Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Questo intrigante virus

Newark 15.05.2020 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Ci sono commenti strani che corrono di bocca in bocca: “Ho visto un'anatra attraversare i Champs Elysées; un uccello appollaiato sulla mia finestra; il cielo non è mai stato così blu né la natura così pura, né la città così vuota come in quei tempi”. Questo virus, in fin dei conti, è un effetto del progresso o una punizione divina? È venuto per dare lezioni sociali e salvarci dai nostri errori come un nuovo Messia?

Mentre corrono accuse di un paese contro un altro, il sospetto di piani diabolici per frenare la demografia, dominare la crescita dell'età media, orientare a proprio vantaggio l'economia mondiale, una cosa appare chiara: che sia stato rilasciato o addirittura creato in un laboratorio, che sia spontaneo e il risultato di modifiche auto genetiche, troppe persone e organizzazioni o anche governi stanno cercando di trarre vantaggio da questa epidemia.

Bernard-Henri Lévy, noto come BHL, controversa personalità, già leader dei Nouveaux Philosophes, nel 2015 era considerato dal The Boston Globe "il più eminente intellettuale di Francia". BHL alza un dito accusatore: "I libri di testo sulle precauzioni che si diffondono anch'essi da un capo all'altro del pianeta assomigliano a specchi in cui si riflettono le nostre paure più gravi e, spesso, la nostra codardia".

In Una punizione divina o l'effetto del progresso. Le prediche folli sul virus condanna, non senza un certo cinismo, la manipolazione del subconscio popolare che fa "dimenticare la sofferenza delle persone, facendosi forte dei morti e dei ricoverati in rianimazione per promuovere le proprie tesi e dimostrare che ben si faceva a castigare i misfatti del liberalismo e del progresso".

Con lui - le parole tra virgolette - e i socials si può ricordare che la chiesa pentecostale americana "vede nel Covid-19 il giudizio di Dio, una resa dei conti che punisce gli Stati che hanno legalizzato l'aborto e il matrimonio per tutti" con evidente intento di appoggiare politicamente la rielezione del presidente Trump.

Ed eccoti il predicatore islamista "per il quale il coronavirus è il frutto delle nostre turpitudini e appare come un richiamo all'ordine della morale e della sharia". Mentre l'ala conservatrice americana lo vede come un avvertimento contro papa Francesco che starebbe distruggendo la vera chiesa di Cristo. "Che Viktor Orban, in Ungheria - sottolinea BHL -, si aggrappi al virus per imporre una riduzione dei diritti civili è semplicemente disgustoso". E intanto si diffonde la paura che il vaccino possa essere usato per inoculare un chip che permetterebbe all'oligarchia ideologica e finanziera di dominare non solo l'economia e la politica ma anche la mente e il cuore dell'umanità intera.

Non mancano le prediche moralizzatrici delle "religioni laiche" che, per evitare di nominare la vendetta degli dei, pretendono "dare un significato a ciò che non lo ha".

L'idea d'un virus sia intelligente che porti un messaggio è una sciocchezza; "come se un virus pensasse! come se un virus sapesse! come se un virus vivesse!". "I virus sono ciechi e non ci sono lezioni sociali da imparare da una pandemia", tranne una: non si fa mai abbastanza "per la ricerca, gli ospedali e i sistemi sanitari". E pensate al dolore di quanti soffrono e piangono i loro morti.

In Amour (et haine) au temps du coronavirus - Amore (e odio) al tempo del corona virus - BHL si fa eco, per condannarla, dell'idea che questa pandemia "arriva a ratificare, confermare e, sostanzialmente, accodarsi ad alcune delle ossessioni più tristi del tempo presente". "Avevamo paura della Cina e dei cinesi: che gioia essere in grado di trasformare le rotte della seta imperiale in corridoi di contaminazione e zone turistiche vietate! Che sollievo vederli rinchiudersi da sé in barricata davanti al Pacifico, cosa molto più efficace delle farneticazioni del signor Trump! Stiamo combattendo contro la globalizzazione: ecco il ritorno all'ovile delle nostre industrie, fabbriche, capitali, (...) come rimedio, vaccino e espiazione di una malattia globalizzata e senza frontiere".

