Vol. 7 - N° 3

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 7 - N 3

IN EVIDENZA NEL MESE

Un muro al confine non ferma il numero dei senza documenti

Al di là delle politiche e alle opzioni amministrative, qualcosa colpisce nel modo moderno di gestire le questioni pubbliche: è il pregiudizio ideologico previo che discrimina e dirige qualsiasi decisione. Il cosiddetto muro di Trump è l'esempio più evidente.

Il Centro per gli studi sulle migrazioni di New York (CMS) ha pubblicato una nuova relazione in cui si rileva che il numero di persone rimaste nel paese allo scadere del visto ha superato quello delle persone entrate senza controllo (EWI) - cioè quanti attraversano illegalmente le frontiere- per il settimo anno consecutivo. Dal 2016-2017, quanti avevano il visto scaduto erano il 62% dei nuovi irregolari, mentre il 38% aveva attraversato illegalmente il confine. Il nuovo rapporto - scritto dal dallo specialista del CMS Robert Warren - è arrivato in un momento in cui il governo federale aveva sospeso per 25 giorni il lavoro in uno sforzo dell'amministrazione Trump per ottenere i finanziamenti federali destinati a completare il muro di confine tra Stati Uniti e Messico.

"Dalla nostra ricerca risulta chiaro che le persone con visto scaduto che si aggiunge alla popolazione non documentata degli Stati Uniti superano in numero quanti passano illegalmente il confine. Questa non è una tendenza occasionale, ma una constate che è diventata la norma", afferma Donald Kerwin, direttore esecutivo di CMS. "Come indicano questi numeri, la costruzione di centinaia di chilometri di muro sul confine non risolverebbe la sfida dell’immigrazione irregolare nel nostro paese, neanche per sogno".

Il rapporto rileva anche che la popolazione non documentata del Messico è diminuita di quasi 400.000 unità nel 2017 e che, per la prima volta, la popolazione messicana rappresenta meno della metà della totale popolazione senza documenti. Dal 2010 al 2017, la popolazione messicana senza documenti è diminuita di ben 1,3 milioni e quella totale dal 2010 è diminuita di un milione ed è meno di 10,7 milioni. In California, per esempio, la popolazione non documentata proveniente dal Messico è diminuita del 26% dal 2010 in poi, passando da 2,0 a 1,5 milioni; è diminuita del 50% in Alabama e di un terzo in Georgia, a New York e in Nuovo Messico. La popolazione non documentata proveniente dal Venezuela è, invece, cresciuta rapidamente dopo il 2013, passando da 60.000 a 145.000 in soli quattro anni.

Il rapporto fornisce una stima del numero dei non “nazionali” che hanno lasciato scadere il visto temporaneo e di coloro che sono entrati evadendo i controlli (EWI) nel 2016 dai primi cinque principali paesi di origine. Per il numero dei visti scaduti durante ciascuno degli ultimi sette anni, il Messico è stato nel 2017 il paese leader, con circa il doppio rispetto all'India o alla Cina.

"Non solo il muro è costoso, ma non riesce a risolvere il problema in questione", ha concluso Kerwin. "I nostri leader eletti a Washington devono cominciare con riformare il nostro obsoleto sistema migratorio per sostituirlo con uno umano, efficace ed equilibrato, legalizzando i beneficiari del DACA e trasformando dei beneficiari lo status di protezione temporanea in uno a lungo termine".

Come affermava succintamente Albert Einstein, "Nessun problema può essere risolto partendo dallo stesso livello di presa di coscienza che lo ha creato."

