Vol. 7 - N° 2

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 7 - N 2

IN EVIDENZA NEL MESE

Il vero radicalismo, non conduce al fanatismo

"Non sorprenderò nessuno dicendo che stiamo attraversando un periodo in cui il fanatismo, sia religioso che politico, sembra guadagnare terreno. Inoltre, anima in un modo onnipresente l'attuale panorama dei media. Il terrorismo, l'aumento degli estremismi, il ripiegarsi sull'dentità, il comportamento discriminante per motivi etnici, religiosi o sessuali costituiscono la notizia dei questi ultimi mesi".

Con queste parole, Joseph Gotte apre il suo articolo su Réflexions: Le véritable radicalisme, l’unique réponse au fanatisme (Il vero radicalismo, l'unica risposta al fanatismo). È facile confondere emozione e passione con il fanatismo. Possiamo vivere con emozione e passione senza lasciarci andare al fanatismo. "Il fanatismo genera reazioni che portano alla squalifica degli altri, condannando coloro che non sono come noi, criticando e respingendo coloro che non condividono le nostre idee, al punto di costruire muri insormontabili".

Possiamo avere idee chiare, sapere bene in cosa crediamo, ciò che vogliamo e volere ciò che desideriamo, sapere chiaramente dove andiamo e da dove veniamo, distinguere ciò che dobbiamo fare per vivere bene e amare come si deve, senza cadere nel fanatismo che porta ad essere inflessibili, categorici, estremisti. L'antidoto è "praticare la tolleranza, essere ricettivi, aprirsi agli altri, accettare chi la pensa diversamente o non condivide gli stessi punti di vista. Essere pronti a vivere con l'altro, con lo straniero, con colui che è diverso, senza rinunciare alle proprie idee, convinzioni e valori. Sapere come tollerare, accettare, amare, integrare, ascoltare, è un lungo cammino che porta a costruire ponti e non muri, è la via per uscire da quegli estremismi che possono renderci fanatici" (¿Radicalismo o Fanatismo?). Continua la lettura

UNA BELLA NOTIZIA

Cristiani e Musulmani vivono insieme e pacificamente nei Monti Nuba

Mentre le tensioni fra gruppi religiosi contribuiscono alla violenza in molte regioni del mondo,cristiani e musulmani nei Monti Nuba, danneggiati dalla guerra, dicono che s'intendano molto bene. Per uno straniero ci vuole un certo tempo per capire.

 “Quando sono arrivata nei Monti Nuba rimasi sorpresa. Tutti erano vestiti allo stesso modo: le donne portavano la testa coperta, però dopo le ho viste ricevere i sacramenti in chiesa", dichiara la suora comboniana Angelina Nyakuru, capo infermiera nell'ospedale patrocinato dalla Chiesa cattolica Mother of Mercy di Gidel.

“A Natale i musulmani partecipano alla celebrazione insieme ai cristiani. E per l'Aid al Fitr e l'Aid al Adha noi assistiamo alle loro celebrazioni. E' tipico di questo posto. Esiste una coesistenza pacifica fra cristiani e musulmani ed anche con coloro che praticano le religioni tradizionali. I genitori musulmani, generalmente, non si oppongono se i loro figli vogliono diventare cristiani. In effetti, quando ricevono i sacramenti, li accompagnano alla chiesa per sostenerli”.

Suor Nyakuru, che vive nei Monti Nuba dal 2008, confronta questa situazione con quella del suo paese, l'Uganda. “Da noi la gente si uccide per ragioni religiose ed i convertiti devono fuggire per salvare la loro vita. Qui nelle famiglie esistono contemporaneamente le due religioni e non vi sono problemi", afferma. Continua a leggere  

