Oltre 49,6 milioni di persone (pari allo 0,61% della popolazione mondiale) sono sottoposte a forme di schiavitù moderna. Le forme più comuni sono il lavoro forzato — imposto dallo Stato o da privati —, lo sfruttamento sessuale commerciale forzato e i matrimoni forzati. Le donne rappresentano il 54% delle vittime, gli uomini il 46%. Il 75% delle vittime è costituito da adulti, il 25% da bambini. Il 15% si trova nei paesi ad alto reddito, il 72% in quelli a reddito medio, e il 13% in paesi a basso reddito. Tra il 2016 e il 2021, la schiavitù moderna è aumentata di quasi il 25%, mentre i matrimoni forzati sono cresciuti di oltre il 40%. Il lavoro forzato è particolarmente diffuso nei settori dei servizi non domestici, dell’industria manifatturiera e dell’edilizia, dove è forte la domanda di manodopera non qualificata.
Più di 49,6 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di schiavitù. Per dare un’idea concreta della gravità del fenomeno: se queste persone costituissero un paese, sarebbe il 30° più popoloso al mondo, con più abitanti di oltre 200 nazioni. Secondo le proiezioni, questo numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Molti considerano la schiavitù un male del passato, ma la realtà è che si tratta di un problema molto attuale.
Il termine "schiavitù moderna" comprende diverse forme di sfruttamento e lavoro forzato in cui gli individui sono privati della loro libertà e costretti a lavorare o a sposarsi contro la loro volontà. Anche se oggi le vittime non sono più apertamente ridotte in catene come nei secoli passati, milioni di persone continuano a vivere forme più sottili di schiavitù, spesso invisibili agli occhi del mondo. La schiavitù moderna non potrà mai essere sradicata se continuerà a restare nell’ombra: deve diventare oggetto di dibattito globale.
Stime globali
Nel mondo, le 49,6 milioni di vittime della schiavitù moderna rappresenta l 6,3 di ogni 1.000 abitanti. I dati mostrano che il 75% delle vittime sono adulti, mentre il 25% sono bambini. Inoltre, le donne sono più colpite degli uomini: 6,9‰ contro 5,8‰.
Spesso si pensa che la schiavitù sia un problema dei paesi a basso reddito, a causa della mancanza di risorse e dell’instabilità politica. Tuttavia, le statistiche mostrano che il 15% delle vittime si trova in paesi ricchi, il 72% in paesi a reddito medio e il 13% nei paesi a basso reddito.
Quindi, sebbene i paesi poveri abbiano il tasso di schiavitù più alto (9,6‰), in termini assoluti ospitano meno schiavi. Questo accade perché i paesi ricchi necessitano di manodopera a basso costo, che i cittadini locali non vogliono svolgere. Persone vulnerabili provenienti da regioni più povere o segnate dai conflitti vengono trafficate per colmare questa domanda, portando a un numero maggiore di schiavi nei paesi più ricchi.
Le tendenze attuali indicano che la schiavitù moderna è in crescita. Tra il 2016 e il 2021, il numero totale delle vittime è aumentato di quasi il 25%. I matrimoni forzati hanno registrato l’aumento più significativo: oltre il 40% in cinque anni, il che rende urgente affrontare questa piaga su scala globale. Infatti, i matrimoni forzati rappresentano la fetta più ampia della schiavitù moderna, pari al 44% delle vittime. Per confronto, il lavoro forzato è aumentato solo del 10% nello stesso periodo.
Il fatto che il lavoro forzato imposto da privati (35%) sia di gran lunga più diffuso di quello imposto dallo Stato (8%) indica che la maggior parte dei casi è alimentata da interessi economici illeciti. Inoltre, un ulteriore 12% dei casi riguarda lo sfruttamento sessuale commerciale forzato, ossia la costrizione alla prostituzione per arricchire il trafficante.
Il fenomeno più diffuso resta comunque il matrimonio forzato (44% dei casi). Anche se in alcune culture può essere considerato una tradizione, organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite lo definiscono una violazione dei diritti umani, mentre l’Organizzazione Internazionale del Lavoro lo considera una delle forme più pervasive di schiavitù moderna.