UNA BELLA NOTIZIA

Giubileo ACSE a Roma

Le 23 janvier, dans une réunion captivante et très animée, ont commencé à Rome les festivités de la célébration du jubilé de l'ACSE. Dans un premier temps, le père Venanzio Milani, président actuel de l'ACSE, en a présenté l'histoire en partant du début avec père Renato Bresciani jusqu'à aujourd'hui. Plus de 150 personnes étaient présentes (ont rempli la) dans salle Dante du Palazzo Poli, située juste derrière la célèbre fontaine Trevi. Outre les amis de l'ACSE, étaient présentes des sœurs comboniennes avec leur supérieure générale, des missionnaires comboniens, des représentants d'autres instituts, de nombreux jeunes africains et d'autres invités. Ensuite, sont venus des témoignages intéressants tout d’abord de l'un des premiers collaborateurs ensuite de deux jeunes, une éthiopienne et une afghane, qui ont bénéficié des bourses d’études de l'ACSE pour devenir ingénieur et avocat et finalement la révérende sœur Maria Rosa Venturelli, vice-présidente de cette organisation a elle aussi intervenu. L’ex maire de Rome, Mr. Rutelli, qui a connu et aidé le père Bresciani, l'a rappelé en tant qu'homme d’une foi libre et généreuse, qui l'a aidé en tant que maire à apprendre davantage sur la situation des immigrants et des personnes dans le besoin. L'acronyme ACSE, en fait, signifie « Association Combonienne pour le Service des Emigrants et des Réfugiés ». Cette organisation était une intuition prophétique du révérend père Bresciani, un missionnaire combonien, qui, après avoir travaillé des dizaines d'années en Afrique, a retrouvé les africains en Italie en 1969 et a eu une intuition profonde de s’engager pour leur cause. Il ne s’intéressait pas seulement à l’assistance matérielle urgente et à l’assistance juridique des réfugiés fuyant la guerre, mais aussi à une formation à l’inculturation et à la préparation professionnelle. Quand on dit que l’Eglise fait trop peu pour les immigrants, c’est peut-être cela que l’on veut souligner : avec l’afflux sans cesse croissant d’immigrants, l’église n’a pas beaucoup fait pour les aider à comprendre le nouveau contexte culturel et social où ils se trouvent. La rencontre a était conclue par un discours magistral du sen. Luigi Manconi sur la situation actuelle de l'immigration. D'autres réunions sont également prévues à Rome : le 28 février à la Curie générale des Missionnaires Comboniens, sur le thème « Scénarios actuels de la santé des migrants » ; le 25 mars au Seraphicum sur le thème « Une réception qui régénère » ; le 18 mai (lieu à confirmer) une soirée musicale avec des chants, des danses et de la musique africaine.

UNA BRUTTA NOTIZIA

"L'uomo distrugge il pianeta senza accorgersene"

Abituato solitamente a rispondere alle domande dei giornalisti, il principe William si è calato nei panni dell'intervistatore in occasione del World Economic Forum a Davos, in Svizzera. Vicino a lui il 92enne Sir David Attenborough, il più famoso divulgatore scientifico britannico, autore e soprattutto voce narrante di numerosi documentari sulla natura prodotti per la BBC. Reduce dalla sua ultima 'fatica', la serie "Our Planet" realizzata in esclusiva per Netflix e disponibile per lo streaming dal prossimo 5 aprile, Attenborough ha espresso le sue preoccupazioni sullo stato di salute del pianeta, vittima del riscaldamento globale e di azioni sconsiderate dell'uomo che mettono a rischio l'intero ecosistema. Vedere qui, Su NETFLIX arriva “Our Planet” la serie in collaborazione con il WWF. Vedi anche Our planet: la serie documentario Netflix si mostra in un meraviglioso trailer ufficiale

CELEBRIAMO!

Sognando la speranza

Il 737 della Sudan Airlines corre sulla pista di Wau. Guardo verso il basso mentre il suolo si allarga verso l'orizzonte, dipingendo alberi di manghi e acacie sulla sabbia grigia e rossastra e dando al sottobosco e ai rari alberelli un’aria di nascite spontanee. Sparsi qua e là le piccole capanne di fango e paglia: le case con i tetti di zinco si allontanano rapidamente non appena l’aereo sale abbandonando lo spazio della città.