UNA BRUTTA NOTIZIA

La gravidanza infantile “forzata” in America Latina

Il comitato Latino-Americano e dei Caraibi per la difesa dei diritti delle donne (Cladem), in seguito ad una inchiesta regionale, ha pubblicato dei dati che mostrano una realtà misconosciuta della regione Latino-Americana e  Caraibi: la gravidanza forzata delle ragazze. Questi risultati dovrebbero promuovere azioni di risposta a livello nazionale, regionale ed internazionale. Lo studio, del 2016,  raccoglie i dati di 14 paesi: Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, El Salvador, Honduras, Messico, Nicaragua, Panamà, Republica Domenicana, Paraguay, Perù e Portorico (Vedi Niñas Madres. Embarazo y maternidad infantil forzada en América Latina y el Caribe). Tutto è iniziato con il caso della bambina paraguaiana, incinta nel 2015 per essere stata violentata dal suo patrigno. Sotto la pressione del Cladem e dell'organizzagione Equality Now, la Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (CIDH) si è interessata al caso e si è chiesta su ciò che sta succedendo anche in altri paesi. Uno studio del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (FNUAP) intitolato “Accelerare i progressi nello studio di riduzione del tasso di gravidanza presso le adolescenti in America Latina e nei Caraibi” (Aceleración del progreso hacia la reducción del embarazo en la adolescencia en América Latina y el Caribe) afferna: “Il tasso di gravidanza delle adolescenti in America Latina e nei Caraibi resta il secondo più elevato al mondo, stimato in 66,5 nascite su 1000 ragazze di età dai 15 ai 19 anni, dietro solo all'Africa sub sahariana. Il tasso globale di gravidanza precoce nel mondo è stimato in 46 su 1000 ragazze".

Nella regione America Latina e Caraibi ci sono fra i 7,3 milioni di parti annuali di madri-adolescenti di meno di 18 anni, più di due milioni sono di ragazze di meno di 15 anni. Secondo lo studio del Caldem queste gravidanze di ragazze di meno di 14 anni hanno per causa principale lo stupro avendo la norma, detta indennizzazione sessuale, 14 anni come età limite nella regione.

I dati del Cladem, sui parti di ragazze di meno di 15 anni, dicono che, nel 2015, sono stati 122 in Uruguay, 1.432 in Perù, 1.444 in Salvador, 1.600 in Nicaragua, 2.787 in Argentina, 6.045 in Colombia, 10.277 in Messico, 13.332 in Bolivia e 26.700 in Brasile. Una grande responsabilità pesa sui media che nei loro spazi sessualizzano le ragazzine.

L'Unicef (Fondi delle Nazioni Unite per l'infanzia) ha ugualmente messo in guardia contro l'aumento incessante della maternità nelle adolescenti in America Latina e nei Caraibi. Nel suo rapporto del 2014 indica che il 20% delle gravidanze delle adolescenti di meno di 18 anni riguardano ragazze di meno di 15 anni e derivano da uno stupro. Secondo il rapporto pubblicato, tra il 2011 e il 2017, il Servizio Nazionale della Salute del Perù ha assistito a 14.325 parti di bambine di meno di 15 anni.

Nel 2015 il Registro Nazionale d'identificazione e di stato civile ha annotato 1.538 nuovi nati di madri di età dai 11 ai 14 anni. Nel 71% dei casi il padre presunto aveva più di 18 anni, confermando che la violenza sessuale era la causa della gravidanza. Il tasso annuale di gravidanza precoce in Perù è del 13%, ma la percentuale si attesta al 30% nelle regioni dell'Amazzonia.

Le statistiche annuali, per l'America Latina e Caraibi, parlano di circa dieci milioni di nascite. Sette nascite su dieci sarebbero dunque di mamme minori di 18 anni e una su cinque di minori di 15 anni.

Conviene ricordare che il 13° dei 17 obiettivi di uno sviluppo sostenibile (OSS) del Programma 2030 dell'ONU, propone di promuovere la salute, l'educazione, la giustizia, la protezione e l'uguaglianza dei sessi proprio per i bambini/e e per gli/le adolescenti. I governi dovrebbero impegnarsi a raggiungere questi obiettivi, dando priorità alle regioni del loro paese che presentano i maggiori rischi e prendendo misure efficaci e adatte alla cultura, con un personale formato e responsabile ed un budget sufficiente. La casa e la scuola devono essere spazi sicuri per l'educazione e la protezione delle giovani e delle adolescenti contro tutte la forme di violenza.

