Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità<br /> del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato

COP30: Una Buona Notizia?

Butembo 20.11.2025 Manariho Etienne Tradotto da: Jpic-jp.org

Senza dubbio, una serie di buone intenzioni e proposte valide, pianificazioni serie e impegni — almeno a parole e su carta-. Tanti ‘zero’ a cui la storia dovrà aggiungere ‘l’uno’ iniziale che li trasformi in ricchezza per il bene del pianeta.

 

La COP30, nel tempo della sua celebrazione, dà l’impressione di una volontà, da tutte le parti, di raccogliere dichiarazioni di principio e quadri politici per stabilire “buone intenzioni” e “pianificazioni serie”, ponendo le basi necessarie, sebbene non ancora concretizzate, per raggiungere i propri obiettivi.

Gli Zeri. Intenzioni e Progetti Profetici
Papa Leone XIV, in un messaggio video rivolto ai cardinali e ai vescovi riuniti a Belém, ha riaffermato il sostegno della Chiesa all’Accordo di Parigi e ha chiamato a una volontà politica più forte. E’ un appello pressante della fede e della leadership morale.
Ha ribadito, in termini di urgenza e responsabilità: “Siamo i custodi della creazione, non rivali per le sue spoglie”, sottolineando che la “finestra si sta chiudendo” per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C. Non è l’Accordo di Parigi a fallire, ma la risposta: “Ciò che manca è la volontà politica di alcuni”, poiché azioni più forti potrebbero creare sistemi economici più solidi ed equi.

Alla voce del Papa si è unita la Voce Profetica, nel Museo dell’Amazzonia, simbolo della creazione sofferente, delle conferenze episcopali regionali del Sud Globale, per insistere sulla giustizia climatica e sulla conversione ecologica totale.
La Dichiarazione di Belém, sostenuta da 44 paesi, ha chiesto di Ricentrare sulle Persone l’azione climatica e porre le popolazioni più vulnerabili al centro delle politiche climatiche.

È seguita la proclamazione di una Nuova Alleanza per la Protezione Sociale Resiliente al Clima e il Finanziamento dell’Agricoltura su Piccola Scala, con l’obiettivo di armonizzare le ambizioni nazionali con le misure locali.
Questa Alleanza sostiene un Piano per Accelerare le Soluzioni (PAS) che stabilisca obiettivi chiari, azioni concrete e monitoraggio dei progressi.

Una lettera aperta, firmata da oltre 1.000 organizzazioni provenienti da 106 paesi — sindacati, popoli indigeni, movimenti femministi e giovanili, organizzazioni afro-discendenti, gruppi contadini, difensori dell’ambiente e strutture comunitarie — invita tutti gli Stati a impegnarsi in una transizione giusta veramente centrata sulle persone. E’ quanto indicava già la comunicazione ufficiale dei 197 Stati parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC): “Dieci anni fa, l’Accordo di Parigi portava una promessa: che l’azione climatica avrebbe protetto i diritti e i mezzi di sussistenza delle popolazioni, facendo gravare l’impegno della transizione sui principali responsabili della crisi”.

In questo contesto, la negoziazione condotta dai governi intorno al Belém Action Mechanism (BAM, in inglese) per una Transizione Giusta — un nuovo quadro finanziario e di coordinamento nell’ambito della UNFCCC — rappresenta un ostacolo maggiore alla COP30, poiché ha profondamente diviso le trattative: il Gruppo dei 77 (G77, coalizione di paesi del Sud in via di sviluppo), alleato della Cina, si trova in opposizione ai paesi industrializzati, in particolare il Regno Unito e altre nazioni del Nord globale. La posizione del G77 + Cina coincide con quella della società civile e dei sindacati in materia di Transizione Giusta.

Il BAM mira a trasformare i principi della Transizione Giusta in un piano chiaro e operativo nell’ambito della UNFCCC e dell’Accordo di Parigi, identificando ostacoli, opportunità e sostegni internazionali necessari per permettere questa transizione nei diversi settori, paesi e comunità.

I rappresentanti delle comunità povere hanno mostrato ottimismo sul fatto che tutte queste iniziative possano rafforzare l’adattamento, liberare il potenziale tecnologico nei sistemi agricoli globali e aiutare la comunità internazionale a ridefinire la resilienza, trasformando vulnerabilità in forza e ambizione in azione.

Due strumenti digitali principali sono stati infine lanciati per sostenere l’agricoltura clima-intelligente: un modello di intelligenza artificiale open source dedicato all’agricoltura, annunciato dal Brasile e dagli Emirati Arabi Uniti con la Gates Foundation e Google; e AIM for Scale, uno strumento di IA che potrebbe aiutare oltre 100 milioni di agricoltori entro il 2028 grazie a dati in tempo reale. I donatori internazionali hanno anche annunciato più di 2,8 miliardi di dollari per l’adattamento e la resilienza degli agricoltori, al fine di rafforzare i sistemi alimentari globali.