Esaminiamo ora più da vicino ciascuna di queste forme di sfruttamento umano.
Il lavoro forzato si verifica quando si ricorre alla forza o all’intimidazione per costringere una persona a lavorare contro la propria volontà. Questa categoria include il lavoro forzato imposto dallo Stato, quello imposto da soggetti privati, e lo sfruttamento sessuale commerciale forzato.
A livello globale, circa 17,3 milioni di persone sono sfruttate da attori non statali come lavoratori forzati, e quasi due terzi di queste vittime sono uomini. Questo probabilmente perché, a parte il lavoro domestico e lo sfruttamento sessuale, i settori economici dove il lavoro forzato è più diffuso richiedono sforzi fisici intensi. È anche per questo che il fenomeno riguarda soprattutto gli adulti (solo l’8% delle vittime sono bambini).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, solo il 13% delle vittime di lavoro forzato imposto da privati si trova in paesi a basso reddito. I paesi ad alto reddito e a reddito medio-alto ospitano rispettivamente il 24% e il 26% dei lavoratori forzati. Questo significa che i paesi a reddito medio-basso registrano il numero più elevato di persone sfruttate da attori non statali.
Curiosamente, i paesi a basso reddito hanno anche il tasso di prevalenza più alto: 3,4 persone su 1.000 sono vittime di lavoro forzato imposto da privati. I paesi ad alto reddito seguono da vicino, con un tasso di 3,3‰.
Poiché la schiavitù è illegale quasi ovunque, il lavoro forzato imposto da privati assume spesso la forma della tratta di esseri umani a fini lavorativi. È il caso, ad esempio, dei cantieri per la Coppa del Mondo in Qatar (construction of Qatar’s World Cup stadiums). Le aziende edili private incaricate di costruire gli stadi e altre infrastrutture cruciali per il più grande evento sportivo al mondo hanno usato agenti di reclutamento per assumere lavoratori dall’Asia e dall’Africa. Questi agenti hanno preteso somme esorbitanti per il “processo di assunzione”, confiscato i passaporti all’arrivo, trattenuto i salari e costretto i lavoratori a condizioni disumane di vita e lavoro. Migliaia sono morti, e molti altri sono tornati a casa con molto meno di quanto promesso. Sebbene siano state le imprese private a sfruttare direttamente i lavoratori, il governo del Qatar è complice per la sua riluttanza a far rispettare i diritti fondamentali del lavoro e i diritti umani dei migranti.
Questa forma di schiavitù moderna riguarda circa 3,9 milioni di persone nel mondo. Come nel caso del lavoro forzato privato, anche qui la maggioranza delle vittime sono uomini (78% contro 22%), e i bambini rappresentano una minoranza (8%).
La differenza principale riguarda la distribuzione geografica. Mentre quasi un quarto delle vittime del lavoro forzato privato si trova in paesi ricchi, solo il 3% delle vittime del lavoro forzato statale vive in nazioni ad alto reddito. Il 51% si trova in paesi a reddito medio-alto, l’8% in paesi a reddito medio-basso, e il restante 38% in paesi poveri.
Sebbene la maggior parte del lavoro forzato imposto dallo Stato si verifichi nei paesi a reddito medio-alto, il tasso di prevalenza più alto si riscontra nei paesi a basso reddito (2,1‰). In altre parole, anche se il numero assoluto di vittime è più elevato nei paesi a reddito medio-alto, è più probabile che una persona venga costretta a lavorare per ordine del governo in un paese povero.
Un esempio è la provincia dello Xinjiang, in Cina, dove gli Uiguri — una minoranza etnica e religiosa — sono perseguitati, ufficialmente per non essersi “assimilati”. Più di un millione di Uiguri si trovano in campi di detenzione dove, tra le altre ingiustizie, sono costretti a lavorare in fabbriche che producono abbigliamento, elettronica, farmaci e altri beni per il mercato interno ed estero cinese.
Esistono altri esempi contemporanei, anche negli Stati Uniti. Nel 2019 e nel 2020, due azioni legali collettive sono state intentate contro gli Stati dell’Arizona e della California. Pur con caratteristiche differenti, entrambe accusano gli Stati di praticare la schiavitù inviando prigionieri in carceri private dove sono costretti a lavorare gratuitamente a beneficio degli azionisti e dei dirigenti delle prigioni.
