Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Sinodo: un passo epocale

Settimana News 30.10.2023 Paul M. Zulehner Tradotto da: Jpic-jp.org

Il cammino verso una Chiesa cattolica sinodale ha fatto un passo avanti enorme. Rimane però ancora da lavorare su questioni note che ora sono entrate a far parte del lessico ufficiale. Una visione serena, non euforica che situa al suo giusto posto il “passo epocale” del Sinodo.

Quella conclusa è stata una tappa importante del cammino sinodale della Chiesa universale voluto da papa Francesco. Infatti non si è trattato di uno dei soliti sinodi dei vescovi, ma d’un Sinodo dei vescovi allargato, ampliato in un’Assemblea ecclesiale originale: un Sinodo del popolo di Dio, in cui non solo i vescovi, ma anche i battezzati, donne ed uomini, hanno avuto un posto ed una voce. Già questo può incoraggiare quelle Chiese locali che, come quella tedesca, desiderano avere una sorta di “parlamento ecclesiale” permanente e quindi istituzionalizzare la sinodalità.

Nelle quattro settimane di questo Sinodo, una parte importante della Chiesa cattolica mondiale è diventata più sinodale per esperienza. Alcuni possono sorriderne: ma è stato un balzo in avanti il fatto che nell’aula sinodale ci fossero molti tavoli per piccoli gruppi, ai quali donne ed uomini si sono seduti con vescovi e cardinali e si sono consultati reciprocamente.

Alcuni vescovi, raccontava il cardinale Mario Grech nella conferenza stampa dopo la conclusione delle sessioni, si sono avvicinati al tavolo come di ghiaccio, sciogliendosi poi gradualmente proprio grazie all’esperienza. Per alcuni vescovi è stato un vero e proprio allenamento all’ascolto, ha detto un vescovo tedesco. È possibile che alcuni di loro tornino in patria cambiati nella loro leadership della Chiesa locale. Anche questo sarebbe un gran successo.

È buona cosa che la relazione si sia lasciata alle spalle la dura contrapposizione tra sinodo e parlamento: lo Spirito non è all’opera solo nel Sinodo, ma anche nei parlamenti quando si adoperano per il bene comune. L’opera dello Spirito e le regole democratiche possono andare d’accordo. La relazione infatti è stata votata passo per passo e, nella sua forma finale, tutti i suoi paragrafi hanno ricevuto una maggioranza di due terzi.

Ascoltare lo Spirito fino in fondo

Il lavoro del Sinodo è stato vissuto nell’ascolto dello Spirito e nello sforzo di discernere gli spiriti. Questa “conversazione nello Spirito” ha dato luogo ad esperienze preziose: si è imparato ad ascoltare, a rispettare la diversità delle opinioni, a sopportare il dissenso. Naturalmente, non si doveva nemmeno fare opera di persuasione.

Tuttavia, questo metodo di “conversazione nello Spirito” ha mostrato anche i suoi limiti. La spiritualizzazione ha provocato una sorta di avvitamento improduttivo dei conflitti: vi furono più domande che risposte. Le questioni di riforma in sospeso da tempo non sono state portate avanti e, rispetto al Concilio Vaticano II, gli esperti di teologia non si sono seduti ai tavoli dell’assemblea sinodale. Questo si evince anche dalla relazione finale. Per questo, proprio per “approfondire” le questioni rimaste aperte, viene richiesto ora il lavoro dei teologi e degli altri saperi.

L’alto gradimento del presente testo è stato reso possibile infatti perché molte questioni non sono state risolte, ma indicate come ancora aperte: il che, da solo, deve essere considerato un grande successo. Questo significa molto lavoro per l’anno prossimo. Il diaconato delle donne, la questione del celibato, la cultura sessuale, la questione di genere, la benedizione delle coppie omosessuali, sono tutte questioni rimaste aperte.

Da un lato, questo può deludere chi si aspettava già ora delle decisioni. Ma preoccupa anche chi voleva che questi temi fossero rimossi dal tavolo sinodale. Secondo le cifre del voto sulle questioni sensibili, questi ultimi non sono poi così pochi, circa un terzo.

