Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Perché mandar giù pubblicità senza dire niente?

New York 10.09.2020 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Quando ero al corso di giornalismo a Roma, il presidente della Commissione di controllo ci spiegava che il 50% di tutta la pubblicità è inutile. Perché allora ne fanno così tanta? chiedemmo. Perché non si sa quale sia il 50% che funziona e quale no. Cioè, per ottenere un risultato si sprecano i mezzi.

E ci diceva perché le case automobilistiche avevano smesso di mettere le donne nude nella loro pubblicità. Non è per motivi etici, ma perché gli uomini si fissano in quei corpi attraenti e il marchio dell'auto è passato inosservato. È l'uso delle persone per scopi commerciali. E con grafici e numeri ci faceva vedere come le aziende mettono trucchi e bugie nella pubblicità per aumentare la vendita dei loro prodotti senza preoccuparsi delle conseguenze negative sull'educazione dei bambini - lo slogan di moda era, Piangete bambini che la mamma ve lo compra-, sulla deformazione dell'immagine femminile, sulla corruzione della cultura e altre conseguenze negative. L'importante è "vendere, vendere, vendere".

Questo fenomeno sociale è oggi oggetto di esame e critica. Un articolo, in inglese, francese e spagnolo,

Il crescente movimento mondiale per porre fine alla pubblicità esterna, pubblicato su Equal times, mostra come questo movimento stia posizionandosi ovunque (Per lo spagnolo El creciente movimiento mundial para acabar con la publicidad en los exteriores, nella pagina il link alle altre lingue).

Qui riassumiamo alcune ragioni della critica che si fa a questa propaganda, invitando a leggere il testo integrale, prolisso ma interessante.

"A Grenoble, dopo la rimozione della segnaletica esterna, è possibile apprezzare la bellezza della città e delle montagne che la circondano", afferma Khaled Gaiji, coordinatore nazionale di Resistere all’Aggressione Pubblicitaria (Resistance to Advertising Aggression, o RAP). “La pubblicità è come un iceberg: l'impatto maggiore è sotto la superficie. Gli annunci colonizzano la nostra immaginazione", aggiunge.

Nel 2014, il sindaco della città di Grenoble, Éric Piolle, ha annullato un contrato di 326 cartelloni di pubblicità all’aperto, 64 dei quali erano di grandi dimensioni. Alcuni sono stati sostituiti da alberi ed annunci della comunità; altri, da niente.

Il fervore anti-pubblicità si sta diffondendo in tutta la Francia. Ci sono attualmente 29 gruppi RAP nel paese, rispetto ai cinque del 2016. Sono gruppi che lavorano in modo autonomo e utilizzano varie tattiche, compresa la pressione sui politici.

Il sindachessa di Parigi, Anne Hidalgo, ha finito per sospendere il progetto di posizionare nuovi schermi pubblicitari digitali per le strade della città, dopo che il RAP ha incoraggiato i cittadini a partecipare a una consultazione pubblica e il 95% degli oltre 2000 partecipanti si dichiararono contrari ai nuovi annunci digitali.

Gaiji, presidente di Friends of the Earth France, afferma: "Il fatto che Grenoble abbia fermato l'avanzata della pubblicità dimostra che abbiamo la possibilità di decidere". “È come quando le persone chiedono cosa è stato ottenuto con 50 anni di attivismo ambientale. Immagina come sarebbero andate le cose se non avessimo fatto nulla!", aggiunge.

Il movimento anti-pubblicità, forte in Francia, ha radici lontane. Nel 2006 San Paolo è diventata la prima città al mondo a vietare la pubblicità esterna: l'allora sindaco Gilberto Kassab la chiamava “inquinamento visivo” e nel giro di un anno furono rimossi 15.000 pannelli pubblicitari e 300.000 grandi cartelloni di importanti negozi.

Anche città indiane come Nuova Delhi, Mumbay e Chennai hanno limitato la pubblicità esterna. Nel 2015, tutte le pubblicità all'aperto a Teheran furono sostituite per dieci giorni da opere di artisti.

Il 26 ottobre 2019, la città di Bristol, situata nel sud-ovest dell'Inghilterra, ha ospitato il primo Congresso nazionale anti-pubblicità del Regno Unito. L'evento, organizzato da Ad-block Bristol, ha attirato cittadini da tutte le isole britanniche, compresi i membri di Ad-block Cardiff, che ha sede in Galles. I partecipanti di Birmingham hanno creato il proprio gruppo dopo la conferenza.

“Il nostro obiettivo principale è mettere in discussione le nuove licenze per l'installazione di schermi pubblicitari digitali, dove il settore è in espansione. Abbiamo impedito che 18 nuovi display digitali venissero montati a Bristol e che alcuni dei vecchi cartelloni statici fossero rimossi", spiega Nicola Round.

