizzano la società indiana. Il Jharkhand,  nell'India settentrionale, è diventato di recente il nono stato dell’India ad approvare e far entrare in vigore un provvedimento “contro le conversioni religiose”, quando il suo governatore, Draupadi Murmu, ha firmato il 5 settembre un disegno di legge dall'ironico titolo “Freedom of Religion Bill” (“Legge sulla libertà di religione”). 
“Il provvedimento colpisce le comunità religiose non indù come cristiani, musulmani, sikh, e altre comunità locali. E’ nostro compito denunciare un’ingiustizia che viola la libertà di coscienza e di religione ed è contro la Costituzione”, ha dichiarato il gesuita p. Michael Kerketta, teologo indiano e docente a Ranchi, capitale dello stato di Jharkhand.
“Il governo del Jharkhand è in mano al Baratya Janata Party, il partito nazionalista indù che governa anche l’esecutivo nazionale, con il Premier Narendra Modi. I gruppi estremisti indù nello stato di Jharkhand sono forti e hanno ampio spazio nella società. Nei giorni scorsi a Ranchi cortei anticristiani e di militanti violenti hanno agitato la città. Alcuni cristiani sono in carcere per false accuse di aver promosso conversioni”, continua p. Kerketta.
“Se non sarà messa immediatamente sotto controllo, la campagna di odio e ostilità verso le minoranze religiose, promossa dal Primo Ministro del Jharkhand, Raghubar Das, e dal suo esecutivo , potrebbe portare lo Stato e la sua popolazione su un sentiero di violenza e di odio” (Lettera aperta del Vescovo Theodore Mascarenhas, Segretario generale della Conferenza episcopale indiana al Premier indiano Narendra Modi). La lettera ricorda che “la Chiesa cattolica si oppone con forza alle conversioni forzate. Ma allo stesso tempo essa afferma il suo diritto di predicare, praticare e diffondere la fede”. I cristiani, se pur vittime di violenza, “non risponderanno con la violenza” ma continueranno a lavorare per i poveri e gli emarginati con “l’istruzione , l’assistenza medica e altre attività sociali”.
A partire dall’anno 2000, una legislazione “anti-conversioni” è stata adottata da sei stati indiani: in Chhattisgarh nel 2000; in Tamil Nadu nel 2002 (poi abrogata nel 2004); in Gujarat nel 2003; e in Rajasthan nel 2006 (non firmata dal governatore, dunque non in vigore); in Himachal Pradesh nel 2007, Jharkhand nel 2017. Provvedimenti simili furono adottati in Odisha nel 1967, in Madhya Pradesh nel 1968 e Arunachal Pradesh nel 1978 (ma qui senza regolamenti applicativi). Una legge anti conversione è dunque in vigore ed è esecutiva in sei stati su nove. In Gujarat è necessario un permesso scritto prima che un individuo possa convertirsi a una nuova fede religiosa, mentre in altri casi si richiede una “notifica” alle autorità civili o alla magistratura. Fatto strano, nessuno parla di queste leggi nell'esaminare il problema Rohingya e il rifiuto dell'India di accoglierne 40.000 come rifugiati. Agenzia Fides

Foto. © Gian Paolo, mccj. Upaya Center (India) dei Missionari del Verbo Divino, per la formazione di ragazze povere
CELEBRIAMO!

19 novembre, Giornata mondiale nel ricordo delle vittime di incidenti stradali

Gli incidenti stradali uccidono circa 1,25 milioni di persone all'anno. Il 90% di esse si trova in paesi a basso e medio reddito. Questi incidenti sono la principale causa di morte per i giovani dai 15 ai 29 anni. Quasi la metà delle vittime di incidenti stradali mortali sono pedoni, ciclisti e motociclisti. Ma queste perdite umane, economiche, sociali e di integrità fisica non sono inevitabili. Le prove confermano che le lesioni causate da incidenti stradali possono essere evitate. L'esperienza in tutto il mondo indica che un adeguato finanziamento per la sicurezza stradale e una valutazione accurata delle condizioni di sicurezza delle strade sono misure importanti per affrontare efficacemente il problema degli incidenti. Diversi fattori aumentano il rischio di lesioni in un incidente stradale, tra essi l'eccessiva velocità, il mancato uso delle cinture di sicurezza e seggiolini per i bambini, la guida in stato di ebbrezza, il mancato uso di caschi protettivi nella guida di veicoli a due ruote, le infrastrutture stradali mal progettate o vecchie, la scarsa manutenzione o la mancanza dei dispositivi di sicurezza sui veicoli. Norme e altre misure imposte per eliminare questi fattori di rischio hanno portato a una drastica riduzione di incidenti stradali in molti paesi. E' stato anche scoperto che la cura nei servizi di emergenza dei traumi sono importanti per attenuare i danni degli incidenti stradali. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito questa Giornata nel 2005 con la risoluzione A/RES/60/5. Da allora questa Giornata è stata commemorata in sempre più paesi di tutti i continenti. Per saperne di più visita questo sito web  

AGIAMO!