Vedi anche Matrimonio infantil en América Latina y el Caribe

CELEBRIAMO!

Giustizia, Pace e integrità della Creazione. Un compagno di Missione

Durante il giubileo dei 200 anni dalla fondazione, la Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), si è fatta il regalo di questo libretto, frutto di due anni di lavoro, per rivedere ed aggiornare il Vade-mecum OMI-GPIC del 1997; esso contiene anche importanti contributi del Papa Francesco sul ministero di GPIC. Il ministero di Giustizia, Pace ed Integrità della Creazione (GPIC) è al cuore della missione, è al centro della vita missionaria e fa parte integrante del cammino dell'evangelizzazione.

Oggi viviamo in un mondo caratterizzato da cambiamenti rapidi, tanto positivi che negativi. Potenzialità entusiasmanti si accompagnano ad elementi distruttivi. Il ministero di GPIC incomincia col 'vedere', con guardare realmente – avere uno sguardo autentico e profondo –, il che implica l'atteggiamento del contemplativo ed una lettura profetica, per essere capaci di discernere, alla luce dei valori del Vangelo, ciò che accade nel mondo di oggi, nostra casa comune. Il ministero di GPIC ci aiuta ad analizzare la nostra realtà in una prospettiva contemplativa al fine di capirne le strutture generatrici di povertà, di distruzione dell'ambiente, di conflitti e di violenze e come potremmo, in modo efficace, rendere più visibili e più operativi i valori del Regno.

E' la realtà ed il mondo nel quale tutti i missionari vivono e servono la gente: i missionari guardano questo mondo con gli occhi del Salvatore crocifisso, in modo che coloro che soffrono siano fortificati grazie alla speranza nella potenza della Risurrezione. Questa è la prospettiva ed il pensiero di S. Eugène di Mazenod fondatore degli Oblati. Molti, attraverso il mondo, operano per e in mezzo ai poveri; tutti costoro esercitano questo ministero anche se non utilizzano la terminologia di GPIC.

Questo libro, Compagno della Missione GPIC, ha per scopo di  aiutare tutti i Missionari ed i loro Associati nello sforzo di integrare nel loro ministero questo aspetto vitale della 'presenza liberatrice di Cristo e del mondo nuovo, nato con la sua Resurrezione'. Come afferma Papa Francesco, il deterioramento dell'ambiente e della società colpiscono, in modo speciale, i più deboli del pianeta, i più poveri ed i più esclusi, che sono la maggior parte della popolazione del mondo e che sovente, nei dibattiti internazionali, sono trattati come un'appendice, o peggio, come un danno collaterale. Il Papa sottolinea come un vero avvicinarsi all'ecologia si trasforma sempre in un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il clamore della terra quanto quello dei poveri (cfs. LS, 48-49). Questo libretto ci chiama dunque a rinnovarci ed a fortificarci nel nostro impegno a favore del ministero di GPIC. Maria è stata una persona di giustizia intonando il canto del mondo nuovo del Regno di Dio dove i poveri, figli e figlie di Dio, saranno liberi e saranno i primi. Ella è un'ispirazione per questo lavoro.

Purtroppo non c'è una traduzione in italiano  on line, ma si può trovare in inglese Justice, Peace, and Integrity of Creation. Compagnon in Mission, francese Justice, Paix et Intégrité de la Création. Compagnon de Mission e spagnolo Justicia, Paz e Integridad de la Creación. Compañero en Misión

AGIAMO!

