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Contro l'esportazione del lavoro trasformata in traffico legale di esseri umani

Sito web Afjn 21.12.2018 Afjn Tradotto da: Jpic-jp.org

In Uganda l'esportazione di manodopera è una delle politiche del governo per affrontare la disoccupazione giovanile. Nel 2018, il Ministero di uguali opportunità, del lavoro e dello sviluppo sociale ha autorizzato 96 organizzazioni ad  esportare manodopera. Il 17 giugno 2017, un anno prima, la polizia ugandese aveva elencato 49 "società private di reclutamento con licenza dal 10 maggio 2017".

L'aumento delle licenze di esportazione di manodopera ci dice quanto siano aumentati i lavoratori migranti che lasciano l'Uganda legalmente. Sfortunatamente, sono stati segnalati anche uccisioni, avvelenamenti, abusi sessuali e i casi di donne costrette a fare sesso con animali. L'anno scorso, 48 ugandesi di questa manodopera esportata all'estero si sono suicidati. Considerare di mettere fine alla propria vita come un mezzo per liberare il proprio  spirito e il proprio corpo dalla sofferenza, è un segno inequivocabile delle condizioni estreme di cui queste persone erano vittime.

“Nel solo 2017, sono stati segnalati casi di morte violenta di almeno 10 donne ugandesi nei paesi del Golfo per mano dei loro datori di lavoro o dei loro famigliari. Difficilmente vengono avviate indagini contro i sospetti autori di queste ingiustizia". (Vedi, Interpol warns Ugandan migrant workers). Gli ugandesi reclutati per lavoro vengono inviati in Medio Oriente in paesi come gli Emirati Arabi, Oman, Qatar, Arabia Saudita e il Regno hascemita di Giordania.

"Basta con una politica d'esportazione non controllata di manodopera"

Dal 18 al 24 novembre 2018, nella capitale dell'Uganda, Kampala, Africa Faith & Justice Network ha tenuto un corso sulla dottrina sociale cattolica, l'analisi sociale e l'azione di advocacy per 35 suore cattoliche, membri dell'Associazione dei religiosi in Uganda. Prima della riunione, e seguendo la prassi di AFJN di formulare, attraverso i seminari, dei piani d'azione che coinvolgano le parti interessate per trovare soluzioni a determinati problemi locali che si vogliono risolvere, fu chiesto alle suore partecipanti di indicare il problema che volevano affrontare. Le suore hanno scelto la tratta di esseri umani.

Dopo la formazione, le suore hanno portato un loro messaggio a diversi ministeri ugandesi, degli affari interni, degli affari esteri, delle pari opportunità, lavoro e sviluppo sociale e all’ufficio per i diritti umani in Uganda (OHCHR). Le suore hanno invitato il governo a studiare con molta attenzione l'esportazione legale di lavoratori all'estero perché si è trasformato in un programma redditizio e legale di traffico di persone.

In una conferenza dopo l'incontro con i funzionari del governo, le suore hanno affermato che “la [tratta di esseri umani] continua ad esporre le nostre sorelle e fratelli a torture indicibili, abusi sessuali e schiavitù. Alcune delle nostre figlie sono vittime del traffico internazionale, costrette a fare sesso con animali, o uccise per il trapianto di organi”.

Il 3 dicembre, dopo l'incontro con le suore, la portavoce ugandese del Parlamento, Rebecca Kadaga, affermò: “Lo scorso anno, abbiamo chiesto al governo di impedire l'uscita dei cosi detti lavoratori domestici. Abbiamo pensato di poter consentire la partenza di quanti vanno a lavorare come autisti e impiegati di banca”. "Sfortunatamente, un certo numero di persone del governo fanno parte di queste organizzazioni che esportano lavoratori - che a quanto mi dicono sono molto lucrative-, e hanno quindi continuato”. Riferendosi alle suore come agenti di cambiamento, la Presidente del Parlamento si è impegnata a contattare le suore attraverso la loro associazione per ascoltarle su questo e gli altri impegni di advocacy che affrontano.

Reazione rapida del governo ugandese al messaggio anti-tratta delle suore

Come risultato dell'azione delle suore contro l'esportazione incontrollata di lavoratori dall'Uganda, il Ministro delle pari opportunità, del lavoro e dello sviluppo sociale ha organizzato una revisione delle loro politiche. A questo fine, ha invitato due suore a prendere parte ai lavori che si sono svolti l'11-12 dicembre 2018. Nel frattempo, le suore hanno portato la questione della tratta di esseri umani alle loro comunità di fede e ai loro genitori, alle istituzioni educative e al paese intero usando i Mass Media, le conferenze e il passaparola.

Vale la pena menzionare la presenza all'incontro formativo di Kampala di quattro suore della Congregazione Notre Dame de Namur provenienti rispettivamente dalle loro province della Repubblica Democratica del Congo, del Kenya, dello Zimbabwe-Sudafrica e della Nigeria. La prospettiva delle religiose è d'impegnarsi a fondo per proteggere la dignità umana contro il traffico di esseri umani che colpisce soprattutto le donne.

Vedi il testo originale: Labor Export or Human Trafficking: Tackling the Labor Laws in Uganda

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