50 milioni di tonnellate di rottami elettronici all'anno

L'industria elettronica genera 41 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici all'anno, ma con il crescente numero di consumatori e riducendo la vita dei dispositivi a causa della domanda di nuovi e migliori, quest'anno i rifiuti tecnologici potrebbero raggiungere 50 milioni di tonnellate. Tra il 60 e il 90 per cento dei rottami elettronici, che valgono circa 19 miliardi di dollari, è venduto o smaltito illegalmente, spesso coinvolgendo bande criminali transnazionali. L'Africa occidentale, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine, è la destinazione principale dei rifiuti elettronici, mentre i paesi asiatici ricevono milioni di tonnellate di materiali tossici, talvolta sotto i cosiddetti accordi di libero scambio con i paesi occidentali.

Vecchi computer e telefoni cellulari, cavi elettrici e televisori, macchine da caffè, frigoriferi e radio analogiche sono accumulati nelle discariche di tutto il mondo. Secondo un'indagine dell'Agenzia delle Nazioni Unite, i rifiuti tecnologici contengono materiali pericolosi che presentano rischi per la salute umana e per l'ambiente, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Le leggi servono, ma di più serve una presa di coscienza di come si usano e si scartano questi "rottami". Per ulteriori informazioni, leggere qui E per fare qualcosa, guarda qui  

TEMPO PER RIPENSARCI

La fatale ossessione del Nord-America per le armi

E' il titolo di un articolo apparso in un sito web cattolico della California. Con il sottotitolo: "La peggiore uccisione in massa della storia americana moderna", riferendosi alle 59 persone uccise e oltre 526 ferite durante un festival di musica a Las Vegas. L'articolo elenca poi i sanguinosi record Guinness degli Stati Uniti:

- Gli americani possiedono molto più armi per persona che gli abitanti di ogni altro paese;

- Dei 650 milioni di armi possedute da civili nel mondo, circa metà - 310 milioni - sono in mano ad  americani;

- I tassi di omicidio per arma da fuoco sono 25 volte più alti negli Stati Uniti che in nessun altro paese;

- I suicidi commessi con armi da fuoco sono otto volte più elevati negli Stati Uniti che negli altri paesi: dei circa 31.000 morti per arma da fuoco ogni anno negli Stati Uniti, 19.000 sono suicidi (cioè i due terzi);

- Gli USA hanno di gran lunga il maggior numero di uccisioni di massa di qualsiasi altro paese: tra il 1983 e il 2013, 119 uccisioni di massa si sono verificate in tutto il mondo, 78 negli USA  (66%).

L'articolo mette sotto accusa il fatto che "l'acquisto di armi negli Stati Uniti è troppo facile", rimproverando al Congresso di rifiutare d'agire e affermando che "la ragione principale per la paralisi del Congresso" può essere spiegata con tre lettere: NRA", l'Associazione Nazionale del Fucile che "ha montato un enorme sforzo di lobbying", per impedire che passi qualsiasi legge sul controllo delle armi. E spiega quante pericolose ed enormi scappatoie dovrebbero essere chiuse per far fronte al problema. Tuttavia, una frase tra le righe, pone una domanda preoccupante: "Quando in una cultura decresce il rispetto della vita umana e cresce l'indifferenza verso la violenza e queste si combinano con il facile accesso legale alle armi, i risultati non sono difficili da prevedere". Un altro articolo molto interessante (I used to think gun control was the answer. My research told me otherwise Pensavo che il controllo delle armi fosse la risposta. La mia ricerca mi ha detto altrimenti.Interessanti anche gli articoli correlati elencati alla fine dell'articolo) aggiunge: "Il più grande gruppo di morti per armi - 1 su 5 - erano giovani dai 15 ai 34 anni, morti per omicidio; questi giovani sarebbero morti probabilmente per mano di altri (anche se si fosse esercitato maggior controllo sulle armi), a causa della lealtà che lega le bande o per altre violenze di strada. Un ultimo gruppo notevole di morti similari sono state le 1.700 donne assassinate ogni anno, di solito come risultato di violenze domestiche. Più persone sono state uccise in questo modo che nelle uccisioni di massa, ma nessuna delle politiche che si prospettano comunemente sono state disegnate per contrastarle". Il secondo emendamento, la cultura di guerra, la volontà di dominare il mondo, più soldi spesi per l'esercito nazionale che per l'istruzione, lo spirito di depredazione, aumenta la cultura della violenza e diminuisce il rispetto della vita umana. La NRA ha senz'alcun dubbio gravi responsabilità, ma è l'unica che deve essere messa sotto accusa?

TEMPO PER SORRIDERE

Dovremo imparare la gentilezza dai robots?

