Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il fiore di Quetzal

Newsletter Missionari Comboniani 29.06.2023 Equipe dei Missionari Comboniani Tradotto da: Jpic-jp.org

A quel tempo, a Tollan regnava il principe Ulmac, Il signore del Palazzo d'Acqua, che era salito al trono nell'Anno Nove del Coniglio. Il suo regno godeva d’una tale prosperità da suscitare persino l'invidia degli Dei della Pioggia, che un giorno lo sfidarono a giocare con loro una partita a palla. L'orgoglioso re accettò! Molte tradizioni religiose parlano di divinità che amano convivere con gli uomini: un rapporto che finisce in sofferenza quando gli uomini pretendono di saperne più degli dei.

Il principe Ulmac mise in palio tre pietre preziose che possedeva e delle bellissime piume di quetzal. Anche gli dei della pioggia scommisero sulle "loro" pietre preziose e sulle "loro" piume. Il principe Ulmac non lo sapeva, ma le pietre e le piume degli dei non erano altro che le pannocchie di mais e le foglie che le avvolgono.

Dopo la vittoria, quando gli dei sconfitti presentarono al re delle semplici pannocchie di mais, il principe Ulmac andò su tutte le furie e pretese che i patti fossero rispettati. Gli dèi furono piuttosto sorpresi dalla reazione del re, ma cedettero alle sue insistenze: gli diedero pietre preziose e piume di quetzal, ma pretesero che le pannocchie di mais fossero restituite loro. Si congedarono dal principe Ulmac dicendo: "Come vedi, ti diamo quello che vuoi. Ma sappi che d'ora in poi, per diversi anni, non vedrai un solo chicco di mais: per molto tempo, tu e il tuo popolo saprete cosa significa la carestia".

Ben presto, la terra su cui regnava il principe Ulmac fu stretta nella morsa di un gelo durissimo: i campi furono flagellati da terribili grandinate. Il mais scomparve: non una sola pannocchia resistette alle terribili intemperie. La popolazione, decimata dal freddo e dalla fame, non poteva sopportare una simile calamità. Tutti i bambini morivano prima di compiere un anno.

Solo dopo quattro anni di carestia, gli Dei della Pioggia provarono compassione per il popolo. Una mattina un sole radioso inondò i campi tormentati per tanto tempo dal gelo e dalla grandine. Un contadino uscì dalla sua capanna e, con grande stupore, vide che nel terreno nudo che circondava la sua casa alcune piante di mais stavano lottando per rialzarsi, cariche com'erano di grosse pannocchie.

Corse a casa a chiamare la moglie ed i figli e, mentre questi sgranocchiavano con incredibile avidità il bel frutto, uno sciamano apparve all'uomo e gli disse: "Porta alcune di queste spighe al principe Ulmac e digli che gli Dei della Pioggia sono disposti a perdonarlo a condizione che venga sacrificato loro 'Fiore di Quetzal', figlia di Tozcuecuex, della stirpe dei Tenoca. Il grano che uscirà dalla terra, per volontà degli dei, è destinato a loro. Il regno dei Toltechi, infatti, scomparirà".

Quando il messaggio fu riferito al principe Ulmac, questi fu colto da una grande angoscia: come poteva chiedere a una madre di sacrificare la figlia di otto anni? La notizia della fine del suo regno lo sconvolse ancora di più. Ma di fronte alla volontà degli dei, anche la volontà di un principe era destinata a piegarsi. Il principe Ulmac maledisse in cuor suo il giorno in cui aveva accettato quella maledetta sfida di pallone, ma fu costretto a inviare ai Tenoca il messaggio che proveniva dagli Dei della Pioggia.

La madre di 'Fiore di Quetzal' non voleva assolutamente accettare ciò che gli dei avevano decretato. Strinse la figliola al petto e si chiuse in casa, senza voler più vedere nessuno. Tutti gli abitanti di Tenoca si vestirono a lutto e proclamarono quattro giorni di digiuno. Nei templi si offrivano continuamente preghiere e sacrifici. Ma alla fine il sommo sacerdote, dopo aver esaminato le viscere dell'ultimo lama immolato sull'altare, stabilì che la volontà degli dei non era cambiata: la bimba doveva essere sacrificato per la prosperità dei Tenoca.

Il giorno in cui il ‘Fiore di Quetzal’ fu offerto agli dei si sentì una voce che parlava alla madre: "Tozcuecuex", dissero gli dei della pioggia, "non piangere. Tua figlia vivrà per sempre con noi. Il suo sacrificio porterà abbondanza al popolo Tenoca".

E così fu. La notte successiva, una pioggia fertilizzante si riversò sui campi. Il mattino seguente una sorpresa straordinaria si presentò agli occhi di tutti: nei campi erano spuntati mais e cento altri frutti, maturi e abbondanti. Nessuno aveva seminato nei campi aridi da alcuni anni. Era l'Anno Due del Cane.

Il sangue del ‘Fiore di Quetzal’ aveva fertilizzato la terra. All'inizio dell'Anno Uno della Selce non era rimasto un solo Tolteco in tutta la regione: un intero popolo era scomparso. Questa era la volontà degli dei.

In una remota grotta delle Ande, il principe Ulmac trascorreva i suoi giorni in solitudine. Quando gli dei lo chiamarono nel loro regno, nessuno in pianura se ne accorse. Tutti avevano dimenticato da tempo la famosa partita di pallone che aveva segnato il destino di due popoli: i Toltechi e i Tenoca.

Vedi, The flower of Quetzal

Foto. Una leggenda maya - Colonne di guerrieri toltechi sulla piramide di Quetzalcoatl (Stella del mattino) a Tula - sito archeologico mesoamericano, Messico. Foto:123rf

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I commenti dai nostri lettori (1)

Margareth Hendesron 23.08.2023 I was somewhat taken aback by the part of this Flower of Quetzel story where a parent was requested to sacrifice a child. (I always found the bible story of Abraham being prepared to sacrifice his son similarly odd.)