In uno dei seminari è stata esaminata la promozione del sessismo attraverso la pubblicità. "La pubblicità che presenta immagini sessualizzate di corpi perfetti incoraggia la riduzione a oggetto e la disumanizzazione delle donne e ci insegna a oggettivare tutte le donne", dice Sophie Pritchard, che ha co-diretto il seminario.

Sono numerosi gli studi che collegano la pubblicità alla vendita dell'infelicità, facendoci desiderare cose di cui non abbiamo bisogno. Per combattere il fenomeno, esistono diverse campagne in tutto il mondo dedicate a limitare determinati annunci.

Singapore ha vietato la promozione di cibi e bevande malsane, anche sui cartelloni pubblicitari, andando oltre le analoghe iniziative realizzate in Messico, Regno Unito e Canada. Tuttavia, un'indagine del The Guardian ha rivelato che, in almeno 23 paesi del Sud del mondo, Big Tobacco continua a cercare di catturare l'attenzione dei bambini.

“Sappiamo dalle licenze di costruzione che una pubblicità digitale posta su entrambi i lati di un autobus consuma la stessa energia di quattro case, si immagini quindi le grandi pubblicità. Per non parlare dell'impatto ambientale del consumo eccessivo che queste pubblicità promuovono”.

Gli attivisti anti-pubblicità pongono anche domande più generali sulla giustizia ambientale: perché in aree povere con il più alto inquinamento atmosferico (in gran parte dovuto al traffico) si pongono annunci di auto i cui prezzi non sono alla portata della maggior parte della gente del posto? Alla fine, vendere più auto a conducenti bloccati negli ingorghi peggiora solo la qualità dell'aria e una catastrofe climatica.

Negli ultimi tempi, nel mirino sono entrate le industrie con elevate emissioni di CO2 per chiedere, ad esempio, che avvertenze simili a quelle che compaiono sulle confezioni di tabacco – Fumare uccide -siano incorporate nelle pubblicità delle auto.

“Abbiamo deciso di sovvertire il discorso dominante che la pubblicità aziendale ci impone. È importante rivendicare la sfera visiva pubblica, soprattutto quando ci viene mentito apertamente, come nel caso del tanto usato greenwashing”, spiega Michelle Tylicki, un'artista che ha collaborato con attivisti anti-pubblicità.

A Bombay, la ONG Chal Rang De (Lasciaci pitturare) ha dipinto case di lamiera ondulata con colori vivaci. Allo stesso modo, il municipio di Medellín, la seconda città della Colombia, ha trasformato quartieri molto poveri e vittime della violenza del narcotraffico, coprendo i muri di murales e offrendo servizi, comodità e speranza.

Ad Accra, la capitale del Ghana, l'artista Mohammed Awudu anima i giovani affinché trasformino l'insediamento informale di Nima in una città d'arte.

Nicola Round parlando di cosa dovrebbe sostituire gli annunci aziendali - dovrebbero essere le comunità locali a decidere -, dice: "A Bristol la gente chiede più, come il progetto Burg arts, una serie di opere di artisti locali. Altri vorremmo che le pubblicità sparissero, perché i bellissimi edifici facciano bella mostra di sé. Altre comunità vorrebbero magari piantare alberi o dipingere murali silvestri. Ci sono molte opzioni".

Ecco i testi originali

El creciente movimiento mundial para acabar con la publicidad en los exteriores

The growing global movement to end outdoor advertising

Contre l’invasion publicitaire dans les villes, la montée d’un mouvement au niveau mondial

Photo. Septembre 2006. Gilberto Kassab, il sindaco di São Paulo all’epoca, fece votare la legge ‘Città pulita’ che proibiva l’utilizzazione di tutta la pubblicità all’aperto. Circa 15.000 pannelli pubblicitari furono tolti (AP/Victor R. Caivano)

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I commenti dai nostri lettori (1)

FARINE Bernard 01.10.2020 Je suis d'accord avec ce texte. A Lille, des groupes anti-pub sont à l'œuvre depuis longtemps par des actions de barbouillage des affiches ou en travestissant les messages à l'aide d'autocollants. Plusieurs procès ont eu lieu contre eux. Ce qui change actuellement c'est que des maires de grandes villes commencent à reprendre le message et à interdire les nouveaux panneaux. Dans nos voyages en Asie, particulièrement en Inde et au Vietnam, l'énorme taille des affichages nous avait impressionnés, Je ne me souviens plus si la ville de Chennai était déjà épargnée. En France une loi limite les affichages publicitaires pour le tabac et l'alcool mais les lobbies divers essaient en permanence de la détourner, parfois avec le soutien de certains élus, en particulier les députés des zones viticoles.