Un Simbolo Ancora Insufficiente
La COP30 lancia ufficialmente la chiamata a proposte per il “Fondo Perdite e Danni” creato alla COP27.
I PMA (Paesi meno avanzati) salutano questa apertura come un “salvataggio” per i più vulnerabili per finanziare progetti da 5 a 20 milioni di dollari.
Ma le risorse rimangono irrisorie, indicando una carenza critica: 800 milioni USD di fronte a perdite economiche stimate per il 2025 tra 128 e 937 miliardi di dollari.
Il Fondo deve essere accessibile, trasparente, basato su sovvenzioni e capace di essere distribuito rapidamente dopo una catastrofe. Si chiede quindi una capitalizzazione e un finanziamento massiccio. La giustizia climatica richiede responsabilità e efficacia: accessibilità, trasparenza, sovvenzioni anziché prestiti, e meccanismi di erogazione immediata dopo una catastrofe.

Il Divario tra Promessa e Realtà
Dieci anni dopo Parigi, l’implementazione rimane fortemente in ritardo.
Le disuguaglianze aumentano, un terzo della popolazione mondiale vive in forte vulnerabilità climatica.
Le trattative sono bloccate e la transizione pure, perché molti rifiutano ancora di abbandonare i combustibili fossili.

Le conseguenze sul campo peggiorano la situazione: i Sundarbans — la grande regione di mangrovie situata tra India e Bangladesh, patrimonio mondiale — i popoli indigeni, i migranti climatici, le perdite agricole e le crisi agricole causate dalla salinità, dall’innalzamento del livello del mare e dagli estremi climatici lanciano l’allarme sul futuro di intere popolazioni. L’esempio più evidente è quello del popolo guaraní: agricoltura degradata, migrazioni forzate, impossibilità di raccogliere gli alimenti sacri.

Quali Luci di Ottimismo?
Quali sono i segnali di ottimismo che fanno sperare, come se il lancio di appelli e progetti fosse una buona notizia per i paesi più vulnerabili?

  • Giustizia e Democrazia come Motori d’Azione
    La COP30 in Amazzonia apre la strada a uno spazio politico nuovo, a una leadership accresciuta del Sud Globale. L’assenza degli Stati Uniti lascia emergere un nuovo ordine mondiale più multipolare.
    L’Accordo di Escazú diventa un modello di protezione dei difensori dell’ambiente. E l’OSF (Open Society Foundations, rete filantropica internazionale a sostegno dei diritti umani e della giustizia ambientale) investe 19,5 milioni USD per sostenere la giustizia ambientale in America Latina.
    Giovani e società civile promuovono attivamente visioni di governance più equa e rispettosa della dignità umana e dell’armonia con la natura.
  • Il Ruolo della Società Civile e della Filantropia
    Di fatto, di fronte all’inerzia del sistema multilaterale, ONG e fondazioni innovano e sperimentano.
    La filantropia funge da laboratorio, serve da spazio di innovazione e assunzione di rischi al di fuori del quadro statale. Testa idee che gli Stati non osano esplorare.
    Il multilateralismo, nonostante la sua stanchezza, evolve piuttosto che scomparire, lasciando spazio a coalizioni basate su valori comuni, e sembra emergere un mondo multipolare più flessibile e coordinato.
    La giustizia climatica è in ridefinizione e parla di partecipazione estesa, inclusione dei marginalizzati, gestione equa delle risorse naturali e difesa delle comunità in prima linea.

Il Dilemma: tra Promesse e Realtà
Tuttavia, di fronte a queste poche luci di ottimismo e nonostante gli “zeri” e alcune “unità”, l’ottimismo non domina nei diversi settori della società e tra gli scienziati.
Dieci anni dopo l’Accordo di Parigi, i risultati sono deludenti: un terzo dell’umanità resta esposto a forte vulnerabilità climatica e l’obiettivo di 1,5°C è ancora lontano. Secondo il PNUE (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), nonostante i progressi, il mondo resta fuori rotta: le politiche e le misure attuali non bastano e ci portano a quasi 3°C di riscaldamento, anche perché toccare le energie fossili resta un tabù.

Le conseguenze sono già visibili: salinizzazione dei terreni, migrazioni forzate, perdite agricole nei Sundarbans o impossibilità per i popoli indigeni di raccogliere i loro alimenti tradizionali.
Il presidente Lula ha definito la COP30 la “COP della verità”, ma in che senso? I PMA ricordano che l’inerzia è “immorale e illegale”: “Bruciamo nel calore di un incendio che non abbiamo acceso”, protestano i Paesi poveri e gli indigeni. Infatti, anche coloro che non sono responsabili dell’incendio ne subiranno le conseguenze se non ci si rimbocca le maniche insieme.

Haba na haba hujaza kibaba, “poco a poco la giara si riempie”, sembrano dirsi per confortarsi coloro che rifiutano di perdere la speranza nel futuro. Ma questo atteggiamento sarà sufficiente?

Foto. I rappresentanti della Famiglia comboniana a Belén

 

 

 

 

Lascia un commento