Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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L'uso dei bambini nello sfruttamento delle risorse minerarie in Congo

Justice & Paix (Belgique) 25.06.2021 Patrick Balemba Tradotto da: Jpic-jp.org

Secondo il rapporto pubblicato dall’Unicef e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) (10 giugno 2021), i bambini del mondo costretti a lavorare sono 160 milioni. Si tratta di 8,4 milioni di bambini in più rispetto al 2016. E questo numero non potrà che crescere. L'Africa subsahariana dove 1 bambino su 5 è costretto a lavorare è la regione più colpita. Il 60% della popolazione della Repubblica Democratica del Congo (RD Congo) ha meno di 18 anni. Tuttavia, solo la metà dei bambini tra i 6 e gli 11 anni frequenta la scuola elementare. Il libero accesso all'istruzione è un prerequisito per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) nella zona orientale della RD Congo.  

Tra urgenze e prospettive

Proteggere i bambini dallo sfruttamento nelle miniere è un'emergenza umanitaria per liberarli dalla spirale di conflitto da cui il loro futuro sembra precocemente segnato.

I numerosi conflitti che imperversano nell'est della RD Congo purtroppo non risparmiano né bambini né adolescenti. Ne sono particolarmente vittime molti di età inferiore ai 18 anni [1]. Il più delle volte, o vengono falciati direttamente dalle mine antiuomo, o muoiono in seguito alle ferite causate da proiettili e detriti di esplosivi, oppure vengono reclutati (volontariamente o con la forza) e utilizzati da forze e gruppi armati [2] come schiavi e lavoratori nelle miniere artigianali, fin dalla loro tenera età. Le loro ridotte dimensioni sono un vantaggio per intrufolarsi nelle gallerie sotterranee più strette e inaccessibili agli adulti che sanno anche valutare meglio i rischi mortali di asfissia o di frane. Questi bambini diventano adulti senza aver conosciuto né l'infanzia né l'adolescenza. Inoltre, questi piccoli non conoscono altro gioco che quello di rischiare la vita loro o quelle degli altri uccidendo le persone che sono designate loro come nemici. Una volta adulti, sarà difficile per loro uscire da questa spirale di violenza che si rinnova quotidianamente.

I meccanismi legali in gioco

La Convenzione dell’ONU sui diritti dell'infanzia è il trattato internazionale più ratificato dagli Stati membri, inclusa la RD Congo (1990). Stabilisce chiari obblighi giuridici per la promozione, protezione e difesa dei diritti del bambino nel territorio degli Stati membri. Tra questi obblighi, l'articolo 32: "Gli Stati membri riconoscono il diritto del bambino a essere tutelato contro lo sfruttamento economico e a non essere obbligato a svolgere qualsiasi lavoro che comporti rischi o che possa compromettere la sua educazione o ledere le sue condizioni fisiche, psichiche, spirituali, morali o di sviluppo sociale”.

La RD Congo ha anche ratificato nel novembre 2001 il Protocollo facoltativo alla Convenzione sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, in base al quale si è impegnata a proteggere i diritti del bambino nel quadro delle sue politiche sia interne che con organizzazioni esterne e ad agire in conformità con le legge. Questo Protocollo stabilisce che i gruppi ribelli non devono "in nessun caso" reclutare bambini di età inferiore ai 18 anni. La RD Congo è anche firmataria dal 1999 delle Convenzioni n. 138 e n. 182 dell'OIL. Queste Convenzioni vietano, tra l'altro, “il traffico di bambini, l’asservimento, il lavoro forzato e il reclutamento forzato di bambini nelle ostilità”.

L'ex presidente della RD Congo, Laurent-Désiré Kabila (1997-2001) aveva promulgato un decreto legge il 9 giugno 2000 vietando il reclutamento nelle forze armate di minori di età inferiore ai 18 anni. Paradossalmente aveva preso il potere tre anni prima con un esercito composto in gran parte da wadogo (bambini soldato). Con questo decreto-legge voleva risolvere definitivamente il fenomeno dei wadogo e per questo si era creata una Commissione nazionale per la smobilitazione e il reinserimento delle persone vulnerabili, in particolare dei bambini soldato che trovano impiego anche in operazioni minerarie dove gli incidenti stavano diventando sempre più frequenti per gli scarsi standard di sicurezza.

La Costituzione della RD Congo del 18 febbraio 2006 (cfr. articolo 123, punto 169), assegna un posto centrale al bambino impegnandosi a fare della sua protezione una priorità. Sottolinea l'obbligo dello Stato di proteggere il bambino “da qualsiasi danno alla sua salute, alla sua educazione e al suo sviluppo mentale”. Una legge speciale a tutela del minore è stata poi promulgata a seguito alle molteplici pressioni da parte di associazioni. Ma nonostante questi sforzi, molti bambini sono ancora sfruttati nelle miniere della RD Congo.

Quali sono le ragioni di questa situazione?

Secondo Save the Children e la Banca Mondiale, il 60% della popolazione della RD Congo ha meno di 18 anni ma solo la metà dei bambini tra i 6 e gli 11 anni frequenta la scuola elementare. Molti bambini vivono per strada, giorno e notte. Si stima che siano 20.000 nelle strade della sola capitale, Kinshasa.

