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Gli oceani si stanno surriscaldando: cosa significa per l'umanità e gli ecosistemi?

The Conversation USA 21.07.2023 Annalisa Bracco Tradotto da: Jpic-jp.org

La primavera del 2023 è stata anormale dal punto di vista meteorologico, con diversi eventi caotici d’El Niño e temperature eccezionalmente calde in diversi oceani. Questo tipo di fenomeni ed il riscaldamento globale dei mari e dell'atmosfera si autoalimentano. Ciò ha un impatto sugli ecosistemi e sulle popolazioni. È fondamentale che queste ultime si preparino e cerchino di mitigarne gli effetti.

Da metà marzo 2023, la temperatura sulla superficie negli oceani sale a livelli mai visti in 40 anni di monitoraggio satellitare, e l'impatto dannoso di questo surriscaldamento si fa sentire in tutto il mondo. Il Mar del Giappone è più caldo di 4° Celsius rispetto alla media. Il monsone indiano, prodotto dal forte contrasto termico tra terra e mare è arrivato molti più tardi del previsto.

Spagna, Francia, Inghilterra e tutta la penisola scandinava hanno registrato livelli di precipitazioni molto più bassi del normale, probabilmente a causa dell'eccezionale ondata di calore marino nell'Atlantico settentrionale orientale. Le temperature superficiali del mare sono state da 1 a 3° C sopra la media dalle coste dell'Africa all'Islanda.

Cosa sta succedendo?

La colpa è in parte d’El Niño. Questo fenomeno climatico, che si sviluppa nell'Oceano Pacifico equatoriale, è caratterizzato da acque calde nel Pacifico centrale ed orientale che generalmente indeboliscono gli alisei, venti regolari dei tropici. Questo indebolimento dei venti può a sua volta influenzare gli oceani e la terraferma in tutto il mondo.

Ma ci sono altre forze che agiscono sulle temperature degli oceani

Alla base di tutto c'è il riscaldamento globale, ovvero l’aumento delle temperature sulla superficie dei continenti e degli oceani, avvenuto nel corso di diversi decenni a causa delle attività umane che hanno aumentato le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera.

Il pianeta sta inoltre uscendo da tre anni consecutivi segnati da La Niña, il fenomeno meteorologico opposto a El Niño, caratterizzato da un innalzamento delle acque più fredde nel Pacifico equatoriale. La Niña ha un effetto di raffreddamento su scala globale, contribuendo a mantenere le temperature superficiali del mare ad un livello ragionevole, ma può anche mascherare il riscaldamento globale. Quando questo effetto di raffreddamento cessa il caldo diventa sempre più evidente.

Anche la banchisa artica è stata anormalmente bassa in maggio ed all'inizio di giugno, un altro fattore aggravante per la temperatura oceanica. Lo scioglimento dei ghiacci può infatti aumentare la temperatura dell'acqua, poiché le acque profonde assorbono la radiazione solare che il ghiaccio bianco rifletteva nello spazio.

Tutti questi fenomeni hanno effetti a cascata visibili in tutto il mondo.

Gli effetti dello straordinario calore dell'Atlantico

Nel giugno 2023 ho trascorso due settimane presso il centro climatico NORCE di Bergen, in Norvegia, incontrando altri oceanografi. Le correnti calde ed i venti insolitamente miti nell'Atlantico settentrionale orientale stavano rendendo eccezionalmente caldo questo periodo dell'anno che normalmente vede forti piogge due giorni su tre. L'intero settore agricolo norvegese si stava preparando a una siccità grave come quella del 2018, quando i raccolti furono inferiori del 40% rispetto alla norma. Il nostro treno da Bergen a Oslo fu ritardato di due ore perché i freni d’una carrozza si erano surriscaldati e le temperature di 32° C erano troppo alte per potersi raffreddare.

Molti scienziati hanno ipotizzato le cause delle temperature anormalmente elevate nell'Atlantico settentrionale orientale e sono in corso diversi studi.