Il testo di sintesi dice esplicitamente che è un errore considerare le donne nella Chiesa come una questione o addirittura un problema. Tuttavia, questo criterio può essere applicato anche ad alcune formulazioni della stessa sintesi finale della prima sessione. Ci sono molte donne che da tempo si occupano di questioni femminili nella Chiesa e che hanno riflettuto su di esse anche dal punto di vista teologico. Sarebbe stato più utile invitare queste donne teologhe di spicco ed ascoltarle nello Spirito.

Non solo Chiesa

Il fatto che ci si occupasse di sinodalità ha fatto temere che l’assemblea sinodale volesse trattare sopratutto di riforme interne alla Chiesa: come coinvolgere i battezzati nel Vangelo e come formarli adeguatamente affinché possano assumersi le loro responsabilità; come, allo stesso tempo, i ministri ordinati possano sviluppare una nuova cultura ministeriale sinodale, anche prima dell’ordinazione, o come trovare candidati capaci di sinodalità per le prossime nomine vescovili.

Fortunatamente, il documento di sintesi non si ferma a queste domande interne alla Chiesa.

Il mondo che sta barcollando è stato ben presente, non da ultimo grazie alle persone che provenivano dai luoghi di crisi: dall’Ucraina alla Russia, da Israele alla Palestina.

È stata, poi, prestata grande attenzione alle migrazioni così come è stato ascoltato il grido della terra e dei poveri. Anche alle sfide della informatizzazione è stato dato ampio spazio, perché Internet ed i social media possono essere un luogo per gli influencer del Vangelo tra i giovani, ma anche il terreno per un odio oscuro nei confronti della Chiesa.

Nel percorso di rendere sinodale la Chiesa, secondo il testo di sintesi, in futuro diaconi e sacerdoti dovrebbero partecipare di più. Forse molti sono stati scoraggiati dalla “clava del clericalismo” brandita dal Papa. Il direttore spirituale p. Timothy Radcliffe ha quindi chiesto una visione positiva per i sacerdoti in una Chiesa sinodale. I sacerdoti, ed ancor più i vescovi, potrebbero essere aiutati e sostenuti nell’esercizio del loro ufficio attraverso la sinodalità. Potrebbero così essere alleggeriti anche dalla loro solitudine, perché c’è qui li sostiene e li accompagna.

I passaggi sull’ecumenismo danno speranza. Non solo è possibile imparare da altre Chiese. È chiaro che esiste già una ricca diversità all’interno della Chiesa cattolica mondiale, che potrebbe aumentare ancora di più spostando le decisioni a livello dei continenti o delle Chiese locali. Un tale ecumenismo interno alla Chiesa cattolica darebbe un impulso all’ecumenismo nelle Chiese cristiane. Rendere sinodale anche il servizio papale potrebbe renderlo accettabile anche ad altre Chiese.

Per una diffusione dello spirito sinodale

Rimane aperta la questione se e come il sentimento ecclesiale sinodale acquisito in queste quattro settimane si diffonderà all’intera Chiesa mondiale. La relazione esprime questa speranza e la ricollega al tema dell’inculturazione: che nel prossimo anno ci siano nuovi impulsi sulle questioni aperte, soprattutto dalle assemblee continentali, ma anche dalle Chiese locali.

Questo sarebbe una garanzia d’un successo probabilmente rivoluzionario dell’Assemblea sinodale del 2024, qualora le istanze a livello di continenti e delle conferenze episcopali fossero dotate di nuovi spazi decisionali.

A quel punto le Chiese africane non dovrebbero più assentire all’esenzione del celibato in Amazzonia, e le aree ecclesiastiche dell’Europa orientale non dovrebbero più accettare la benedizione delle coppie omosessuali. L’Africa potrebbe sviluppare una nuova pastorale in vista della poligamia, che il rapporto richiede esplicitamente, fatto che è sicuramente storico. Il ritardo nella riforma della Chiesa cattolica potrebbe finalmente essere smaltito.

Rimane dunque dell’avvincente lungo il cammino sinodale da compiere nella Chiesa cattolica mondiale.

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