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Crescita della popolazione, chi raddoppia chi diminuisce

New York (IPS) 16.10.2016 Joseph Chamie Tradotto da: Jpic-jp.org

Mentre la popolazione mondiale di 7,4 miliardi cresce dell'1,1 per cento ogni anno - circa la metà del aumento più alto raggiunta alla fine degli anni 60 - le grandi differenze di crescita e diminuzione demografica tra i paesi si fanno sempre più evidenti e causano preoccupazione nei governi interessati e nella comunità internazionale.

Ad un estremo ci sono i paesi che raddoppiano: sono 29 e le loro popolazioni saranno almeno il doppio entro la metà del 21° secolo. All'altro estremo, in stridente contrasto, i paesi in declino: 38, le cui popolazioni diminuiranno verso la metà del 21° secolo.

Quelli che raddoppiano sono tutti paesi dell'Africa sub-sahariana, tranne l'Iraq e la Palestina. I paesi che cresceranno di più sono: la Nigeria (oggi 187 milioni), la Repubblica Democratica del Congo (oggi 80 milioni) e la Tanzania (oggi 55 milioni).

Attualmente i paesi che raddoppieranno rappresentano insieme il 10% della popolazione mondiale. Entro il 2050, invece, a causa dei rapidi tassi di crescita demografica, la percentuale dovrebbe aumentare al 18% della popolazione mondiale che si stima sarà di quasi 10 miliardi. Tra i paesi che aumenteranno con più rapida crescita vi è il Niger, la cui popolazione di 21 milioni è destinata a raddoppiare prima del  2034; alla metà del secolo crescerà del 250%, per cui la sua popolazione sarà più che triplicata raggiungendo i 72 milioni. Altri paesi con aumenti sostanziali - del 150% o più - sono Zambia, Angola, Uganda e Mali. Si prevede che la Nigeria, il paese dell'Africa con oggi la più grande popolazione, aumenti del 112%, raggiungendo poco meno di 400 milioni entro il 2050 e spodestando gli Stati Uniti dal terzo posto come paese più popolato del mondo dopo l'India e la Cina. Un altro paese con un aumento considerevole sarà la Repubblica Democratica del Congo, la cui popolazione di 80 milioni si prevede che aumentarà del 145%, cioè di altri 116 milioni, arrivando verso la metà del secolo a quasi 200 milioni.

Anche se alla fine del 20° secolo nessun paese aveva una popolazione inferiore a quella del 1950, questo andamento demografico non è destinato a continuare nel corso dei prossimi decenni. I paesi in declino, un gruppo di 38 paesi sviluppati e in via di sviluppo, avranno una diminuzione della loro popolazione entro la metà del 21° secolo. Questi paesi, tutti insieme, rappresentano oggi circa il 30% della popolazione mondiale, ma  verso il 2050 dovrebbero rappresentare non di più del 20%. I primi dieci paesi con il calo di popolazione prevista in non meno del 15% sono tutti in Europa orientale. Tra questi, il paese con il più rapido declino è la Bulgaria (27%), seguita dalla Romania (22%), l'Ucraina (21%) e la Moldova (20%).

La Cina, il paese oggi maggiormente popolato, è anche quello che sperimentarà il maggior declino, con un calo di oltre il 2% entro il 2050, e con la popolazione a picco in meno di un decennio. Altre grandi popolazioni che si prevede subiranno cali demografici verso la metà del secolo sono il Giappone (15%), la Russia (10%), la Germania (8%) e l'Italia (5%). Alcuni di questi paesi stanno già sperimentando da diversi anni una diminuzione della loro popolazione: Bulgaria, Ungheria, Giappone, Lettonia, Lituania, Romania, Russia, Serbia e Ucraina sono tra questi.

Le proiezioni demografiche dei paesi in declino prende in considerazione il fenomeno in corso dell'immigrazione. Per alcuni di questi paesi, come l'Italia, il Giappone, la Germania, l'Ungheria, la Spagna e la Russia, l'immigrazione riduce la prevista diminuzione delle loro popolazioni future. Per esempio, mentre la popolazione italiana con l'immigrazione si prevede che diminuirà del 5% entro la metà del secolo, senza l'immigrazione, la proiezione prevederebbe una diminuzione della popolazione in Italia di un 13%.

Tra i paesi in aumento e quelli in diminuzione ci sono anche grandi differenze sia per la mortalità sia per le migrazioni. I paesi che raddoppieranno la loro popolazione hanno tassi di mortalità significativamente più elevati rispetto a quelli in declino e sono, in genere, paesi che inviano migranti, mentre molti di quelli in declino sono paesi che ricevono gli emigranti.

Le notevoli differenze nei tassi di crescita futura della popolazione, tuttavia, sono dovute principalmente al livello di fertilità. Il tasso medio di fertilità tra i 29 paesi che raddopieranno è di 5,3 figli per donna, che vanno da un minimo di 4,4 in Kenya a un massimo di 7,6 in Niger. Al contrario, i livelli di fertilità tra i 38 paesi in declino sono tutti scesi al di sotto del livello di sostituzione che è di circa due figli, con il tasso di fertilità mediana di 1,5 figli per donna. I paesi che sono al di sotto del livello di sostituzione di circa 0,5 nati includono Cina, Germania, Ungheria, Italia, Giappone, Polonia, Russia e Spagna.

