Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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"Niente per noi senza di noi"

Comboni Missionafies Newsletter 20.10.2023 Comboni Missionaries' Team Tradotto da: Jpic-jp.org

Samela Sateré Mawé è una voce di spicco tra i giovani indigeni del Brasile. Il suo messaggio è semplice: gli indigeni devono essere coinvolti nei processi decisionali relativi alle misure da adottare per affrontare i problemi ambientali.

Samela fa parte di una stirpe di donne che si è forgiata nella lotta per la foresta pluviale e per i popoli indigeni. Sua nonna è stata la fondatrice dell'Associação de Mulheres Indígenas Sateré Mawé (Associazione delle donne indigene di Sateré Mawé). L'influenza che i suoi famigliari donne hanno avuto nella formazione dell'attivista che Samela è oggi, è stata fondamentale.

Lei stessa lo afferma: "Essendo nata nell'Associazione delle Donne Indigene Sateré Mawé, ho presto sperimentato cosa significa essere parte della lotta - il senso del collettivo, le riunioni, le dimostrazioni, le proteste, l'ascolto delle parole pronunciate da mia nonna e da mia madre, così come da altre donne del movimento indigeno - e tutto questo è stato essenziale nel formarmi come donna, come attivista e come indigena dell’Amazzonia".

Quest'anno, due leader indigeni hanno un ruolo importante nel Governo Lula. Sonia Guajajara è stata nominata primo ministro del neonato Ministero degli Affari Indigeni del Brasile e Célia Xakriabá è stata eletta presidente della Commissione per l'Amazzonia ed i Popoli Indigeni o autoctoni.

Samela osserva: "Le donne indigene vanno assumendo sempre più un ruolo di primo piano all'interno del movimento indigeno. In passato, erano solo gli uomini a lasciare i loro villaggi ed il loro territorio per andare a parlare delle questioni che riguardano i popoli indigeni, come l'assistenza sanitaria, l'istruzione, la demarcazione dei territori e questo genere di cose. Quando vediamo donne indigene alzare la voce, ci sentiamo più rappresentate come parte della lotta nel nostro stesso movimento".

E continua: "Subiamo ancora molte violenze ed abusi nella nostra vita stessa perché anche la maggior parte dei popoli indigeni sono società patriarcali. Le donne indigene hanno la loro forza, le loco capacità e conoscenza generazionale di ciò che significa essere donna, non è vero? Quando si tratta del movimento indigena, avere personalità femminili di rilievo, come Sônia Guajajara e Célia Xakriabá, che ora rappresentano il nostro popolo in una sfera più alta, che è quella della politica, è stimolante. Per me questo è molto importante: è molto importante che le donne occupino questi spazi. È una questione di rappresentatività, non è così?".

Il termine "demarcazione degli schermi" è stato coniato dall'allora deputata federale Sônia Guajajara per parlare dell'importanza che i popoli indigeni abbiano una presenza nei social media per informare con dei dibattiti, per parlare e mettere sul tavolo le questioni legate ai popoli indigeni e alla conservazione degli ecosistemi in cui essi vivono.

Chiediamo a Samela di spiegarsi. "È stato nel 2020, proprio a causa della pandemia, che non abbiamo potuto organizzare il nostro Acampamento Terra Livre (un evento che cerca di mobilitare le popolazioni indigene del Brasile intorno ai loro diritti costituzionali), che si tiene da 17 anni. Per questa ragione, abbiamo dovuto organizzare l'evento online. E’ così che Sônia Guajajara ha ideato l'espressione ‘delimitiamo gli schermi e occupiamo i social media’. Da lì, abbiamo organizzato il più grande Acampamento Terra Livre online che ci sia mai stato. Fu un mese di eventi, un mese in cui le donne indigene hanno imparato cos'è un live stream, cos'è un Google Meet, cos'è Zoom, cosa sono i social media e l'importanza di Internet per la lotta indigena".

E continua: "Parlo dell'importanza di ‘demarcare gli schermi e occupare i social media’, perché oltre a essere uno strumento importante nella lotta e nella resistenza per preservare il nostro ambiente, è questo anche un modo per semplificare, decostruire e decolonizzare l’informazione e ciò che la gente pensa in relazione ai popoli indigeni. Per me è fondamentale avere una presenza indigena sui social media. Dico sempre che i nostri antenati hanno combattuto con gli strumenti che avevano e che adesso, avendo strumenti che possono essere usati per raggiungere spazi più lontani ed ampi – parlo di Internet, dei social media e della tecnologia - dobbiamo usarli a nostro vantaggio. È questo il senso di ‘territorio virtuale’. Siamo ormai guerriglieri digitali".

Samela insiste che la produzione di contenuti nasce da questo desiderio di decostruire e semplificare le notizie. Nei media convenzionali passano un sacco di notizie piene di stereotipi e d’errori quando si tratta delle popolazioni indigene; non solo, ma quando si parla di leggi, di temi e di progetti legislativi, è spesso difficile capire il senso a ciò che si dice.

"Quello che dovevamo fare", insiste, "è democratizzare l’informazione, fare in modo che la nostra gente capisca cosa si dice nei grandi giornali, nei media tradizionali, nei notiziari televisivi e così via. Spesso, quando si parla di un documento importante, la nostra gente - anche i più giovani - non comprendono. Lo stesso accade quando passano certi segmenti di notizie in TV: non si capisce nulla. Senza dire che, a volte, si usano termini totalmente errati quando si parla di noi indigeni. Quindi, il nostro desiderio di creare video educativi da pubblicare online nasce da questa esigenza di rendere le notizie più semplici, più democratiche, in modo che tutti capiscano cosa sta realmente accadendo".

Parlando del futuro, cosa ne pensa Samela? "Spero che potremo davvero ottenere di più sulla questione della demarcazione dei territori indigeni, che potremo avere più politiche adatte alle esigenze dei nostri popoli ed avere più rappresentanti indigeni nel Congresso nazionale ed in altri spazi della società".

Una parola sul tipo di ‘antenato’ Samela desidera d’essere per le generazioni future: "Quando diciamo che il futuro è ‘ancestrale’, cerchiamo di far sì che le persone si rivolgano verso il loro interno, verso la propria interiorità e comprendano che noi siamo anche la foresta, che siamo anche il pianeta, che siamo parte della Terra. Che siamo il futuro! Un futuro questo completamente unito al nostro passato, ai nostri antenati. Quando ci sentiremo parte di un ecosistema e di un tutto, nulla potrà soggiogarci”.

Vedere, Samela Sateré Mawé. “Nothing for us without us”

Photo: C.C.A.2.0/ Andre Deak – Pulitzer Center © Carolina Conti/Mongabay

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