Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Per la difesa dell'acqua e del diritto a vivere bene

Kinshasa 07.09.2021 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Il 23 agosto 2021, nell’accampamento di Tacagua, a Challapata (Oruro - Bolivia), grazie al sostegno del Colectivo CASA, si sono riuniti circa 150 membri delle comunità che compongono la Rete Nazionale delle Donne in Difesa della Madre Terra. La loro preoccupazione è la minaccia che le compagnie minerarie entrino ad esplorare e sfruttare i loro territori. Lo scopo dell’apthapi era di unire le forze in difesa dei diritti collettivi, compreso il diritto all'acqua, all'autodeterminazione e a vivere senza contaminazioni, negando per tanto alle compagnie minerarie l'accesso ai loro territori.

Apthapi significa apportare ed è una pratica comunitaria andina nella quale, senza restrizioni né gerarchie, si condividono cibo, idee, sentimenti, conoscenze e decisioni. È una tradizione che si avvicina al suma jakaña o suma qamaña, il buon vivere.

Al centro, quel giorno, uno dei tanti conflitti per la terra, l’acqua e le altre risorse naturali che provocano violazioni ai diritti umani, sociali ed economici delle minoranze e dei popoli indigeni, gettando ombre sulla qualità umana del nostro futuro.

D'altra parte, era anche una delle tante iniziative comunitarie e della società civile che aprono il cuore alla speranza, venata certamente di pazienza quando si sa "che niente è per domani", di ottenere un cambiamento nella mentalità sfruttatrice delle multinazionali.

Tuttavia, questo moltiplicarsi di iniziative in difesa dell'acqua, del territorio, dei diritti umani contro gli abusi delle multinazionali, specie minerarie, chiama in causa la difesa stessa: se esistono, quali sono le basi comuni di tutte queste azioni? Perché non stanno facendo progressi significativi? In ultima analisi, perché ci sono così tanti conflitti irrisolti?

A Tacagua, insieme ai rappresentanti delle comunità, erano presenti le autorità tradizionali dei 7 ayllus de la marka Challapata, l'Associazione degli utenti del sistema di irrigazione, le autorità civili delle comunità Acallapu e Tolapujro Cepeda, le autorità tradizionali di Tapacari Condor Apacheta e Collpaña e Ataraque, rispettivamente dei comuni di Peñas e Caracollo. In altre parole, a Tacagua erano presenti tutte le autorità amministrative e civili, insieme ai rappresentanti della società civile e tradizionale.

Vale la pena ricordare che, nella lingua quechua, una certa zona è un ayllu. Quattro ayllus formano una marka che, quindi, è un'associazione di ayllus. Un ayllu è composto da circa 500 abitanti.

A Tacagua, l'apthapi iniziò con una condivisione di prodotti locali: quinoa, fave, patate, formaggio e yogurt prodotti a Challapata grazie all'acqua della diga di Tacagua. Tuttavia, il motivo dell'incontro era il timore delle comunità di essere presto vittime dello sfruttamento da parte delle compagnie minerarie. Queste comunità sono agricole, zootecniche e lattiero-casearie, e sono altamente produttive. Non vogliono quindi abbandonare la vocazione tradizionale e, di conseguenza, sono costrette ad opporsi all'ingresso di compagnie minerarie nei loro territori. L'esperienza mostra che l'attività estrattiva comporta impatti ambientali e sociali molteplici e molto negativi e costituisce una minaccia soprattutto per le fonti d'acqua così necessarie per la produzione agro-casearia.

Durante l'apthapi quindi, la comunità si è pronunciata pubblicamente contro l'ingresso delle compagnie minerarie e ha denunciato la complicità dell'AJAM (Autorità Giurisdizionale Amministrativa Mineraria) con gli attori minerari che ha leso il diritto alla libera e informata consulta preventiva della comunità. L'AJAM è un'entità con una propria personalità giuridica, ma è sotto la supervisione del Ministero delle Miniere e della Metallurgia. È responsabile della direzione, amministrazione, registrazione, controllo e supervisione dell'attività mineraria in tutto il territorio dello Stato Plurinazionale della Bolivia. Questa collusione dello Stato con interessi privati ​​si è già verificata a Challapata dove oltre 50 irregolarità hanno portato alla richiesta di annullamento del processo. Si è scoperto, infatti, che la consultazione era stata fatta con rappresentanti indigeni "comprati" dalle compagnie minerarie. Questo episodio ha suscitato sospetti e risentimenti da parte delle comunità indigene contro l'AJAM.

Gli indigeni di Collpaña, Caracollo, Tapacari Condor Apacheta de Peñas e Challapata, al contrario, hanno chiesto alle autorità di rispettare le decisioni dell’apthapi di Tacagua perché lì erano le intere comunità che hanno esercitato il loro diritto all’autodeterminazione decretando “zero entrate” alle miniere nei loro territori.

Il comunicato chiedeva inoltre che siano rispettati i diritti delle donne che sono le prime a subire gli impatti minerari e che si riprenda la discussione e l'approvazione della legge quadro Acqua per la vita. Questa legge vuole modificare la legge mineraria assicurando il diritto dei popoli indigeni all’utilizzo dell'acqua nei loro territori.

A Tacagua, l'apthapi si è concluso con un gesto simbolico, la consegna di vasi d'acqua per suggellare l'impegno a combattere insieme in difesa dell'acqua, del diritto all'autodeterminazione, e a esigere che le decisioni siano rispettate.

L'apthapi di Tacagua ha dunque messo in discussione l'attività mineraria, ma solleva anche altri interrogativi sull'advocacy. Da un lato, un Paese come la Bolivia alla ricerca del proprio sviluppo non può rinunciare alle ricchezze del sottosuolo. D'altra parte, il mancato rispetto dei diritti indigeni all'autodeterminazione in un Paese che per costituzione si dichiara Stato Plurinazionale, è altamente conflittuale oltre che contraddittorio. Le domande, allora, sono: perché questa mancanza d’inclusione? Perché non si accetta la complessità dei problemi e si cercano sinceramente soluzioni condivise che rispettino sia i diritti delle comunità indigene sia gli interessi della comunità nazionale?

Ovunque si riconosce che i diritti individuali finiscono dove iniziano quelli degli altri. Allora perché questo principio non viene invocato nel confronto tra i diritti delle minoranze, dei gruppi di individui, delle piccole o grandi comunità, e come farlo? Dove collocare il punto di incontro e di equilibrio tra i diritti individuali quando si confrontano con gli interessi della comunità; i diritti delle minoranze, delle piccole o numerose comunità indigene o locali contro i diritti delle più ampie comunità nazionali, e perché no, i diritti di ogni singolo Paese contro quelli della comunità internazionale, della comunità umana nella sua complessa universalità?

Ver Comunidades se reúnen en defensa del agua y exigen que se respete su libre determinación a vivir sin contaminación y e altre informazioni in Colectivo Casa

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