Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Come guarire dal veleno dell’odio?

La Puntina 20.12.2023 La Puntina Tradotto da: Jpic-jp.org

Dal 2002 al 2007 il cardinale Carlo Maria Martini visse prevalentemente a Gerusalemme, dove riprese gli studi biblici. Sono stati anche anni di preghiera intensa per la pace, nel periodo più duro della Seconda Intifada. Un passaggio di un suo scritto del 2003 è ancora attuale oggi! 

Dal 2002 al 2007 il cardinale Carlo Maria Martini visse prevalentemente a Gerusalemme, dove riprese gli studi biblici. Sono stati anche anni di preghiera intensa per la pace, nel periodo più duro della Seconda Intifada. Un passaggio di un suo scritto del 2003 è ancora attuale oggi! 

La Puntina – 20 dicembre – 2023 – La Puntina

 

Certamente l’odio che si è accumulato è grande e grava sui cuori: vi sono persone e gruppi che se ne nutrono come di un veleno che mentre tiene in vita insieme uccide. Per superare l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante imparare a guardare al dolore dell’altro. La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimenta l’odio quando essa è memoria solo di se stessi, quando è riferita esclusivamente a sé, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore sarà memoria anche della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione. Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace”.

 

Grazie al Teatro Oscar (Giacomo Poretti, Luca Doninelli e Gabriele Allevi) hanno risuonato recentemente le parole di Eschilo nei Persiani portata in scena da Silvio Castiglioni. E’ la tragedia più antica arrivata sino a noi (472 a. C.). L’uomo, che ha assistito con i suoi occhi all’atroce disfatta dell’armata di Serse nella battaglia di Salamina, ne racconta tutto l’orrore. 

Quello che non smette di stupire è che Eschilo racconta la vittoria del suo popolo, i greci, attraverso gli occhi dei Persiani, attraverso il racconto del loro dolore. Attraverso gli occhi dell’altro. Eschilo dà voce al dolore altrui, come ammonimento per gli ateniesi e per noi, così indica la via di una possibile pace. Come se il poeta non volesse piegarsi all’idea di fare del suo testo un manifesto della grandezza di Atene. Come se scegliendo di raccontarci il dolore di un popolo dal punto di vista dello sconfitto ci volesse suggerire l’idea che l’altro, il nemico, va protetto dalla tentazione di deriderlo e umiliarlo, disumanizzarlo. Dalla cultura greca ci possono separare secoli e abitudini. Ma quello messo in scena da Eschilo è un esercizio di umanità da fare nostro come ha ricordato Carlo Maria Martini: dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace.

 

 

 

 

 

Vivian Silver (nella foto), la pacifista 74enne, era la fondatrice di Women wage peace, uno dei maggiori movimenti israeliani per la pace creato nel 2014. E’ stata uccisa dai miliziani di Hamas durante l’irruzione nella sua casa nel kibbutz Be’eri, dove risiedeva dal 1990, sedici anni dopo il suo trasferimento dal Canada. “Ci hanno fatto credere che solo la guerra avrebbe portato la pace. Ma è accaduto il contrario. Perché dovremmo continuare in questo modo?”, era solita ripetere.

“Gaza non era un’idea o un valore astratto. Era parte della sua vita”, hanno pianto i suoi amici, il giorno in cui i suoi resti sono stati identificati con il test del Dna, tra gli ultimi ad avere un nome. Suo figlio, Yonatan Zeigen, in una intervista su Avvenire, ha criticato duramente l’offensiva su Gaza: “Da questa guerra non nascerà un futuro migliore né per la Striscia né per Israele. Al contrario. Quando esplode, un conflitto distrugge tutto, ecco perché si deve prevenire, non acuire. Oltretutto per cosa stiamo bombardando la Striscia? L’idea di Hamas e le cause che l’hanno generata non possono essere sconfitte per via militare. Stiamo stati vigliaccamente attaccati e vigliaccamente attacchiamo”.

“Ciò che vedo mi fa una paura terribile – afferma in una intervista su Il Corriere della sera, Sari Nusseibeh, un intellettuale palestinese -, sono preoccupato nell’immediato e anche per il futuro. Posso solo sperare che si torni a ragionare razionalmente. Perché non escludo affatto una guerra generalizzata in Medio Oriente. I due radicalismi si alimentano a vicenda. In Israele i coloni e la destra religiosa predicano la necessità di scacciare all’estero i palestinesi, che per loro è anche la realizzazione di un disegno divino. Hamas fa lo stesso in nome dell’Islam e ciò ora è rinfocolato dai massacri perpetuati a Gaza, che stringono il cuore».

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