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L'Africa raggira l'apocalisse Covid ma ne subisce l'impatto

Mundo Negro 13.04.2021 José Naranjo Tradotto da: Jpic-jp.org

Un anno di covid-19. Egitto, Marocco e Sud Africa sono stati i primi paesi africani in cui il coronavirus ha iniziato a diffondersi 12 mesi fa. Sebbene le peggiori previsioni non si siano avverate, l'impatto sanitario, sociale, politico ed economico minaccia un complicato futuro immediato per il continente.

Un anno fa, l'Africa tremava di paura. Le previsioni apocalittiche provenienti dai più prestigiosi centri di ricerca e organizzazioni sanitarie ufficiali avvertivano di una sorta di olocausto pandemico in arrivo. "Il Covid-19 lascerà milioni di morti per le strade delle città africane". Questo era il cattivo presagio, la lama della falce che stava per cadere su un continente mal dotato di fronte a questa disgrazia. Tuttavia, ci si sbagliava. Il covid-19 è arrivato, sì, e in alcuni paesi come il Sudafrica, l'Egitto o il Marocco ha colpito con intensità, ma in generale non è stata l'ecatombe annunciata.

In primo luogo, le cifre. Con circa quattro milioni di casi in un anno e poco più di 100.000 decessi, l'Africa rappresenta il 3,3% delle infezioni globali e il 3,8% dei decessi, cifre ben al di sotto del peso proporzionale del continente sulla popolazione del globo. Gli esperti concordano sul fatto che questi numeri non sono reali e che la sotto valutazione, più pronunciata che in altri continenti, nasconde una maggiore circolazione del virus. In effetti, gli studi iniziali sulla siero prevalenza in paesi come Kenya, Mozambico, Nigeria o Senegal indicano tassi di infezione molto più elevati.

Ciò significa che il virus è riuscito ad aggirare la rapida reazione della chiusura delle frontiere e dei controlli sanitari dei paesi africani ed è circolato più di quanto possa sembrare. Tuttavia, ciò non ha generato un'esplosione di infezioni respiratorie o un aumento della mortalità di origine sconosciuta che puntasse nella direzione del nuovo coronavirus. Con eccezioni, come il Sud Africa o il Maghreb, covid-19 non ha rappresentato una minaccia maggiore di molte delle malattie ed epidemie che l'Africa deve affrontare ogni anno, come la malaria, l'HIV, il morbillo o la diarrea infantile.

Nessun consenso

Gli scienziati sono ancora in disaccordo su di un'unica teoria che spieghi le ragioni di questa anomalia: immunità incrociate dall'aumentata esposizione della popolazione ad altri coronavirus cugini del SARS-CoV-2, sistemi immunitari più attivi dovuti alle infezioni parassitarie, maggiore giovinezza della popolazione africana, il clima che permette a una vita con maggior tempo fuori dalle case o ragioni genetiche. Tutte queste spiegazioni sono state messe sul tavolo, nessuna è conclusiva e tutte potrebbero essere parte per la soluzione dell'enigma.

La precedente esperienza in tutti i tipi di epidemie ha permesso al continente di mostrare una maggiore capacità di reazione rispetto ad altre regioni. La macchina della sanità pubblica era stata oliata. In parole del Dr. Chibuzo Okonta, presidente di Medici Senza Frontiere in Africa occidentale, “I nostri sistemi sanitari, spesso descritti come fragili, potrebbero paradossalmente essere più resilienti nel gestire uno shock come questo. La maggior parte dei nostri professionisti sanitari ha praticato l'arte della guarigione in contesti di malattie endemiche con risorse limitate. Questo ha fatto sviluppare loro riflessi sconosciuti in altri posti”.