Contemplo la terra senza confini di Wau. Il suolo scorre dietro di noi e una nuvola di ricordi mi riporta improvvisamente al passato. Wau! Un nome che ho sentito molto tempo fa, per la prima volta nel 1957, quando entrai dai comboniani. Nannetti, un padre che di recente era tornato in Italia dal Sudan, avrebbe dovuto insegnarci la geografia europea. In realtà, per la nostra gioia, passava il tempo parlando della sua esperienza missionaria ed ecco che ci sono diventati più familiari i nomi dei gruppi etnici Shiluk, Dinka, Nuer, Bari, Acholi e di luoghi come Juba, Rumbek, Malakal, Wau e Gondokoro che delle capitali europee e dei fiumi spagnoli e francesi. Condotti dalla sua fantasia inseguivamo leoni ed elefanti, antilopi e gazzelle su questa savana africana. Non faceva forse parte del Sudan il Bahr el Ghazal, la terra delle gazzelle?

All'improvviso una pagina di storia inaspettata arrivò mandando in frantumi tanti sogni. Nel 1959 ebbe luogo la deportazione dei primi missionari da parte del governo islamico di Khartoum. Alcuni andarono a Isiro, nel Congo settentrionale, dove incontrarono il martirio nel 1964. Un'altra grande deportazione seguì nel 1964 e nella parte meridionale del Sudan rimasero pochi missionari, quelli che erano di nazionalità sudanese. Non passò molto tempo e la ribellione dei gruppi etnici sud-sudanesi - cristiani e animisti-, contro Khartoum sempre più dominata dall'ideologia estremista islamica e araba, esplose. Seguì una lunga guerra e in questa regione selvaggia, la maggior parte degli animali esotici furono oggetto di caccia e si estinsero. John Garang, il grande leader dello SPLA (South People Liberation Army) riuscì a unificare i gruppi ribelli e costrinse Khartoum a sedersi al tavolo delle trattative. Avrebbe preferito mantenere l’unità del Paese assicurandosi un’ampia autonomia per la parte sud del paese. Garand morì in un incidente d’elicottero e i nuovi leader imposero a Khartoum un referendum sull'indipendenza a cui fece seguito l'indipendenza stessa. Un nuovo paese, ultimo nella storia mondiale, nacque il 9 luglio 2011 con il nome di Sud Sudan. Continua a leggere  

AGIAMO!

Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri

Le disuguaglianze sono una scelta politica e con questi numeri le democrazie non reggeranno. Il dato sulla crescita delle disuguaglianze economiche e sociali fotografato dall'ultimo Rapporto Oxfam: nel mondo 26 ultramiliardari possiedono più risorse della metà più povera del pianeta. In Italia il 5% più ricco detiene la stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero della popolazione. Le disuguaglianze dominano il mondo. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La panoramica della situazione sul fronte povertà e disuguaglianze emerge dal Rapporto Oxfam 2019, dedicato a Public good or private wealth?, che è stato presentato sul tavolo del Forum economico di Davos. Dal Rapporto Oxfam emerge che l’1% più ricco possiede metà della ricchezza aggregata netta totale del pianeta (il 47,2%), mentre 3,8 miliardi di persone, che corrispondono alla metà più povera degli abitanti del mondo, possono contare sullo 0,4 per cento. Un divario che si riflette su tutti gli ambiti della vita - istruzione, salute - e può innescare una devastante spirale della violenza. Vedi Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. Vedi anche Quell'élite che controlla le ricchezze del pianeta e il rapporto Oxfam completo Public good or private wealth?

CONOSCERE GLI OBIETTIVI SS

Obiettivo 2: Porre fine alla fame

Ciò significa raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l'agricoltura sostenibile. Il settore alimentare e il settore agricolo offrono soluzioni chiave per lo sviluppo e sono fondamentali per l'eliminazione della fame e della povertà. Gestite correttamente, l'agricoltura, la silvicoltura e l'acquacoltura possono fornire cibo nutriente all'intero pianeta, nonché generare reddito dignitoso, sostenere lo sviluppo incentrato sulle popolazioni rurali e proteggere l'ambiente.

