Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Verità e pretesa verità

Roma 19.05.2021 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Sono tanti, anche se non quantificati, i tentativi di aggressione nei confronti di religiosi, religiose collaboratori laici che hanno scelto un impegno missionario costante e quotidiano, teso a costruire dialogo e condivisione. Un lavoro che viene poco raccontato, ma che getta semi di pace e di speranza. Come mai?

Il loro lavoro è stato riportato in prima pagina dalla missionaria laica, Nadia De Munari, uccisa lo scorso aprile a Chimbote - a sei ore dalla capitale Lima, in Perù – dove gestiva sei asili con più di 500 bambini e da Christian Carlassare. Questo comboniano, nominato da Papa Francesco l'8 marzo scorso a solo 43 anni vescovo di Rumbek nel Sudan del Sud, dove si trova da più di quindici anni, è stato da aggredito da un gruppo armato che gli ha sparato diversi colpi alle gambe con l’evidente intento di intimorirlo.

I missionari - sacerdoti, laici e religiose- che hanno perso la vita sul loro campo di lavoro in America latina, in Africa e in Asia sono stati 20 nel 2020. In vent’anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui cinque vescovi. Il numero dei missionari laici, che operano nel mondo sono 376.188.

Questa violenza su operatori pastorali non si limita agli stranieri ma si ripete sui locali. In Nigeria, circa 20 sacerdoti, compresi otto seminaristi, sono stati uccisi negli ultimi cinque anni e più di 50 sono stati rapiti; dal giugno 2015 si sono registrate tra le 11.500 e le 12.000 morti di cristiani dovute a pastori jihadisti Fulani, a Boko Haram ed a "banditi di strada".

Il caso della Nigeria è significativo perché indica che la violenza contro missionari, sacerdoti, operatori pastorali, semplici fedeli non è disgiunta dalle situazioni di crisi e di conflitto che attanagliano nel loro congiunto la società in cui essi si sono inseriti. A conferma di questa percezione, il Guardian riporta che, nel 2019, sono stati uccisi più di 300 attivisti per i diritti umani e nel nord della Nigeria sono colpiti e rapiti principalmente cristiani Igbo. Le vittime vengono spesso separate sotto la minaccia delle armi secondo la loro tribù e religione. Molte di esse subiscono tentativi di furto o rapina, di sequestro o vengono coinvolte in sparatorie in contesti contraddistinti da povertà economica e degrado.

Lo scenario su cui si svolge questa violenza è spesso contrassegnato da distorte ideologie, falsa religiosità e concreti interessi economici che servono da pretesto per soprusi contro i diritti umani e la dignità delle persone. Repubblica, il quotidiano italiano riporta, ad esempio, la denuncia dell'ONG Land Matrix: Chi si è mangiato l'Africa: in 20 anni ceduti a società straniere 30 milioni di ettari di terra, una superficie più grande dell'Italia su cui asiatici, europei, emiratini, libanesi e americani sfruttano le foreste e non solo.

E’ l’accaparramento di terre un fenomeno in espansione che, tra l’altro, crea grandi rischi all'ambiente e provoca migrazioni economiche per i cambiamenti climatici e fa risuonare una minaccia che non appare tanto lontana. Con centinaia di milioni di persone che soffrono la fame, una popolazione in crescita e gli impatti devastanti dell'agricoltura sull'ambiente: per quanto tempo avremo cibo a sufficienza per tutti?

E’ la domanda che sorge ogni volta che si parla di fame, scarsità d'acqua o cambiamenti climatici, “Stiamo diventando davvero troppi perché tutti possiamo mangiare?”. E, molti, troppi puntano rapidamente il dito contro la crescita demografica. La limitazione delle nascite –vedi il figlio unico della Cina- o l’aborto sono stati visti come toccasana del problema demografico. E così secondo i dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), ogni anno vengono eseguiti tra i 40 e i 56 milioni di aborti. 153.425 al giorno, 6.393 all'ora.

In realtà, tutti sanno che dagli anni '60, la crescita globale della produzione alimentare ha superato l'aumento della popolazione. Sono i sistemi alimentari attuali che, con una distribuzione del cibo altamente diseguale ha dato spazio alla fame e alla malnutrizione: nel 2019, 690 milioni di adulti, ovvero l'8,9% della popolazione mondiale, e il 7% dei bambini sotto i cinque anni erano denutriti. I cambiamenti culturali nella nutrizione e la quantità di cibo consumata ha reso in sovrappeso il 40% degli adulti mentre più di 3 miliardi di persone seguivano una dieta non sana, mentre i costi insostenibili della produzione alimentare sono dovuti alle enormi perdite e sprechi.

La crescita della popolazione è senza dubbio un importante motore dell'aumento della domanda alimentare (Vedi Population, food security, nutrition and sustainable development), ma il vero problema sono i sistemi di produzione alimentare che sono anche una delle principali cause della perdita di biodiversità e dell'inquinamento atmosferico e idrico.

Durante il suo vertice del passato aprile, la Commissione ONU sulla popolazione e lo sviluppo, ha considerato, per la prima volta nella sua storia, l’alimentazione e la nutrizione nel contesto dello sviluppo sostenibile ed esaminato se le politiche e i programmi alimentari e nutrizionali promuovano la produzione e il consumo sostenibili, la salute materna e neonatale, l'alimentazione dei bambini, l'emancipazione delle donne, il tutto in vista del prossimo Vertice sui sistemi alimentari.

Nel suo linguaggio verboso, eludente, diplomatico e impalpabile, è stato come se l’ONU riconoscesse per la prima volta che la troppa gente del mondo non è il problema. Lo sono gli attuali sistemi di produzione alimentare che invece di preoccuparsi delle persone pensano solo al proprio lucro immediato e ovviamente si scagliano con violenza sotto subdoli pretesti contro sacerdoti, religiosi e attivisti sociali appena questi denunziano i concreti interessi ideologici, geopolitici ed economici nascosti dietro chi compie materialmente la violenza.

Il diavolo insegna fare le pentole ma non i coperchi, ci ricorda un detto popolare. La sicurezza alimentare è davvero una minaccia per il futuro, la crescita della popolazione è un dato di fatto e la responsabilità di affrontare entrambe le questioni riguarda tutti. Tuttavia, sopprimere la voce di chi racconta la verità non è la soluzione. Non tentare ciò che non puoi portare a termine, dice un proverbio yoruba, ossia non cercare di coprire il sole con due dita.

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