Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Non sono 30 pesos, sono 30 anni

Other News 18.11.2019 Adriana Fernández Tradotto da: Jpic-jp.org

Il presidente Sebastián Piñera ha risposto alla disobbedienza civile degli studenti nella metropolitana di Santiago con la forza brutale della polizia militarizzata, facendo esplodere una rivolta sociale.

Questa rivolta sociale si manifesta sia nella violenta distruzione degli iconici simboli del modello neoliberale, in atti di vandalismo, saccheggio e fuoco, come nel pacifismo delle marce di massa, assemblee popolari, auto convocate, e organizzazioni sociali che chiedono diritti e dignità.

Piñera, fortemente indebolito dall'incontrollabile caos sociale, dalle grandi marce e dalle accuse di violazioni dei diritti umani, nella notte del 12 novembre ha chiesto la pace. Beh, a quanto pare, non avrebbe ottenuto il sostegno delle forze armate per il controllo della situazione, come avrebbe preferito, in uno stato di eccezione. Ma non ha neppure offerto alcun piano su come raggiungere questa pace.

Questo scenario ha portato i partiti della classe politica delegittimata a cercare insieme una via d'urgenza per uscire dalla crisi. Così hanno iniziato il processo per l'elaborazione di una nuova Costituzione, che sostituisca quella di Pinochet. Questo era inimmaginabile solo poche settimane fa. È un primo passo storico, sebbene non sia una garanzia della legittimità del processo a venire. Al contrario, questo viene messo in discussione dalle organizzazioni dei cittadini e dai partiti politici di sinistra, rimasti fuori dall'accordo. Inoltre, se coloro che governano non danno soluzioni reali a problemi gravi come le pensioni, c’è da prevedere che la violenza continuerà.

Quanto è chiaro è che Piñera non ha più potere reale. Che il paese è cambiato. Che è lo Stato che ora deve cambiare. E che sono gli studenti che hanno aperto la strada.

Intervento straniero? O sono "alieni"?

Dopo la distruzione delle stazioni della metropolitana di Santiago, la destra ha lanciato voci secondo cui Cuba e il Venezuela sarebbero dietro le manifestazioni della violenza e quel messaggio è rimbalzato sui social network. Chi li inoltra ci crede fermamente. Non riescono a capire che il Cile è una distopia; che i suoi principi guida sono l'opposto della giustizia umana e della solidarietà; che è il laboratorio sociale del capitalismo selvaggio; che l'elenco delle iniquità è lungo e ricorrente nella vita di milioni di cileni; che Sebastián Piñera e i suoi ministri non hanno bisogno di nemici potenti per creare questo violento caos sociale che è la più grande crisi politica e istituzionale da quando il Paese è ritornato alla democrazia. Se questa è una ribellione popolare che ha saputo agglutinare e trasformare l'esperienza soggettiva individuale e di gruppo in una grande forza collettiva che rifiuta il sistema, è perché la sua espressione vulcanica, diretta e distruttiva sgorga spontanea dalle condizioni abusive permanenti del sistema, divenute sempre più intollerabili sotto il governo di Piñera.

È importante tenere conto del fatto che questa esplosione sociale si verifica poco dopo il fallimento dell'ambizioso progetto delle 100 riforme per l'equità che Michelle Bachelet aveva promesso nel suo secondo governo (2014-2018). Quell'agenda riformista aveva suscitato aspettative di miglioramenti delle condizioni di vita per molti giovani che oggi affrontano il governo nelle strade pacificamente o con la violenza. Le riforme furono ferocemente combattute dai politici di destra fino a quando non riuscirono a renderle irrealizzabili. A questi politici era allora impensabile dare spazio all'equità, smettere di abusare della popolazione, abituati come erano dal tempo di Pinochet a fare e disfare, protetti dalla loro Costituzione, nella loro tradizione storica e culturale, e dalla complicità di molti nei partiti di centro-sinistra. E sono gli stessi che oggi cercano di far in modo che si plachi l'ira di quanti hanno subito i loro abusi.

Le mobilitazioni massicce e creative degli studenti nel 2011 e 2012, durante il primo governo di Sebastián Piñera per ottenere riforme nell'istruzione, hanno segnato un "prima e un dopo" nella coscienza collettiva del paese, perché hanno aperto alla discussione pubblica il modello neoliberista insediato in Cile, fino a quel momento considerato di enorme successo; hanno messo in discussione la privatizzazione dell'istruzione chiedendone invece una pubblica gratuita e di qualità; hanno infranto il tacito divieto di discutere le relazioni tra politica e realtà sociale che imbavagliava il discorso pubblico nei college e nelle università, nei media, nelle riunioni sociali, nonostante il tempo trascorso dalla caduta della dittatura; e hanno reso possibile la comparsa e la visualizzazione di altri movimenti sociali, per la salute, per l’ambiente, per la causa Mapuche, per il femminismo, per la diversità sessuale, per il centralismo contro la decentralizzazione, per le pensioni e altro ancora.

L'agenda delle riforma di Michelle Bachelet era frutto delle esigenze sociali che il movimento studentesco aveva inaugurato e dei commenti dell'OCSE sulle disuguaglianze in Cile. Per via delle riforme non realizzate e il generale fallimento di quel governo Bachelet, e per quella che era l'agenda iniziale di Piñera fino ad alcune settimane fa, è cresciuta grandemente la consapevolezza di quanto il sistema fosse oppressivo. Inoltre, negli ultimi anni, sono emersi diversi scandali, che hanno messo in luce la collusione della politica con il denaro; le frodi dell'esercito e della polizia, e la loro criminalità; gli innumerabili modi con cui le imprese truffano i consumatori, e tra le altre cose e forse soprattutto, i rapporti devastanti sugli abusi sessuali della Chiesa cattolica. Tutto questo insieme ha causato danni irreparabili alla fiducia nelle istituzioni, in una società che da tempo viveva nella diffidenza.

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* Adriana Fernández è professoressa nell’Universidad Austral, Cile; Studies in Literature, University of California, S.D. California; Educatora bilingue, California, USA; Educatora in pensione, attualmente risiede in Cile (http://www.other-news.info/noticias/2019/11/no-son-30-pesos-son-30-anos/).

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