Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità<br /> del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato
Giustizia, Pace, Integrità del Creato

Il razzismo sistemico degli USA include le sue guerre

IPS 27.06.2023 Norman Solomon Tradotto da: Jpic-jp.org

Un recente rapporto del Dipartimento di Giustizia ha concluso che i pregiudizi razziali "sistemici" del Dipartimento di Polizia di Minneapolis "hanno reso possibile quanto accaduto a George Floyd".

Nei tre anni trascorsi da quando un agente di polizia bianco ha brutalmente ucciso Floyd, le discussioni a livello nazionale sul razzismo sistemico si sono estese ben oltre l'attenzione alle forze dell'ordine per valutare anche una serie di altre funzioni governative.

Ma questo esame si è fermato sulla riva del mare, senza verificare se il razzismo sia stato un fattore anche negli interventi militari degli Stati Uniti all'estero.

Nascosto, ma sotto gli occhi di tutti, è il fatto che praticamente tutte le persone uccise dalla potenza di fuoco degli Stati Uniti nella "guerra al terrorismo" per più di due decenni sono persone di colore. Questo fatto notevole passa inosservato in un Paese in cui - in netto contrasto - gli aspetti razziali delle politiche e dei risultati interni sono argomenti di discussione pubblica.

Certamente, gli Stati Uniti non attaccano un Paese perché vi vivono persone di colore. Ma quando in un Paese vivono persone di colore, è politicamente più facile per i leader statunitensi sottoporlo a guerra, a causa del razzismo istituzionale e dei pregiudizi spesso inconsapevoli che sono comuni negli Stati Uniti.

Le disuguaglianze e le ingiustizie razziali sono dolorosamente evidenti nei contesti nazionali, dalla polizia ai tribunali, dagli organi legislativi ai sistemi finanziari ed alle strutture economiche. Una nazione così profondamente colpita dal razzismo individuale e strutturale in patria è probabile che sia influenzata da tale razzismo anche nel suo approccio alla guerra.

Molti americani riconoscono che il razzismo ha un'influenza significativa sulla loro società e su molte delle sue istituzioni. Eppure, gli ampi dibattiti politici e la copertura mediatica dedicati alla politica estera ed agli affari militari degli USA raramente menzionano la realtà - e tanto meno ne esplorano le implicazioni – ossia che le diverse centinaia di migliaia di civili uccisi direttamente dalla "guerra al terrorismo" nordamericana sono state quasi interamente persone di colore.

Il rovescio della medaglia dei pregiudizi che facilitano l'accettazione da parte dell'opinione pubblica di fare la guerra a persone non bianche è venuto alla ribalta quando la Russia ha invaso l'Ucraina all'inizio del 2022. I telegiornali riportavano che le vittime della guerra "avevano gli occhi azzurri e i capelli biondi" e "ci assomigliano", ha osservato Lorraine Ali, critico televisivo del Los Angeles Times.

"Gli scrittori che in precedenza avevano affrontato i conflitti nella regione del Golfo, spesso concentrandosi sulla strategia geopolitica e utilizzando astrazioni morali, sembravano simpatizzare per la prima volta con la condizione dei civili". Tale empatia, troppo spesso, è falsata dall'etnia delle persone uccise. L'Associazione dei giornalisti arabi e mediorientali ha deplorato "la mentalità pervasiva del giornalismo occidentale di normalizzare le tragedie in certe parti del mondo come il Medio Oriente, l'Africa, l'Asia meridionale e l'America Latina. Disumanizza e rende la loro esperienza di guerra in qualche modo normale e attesa".

Persiste oggi una versione moderna di quello che W.E.B. Du Bois chiamò, 120 anni fa, "il problema della linea del colore - il rapporto tra le etnie più scure e quelle più chiare". Gli schieramenti di potere globale e le agende geopolitiche del XXI secolo hanno spinto gli Stati Uniti in guerre senza fine in Paesi dove vivono pochi bianchi. Le differenze razziali, culturali e religiose hanno reso troppo facile per la maggior parte dei nordamericani pensare alle vittime degli sforzi bellici degli Stati Uniti in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia e altrove come "l'altro".

È molto più probabile che le loro sofferenze siano considerate semplicemente deplorevoli o insignificanti, piuttosto che strazianti o inaccettabili. Quello che Du Bois chiamava "il problema della linea del colore" riduce al minimo l'empatia.

"La storia delle guerre degli USA in Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina emana un fetore di supremazia bianca, ignorando il valore delle vite dall'altra parte dei proiettili, delle bombe e dei missili statunitensi", ho concluso nel mio nuovo libro War Made Invisible. "Eppure, i fattori razziali nelle decisioni di guerra vengono menzionati pochissimo dai media statunitensi e quasi per nulla dal mondo politico dei funzionari di Washington".

Allo stesso tempo, in superficie, la politica estera di Washington può sembrare un modello di connessione interrazziale. Come i presidenti che lo hanno preceduto, Joe Biden si è avvicinato a leader stranieri di etnie, religioni e culture diverse, come quando un anno fa, durante il loro vertice, ha dato la mano al principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman, dimenticando nel contempo le preoccupazioni per i diritti umani.

In generale, nel mondo politico e mediatico nordamericano, le persone di colore che hanno sofferto per la guerra degli Stati Uniti all'estero sono state relegate in una sorta di apartheid psicologico: separate, diseguali e implicitamente non di grande importanza. Così, quando le forze del Pentagono li uccidono, il razzismo sistemico rende meno probabile che agli americani importi davvero.

*Norman Solomon è direttore nazionale di RootsAction.org e direttore esecutivo dell'Institute for Public Accuracy. È autore di una dozzina di libri, tra cui War Made Easy. Il suo ultimo libro, War Made Invisible: How America Hides the Human Toll of Its Military Machine, è stato pubblicato nel giugno 2023 da The New Press.

Vedi, The USA’s Systemic Racism includes Its Wars 

Foto. Manifestanti antirazzisti a Brooklyn, New York, chiedono giustizia per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd. © UN News/Shirin Yaseen

Lascia un commento

I commenti dai nostri lettori (2)

Paul Attard 20.07.2023 I don’t believe what the author is saying. I don’t think the US admin/defence department is as clever as to be racial in its war campaigns. It’s more the fact that trouble occurs in poorer countries & these countries are usually “coloured”. But that’s my opinion only.
Bernard Farine 20.07.2023 Ce texte est intéressant. Je faisais un constat comparable dans le conflit israélo-palestinien, où le nombre morts palestiniens (arabes) est toujours minimisé par rapport aux morts israéliens, même si toute mort est regrettable.