Ma c'è di peggio quando il virus è preso come pretesto per chiudere le porte "ai dannati del vasto mondo e, di già, ai migranti dalla Turchia": "Lunga vita a razzisti, xenofobi e sovrani, troppo felici che il coronavirus legittimi il loro sospetto per tutto ciò che transita, espatria, si muove e circola. Lunga vita a Matteo Salvini che non deve più nemmeno fare una campagna per vedere il nord Italia barricarsi come un forte Alamo". E infine: “Eravamo ubriachi e malati dell'ossessione della perenne giovinezza. Attenti agli anziani! Benvenuti in una società in cui, mentre Enea portava suo padre Anchise sulle spalle, non tarderemo molto, se questa follia continua, a isolare in asili questi anziani troppo fragili per sopportare l'affetto di uno sguardo o di una visita".

Bernhard Forchtner, in Historia Magistra Vitae: The Topos of History as a Teacher (Il Topos della storia come maestra di vita) sembra mettere in guardia per la confusione del detto ciceroniano che la storia è maestra di vita con le inferenze che derivano dalle nostre ideologie. L'idea che "il passato" possa aiutare a guidare meglio il presente è diventato popolare. Quando la usiamo nei discorsi, nelle rappresentazioni e nel trarre conseguenze, dobbiamo però stare attenti a come "le lezioni" che pretendiamo aver appreso dal passato "stiano dando significato ad attori, eventi, oggetti e processi contemporanei".

Questo significato spesso non sgorga spontaneo dalla realtà ma dai nostri pregiudizi pervasivi e dalle nostre ideologie. Non si legge, allora, la storia per capire il presente e orientare il futuro, ma leggendo la storia con i propri occhiali le si mette una camicia di forza, la si pone sul letto di Procruste per imporre una propria lettura del presente e una propria visione del futuro.

Forchtner si chiede, "A quale passato e quale presente si rapporta questo topos?"

E' un richiamo all'attenzione, "Il principale mercato che agita i nostri tempi" di cui "le reti sociali sono grandi ingegnerie", per addestrarla, orientarla e metterla in vendita.

Già, l'ex CEO del primo canale televisivo francese durante 20 anni (1998-2008) pretendeva di vendere l'attenzione degli spettatori agli inserzionisti: "Esistono molti modi di parlare di televisione. Ma dal punto di vista commerciale, cerchiamo di essere realistici: in fondo, il mestiere di TF1 è , ad esempio, aiutare la Coca-Cola a vendere il suo prodotto. Ma, affinché un messaggio pubblicitario sia percepito, il cervello dello spettatore deve essere disponibile. I nostri programmi hanno lo scopo di renderlo disponibile: vale a dire, intrattenerlo, rilassarlo e prepararlo fra un messaggio pubblicitario e l'altro. Ciò che vendiamo alla Coca-Cola è il tempo disponibile del cervello umano" (Patrice Lelay).

In questo grande impatto della pandemia la testa di tutti si gira nella stessa direzione. In questo contesto, si percepisce di nuovo "la differenza fra parola autorevole e chiacchiera, fra gesto significativo e agitazione scomposta". Ma emerge anche "quanto sia decisivo oggi posizionarsi dentro uno spazio comunicativo pervasivo e caotico, dove potenzialmente chiunque è emettitore e ricevitore". Dobbiamo gestire questo spazio con lucidità, senza perdere di vista il saggio consiglio di San Tommaso d'Aquino: Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur, Tutto quanto si riceve, è ricevuto alla misura del ricevente.

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I commenti dai nostri lettori (3)

Gian Paolo 29.05.2020 E' un testo prezioso
Sonia 01.06.2020 Un mensaje muy iluminador y necesario
Margaret Sweeney 10.06.2020 Your few articles about the world after coronavirus are important to discuss. All friends I am currently exchanging thoughts with just now are, likewise, stating that the world can never be the same.