A causa della minore connettività del continente e della rapida chiusura dei confini, il virus è entrato in Africa più tardi rispetto ad altri continenti, fornendo un tempo favorevole ai diversi governi, in coordinamento con l'OMS e i Centers for Disease Control (CDC) africani, per essere preparati. Salvo eccezioni degne di nota, come la Tanzania negazionista - il suo presidente, John Magufuli, è morto il 17 marzo per problemi cardiaci, secondo il vicepresidente del paese - praticamente tutti i paesi hanno adottato misure drastiche, che vanno da parziali confinamenti al coprifuoco, dai limiti alla mobilità alla sospensione di tutte le attività scolastiche, dei mercati e persino delle cerimonie religiose.

Economia e salute

Questo è stato il primo grande dibattito. Come gestire l'impatto sull'attività economica quotidiana? Il reddito di molte famiglie africane dipende dal settore informale e dal commercio quotidiano. Limitare le uscite implicava stroncare sul nascere i principali mezzi di sussistenza della popolazione. Consapevoli di ciò, i paesi hanno modulato la loro risposta in base al proprio profilo. Quelli con regimi più autoritari non avevano problemi a mostrare la loro forza coercitiva, mentre i sistemi più democratici vacillavano e offrivano maggiore flessibilità. In generale, i confini sono stati allentati prima che nel resto del mondo a causa di questa particolarità africana.

Tuttavia, a metà estate scorsa il virus si era già insinuato in ogni angolo del continente e, poiché l'Africa stava aumentando la sua capacità diagnostica, i numeri iniziarono a crescere. Alla fine di luglio, la pandemia aveva raggiunto il suo primo picco nel continente e l'ombra dei presagi neri diventava più fitta e più scura che mai. Nuovo errore. L'intensità della pandemia è nuovamente diminuita in autunno quando l'Europa è entrata pienamente nella sua seconda ondata.

I sistemi sanitari pubblici africani, i più deboli al mondo, sono stati sottoposti a un enorme stress a causa dell'impatto indiretto del COVID-19. Coloro che hanno sofferto di più e continuano a soffrire sono i più vulnerabili, in particolare gli sfollati a causa dei conflitti, i rifugiati e i bambini. La perdita del reddito familiare e problemi di mobilità, nonché la chiusura delle scuole, rappresentano un grave rischio di aumento della malnutrizione infantile nel 2021, come già avvertito lo scorso luglio dall’OMS, dal Programma alimentare mondiale, da UNICEF e Agenzia dell’ONU per gli alimenti, mentre la sospensione delle campagne di vaccinazione fa temere focolai di altre malattie. Gli sforzi dei governi per rispondere alla pandemia hanno deviato risorse e personale, il che ha indebolito altri servizi sanitari essenziali.

Allo stesso tempo, lo shock economico è stato tremendo. L'Africa, infatti, sta vivendo la sua prima recessione in 25 anni, secondo un rapporto della Commissione economica per l'Africa delle Nazioni Unite (UNECA) che stima le perdite di produzione a 99 miliardi di dollari. Il rallentamento dell'attività mondiale ha determinato un calo della domanda di materie prime, in particolare il petrolio, e un conseguente calo dei prezzi sui mercati internazionali. L'Africa è fortemente dipendente da queste esportazioni e da lì è iniziata l’onda d'urto.

Nonostante il buon tasso di crescita degli ultimi due decenni, la maggior parte dei governi ha una capacità limitata di risposta di bilancio, in molti casi a causa del fatto che devono stanziare fino alla metà del proprio reddito per pagare il debito estero su cui viene costruito il loro progresso. Un perfetto circolo vizioso che impedisce un maggiore sostegno da parte dello Stato alle popolazioni più vulnerabili che cominciavano a sentire il contraccolpo dell’epidemia.

Variante e vaccini sudafricani

Ma il virus riservava ancora alcune sorprese. La comparsa di nuove varianti, una delle quali battezzata con il nome di "sudafricano" per via della sua scoperta in questo paese, colse l'Africa nel mezzo della seconda ondata che, ancora una volta, si è verificata in ritardo rispetto al resto del mondo e ha raggiunto il suo apice nel gennaio di quest'anno. A quel momento, il mondo era già alle prese con la più grande campagna di vaccinazioni della storia, e i primi segnali che il continente più povero stava per subire le conseguenze del suo basso peso nel concerto delle nazioni erano già una realtà.