Il popolo bribris della Costa Rica: prevenire la violenza e fare vivere con giustizia

I bribris sono un popolo di circa 11.500 indigeni, stabilito in Costa Rica da secoli, parliamo di cinque mila anni. Vivono nelle riserve indiane di Salitre e Cabagra. Parlano l'unica lingua indigena della Costa Rica insegnata all'università. Praticano una forma di religione legata allo sciamanesimo e le loro credenze si basano sull'adorazione di Sibú, "Dio Padre", creatore della terra e dell'uomo, e dio della cultura, perché insegna di quali prodotti alimentarsi e come coltivarli. Le loro case sono in legno su palafitte, coperte di palme secche. La loro caratteristica principale è certamente uno spirito di indipendenza e di resilienza. Vivono molto lontano dagli altri gruppi umani e si spostano con barche e zattere sul fiume Sixaola al confine con Panama. Fanno artigianato, cesti e strumenti musicali che si vendono in tutto il paese. La caccia rimane la loro attività principale, ma con rigide regole di consumo. Quando cacciano un quetzal o un ara scarlatto, ad esempio, solo gli anziani possono mangiarne. La loro agricoltura è tradizionale e coltivano banane, mais e alcuni tuberi; ma il cacao è il loro elemento centrale. È usato per scopi terapeutici, per la pulizia del corpo e come alimento base. Donne e uomini, sciamani, giovani e vecchi, tutti ne conoscono le ricette, sanno come coltivarlo e usarlo sapientemente.

La legge della Costa Rica proibisce ai non nativi di entrare, vivere e possedere terre dei popoli indigeni (legge 6172 del 1977). Tuttavia, i bribris sono ora su un cammino di violenza perché espropriati a forza delle loro terre ancestrali. Nei giorni del 25-26 dicembre scorso, hanno visto violenze e minacce nel loro territorio di Salitre perché un gruppo di non indigeni, armi alla mano, hanno dato fuoco alle loro case e proprietà, costringendoli a fuggire verso le montagne. Gli invasori continuano a inviare loro minacce perché non tornino alle loro case e abbandonino le loro proprietà. Questi casi di violenza si sono verificati durante sei anni alle vacanze di Natale.

La Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha dichiarato che dovrebbero essere adottate misure preventive (MC-321-12 IACHR) e ordinato allo Stato della Costa Rica di proteggere questo popolo. L'ufficio di presidenza del paese ne ha informato il comitato nazionale per il sostegno all'autonomia indigena e ha emanato ordini e istruzioni per prevenire ulteriori violenze e arrestare i responsabili. Ma, ad oggi, nessuno degli aggressori è stato fermato e, mentre continuano le tensioni nelle terre della comunità di Rio Azul, non esiste una presenza permanente di Forze Pubbliche per assicurare pace e sicurezza . Pur essendo un popolo tranquillo, i bribris hanno deciso di espellere gli usurpatori e recuperare la loro terra. C'è quindi in vista un aumento della violenza.

La advocacy riguarda le politiche e il cambio, la conoscenza e la presa di coscienza di fronte ai problemi per convincere le persone in autorità a prendere posizione su questioni di interesse comune, specialmente a favore degli emarginati ed esclusi dal processo politico; la comunità internazionale è chiamata ad intervenire quando uno stato non si assume la responsabilità di difendere i propri cittadini e di mantenere la pace. Abbiamo visto il caso tipico di Asia Bibi, una donna cristiana condannata a morte nel novembre 2010, accusata ingiustamente di bestemmia contro l'Islam. La pressione internazionale ha portato alla sua liberazione e ha riconoscerne l'innocenza di un crimine che non ha commesso, anche se il suo caso non è ancora completamente risolto. Per i nativi bribris, cosa si può fare? È stata avviata un'iniziativa perché la comunità internazionale chieda al governo della Costa Rica di prevenire ulteriori violenze e proteggere e promuovere i diritti umani per dei nativi. L'iniziativa è di inviare un'e-mail all'ambasciata costaricana del proprio paese e/o dei paesi limitrofi. A questo link si trovano gli indirizzi dell'ambasciata: https://www.costarica.com/embassy/. Modello di lettera:

"Eccellenza, Ambasciatore della Costa Rica, vorremmo attirare la sua attenzione sulla situazione dei nativi bribri. Il 25 dicembre 2018, i non nativi con armi da fuoco hanno attaccato i bribris nel loro territorio nativo di Salitre, bruciando le case e costringendo le famiglie a cercare rifugio sulle montagne. Ciò avviene nonostante la legge 6172 del 1977 che vieta alle persone non indigene di entrare, vivere e possedere territorio di questi popoli e sebbene la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) abbia affermato che sono necessarie misure precauzionali e protettive (MC-321-12 CIDH). Chiediamo al governo della Costa Rica di adottare misure efficaci per prevenire l'escalation della violenza, proteggere le popolazioni e promuovere i diritti umani di questa popolazione indigena".