La vita ci dona momenti di gioia, spesso lo ignoriamo. E' importante invece ricordarlo. I genitori dovebbero essere i primi destinatari e la cortesia il mezzo più semplice per farlo. Invece sembra che la cortesia sia diventata oggi un optional; il vuoto che lascia ci rendi schiavi dei nostri egoismi, ci fa dei robots senza sentimenti ed empatia verso quanti incontriamo sul cammino. La fantasia qualche volta viene in aiuto alla buona educazione per rimetterci i piedi per terra: non si può pretendere giustizia con manganelli e maceti e non si può pretendere rispetto insultando e rendendo agli altri la vita impossibile, non solo negli spazi della vita pubblica (vedi la politica con il linguaggio violento ed offensivo) e nemmeno negli spazi che pretendiamo privati quando di fatto sono ampiamente aperti a tutti, vedi viaggi in treno, in aereo, per la strada dove la noncuranza degli altri pretende ser  simbolo di libertà personale. Vedi questo video se vuoi un momento di empatia 

DA VEDERSI

Identità

In un mondo in cui tutti indossano maschere per mancanza di una riconosciuta auto-identità, una ragazza coraggiosa incontra la verità che la libera. E' la questione centrale del video: questa giovane s'incammina a partecipare in una conversazione di gruppo e si toglie la maschera. "Alle superiori - scrive una ragazza - mi sono sentita come se avessi bisogno di modificare la mia personalità a seconda delle persone con cui parlavo. Adesso capisco che non deve essere così, ma allora mi sentivo molto diversa.  Per quanto la cosa suoni drammatica, le superiori sono state come un esperimento sociale di quattro anni, ripiegati su di sé". A livello personale, oggi è il problema del bullismo, diventato come the hunger games. Ma, non si riversa anche sulla politica e nei conflitti sociali? La volontà epidemica di autodeterminazione, di referendum auto-proclamati d'indipendenza, è una ricerca d'identità o l'ammissione di una mancanza d'identità? Vedendo il video, una ragazza delle scuole superiori ha confessato: una volta che se ne è usciti e si esaminano dal di fuori, i problemi -come la vita- sembrano così diversi! Ma è difficile affrontarli correttamente quando non sai chi sei a livello personale, sociale, politico e anche economico. Qui per vedere il video  

RISORSE

La compassione e gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile

Noi crediamo che un mondo compassionevole è un mondo di pace. Noi crediamo che un mondo di compassione è possibile quando ogni uomo, donna e bambino tratta gli altri come vogliono essere trattati - con dignità, equità e rispetto. Noi crediamo che tutti gli esseri umani sono nati con la capacità di compassione, e che deve essere coltivata per gli esseri umani per sopravvivere e prosperare. Sappiamo che possiamo superare insieme le sfide che abbiamo di fronte come una comunità globale. A tal fine sosteniamo e lavoriamo per raggiungere i diciassette obiettivi sostenibili delle Nazioni Unite. Per saperne di più qui e vedere come ognuno può lavorare per portare avanti il cambiamento trasformativo. Leggere la Carta per Compassione  Firmare qui 

TESTIMONIANZA

Giustizia, pace e libertà

Il 4 maggio 1976, Paolo VI nominava vescovo ausiliare di Newark (New Jersey - USA) Joseph A. Francis. Era il quarto vescovo nero cattolico degli Stati Uniti - il primo fu James Augustine Healy. Il fatto è che la maggior parte delle ordinazioni di sacerdoti neri negli USA avvenne negli anni '70 e '80. Il colore aveva marcato la gioventù di Giuseppe in ogni suo aspetto. Vivendo in un quartiere segregato, frequentò una chiesa solo per i neri, si recò in una scuola destinata solo ai figli dei neri, e quando andava al teatro, si sedeva nei posti riservati ai neri. Nel Seminario dei Missionari del Verbo Divino, durante le scuole superiori, ebbe a sperimentare la grande e bella esperienza di essere un uguale tra uguali in mezzo a studenti di varie nazionalità. Ma nell'iniziare il suo viaggio di 1500 km verso il Sud, per tornare alla sua terra natale, la Louisiana, fu diretto a spintonate da un supervisore bianco verso il vagone Jim Crow, riservato alle persone di colore. Lungo la strada notò il segnale "Solo per i bianchi" in varie stazioni ferroviarie. La sua pace interiore ne fu scossa e la sua collera si calmò solo dopo aver preso la decisione di combattere il razzismo in tutte le sue forme. Ed é quanto fece. Nominato vescovo scelse come suo motto "Giustizia, pace e libertà" e in Newark poté lavorare con diversi e numerosi gruppi etnici. A livello nazionale, fu il principale autore di "Fratelli e Sorelle per noi", la lettera pastorale dei vescovi Usa, scritta nel 1979, sul peccato del razzismo; su questa lettera tenne conferenze a livello nazionale e internazionale parlando della giustizia e della pace. Leggi qui tutto l'articolo

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