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Sarà il Covid-19 a definire il nostro futuro?

New York 10.07.2020 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

In soli quattro mesi, il virus si è diffuso dalla Cina in tutto il mondo. A metà aprile 2020, un quarto della popolazione mondiale era in reclusione. Alla fine di giugno, questa pandemia mondiale continua a crescere, con oltre 10 milioni di casi confermati. Il bilancio delle vittime globale supera il mezzo milione (NYT, 29 giugno 2020). “La storia ci insegna che le pandemie possono cambiare radicalmente le cose”. Lo farà anche il Covid-19?

Quali sono gli impatti del Covid19? L'attenzione è rivolta all'economia. Con troppa gente confinata e senza lavoro, tutte le proiezioni e i piani fatti in gennaio 2020 sono crollati. Dall'attesa crescita globale del 3,3%, passando per la minaccia di una crescita fortemente negativa, la seconda parte del 2020 da poche e deboli speranze di superare rapidamente la grave realtà della crisi economica mondiale.

Questa crisi economica interesserà ancora di più i paesi poveri e quelli meno sviluppati secondo il rapporto di Oxfam International, Dignity not Destitution del 9 aprile 2020, “Covid-19 potrebbe ridurre in povertà 500 milioni di persone”. Sarebbero necessari 2,5 trilioni di dollari per assicurare "liquidità a coloro che hanno perso il loro reddito e salvare le piccole imprese più vulnerabili" e per "cancellare l'incredibile debito di un trilione di dollari che i paesi poveri e in via di sviluppo sono tenuti a pagare nel 2020 a paesi e istituzioni ricche”. Ma, "i paesi ricchi, che stanno cercando affannosamente quantità fenomenali di denaro per i loro bisogni domestici, penseranno di rispondere anche alla difficile situazione dei poveri a livello globale?", si chiede Sean McDonagh nell’articolo How Covid-19 will shape the future (Come Covid-19 modellerà il futuro?).

Inoltre, sta facendosi strada una diversa prospettiva, quella di collegare la pandemia del Covid19 alla distruzione della biodiversità. McDonagh ricorda l'espressione spagnola "Dio perdona sempre, noi perdoniamo qualche volta, la natura non perdona mai", citata da Papa Francesco anche se in una riflessione centrata "esclusivamente sulla dimensione umana della crisi". D’altronde, “molti tra i commentatori su Covid-19 non riescono a stabilire alcuna connessione tra il virus e la distruzione della naturala che, in poco più di due decenni, ci ha dato il Covid-19, il SARS, il MERS, l’Ebola, l’HIV, il Zika e l’H1N1”.

Sean McDonagh aggiunge: “Nessuno ha menzionato il fatto che la deforestazione su larga scala, il degrado dell'habitat, l'agricoltura intensiva, il commercio delle specie e il cambiamento climatico contribuiscono tutti alla perdita di biodiversità e, nel processo, facilitano l'ascesa di nuove pandemie. Da molto tempo sappiamo che virus e agenti patogeni sono passati da altre specie alla popolazione umana. Tuttavia, la distruzione della biodiversità ha provocato che questi eventi stiano accadendo molto più di frequente ora che in passato. Ma c’è di peggio, le pandemie in futuro continueranno a succedere ad un ritmo ancora maggiore a meno che non cambiamo alcune delle pratiche sopra elencate”.

Oggi la scienza sa meglio come affrontare le pandemie grazie a cure o vaccini ma, "dato che gli umani stanno colonizzando ogni ecosistema, possiamo aspettarci pandemie più spesso e più mortali in futuro", è la sua conclusione.

Nel mercato "umido" di Wuhan, da dove il virus si è diffuso ovunque, "animali che di rado si incontrano in natura come zibetti, cuccioli di lupi e pangolini sono stipati insieme in piccole gabbie, spesso in condizioni insalubri. Questo è un ambiente ideale in cui incubano le malattie”. “Per evitare le pandemie si deve proibire il mercato della fauna selvatica” e insieme proibire i mercato "umidi", afferma il capo settore per la biodiversità dell’ONU.

I cinesi tuttavia non sono i soli a commerciare animali selvatici. Viveca Morris scriveva su Los Angeles Times, il 2 aprile 2020: "Ogni anno gli americani pagano per catturare, inscatolare e importare centinaia di milioni di animali vivi per l'agricoltura, l'industria degli animali da compagnia, per gli acquari e altri usi". "Il COVID-19 dimostra che quanto stiamo facendo agli animali ci sta uccidendo".

E che dire delle nostre moderne fattorie industriali? Risponde: “In molti posti, si ammucchia il bestiame, si stipano maiali, galline, tacchini e altri animali in spazi ridotti. Queste realtà possono diventare un terreno fertile per agenti patogeni virali e batterici; quindi per garantire che ciò non accada, si ingolfano i loro alimenti con antibiotici. Questo, ovviamente, crea le condizioni perfette per lo sviluppo e la crescita dei patogeni resistenti agli antibiotici. L’umanità sta pagando il prezzo sotto forma di UTI resistenti ai farmaci e infezioni da MRSA”.

La conclusione di Viveca Morris è un consiglio per il futuro: "Il modo in cui gli umani distruggono gran parte del mondo naturale e si dedicano all'agricoltura industriale si basa sull'errore che ciò che facciamo nel mondo naturale non avrà un impatto negativo sulla salute e il benessere degli umani. Il Covid-19 ci dice che questo non è vero. O cambiare drasticamente i nostri modi di relazionarci con il mondo naturale o dobbiamo prepararci per la prossima pandemia. La scelta sta nelle nostre mani. "

Per saperne di più vedi, How Covid-19 Will Shape The Future?

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