Sfruttamento sessuale commerciale forzato
Circa 6,3 milioni di persone sono vittime di sfruttamento sessuale a fini commerciali. A differenza di altre forme di lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale riguarda in modo sproporzionato le donne (78% contro 22%) e un quarto delle vittime è costituito da bambini (sotto i 18 anni). Oltre il 70% di tutte le vittime si trova in paesi a reddito medio; il 19% in paesi ad alto reddito e il 9% in paesi a basso reddito.
Una possibile spiegazione è che i paesi a reddito medio si trovano una "situazione favorevole" “grazie” alle lacune nei sistemi giudiziari e un'economia abbastanza sviluppata da attrarre reti criminali. I paesi a basso reddito, sebbene caratterizzati da sistemi di controllo più deboli, sono mercati poco appetibili per le reti di schiavitù sessuale a causa della povertà diffusa. I paesi ricchi, invece, costituiscono mercati molto redditizi, ma il loro sistema giudiziario più efficiente rappresenta un deterrente.
Tuttavia, il tasso di prevalenza più alto per lo sfruttamento sessuale forzato si registra proprio nei paesi ad alto reddito: 1 persona su 1.000 viene sfruttata sessualmente con fini commerciali.
I flussi del lavoro forzato
Nel 2021, il lavoro forzato imposto da privati rappresentava la quota maggiore (63%) del totale globale, seguito dal lavoro forzato imposto dallo Stato (23%) e dallo sfruttamento sessuale commerciale (14%).
Confrontando i dati tra il 2016 e il 2021, si nota un aumento dei casi di lavoro forzato privato e di sfruttamento sessuale. Questo conferma la tendenza alla crescita della schiavitù moderna. Allo stesso tempo, però, i casi di lavoro forzato imposto dallo Stato sono diminuiti sensibilmente. Probabilmente, la crescente attenzione dell’opinione pubblica e delle organizzazioni internazionali ha spinto i governi a ridurre l’utilizzo di pratiche di sfruttamento, per evitare l’isolamento e la condanna da parte della comunità internazionale.
Un esempio positivo è l’Uzbekistan. In passato, il governo impiegava lavoratori forzati, anche bambini, per la raccolta annuale del cotone. Tuttavia, nel 2021, la pressione internazionale e le minacce di sanzioni economiche hanno spinto il paese a ridurre drasticamente il ricorso alla schiavitù moderna. Oggi, il lavoro forzato in Uzbekistan è quasi scomparso.
Dove è più diffuso il lavoro forzato?
Oltre la metà (55%) delle vittime di lavoro forzato si trova nella regione Asia-Pacifico. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che questa regione ospita la maggior parte della popolazione mondiale: 4 dei 5 paesi più popolosi si trovano in Asia, con India e Cina che superano ciascuna il miliardo di abitanti.
In termini di distribuzione globale, seguono Europa e Asia Centrale (15%), l’Africa (14%), le Americhe (13%) e infine i paesi arabi (3%). Paradossalmente, la regione con meno vittime in termini assoluti — quella araba — è anche quella con il tasso di prevalenza più alto: 5,3 vittime ogni 1.000 abitanti.
Una tendenza simile si osserva se si guarda alla distribuzione geografica secondo la fascia di reddito. Più alta è la percentuale della distribuzione, più basso è il tasso di prevalenza. Come detto, i paesi a reddito medio hanno economie relativamente forti ma sistemi di giustizia deboli: un terreno fertile per la schiavitù moderna. I paesi a reddito medio-alto e medio-basso rappresentano ciascuno un terzo dei casi, ma con tassi di prevalenza inferiori (3‰). I paesi poveri, invece, hanno una distribuzione pari alla metà di quella dei paesi a reddito medio, ma un tasso di prevalenza doppio. Questo è probabilmente dovuto al fatto che le persone in condizioni di povertà estrema sono più vulnerabili allo sfruttamento.
Vedere What Is Modern Slavery: A Comprehensive Research per ulteriori approfondimenti e molti grafici esplicativi.
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