Ma in questo momento, i nostri terreni, gli oceani, le foreste, la nostra acqua potabile e la biodiversità stanno subendo un rapido processo di degrado a causa di processi di sovra sfruttamento.

A questo si aggiunge il cambiamento climatico, che influisce sulle risorse dalle quali dipendiamo e aumenta i rischi associati a disastri naturali come siccità e inondazioni. Molti contadini, uomini e donne, non potendosi più guadagnarsi da vivere con le terre su cui lavorano, sono costretti a migrare verso le città in cerca di opportunità.

Abbiamo bisogno di una riforma profonda del sistema agrario e alimentare mondiale se vogliamo nutrire gli 815 milioni di persone affamate che attualmente esistono sul pianeta e i due miliardi di persone aggiuntive che ci saranno nel 2050.

Gli investimenti in agricoltura sono fondamentali per aumentare la capacità produttiva agricola e sono necessari sistemi di produzione alimentare sostenibili per aiutare a mitigare le difficoltà della fame.

La fame

• Una persona su nove al mondo, cioè circa 815 milioni, è attualmente denutrita.

• La maggior parte delle persone che soffrono la fame vive nei paesi in via di sviluppo, dove il 12,9% della popolazione è denutrita.

• L'Asia è il continente che ha la più grande popolazione di persone che soffrono la fame - due terzi del totale. L'Asia meridionale si trova di fronte al maggior parte di queste persone, con 281 milioni di persone sottonutrite.

• Nell'Africa sub-sahariana, le proiezioni per il periodo 2014-2016 indicano che le persone sottonutrite sono quasi il 23%.

• Una cattiva alimentazione causa circa la metà (45%) dei decessi nei bambini sotto i 5 anni di età - 3,1 mila bambini ogni anno.

• Uno ogni quattro bambini al mondo soffre di arresto nella crescita. Nei paesi in via di sviluppo, la proporzione può salire a uno su tre.

• 66 milioni di bambini in età scolare frequentano classi con fame nei paesi in via di sviluppo, 23 milioni solo in Africa.

La sicurezza alimentare è la risposta

• Il settore agricolo è il più grande datore di lavoro al mondo e fornisce mezzi di sostentamento al 40% della popolazione mondiale. È la più grande fonte di reddito e lavoro per le famiglie rurali povere.

• 500 milioni di piccole aziende agricole in tutto il mondo, la maggior parte con produzione di acqua piovana, forniscono fino all'80% del cibo consumato nei paesi in via di sviluppo. Investire in piccoli agricoltori, uomini e donne, è un modo importante per aumentare la sicurezza alimentare e l'alimentazione per i più poveri e la produzione di cibo per i mercati locali e globali.

• Dall'inizio del 1900, circa il 75% della diversità nelle colture è scomparso. Un uso migliore della biodiversità agricola può contribuire a un'alimentazione più nutriente, migliorare lo stile di vita nelle comunità agricole e contribuire a rendere i sistemi agricoli più resilienti e sostenibili.

• Se le donne coltivatrici avessero lo stesso accesso alle risorse degli uomini, il numero di persone che soffre la fame nel mondo verrebbe ridotto di 150 milioni.

• 4 miliardi di persone al mondo non hanno accesso all'elettricità, la maggior parte delle quali vive nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo. La povertà energetica in molte regioni è una barriera fondamentale per ridurre la fame e garantire che il mondo possa produrre abbastanza cibo per soddisfare la domanda futura.

Un uomo con un sacco di spazzatura tirata fuori dalla discarica di Giamaica nell'insediamento informale di Mukuru, Nairobi - Kenya, il 2 aprile 2014. Il sacco sarà venduto a 15-17 scellini. Può fare circa 20 sacchi al giorno, con un guadagno quotidiano di circa 300 scellini.
CONTINUARE A SPERARE

Lascia sbocciare la speranza

La natura non è una cosa morta; è un amico che ti parla. Non c’è bisogno di niente altro che di un cuore e una mente aperti. Ascoltala, vedrai, spesso ti parlerà di "speranza". "Se ami veramente la natura, troverai la bellezza ovunque" (Laura Ingalls Wilder). "La natura indossa sempre i colori dello spirito" (Ralph Waldo Emerson). "Contempla la natura in profondità, e capirai tutto meglio" (Albert Einstein).

