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Messico. La Corte Suprema conferma il divieto di coltivare mais transgenico

Pie de Página 14.10.2021 Alejandro Ruiz Tradotto da: Jpic-jp.org

La prima camera della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) ha negato all'unanimità l’ottobre scorso la tutela per un riesame richiesto nel 2016 dalle società Bayer-Monsanto, Syngenta, PHI México e altre compagnie, per revocare la Misura Precauzionale che vieta definitivamente in Messico la piantagione commerciale di mais geneticamente modificato.

La bozza di delibera stabilisce che la sentenza del 2016 non ha contraddetto i principi di certezza del diritto e della discrezionalità, argomenti invocati dalle società per revocare la misura cautelare.

I membri della Rete in Difesa del Mais autoctono hanno evidenziato in una nota che la risoluzione consente ai giudici di dettare le misure pertinenti per proteggere i diritti e gli interessi di una collettività e hanno sottolineato che la Corte ha respinto ben 130 argomenti classificati come "vuoti e fallaci". "Questa decisione è trascendentale per la conservazione del mais e della milpa autoctoni, ma anche per il settore dell'apicoltura e per le api stesse, come parte della biodiversità, che erano state gravemente colpite dall'ingresso di transgenici come soia e mais, nonché per l'uso di agro tossine come il glifosato”.

Questa sentenza della più alta corte del paese significa che in Messico la coltivazione commerciale del mais transgenico continuerà ad essere vietata, mentre la coltivazione sperimentale è consentita a determinate condizioni.

Una lunga battaglia incompiuta

Nel 1988, il governo messicano ha autorizzato, per la prima volta, la realizzazione di test per piantagioni di pomodoro geneticamente modificati o transgenici. Questo fatto aprì le porte a questo tipo di test e si iniziò ad applicarlo ad altre colture come mais, soia e cotone.

Gli effetti sulla contaminazione delle piantagioni sono stati evidenti, in particolare in quelle di mais, dove l'introduzione accelerata di transgenici dopo la firma nel 1994 del North American Free Trade Agreement (NAFTA) ha colpito varietà autoctone di mais, il suolo e altre colture associate al campo di grano come la zucca.

Di conseguenza, nel 1998, la National Agricultural Biosafety Commission (CNBA) ha stabilito una moratoria sulla semina di mais geneticamente modificato in tutto il paese, poiché come altre regioni della Mesomerica, il Messico è considerato una zona originaria di questo prodotto agricola.

Nonostante ciò, le relazioni commerciali appoggiandosi sul NAFTA stavano introducendo semi di mais transgenici nelle piantagioni nazionali il che faceva pensare in accordo con la Revista Biodiversidad, Sustento y Cultura (Rivista Biodiversità, Sostento e Cultura), che entro il 2004 il paese avrebbe importato dagli Stati Uniti un terzo del mais che consuma.

Inoltre, la scomparsa di CONASUPO, un sistema di distribuzione e acquisto che incoraggiava la produzione nazionale e regolava i prezzi all'interno del paese, ha fatto sì che, all'inizio del 21° secolo, la presenza di transgenici mettesse in pericolo centinaia di migliaia di famiglie contadine e indigene che da secoli vivono della coltivazione del loro mais. I beneficiari di questa nuova modalità commerciale erano le società transnazionali che, attraverso i brevetti, dal 2008 controllano oltre l'80% del mercato delle sementi commerciali.

Queste aziende includono i giganti mondiali delle biotecnologie Bayer-Monsanto, Syngenta, DuPont; tutti con aziende nei campi messicani e attualmente membri del consiglio d’amministrazione dell'Associazione messicana dei semenzai.

In uno studio condotto nel 2001 da Ignacio Chapela e David Quist, pubblicato sulla rivista Nature, sono stati rilevati, a seguito dell'introduzione di colture transgeniche, alti livelli di contaminazione sul mais autoctono nelle regioni di Oaxaca e Puebla. Ciò ha fatto sì che, nel 2002, centinaia di comunità contadine e indigene, organizzazioni ambientaliste e società civile, abbiano formato la Rete in Difesa del Mais che si dedica alla promozione di azioni legali, politiche e sociali per la difesa del mais autoctono.

I forum e gli incontri che la Rete ha tenuto dal 2002 hanno fatto capire l'importanza centrale del mais nella vita comunitaria di migliaia di centri urbani e comunità contadine e indigene del Messico. Questa coltura non solo assicura il cibo, ma implica anche un complesso rapporto culturale, organico e politico dei territori.

Il governo messicano, tuttavia, non ha ascoltato né le richieste né l'eco internazionale alle richieste della Rete in Difesa del Mais, e nel 2004, durante il mandato di Vicente Fox, è stata approvata la Legge sulla Bio-sicurezza e sugli Organismi Geneticamente Modificati, meglio conosciuta come "Legge Monsanto".

Nel 2009, durante il mandato di Felipe Calderón, fu eliminata la moratoria istituita nel 1998 per frenare la semina di mais transgenico sul territorio messicano e fu autorizzata questa semina sperimentale, portata avanti dalle imprese Bayer-Monsanto, Syngenta, PH Mexico (una fusione fra DuPont et Pioneer) y Dow.

A partire da questi antecedenti, dopo una serie di azioni e ingiunzioni internazionali contro altre colture come la soia transgenica, nel 2013 la Fundación Semillas de Vida, insieme alla Rete in Difesa del Mais autoctono, ha vinto una causa per cui si vietava la semina commerciale di mais transgenico in Messico e la coltivazione sperimentale venne regolamentata. È questa decisione che è stata ratificata dal SCJN.

Tuttavia, si attende ancora la modifica dell'ordinamento giuridico che garantisca definitivamente la protezione del mais autoctono dalle colture transgeniche e, in tal caso, l'accesso alla riparazione dei danni da parte delle aziende che dagli anni ottanta hanno attentato alla vita nelle campagne messicane.

Vedere La Corte lo ratifica: prohibida la siembra comercial de maíz transgénico en México e

Messico, il divieto alla coltura di semi di mais transgenici

Foto. © Kau Sirenio / Pie de Página

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