I tassi di alta e bassa crescita della popolazione pongono sfide formidabile, anche se diverse per i paesi che raddoppiano e quelli in declino. Quelli che raddoppiano devono affrontare gravi sfide nel loro sviluppo, perchè devono soddisfare i bisogni di base di popolazioni che sono molto giovani e in rapida crescita. L'età media di questi paesi si situa sempre sotto i 20 anni; i paesi più giovani sono il Niger con una media di 15 anni, l'Uganda, il Ciad, l'Angola, il Mali e la Somalia con 16 anni. Molti di questi paesi, come l'Angola, la Repubblica Democratica del Congo, il Mali, il Niger e l'Uganda affrontano già ora la scarsità di cibo. Assicurare cibo sufficiente alle loro popolazioni in rapida crescita sarà considerevolmente più difficile negli anni a venire.

Altri settori chiave che pongono gravi sfide sono l'alloggio, l'istruzione, l'assistenza sanitaria, l'occupazione, la sicurezza personale e la governance, sopratutto perchè quasi la metà dei paesi in crescita demografica sono a rischio o fragili nella loro consistenza come stati. Date le disagiate condizioni di vita nella maggior parte dei paesi che stanno raddoppiando la loro popolazione, un numero crescente di giovani adulti si decidono per l'emigrazione legale o illegale verso i paesi sviluppati e ricchi, molti dei quali sono anche paesi in declino demografico.

Nei loro tentativi di affrontare gli alti tassi di crescita, i governi che vedono raddoppiarsi la popolazione hanno istituito programmi di salute riproduttiva per aiutare le famiglie ad avere il numero di figli che desiderano, che è generalmente meno rispetto ai livelli attuali. Con un'istruzione diffusa, soprattutto per le ragazze, e migliori opportunità di lavoro, questi governi sperano ridurre il livello di fertilità e accelerare la transizioni verso una demografia a bassi tassi di mortalità e di natalità.

Mentre i paesi in declino demografico possono soddisfare, e bene, i bisogni di base delle loro popolazioni, devono ora affrontare le conseguenze sempre più pervasive del declino della popolazione e il loro invecchiamento. La contrazione dell'offerta di forze lavorative accoppiato all'aumento nella percentuale degli anziani stanno provocando pressioni e tensioni sulle economie e sui bilanci dei paesi in declino demografico. Molti dei essi hanno già superato un capovolgimento storico, cioé la boa demografica per cui il numero di anziani di 65 anni e più supera il numero dei ragazzi sotto i 15 anni. L'età media per la metà dei paesi in declino è al di sopra dei 40 anni; il Giappone è il più anziano, mentre Germania e Italia superano la media dei 46 anni. Con la percentuale di anziani in aumento e con molti di loro che vivono più a lungo, spesso parecchi anni dopo il pensionamento, i governi dei paesi in declino demografico sono in modo speciale preoccupati per l'aumento dei costi della sicurezza sociale, le pensioni, l'assistenza sanitaria. Tra le opzioni per affrontare tali questioni economiche figurano l'innalzamento dell'età pensionabile, l'aumento delle tasse, una diversa distribuzione delle entrate pubbliche e la riduzione dei benefici sociali.

Pochi dei paesi in declino demografico sono preparati ad accettare un'immigrazione su larga scala - in particolare quella che arriva dai paesi con aumento demografico -, per affrontare la carenza di forza lavoro e le necessità degli anziani. Si può vedere come, sempre più, alcuni paesi in declino demografico erigono barriere, recinzioni e muri per scoraggiare l'immigrazione non autorizzata, mentre altri rimangono decisamente contrari a che una considerevole popolazione straniera metta piede all'interno dei loro confini.

Molti paesi in declino demografico - fra essi Cina, Germania, Italia, Giappone, Russia, Spagna -, stanno cercando di correggere la proiezione del loro futuro demografico facendo crescere i bassi livelli di fertilità, nella speranza di mitigare il calo demografico e forse anche di raggiungere un equilibrio rispetto ai paesi vicini. Lo sforzo di aumentare il livello di fertilità incoraggiando le donne ad avere più figli, tuttavia, si è rivelato difficile e in genere senza successo.

Si dice spesso che gli opposti si attraggono. Forse nei risvolti romantici, nell'amicizia e nei film la gente è attratta da quanti sono visti come diversi. Questo non sembra essere il caso per i paesi in aumento e in declino demografico, almeno per il momento. Tuttavia, come è stato più volte dimostrato nel corso della storia demografica mondiale, le popolazioni in rapida crescita non si lasciano facilmente richiudere all'interno dei loro confini; arriva il momento in che, attraversando mari e montagne, fiumi e deserti, dilagano attraverso i continenti anche più lontani.

Fonte. http://www.ipsnews.net/2016/09/population-growth-extremes-doublers-and-decliners/

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