I venti più deboli hanno reso particolarmente fragile anticiclone delle Azzorre, un sistema di alta pressione semipermanente sull'Atlantico che influenza le condizioni meteorologiche dell’Europa. Di conseguenza in primavera c'era meno polvere sahariana sull'oceano, con un potenziale peggioramento della quantità di radiazione solare sull'acqua. Un altro possibile fattore di esacerbazione del calore oceanico è la riduzione delle emissioni antropiche di aerosol (particelle fini trasportate dall'aria) in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi anni. Se da un lato questa riduzione ha migliorato la qualità dell'aria, dall'altro ha ridotto l'effetto refrigerante di questi aerosol, un effetto che non è ancora stato pienamente documentato.

Un monsone in ritardo in Asia meridionale

Nell'Oceano Indiano, El Niño tende a provocare un riscaldamento delle acque nei mesi di aprile e maggio, che può rallentare il monsone indiano, fondamentale per varie attività. Questo è senza dubbio ciò che è accaduto con un monsone molto più debole del normale da metà maggio a metà giugno 2023. Questo potrebbe diventare un grosso problema per gran parte dell'Asia meridionale, dove la maggior parte delle colture sono ancora irrigate dalla pioggia e quindi fortemente dipendenti dal monsone estivo.

Anche nell'Oceano Indiano quest'anno si è verificato un intenso ciclone a lento movimento nel Mar Arabico, che ha privato la terra d’umidità e precipitazioni per settimane. Gli studi suggeriscono che quando le acque si riscaldano, le tempeste rallentano, acquistano forza e quindi attirano umidità nel loro nucleo. Una serie di effetti che, nel tempo, possono privare le masse terrestri circostanti d’acqua, aumentando così il rischio di siccità, incendi boschivi ed ondate marine di calore.

Stagione degli uragani a rischio in America

Nell’Atlantico, l'indebolimento degli alisei dovuto a El Niño tende a rallentare l'attività degli uragani, ma le temperature calde dell'Atlantico possono controbilanciare questo fenomeno dando una spinta a queste tempeste. Resta quindi da vedere se il calore oceanico è in grado di superare gli effetti d’El Niño persistendo fino all'autunno.

Rischio di ondate marine di calore in Sud America

Le ondate marine di calore possono avere ripercussioni notevoli anche sugli ecosistemi marini, sbiancando le barriere coralline e causando la morte o l'allontanamento di intere specie che vi vivono. I pesci che dipendono dagli ecosistemi corallini nutrono un miliardo di persone in tutto il mondo.

Le barriere coralline delle Isole Galapagos e quelle lungo le coste della Colombia, di Panama e dell'Ecuador, ad esempio, sono già minacciate di sbiancamento ed estinzione dal fenomeno d’El Niño di quest'anno. Anche ad altre latitudini, nel Mar del Giappone e nel Mediterraneo, la biodiversità si sta perdendo a causa di specie invasive (meduse giganti in Asia e leoni marini nel Mediterraneo) che prosperano in acque più calde.

Questi tipi di rischio sono in aumento

La primavera del 2023 è stata insolita, con diversi eventi meteorologici caotici che hanno accompagnato la formazione d’El Niño e temperature eccezionalmente calde in molte acque del mondo. Questo tipo di fenomeni ed il riscaldamento globale degli oceani e dell'atmosfera si autoalimentano.

Per ridurre questi rischi, dobbiamo ridurre il riscaldamento globale limitando le emissioni eccessive di gas ad effetto serra, come i combustibili fossili, e muoverci verso un pianeta a zero emissioni di carbonio. Le persone dovranno anche adattarsi a un clima in riscaldamento, in cui gli eventi estremi sono più probabili ed imparare a mitigarne l'impatto.

Vedi, Les océans surchauffent, voici ce que cela signifie pour l’humanité et les écosystèmes du monde entier

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