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Il ritorno d’un genocidio

Mundo Negro 10.09.2021 Carla Fibla García-Sala Tradotto da: jpic-jp.org

La Germania risarcirà la Namibia per i crimini commessi tra il 1904 e il 1907. La Germania ha impiegato più di un secolo per riconoscere di aver commesso un genocidio in Namibia facendo sparire l'80% della popolazione Herero e il 50% dei Nama. Evitando di parlare di "riparazione" o "risarcimento", Berlino ha annunciato che consegnerà nei prossimi 30 anni al governo namibiano1,1 miliardi di euro.

Facebook è diventato un rigurgito di reazioni, critiche, richieste, domande e lamenti. La riproduzione della prima pagina delgiugno scorso del settimanale The Patriot non ha lasciato dubbi. Come in una lista della spesa, offriva la scomposizione ufficiale - fatta poco dopo l'inizio delle trattativenel 2015 - del costo del genocidio dei Nama edegli Herero commesso all'inizio del XX secolo: per la perdite di vite umane, 10.792 milioni di euro;per la perdita di mezzi di sussistenza, 2.124 milioni; per la perdita di terreni, 1.618 milioni; per il lavoro forzato, 14.074 milioni; altri costi, 700 milioni. Totale 29.269 milioni di euro.

"Cosa è successo in questi anni per essere passati da 29.200 milioni a soli 1.100?", si è chiesto l'imprenditore e attivista Vetumbuavi Green Mungunda.Anche l'accademico Ngondi Kamatuka ha reagito all'annuncio dell'accordo tra i governi della Namibia e della Germania appendendo la fotografia in bianco e nero di un gruppo di sopravvissuti Herero al ritorno dal deserto di Omaheke, dove erano stati esiliati dalle truppe tedesche. Sette uomini, alcuni con il volto di un bambino, con le costole in completo rilievo e la pelle tesa sulle ossa, e due donne incapaci di stare in piedi.

Tutto ebbe inizio nel 1884, quando le potenze europee, alla Conferenza di Berlino, si divisero il continente africano. La Germania ritennegli attuali Camerun, Togo, e Tanzania e annesse la costa sud-occidentale dell’Africa, l'attuale Namibia. Le condizioni alle quali la Germania sottopose la popolazione fino alla prima guerra mondiale spinsero gli Herero, insieme ai Nama, agli ordini del capo Samuel Maharero, a sollevarsi il 12 gennaio 1904, contro l'occupazione al grido“Letus die fighting” (Moriamo combattendo). Secondo gli storici dell'epoca, la risposta delle forze coloniali fu così brutale, che sarebbe in seguito descritta come il primo genocidio del XX secolo.

L'80% della popolazione Herero, 65.000 persone, e il 50% dei Nama, 10.000 persone, morirono negli scontri che durarono dal 1904 al 1907. Coloro che riuscirono a sopravvivere furono trasferiti nel deserto di Omaheke, dove molti morirono di fame, sete, sfinimento o per i proiettili e i cannoni con cui venivano ancora attaccati. Le donne erano sistematicamente violentate e coloro che tornavano indietro erano intercettati e nuovamente trasferiti in campi dove erano utilizzati come schiavi. Uno dei campi di concentramento più importanti si trovava in quella che oggi è Swakopmund, la principale località balneare del paese.

Esistevano specifici ordini di sterminio per le aree in cui erano concentrate entrambe le comunità, il che, secondo i resoconti storici dell'epoca, spiega la distruzione di tutto quanto era essenziale per la vita di Hereros e Namas. Questa violenza, esercitata in risposta ad ogni tentativo di insurrezione, colpì anche altri gruppi, come i Damara, la cui popolazione stimata prima della guerra in 30.000 fu ridotta a 18.487.

Secondo un censimento ufficiale del 1911, dopo il genocidio, sarebbero rimasti in vita 19.423 Hereros e 14.236 Namas, una cifra messa in dubbio da alcuni storici, che la abbassano a 10.000, nel territorio che portava il nome di Germania del Sud-Ovest Africano.