A fine dicembre 2020 si sono verificate le prime somministrazioni negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei e a gennaio erano già in pieno svolgimento. L'Africa è rimasta indietro perché la forte concorrenza delle nazioni ricche per avere scorte sufficienti per vaccinare le loro popolazioni ha ridotto i margini del mercato e perché molti stati africani non avevano le risorse finanziarie per fare scorta di dosi sufficienti. "Non è realistico dire che raggiungeremo il 60% della popolazione immunizzata in un anno", la percentuale considerata il minimo per ottenere l'immunità di gruppo, ha detto Phiona-Atuhewbe, capo dell'introduzione di nuovi vaccini presso l'OMS Africa, in metà febbraio. "Ci vorrebbero 12 miliardi di dollari (circa 9.800 milioni di euro), che non abbiamo", ha aggiunto.

Con l'obiettivo che nessun paese fosse escluso dalla vaccinazione, è emersa l'iniziativa Covax, sostenuta dall'OMS, dalla GAVI Vaccine Alliance e dall'Unicef, tra gli altri. L'idea è di distribuire circa 2 miliardi di dosi quest'anno tra i paesi a basso e medio reddito. Nonostante alcune nazioni africane si siano rivolte al mercato libero in cerca di approvvigionamento, tutte hanno aderito a questa iniziativa, partita ufficialmente il 24 febbraio con l'arrivo delle prime 600mila dosi in Ghana. Poi è stata la volta della Costa d'Avorio e della Nigeria e a metà marzo fino a 23 paesi, cercando di garantire che almeno il personale sanitario e la popolazione a rischio siano immunizzati.

Fallimento

"È un problema morale", ha detto John Nkengasong, direttore del CDC africano, "sarà terribile comprovare la sfiducia esistente tra il Nord e il Sud del mondo nei confronti di un bene comune come i vaccini". Le Nazioni Unite stimano che solo il 20% degli africani sarà vaccinato entro la fine di quest'anno. Lo stesso direttore generale dell'OMS, l'etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha alzato il tono per denunciare l'accumulo di vaccini da parte dei paesi ricchi.

"Il mondo è sull'orlo di un catastrofico fallimento morale per quanto riguarda l'equa distribuzione dei vaccini", ha detto a febbraio, "il prezzo di questo fallimento sarà pagato con vite e mezzi di sussistenza nei paesi più poveri del mondo". Anche l'approvvigionamento di Covax è stato minacciato da accordi bilaterali tra paesi del Nord e aziende farmaceutiche.

“La maggior parte dei produttori ha dato la priorità all'approvazione normativa nei paesi ricchi, dove i profitti sono più alti, piuttosto che presentare dossier completi all'OMS. Questo potrebbe ritardare le consegne di Covax e creare esattamente lo scenario che si stava cercando di evitare, un mercato caotico, una risposta scoordinata e continui sconvolgimenti sociali ed economici", ha detto Ghebreyesus in un discorso al consiglio esecutivo dell'OMS.

L'incubo del coronavirus non è ancora passato e le sue conseguenze economiche, politiche e sociali, come l'aumento della povertà, l'instabilità e persino la violenza di genere, dureranno per diversi anni, concordano gli esperti. La disparità di accesso ai vaccini, già evidente nel primo trimestre del 2021, e il consolidamento di progetti come il passaporto vaccinale che l'Unione Europea ha in mente, potrebbero rallentare ulteriormente la ripresa dell'Africa. Il continente è oggi, a un anno dall'inizio della pandemia, lontano dalle previsioni apocalittiche di quegli studi iniziali, ma non si può dire che l'Africa ne sia uscita indenne. Il Covid-19 sta ancora mordendo ferocemente e la via d'uscita dal pozzo è lunga e piena di incertezze.

Vedi il testo originale in spagnolo, África burla el apocalipsis pero sufre el impacto

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I commenti dai nostri lettori (1)

Margaret Henderson 05.05.2021 Very informative. There’s not much in the British press about coronavirus in Africa.