In assenza di una scolarizzazione accessibile e di qualsiasi supporto delle strutture statali, la precarietà paralizza la vita familiare. I bambini, ragazze e ragazzi, sono preda della moderna schiavitù, sono attratti da adulti che approfittano della loro innocenza e della loro fragilità da un lato, e dall'altro dell'assenza di ogni effettiva protezione statale. Vanno in miniera, mandati dai genitori in precaria situazione economica o, alcuni anche per eroismo, in cerca di mezzi di sussistenza per la propria famiglia. Vengono sfruttati come aiutanti delle scavatrici, per servire da mangiare, come addetti alle pulizie delle attrezzature o come trasportatori di pesanti sacchi di sabbia, e sono quindi esposti alle malattie causate dai prodotti chimici utilizzati per l'estrazione e con cui sono in frequente contatto.

Registro di nascita

L’Unicef ​​ritiene che "la registrazione alla nascita sia il passaporto per la tutela dei diritti di ogni bambino". Un figlio non dichiarato non esiste legalmente. L'iscrizione ufficiale nei registri di stato civile stabilisce l'esistenza giuridica del minore e costituisce la condizione minima per la conservazione dei suoi diritti civili, politici, sociali, economici e culturali. Nella RD Congo, i bambini devono essere registrati entro 90 giorni dalla nascita. Superato tale termine, diventa difficile se non impossibile per alcune famiglie procedere all'iscrizione perché, trascorso tale termine, l’iscrizione diventa oggetto di una procedura lunga e costosa.

Dei 125 milioni di bambini nati ogni anno nel mondo, 51 milioni, ovvero più del 40%, non sono registrati alla nascita. Nella RD Congo, più di 3 bambini su 5 sono legalmente invisibili. Questa situazione di “senza identità” rende i bambini più vulnerabili perché privati ​​di ogni sicurezza sociale, istruzione e salute. La registrazione alla nascita permetterebbe di conoscere la loro età ed evitare loro il lavoro minorile, il reclutamento forzato, i matrimoni precoci, eliminando il rischio di essere considerati adulti.

I minori reclutati da gruppi armati in violazione del diritto internazionale devono essere considerati prima di tutto vittime e non essere arrestati o perseguiti per la loro associazione con un gruppo armato. Le misure di reinserimento e riabilitazione dovrebbero sempre avere la priorità.

Prospettive future

Il legame che esiste tra il consumo quotidiano di componenti digitali contenenti materie prime provenienti da zone di conflitto richiede una mobilitazione globale affinché si tenga conto degli aspetti socio-economici del problema. La corsa alla riduzione dell'impatto ecologico può paradossalmente causare impatti negativi. Alcuni governi sono riusciti a ridurre il lavoro minorile fornendo regolari assegni alle famiglie che possono così soddisfare i loro bisogni primari senza ricorrere al lavoro dei loro figli. Ma 1,3 miliardi di bambini – soprattutto in Africa e in Asia – non sono ancora coperti da questa misura. L'istituzione degli assegni familiari potrebbe garantire ai bambini un tenore di vita adeguato, nonché la loro istruzione e protezione, e frenare i flussi migratori che spesso hanno questa specifica ragione. La solidarietà internazionale chiede di non guardare con indifferenza al reclutamento di bambini e al loro sfruttamento nelle miniere.

Sebbene la situazione dei bambini sembri migliorare in tutto il mondo, il lavoro minorile è ancora un problema nell'attività mineraria artigianale nella RD Congo. Questi bambini non beneficiano in alcun modo dei risultati del loro lavoro o di alcuna protezione. L’impegno a fare in modo che le imprese multinazionali che commercializzano prodotti con il lavoro minorile rendano conto di quanto fanno dovrebbe essere molto più forte. In uno spirito di solidarietà internazionale, possono essere compiuti anche sforzi concertati per promuovere il reinserimento dei bambini nelle scuole normali.

Poiché le cause socio-economiche sono alla base della situazione in cui si trovano molti bambini nella RD Congo, sarebbe interessante valutare, in futuro, l'impatto della fine dei conflitti legati alle risorse naturali nell'est della RD Congo sulla situazione dei bambini congolesi, e verificare se le autorità governative abbiano nel frattempo adottato le misure necessarie per la protezione dei minori.

La ricchezza mineraria nell'est della RDC, invece di contribuire alla prosperità delle comunità locali, rappresenta per loro un flagello. Sarà una sfortuna vivere in un territorio dove sono state scoperte materie prime pregiate e necessarie alla transizione ecologica?

Vedi L’utilisation d’enfants dans l’exploitation des ressources minières à l’Est de la RD Congo : entre urgence et perspective.


[1] Prince Kihangi K., Travail des enfants dans le site minier d’exploitation artisanale de Bisie en territoire de Walikale : une crise oubliée en RD Congo, IPIS, 2013

[2] Maria Camello, Enfants-Soldats en RDC : évolution et perspectives de la lutte contre leur recrutement, Rapport du GRIP, 2019/5

 

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