L'editorialista KwameOpuku ha analizzato nel dettaglio i termini utilizzati per comunicare l'accordo tra Germania e Namibia e ha fortemente criticato il fatto che quanto fece la Germania in Namibia possa giustificarsi perché allora non esisteva un quadro giuridico con cui si definisse cosa significa lo sterminio di persone: “La Germania sembra alquanto riluttante a riconoscere pienamente come tali nel diritto internazionale i genocidi del 1904-1907 (…) dicendo, 'Ora chiameremo ufficialmente questi eventi del periodo coloniale come sono nella prospettiva odierna: un genocidio'. Si suggerisce, quindi, che in passato, tale omicidio deliberato di un popolo, il loro sterminio, non era,in qualche modo, contro il diritto internazionale. In realtà, la Convenzione sul genocidio del 1945 non ha effetto retroattivo. Tuttavia, se i genocidi degli Herero e dei Nama non rientravano in alcuna descrizione dell’allora diritto internazionale, erano comunque contrari ai doveri della Germania come potenza colonizzatrice”.

Mancanza di trasparenza

Le dichiarazioni iniziali della Germaniaindicando che le azioni dei loro antenati erano "qualcosa di fatto male", mostrano quanto l'approccio sia contorto. Gli storici e i resoconti dei parenti dei defuntiparlano infatti di una "disintegrazione delle istituzioni, della vita politica, sociale, della lingua, della dignità, della salute e anche la vita degli individui”.

La Germania mentre nel 2015 definiva ufficialmente gli eventi un "genocidio", si rifiutava di pagare dei risarcimenti. Iniziò così un'ardua trattativa da cui furono esclusi i leader delle comunità e le organizzazioni che difendono la memoria degli Herero e dei Nama o perfino i loro discendenti.

Non erano al tavolo dei negoziati e non sanno come verranno distribuiti i soldi delle riparazioni che, come annunciato dalla Germania, devono essere investiti in infrastrutture, cure mediche e programmi di formazione a beneficio delle comunità colpite.

Fonti critiche sul processo non arrivanosolo dalla Namibia, ma anche da organizzazioni non governative come il BerlinPostkoloniale fanno riferimento alla “mancanza di trasparenza”, per non aver incluso nelle trattative le associazioni delle vittime. “Senza i discendenti dei gruppi più colpiti in quel momento, senza di loro, non c'è riconciliazione. È impensabile”, spiegano sui social.

Al contrario, HeikoMaas, ministro degli Esteri tedesco, in una dichiarazione rilasciata il 28 maggio scorso, ha dichiarato: “Sono grato di aver concordato con la Namibia su come gestire questo capitolo oscuro della storia che abbiamo condiviso. Dopo più di cinque anni, RuprechtPolenz e il suo omologo namibiano, ZedNgavirue, hanno concluso i negoziati condotti per conto di entrambi i governi e con la guida di entrambi i parlamenti. Rappresentanti delle comunità Herero e Nama sono stati coinvolti nei negoziati da parte namibiana”. È un'altra percezione errata, dal punto di vista di coloro che mettono in dubbio l'accordo, enon permette che una profonda ferita storica inizi a rimarginarsi.

Il governo namibiano ha chiesto che gli aiuti economici siano utilizzati per “la riforma agraria e il suo implemento - erano stati confiscati 25 milioni di ettari, la terra più fertile del Paese, che in gran parte non è stata restituita ai legittimi proprietari –, lo sviluppo agricolo e del mondo rurale - si stima che andarono persi 80.000 animali e che i Nama avrebbero perso quasi tutto il loro bestiame -, delle infrastrutture d’approvvigionamento idrico e la formazione professionale delle aree emarginate dove, al momento, vivono circa 100.000 Herero. Se il genocidio non fosse avvenuto, secondo i calcoli dell'Esecutivo namibiano, oggi almeno 954.903 namibiani in più entrerebbero a far parte del suo censimento, e gli Herero sarebbero la comunità più numerosa.

La distribuzione del risarcimento ha provocato reazioni virulente sui social network, dove il governo tedesco è accusato di controllare anche questo aspetto, e di fare in modo che "gli attuali coloni" continuino ad aumentare le loro fortune e benessere in Namibia. Il dibattito sulla distribuzione e su chi dovrebbe beneficiarne in Namibia si trascinerà perché il Paese sta attraversando una crisi finanziaria ed ha uno dei più alti livelli di disuguaglianza al mondo, il che gli lascia poco spazio di manovra. La Namibia tiene un’ampia estensione - la sua superficie è pari a quella di Germania e Italia messe insieme - ed è sotto popolata- la sua popolazione totale è di 2,5 milioni-. Al momento, il 7% della popolazione è Herero e il 5% Nama.