CONOSCERE GLI OBIETTIVI SS

Obiettivo 1. Sradicare la povertà in tutte le sue forme e in tutto il mondo

Se il tasso della povertà estrema è diminuito di oltre il 50% dal 1990, troppe sono ancora le persone, più di 800 milioni, che lottano contro questo flagello, private della loro dignità. I progressi sono stati ridotti in aree come l'Asia meridionale e l'Africa subsahariana, che rappresentano l'80% della popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà.

Questo tasso potrebbe aumentare nei prossimi anni, a causa della comparsa di nuove minacce come il cambiamento climatico, il terrorismo, l'insicurezza alimentare e i conflitti. Inoltre, la povertà non è solo una mancanza di reddito e include cose come la malnutrizione, l'accesso limitato ai servizi di base, la discriminazione, l'esclusione sociale e altro ancora. L'obiettivo è quindi un impegno ambizioso che mira a sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, compresa la povertà estrema. Si tratta di raggiungere, entro il 2030, i seguenti obiettivi:

- sradicare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata sulla base di coloro che vivono con meno di $ 1,25 al giorno

- ridurre almeno della metà la quota di uomini, donne e bambini di tutte le età che vivono in povertà in tutte le sue forme, secondo le definizioni nazionali

- implementare a livello nazionale adeguati sistemi di protezione sociale e misure di sicurezza per tutti, compresi i livelli più bassi, e raggiungere una notevole copertura delle persone povere e vulnerabili

- assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i più poveri e vulnerabili, abbiano uguali diritti alle risorse economiche, insieme all'accesso ai servizi di base, proprietà privata, controllo su terreni e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, nuove tecnologie appropriate e servizi finanziari, tra cui la microfinanza

- rinforzare la resilienza dei poveri e di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi climatici estremi, catastrofi e shock economici, sociali e ambientali

- Garantire un’adeguata mobilitazione di risorse da diverse fonti, anche attraverso la cooperazione allo sviluppo, al fine di fornire mezzi adeguati e affidabili per i paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati, attuando programmi e politiche per porre fine alla povertà in tutte le sue forme

- Creare solidi sistemi di politiche a livello nazionale, regionale e internazionale, basati su strategie di sviluppo a favore dei poveri e sensibili alle differenze di genere, per sostenere investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà. Continua a leggere  

CONTINUARE A SPERARE

Ogni giorno, ascolta un fiore, ascolta ciò che ha da dirti

"Troverete nelle foreste più che nei libri. Gli alberi e le rocce vi insegneranno quanto nessun maestro saprebbe dirvi" (Bernardo di Chiaravalle). Ascolta i fiori: possiamo rimanere in silenzio o cantare, meravigliarci o contemplare, prendere ispirazione o creare e ricreare, rispettare sempre, non necessariamente analizzare o farlo solo nella misura del necessario, non agire ma proteggere. "Sii lodato, o mio ​​Signore", cantava San Francesco d'Assisi nel suo bellissimo canto: "Sii lodato per la nostra madre la Terra, che ci sostiene e ci governa, e produce vari frutti con i fiori colorati e l'erba". Egli entrava in comunicazione con tutta la creazione e predicava persino ai fiori, "invitandoli a lodare il Signore, come se fossero dotati di ragione". La sua emozione andava al di là di una valorizzazione intellettuale o di un calcolo economico; per lui ogni creatura era una sorella, unita a lui da vincoli d'affetto. Ecco perché si sentiva chiamato a proteggere tutto ciò che esiste. "Considerando che tutte le cose hanno un'origine comune", disse di lui San Bonaventura, "si sentiva pieno di tenerezza ancora più grande, e chiamava le creature, non importa quanto piccole, col nome di fratello o sorella".

