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Ci sono più rifiuti elettronici che esseri umani

IPS 24.01.2019 Thalif Deen Tradotto da: Jpic-jp.org

Sono un fiume in aumento. Le innovazioni nella moderna tecnologia digitale hanno un aspetto negativo devastante: l'accumulo ogni anno di oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (e-waste):  pesano più di tutti gli aerei commerciali in giro per il mondo e quanto una serie di Torri Eiffel da riempire Manhattan a New York. E' il monito di un rapporto pubblicato durante il World Economic Forum di Davos, il 24 gennaio scorso.

Attualmente solo il 20% dei rifiuti elettronici, inclusi i computer, i telefoni cellulari, i portatili, i televisori, le stampanti e tutta l'ampia gamma di elettrodomestici, viene formalmente riciclato. Se nulla cambia, l'UNU (Università dell'ONU), co-autrice del rapporto, prevede che i rifiuti elettronici quasi si triplicheranno a circa 120 milioni di tonnellate entro il 2050. Lo studio afferma che è difficile valutare quanti apparati elettronici siano prodotti ogni anno, ma prendendo in considerazione anche solo quelli connessi a Internet, sono oggi molti di più che la popolazione mondiale che conta oltre 7,7 miliardi di persone.

Il rapporto, intitolato Una nuova visione circolare per l'elettronica - E' tempo per un rinnovo globale, patrocinato da sette agenzie dell'ONU, sottolinea che le rapide innovazioni e la riduzione dei costi hanno aumentato, con molti vantaggi, la possibilità d'accesso ai prodotti elettronici e alla tecnologia digitale, ma con la conseguenza non voluta di un eccesso di rifiuti elettronici ed elettrici. Lo studio afferma che i rifiuti elettronici attualmente sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita nel mondo.

I paesi hanno, sì, una legislazione obbligatoria sul riciclaggio dei rifiuti elettronici, ad esempio, nell'Unione europea (UE), afferma il dott. Ruediger Kuehr, direttore, UNU-ViE SCYCLE, programma di cicli sostenibili, vige una legislazione dove l'85% dei rifiuti elettronici dell'UE dovrebbe essere riciclato nel 2019. Tuttavia, questo obiettivo non sarà affatto raggiunto, osserva.

Raccogliere questi rifiuti è la sfida più grande e i recenti tentativi di incrementare la raccolta obbligando i rivenditori ad accettare i prodotti elettronici obsoleti non ha prodotto un risultato positivo sostanziale. Le normative sul riciclaggio di questi rifiuti dovrebbero essere accompagnate da sistemi di raccolta innovativi e gratificanti; dalla consapevolezza del consumatore (ad esempio, non immagazzinare apparecchiature obsolete, ma restituirle in tempo) a nuovi sistemi di consumo dell'elettronica come la dematerializzazione, cioè acquistare i servizi anziché i prodotti. Ciò faciliterebbe la raccolta, perché il prodotto rimarrebbe proprietà del produttore.

Il dott. Kuehr sostiene che tali sistemi saranno necessari a lungo termine, perché rendono effettivo il sistema di raccolta con la restituzione degli apparti ai rivenditori; i punti di raccolta e i contenitori per la raccolta di questi rifiuti sono fondamentali, ma non forniscono la risposta adeguata. "Di conseguenza, la sola legislazione sui rifiuti elettronici non cambierà le cose, soprattutto perché in molti paesi manca la loro applicazione".

In termini di valore materiale, gli e-waste rappresentano un'opportunità perché il loro valore è di oltre 62,5 miliardi di dollari l'anno, più del PIL della maggior parte dei paesi e tre volte la produzione delle miniere d'argento del mondo. C'è 100 volte più oro nei rifiuti elettronici che in una tonnellata di minerale aurifero, secondo il rapporto. Lo studio richiede, quindi, una nuova visione dell'elettronica basata sull'economia circolare e la necessità di collaborare con le principali case produttrici, le piccole e medie imprese, il mondo accademico, i sindacati, la società civile e le associazioni, in un processo deliberato di modificare il sistema.

Questo rapporto è favorevole al lavoro della E-waste Coalition, che riunisce l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL); l'International Telecommunication Union (ITU); il Programma ambientale dell'ONU; l'Organizzazione dell'ONU per lo sviluppo industriale (UNIDO); l'Istituto dell'ONU per la formazione e la ricerca (UNITAR); l'Università dell'ONU (UNU) e le segreterie delle Convenzioni di Basilea e di Stoccolma. La Coalizione è appoggiata anche dal World Business Council per lo sviluppo sostenibile (WBCSD) e dal World Economic Forum e coordinata dal Segretariato del gruppo di gestione ambientale (EMG).

Alcune istituzioni interessate sia in politica che nell'industria sono del parere che la questione dei rifiuti elettronici sia già risolta in modo sostenibile, mentre tutti i numeri parlano una lingua diversa e sono allarmanti. Purtroppo, il tema dei rifiuti elettronici è all'ordine del giorno politico anche all'interno dell'ONU, ma è ancora considerato un problema di secondaria importanza. Invece, per raggiungere soluzioni sostenibili, sono necessari sforzi internazionali e globalmente armonizzati, in parte anche rivoluzionari. "L'Assemblea generale dell'ONU potrebbe svolgere un ruolo importante nel portare la discussione ad un più alto livello, indicando l'urgenza anche di azioni regionali e nazionali".

Lo studio cita diversi esempi concreti ed esemplari di questa battaglia contro i rifiuti elettronici in una economia circolare.

Il governo nigeriano, il Global Environment Facility (GEF) e l'UNEP hanno annunciato congiuntamente un investimento di $ 2,0 milioni di dollari per avviare l'industria formale di riciclaggio dei rifiuti elettronici in Nigeria. Il nuovo investimento farà leva su oltre $ 13 milioni di dollari in finanziamenti aggiuntivi da parte del settore privato. Secondo l'OIL, fino a 100.000 persone in Nigeria lavorano nel settore informale dei rifiuti elettronici. Si spera che questo investimento riesca a formalizzare questi lavoratori, dando loro un impiego sicuro e dignitoso mentre il paese acquisisce il valore "latente" nelle 500.000 tonnellate di rifiuti elettronici.

In America Latina e nei Caraibi, il progetto di rifiuti elettronici UNIDO, cofinanziato dal GEF, cerca di promuovere una crescita economica e sociale sostenibile in 13 paesi. Dal potenziamento delle strutture per il riciclaggio dei rifiuti elettronici, alla creazione di strategie nazionali di gestione di questi rifiuti, l'iniziativa adotta un approccio basato sull'economia circolare, migliorando nel contempo la cooperazione regionale.

UNIDO sta collaborando con un gran numero di organizzazioni su progetti di rifiuti elettronici, tra cui UNU, ILO, ITU e WHO, così come vari altri partner, come Dell e l'Associazione Internazionale Rifiuti Solidi (ISWA).

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