Proprio come direbbe il filosofo romano Seneca, puoi cambiare di luogo ma il tuo spirito ti accompagnerà. Pertanto, "Ovunque tu vada, qualunque sia il tempo, porta sempre con te un raggio di sole" (Anthony J. D'Angelo). "Ogni volta che si cammina nella natura si riceve molto di più di quanto si cerchi" (John Muir). La speranza è la certezza di quanto non ha ancora visto: "Sopra ogni montagna c'è un sentiero, sebbene non possa essere visto dalla valle" (Theodore Roethke) e "Ogni fiore è un'anima che sboccia nella natura" (Gerard De Nerval).

Un'anima piena di amore è sempre riconoscente: "Se non puoi avere stupore davanti alla Madre Natura, c'è qualcosa di sbagliato in te" (Alex Trebek). "Studia la natura, ama la natura, stai vicino alla natura, non ti mancherà mai" (Frank Lloyd Wright). Questo perché "I colori sono i sorrisi della natura" (Leigh Hunt) e "La terra sorride nei fiori" (Ralph Waldo Emerson). "Ci sono sempre fiori per coloro che vogliono vederli" (Henri Matisse).

La speranza è sempre fonte di pace e felicità, poiché "Sulla terra non c'è tutto il paradiso, ma ce n’è una parte" (Jules Renard) e "Un tocco della natura rende il mondo intero una sola famiglia" (William Shakespeare). Tuttavia, fai attenzione, "Adotta il ritmo della natura: il suo segreto è la pazienza" (Ralph Waldo Emerson) e "La natura non ha fretta, eppure lo realizza tutto" (Lao Tzu). Per questo, la cultura indigena la chiama Madre Terra: "Coloro che trovano la bellezza in tutta la natura si troveranno tutt'uno con i segreti della vita stessa" (L. Wolfe Gilbert) e "Il tempo trascorso tra gli alberi non è mai perso tempo" (Katrina Mayer). "Se ci lasciassimo guidare dall'intelligenza della terra, potremmo ergerci come alberi dalle profonde radici" (Rainer Maria Rilke). Lascia che riempia il tuo spirito di speranza mentre guardi questo bellissimo video.

DA RIFLETTERE

Le proteste non violente aumentano in Sudan

Le proteste pacifiche che hanno luogo in Sudan sono la sfida più difficile per il governo di Omar al-Basir da quando è salito al potere 30 anni fa.

Un'economia in caduta libera con oltre il 50% della popolazione che vive al di sotto della soglia della povertà e con una disoccupazione che supera il 20%, combinata con decenni di corruzione, ha spinto un gran numero di sudanesi a scendere in piazza in un movimento non violento che esige la rimozione di al-Basir dal potere.

Il governo, a la sorpresa di nessuno, sta usando la violenza per reprimere le dimostrazioni. Tuttavia, questa risposta non è uniforme, e l'esercito ha mostrato meno voglia di affrontare i manifestanti di quanto non lo facesse in passato. In un disperato tentativo di attenuare le persistenti proteste e legittimare una risposta ancora più violenta, il regime potrebbe ricorrere a tattiche più subdole, come infiltrare teppisti tra i manifestanti per creare violenza.

L'Associazione non politica dei professionali sudanesi, di recente creazione, sembra coordinare le proteste e l'opposizione e finalmente mettere da parte le differenze per cercare una coordinazione globale.

Anche alcuni sostenitori del Partito del Congresso Nazionale (NCP) al potere sono stati notati tra i manifestanti, mentre altri hanno abbandonato il partito e l'apparato di sicurezza. La storia è dalla parte del popolo; i governi del Sudan sono stati pacificamente rovesciati due volte, nel 1964 prima e poi di nuovo nel 1985. Queste esperienze sono un’ispirazione per l'attuale rivolta.