"Ogni creatura ha la sua bontà e perfezione. Le diverse creature, desiderate a pieno titolo, riflettono, ciascuna a modo loro, un raggio dell'infinita saggezza e bontà di Dio. Ecco perché l'uomo deve rispettare la bontà di ogni creatura per evitare un uso disordinato delle cose". Francesco chiedeva ad ogni convento che lasciasse sempre una parte del giardino incolto, in modo che vi crescessero le erbe selvatiche e che, ammirandole, i visitatori potessero elevare i loro pensieri a Dio, autore di tanta bellezza. Il mondo è molto più di un problema da risolvere, è un mistero gioioso da contemplare nella gioia e nella lode. Questo è ciò che la canzone che accompagna le immagini di questo video ci invita a fare. Ascolta un fiore

DA RIFLETTERE

Nelle viscere del Burkina Faso, il forziere dell’oro africano

A 150 metri di profondità con 50 gradi di temperatura uomini, donne e bambini scavano per dieci ore al giorno per trovare il metallo prezioso tra il rischio di crolli, fumi altamente tossici e a stretto contatto con mercurio e cianuro. È la miniera d’oro artigianale di Sougou, nella provincia di Zoundwéogo

Nel corso della storia, nessun minerale è stato più apprezzato dell’oro. Circa cinque mila anni fa, l’uomo ha cominciato ad usarlo nei più svariati ambiti (commerciale, medico, finanziario, ecc) e da allora molte sono le civiltà nate, cresciute e scomparse per quella che viene definita la “corsa all’oro”. L'Africa è il continente dove si concentra la maggior parte delle società minerarie ​per lo sfruttamento delle risorse auree. Uno dei principali forzieri dell’oro africano è indubbiamente il Burkina Faso, dove rappresenta il primo prodotto di esportazione. Fornisce il 20% del PIL e l’economia del Paese, dipende in larga misura dal suo prezzo sul mercato internazionale.

Il Burkina Faso, letteralmente ​Terra degli uomini Integri​, come ha voluto ribattezzarlo il suo ex presidente Thomas Sankara, è uno dei paesi più poveri al mondo, dove si muore ancora di fame, di sete e di malaria. Dove l'AIDS ha contagiato più del 20% della popolazione, l'infibulazione è praticata tacitamente e la corruzione governativa è fiorente.

Un Paese in cui il sogno panafricano di Sankara è stato strozzato dalle multinazionali e dalla corruzione governativa. Dove si dispone non solo delle ricchezze del continente, ma anche e   soprattutto della vita della gente, violando ogni giorno la dignità, il rispetto e la bellezza di uomini, donne e bambini. L’estrazione dell’oro, rappresenta per il Burkina Faso, una delle principali attività economiche, a discapito dell’agricoltura, di cui ancora vive la maggior parte della popolazione locale che maggiormente risente della “corsa all’oro” per le sue disastrose conseguenze a livello ambientale e umano. Continua a leggere

RISORSE

Come mettere fine alla diplomazia del portafoglio all'ONU

I grandi finanziatori dell'ONU, con gli Stati Uniti in testa, sono stati messi in discussione per la loro influenza e l'utilizzo abusivo del loro potere economico, non solo per mantenere le loro influenti posizioni in questo foro mondiale, ma anche per l'utilizzo della copertura di fondi come minaccia per promuovere i loro interessi nazionali.

Il governo di Donald Tramp prevede di ridurre il suo contributo al Budget ordinario dell'ONU, contributo obbligatorio, che porterebbe ad una nuova riforma del sistema di finanziamento, già suggerita nel 1989 dal primo ministro svedese Olaf Palme. Questa proposta non abbandonava la formula basata 'sulla capacità di pagamento', ma suggeriva un contributo massimo del 10% da parte di ogni paese, al fine di evitare una dipendenza eccessiva da qualche donatore.