Un insulto

Il capo della Paramount VekuiiRukoro, leader degli Herero, e Goab J. Isaac, al comando della NamasTraditionalLeadersAssociation, hanno rifiutato l'accordo, definendolo una "vendita". Poco dopo che venne reso pubblico, hanno espresso il loro rifiuto dicendo che accettarlo sarebbe "un tradimento degli antenati".

“Quello che offre la Germania non basta. Non hanno il diritto di sedersi e parlare di noi senza di noi, e uscire con un accordo da venduti che non dice nulla. Un genocidio che consente alla Germania, di consegnare denaro a propria discrezionecon in cambio l’accettazione di progetti bilaterali! Non è quello che abbiamo in mente. Gli aiuti devono andare direttamente ai discendenti delle vittime del genocidio, come stabilito dalUahamiseKaapehi, il consiglio municipale che presiede il Comitato Herero-Nama a Swakopmund”, ha dichiarato Vekuii-Rukoro, avvocato ed ex parlamentare, poco prima di morire, lo scorso 18 giugno, di Covid-19. “Non siamo così stupidi da non poter controllare i nostri soldi. Vogliamo che la Germania ci rispetti. Pretendiamo scuse dai tedeschi e che siano loro a pagare le fattorie per i discendenti delle vittime”, ha concluso.

Questa idea è sostenuta anche da NandiuasoraMazeingo, direttore della Ovaherero Genocide Foundation, che ha descritto l'accordo come "un insulto" perché al governo della Namibia ha avuto il ruolo di "facilitatore" del processo mentre le comunità colpite ne sono state del tutto escluse.

Ha ricordato che la cifra offerta equivale al budget annuale del Ministero dell'Istruzione namibiano e si è chiesto senza aspettare risposta: “È questo quello che offrono dopo aver ucciso l'80% della nostra gente e il 50% dei Nama? Hanno saccheggiato il nostro Paese e i loro figli risiedono ancora sulle nostre terre”.

Per il governo namibiano, il portavoceAlfredo TjiurimoHengari, ha descritto il riconoscimento come “un passo nella giusta direzione”; “sebbene non ci sia mai modo di concludere o chiudere la questione, perché nessuno può mettere una pietra su un genocidio, siamo felici di non aver lasciato che i tedeschi ne uscissero indenni”.

Una nuova relazione?

La Namibia è il più grande produttore mondiale di diamanti marini e il quinto produttore di uranio al mondo, ed è passata dalle mani tedesche a quelle sudafricane quando il vicino paese sconfisse le truppe tedesche e ne assunse il controllo del territorio fino alla sua indipendenza nel 1990. Determinante fu l'intervento del milizie della SouthwestAfricanPeoples Organization (SWAPO).

Pochissimi analisti ritengono cheilgesto storico, che significa il riconoscimento ufficiale delgenocidio perpetrato contro gli Herero ei Nama, significhi un riavvicinamento o l'inizio di un sano rapporto tra i due Paesi. La sfiducia e, soprattutto, la gestione del conflitto, non lasciano spazio ad alcuna comprensione reciproca.

Quanto vale la vita di una persona? Come compensare la distruzione di una società? Il genocidio dimenticato degli Herero e dei Nama ha ottenuto, con il gesto del governo tedesco, riconoscimento e visibilità internazionali, ma è lontano dall'occupare il posto che le spetta all'interno della società namibiana. "Non basta", è stato l'apprezzamento più ripetuto da attivisti, politici e discendenti di entrambe le comunità.

Non è stato negoziato nessun “accordo di giustizia riparativa con la Namibia” che permetta di avanzare sui pilastri di un solido rapporto di fiducia. Gesti e immagini continuano a dominare il complesso rapporto tra l'ex colonizzatore e il colonizzato. I 20 teschi che,un decennio fa,un ospedale di Berlino ha restituito alla Namibia, riconoscendoche erano stati inviati in Europa per essere studiati a dimostrazione della superiorità dei bianchi sui neri, sono l’esempio che i namibiani non sono ancora trattati come persone, ma comevittime di persecuzione e violenza estrema.

Risultainoltre evidente che la pretesa superiorità mostrata nei fatti, non è solo una realtà del passato, ma continua ad essere esplicitata nel presente, quando si lascia sfuggire l'opportunità di un riconoscimento davanti agli eredi delle vittime e di un pieno accordo che aiuti a mitigare il reato commesso.

Ver El genocidio recuperado

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