Per raggiungere il loro scopo, però, - rimuovere al-Basir dal potere, smantellare le istituzioni statali corrotte e ricostruire il Sudan in un paese inclusivo, giusto, pacifico e democratico - le proteste devono espandersi e gli organizzatori devono migliorare il loro coordinamento. Preservare l'attuale natura non violenta del movimento, in particolare di fronte alla repressione violenta, è cruciale e potrebbe essere uno dei fattori decisivi per un futuro di pace. Il movimento ha il potenziale per diventare una campagna di disobbedienza civile ben pianificata. Una tale campagna potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Continua a leggere  

RISORSE

Piangiamo con la Madre Terra lacrime di fango e sangue

Nota da tutti l'ultima tragedia avvenuta in Brasile. Meno conosciuto il messaggio della Rete Chiese e Miniere. La Rete Chiese e Miniere piange per le vittime del crimine socio-ambientale di Brumadinho, Minas Gerais (Brasile) e grida, No all'impunità!

Scriviamo da questa comunità violata, che conosciamo bene e che visitiamo oggi ancora, dopo aver celebrato con essa diverse volte la vita, la comunità, la resistenza contro l'espansione delle attività minerarie.

Scriviamo anche a nome delle tante comunità latinoamericane colpite dall'arrogante violenza dell'estrattivismo, abbracciando oggi silenziosamente il piccolo Brumadinho, in lacrime.

Siamo solidali con le famiglie delle vittime e le comunità di fede, che avranno la difficile sfida di ricostruire la speranza. Ci uniamo anche all'Arcidiocesi di Belo Horizonte, che con le parole del Vangelo ha definito la tragedia come un "abominio della desolazione", riferendosi alle "assurdità che nascono dagli interessi, dal disprezzo per l'altro, per la verità e il bene comune”.

Continuiamo ad accompagnare e assistere le chiese coinvolte nei territori feriti dalle miniere e in tutti i conflitti aperti tra le società estrattive e le comunità (solo in Brasile ci sono più di 70 diocesi dove questi conflitti sono stati mappati). Continua a leggere  

TESTIMONIANZA

L’attualità di don Sturzo

"Io non ho nulla, non possiedo nulla, non desidero nulla. Ho lottato tutta la mia vita per una libertà politica completa, ma responsabile. Alla perdita della libertà economica, verso la quale si corre a gran passo in Italia, seguirà la perdita effettiva della libertà politica, anche se resteranno le forme elettive di un Parlamento apparente, che giorno per giorno seguirà la sua abdicazione di fronte alla burocrazia, ai sindacati e agli enti economici, che formeranno la struttura del nuovo stato più o meno bolscevizzato. Che Dio disperda la mia profezia”. (Don Luigi Sturzo, 4 ottobre 1951)

Perché dopo 100 anni l’attenzione verso un cristiano, un sacerdote, un politico laico per l’Italia di oggi e di domani? Ci riferiamo a Don Luigi Sturzo. Ci sembra che questa attenzione non sia casuale, ma esprima il crescente bisogno di riferimenti forti, di maestri, proprio di un’epoca di grande smarrimento, di grandi “rumori”, di grandi e giustificate paure, di assenza di pensiero. 

Studiare i grandi personaggi ci fa scoprire talvolta dei veri maestri, non solo del passato, ma per il presente e per il futuro. Don Luigi Sturzo è stato ed è ancora oggi un maestro di Etica politica per chiunque volesse “servire la politica e non servirsi della politica” come affermava spesso. Sturzo è stato: filosofo, sociologo, profondo economista, amministratore pubblico, politico tra i più importanti del Novecento italiano. Sturzo resta sempre e soprattutto sacerdote: intenso, totale, dedito a Gesù Cristo e alla rigorosa fedeltà alla Chiesa, anche quando questa lo farà soffrire. Continua a leggere  

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