Attualmente gli Stati Uniti contribuiscono con il 22% , il Giappone con il 9,7%, la Cina con il 7,9%, la Germania con il 6,4%, la Francia con il 4,9%, la GranBretagna con il 4,5%, l'Italia con il 3,7 %, la Russia con il 3,1%. I paesi più poveri apportano lo 0,001% ed i paesi in via di sviluppo lo 0,01% ciascuno.

Kul Gautam, ex segretario generale aggiunto e direttore esecutivo dell'UNICEF, è un grande difensore di questa proposta di cambiamento. Come prova ricorda che l'ex-segretario generale Ban Ki Moon (2007-2016) dovette modificare un rapporto che metteva in causa l'Arabia Saudita per aver attaccato dei civili nello Yemen, perchè l'Arabia Saudita minacciava di sospendere il suo contributo al finanziamento dell'ONU. Ugualmente, nel 2005, Kofi Annan (1997-2006) dovette cedere alla domanda di George W. Bush (2001-2009) , di nominare un nord-americano come direttore esecutivo dell'Unicef, nell'arco di 72 ore, senza una inchiesta appropriata. "Esempi chiari di traffico di influenza e di diplomazia dei contributi", segnala Gautam, autore del libbro recentemente publicato dal titolo “Global Citizen from Gulmi: My Journey from the Hills of Nepal to the Halls of the United Nations” (Un cittadino del mondo da Gulmi: il mio viaggio dalle montagne del Nepal agli saloni delle Nazoni Unite).

"Una migliore ripartizione dei contributi rifletterebbe meglio il fatto che l'ONU è uno strumento di tutte le nazioni", era l'argomento di Olaf Palme. Continua a leggere

TESTIMONIANZA

Amore per la gente e passione per il Vangelo

Nel 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari, 17 in più, cioé quasi il doppio, rispetto ai 23 del 2017. Si tratta di 35 sacerdoti, un seminarista, quattro laici. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era in America, nel 2018 è l’Africa ad avere il primato del sangue versato: 19 sacerdoti, un seminarista e una donna laica.

Segue l’America, con l’assassinio di 12 sacerdoti e 3 laici; tre preti sono stati uccisi in Asia e uno in Europa. Secondo i dati raccolti dall’agenzia Fides, con le 40 vittime di quest’anno, i missionari uccisi tra gli anni 2001-2018, sono 456.
I casi di molta carica emotiva sono molti nel dossier di Fides. C'é Thérese Deshade Kapangala di 24 anni all'inizio del suo cammino di postulante tra le suore della Sacra Famiglia. Fu uccisa nel gennaio 2018 durante la repressione dei militari contro le proteste, promosse dai laici cattolici, contro la decisione del Presidente Kabila di non celebrare le promesse elezioni. Dopo la Messa a Kintambo, al nord di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), quando iniziava la marcia, l’esercito, schierato fuori dalla chiesa, ha aperto il fuoco. Thérese rimase colpita mentre cercava di proteggere una bambina.

In Nigeria don Joseph Gor e don Felix Tyolaha sono stati uccisi da pastori/jihadisti nel villaggio di Mbalom (Stato di Benue), situato al centro di un Paese, diviso tra un Nord a preponderanza musulmana e un sud abitato da cristiani. Il 24 aprile 2018 ci fu un massacro. Era appena iniziata la messa e i fedeli stavano ancora entrando in chiesa, quando un gruppo armato iniziò a sparare. Diciannove persone, tra cui i due sacerdoti, furono uccise. Seguì una razzia e 60 case furono rase al suolo.

Dei 12 sacerdoti uccisi in America, 7 lo furono in Messico.  Continua a leggere

- Office P.O. Box 138 - Montclair NJ 07042 0138 US

- Inviaci le tue opinioni, dubbi, suggerimenti e idee scrivendo a pezzijp@jpic-jp.org

- Ci si può iscrivere anche inviando una e-mail a webmaster@jpic-jp.org

- Consultare www.combonimissionaries.org - www.comboni.org

- Copyright © www.jpic-jp.org