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Violenza contro gli attivisti ambientali

Newsletter Missionari Comboniani 19.10.2022 Equipe dei missionari comboniani Tradotto da: Jpic-jp.org

Secondo un nuovo rapporto di Global Witness, negli ultimi dieci anni sono stati registrati più di 1.700 omicidi di attivisti ambientali, una media di un omicidio ogni due giorni.

Le industrie minerarie ed estrattive, il disboscamento e l'agroalimentare sono le cause più comuni di un omicidio. Gli autori del rapporto avvertono che le cifre sono probabilmente una sottostima significativa e non colgono l'intera portata del problema, con le morti che spesso si verificano in ecosistemi cruciali per evitare i peggiori impatti della crisi climatica.

Il Rapporto "Decennio di sfida" documenta prevalentemente Messico, Colombia, Nicaragua, Perù e Filippine.

Il Messico è stato il Paese con il maggior numero di morti, con difensori uccisi ogni mese, per un totale di 54 nel 2021, rispetto alle 30 dell'anno precedente. Oltre il 40% delle persone uccise erano indigeni e in più di un terzo del totale si tratta di sparizioni forzate, tra queste si trovano almeno otto membri della comunità Yaqui.

Mentre il Brasile e l'India hanno registrato un aumento degli attacchi letali, rispettivamente da 20 a 26 e da 4 a 14, sia la Colombia che le Filippine hanno registrato un calo nelle uccisioni, passando da 65 a 33 nel 2021 e da 19 a 30 nel 2021. Tuttavia, nel complesso, rimangono i due Paesi con il più alto numero di uccisioni al mondo dal 2012.

Oltre tre quarti degli attacchi registrati sono avvenuti in America Latina. In Brasile, Perù e Venezuela, il 78% nella foresta amazzonica.

Il rapporto documenta 10 uccisioni in Africa. La Repubblica Democratica del Congo è rimasta il Paese con il maggior numero di attacchi, con otto difensori uccisi nel 2021. Tutte e otto le uccisioni sono avvenute nel Parco nazionale del Virunga, che rimane estremamente pericoloso per i guardaparchi che lo proteggono.

Il documento sottolinea ancora una volta il numero sproporzionato di attacchi contro le popolazioni indigene, che sono state l’obiettivo di oltre il 40% di tutti gli attacchi mortali, nonostante che le comunità indigene rappresentino solo il 5% della popolazione mondiale.

"È importante presentare queste vittime per le persone reali che sono. Per me è più facile. Per tutta la vita sono stata circondata da difensori della terra e dell'ambiente, e in effetti sono una di loro", ha scritto l'ambientalista indiana Vandana Shiva nella prefazione del rapporto.

"Non siamo solo in un'emergenza climatica. Siamo alle porte della sesta estinzione di massa e questi difensori sono tra le poche persone che si oppongono a questa situazione. Non meritano protezione solo per elementari ragioni morali. Ne va del futuro della nostra specie e del nostro pianeta", ha dichiarato l'autrice.

Il rapporto rileva, tuttavia, che ci sono state alcune vittorie significative per gli attivisti ambientali. In Sudafrica, l'anno scorso, le comunità indigene della Costa Selvaggia del Capo Orientale hanno ottenuto una vittoria legale contro la Shell, costringendola a interrompere le esplorazioni petrolifere nelle zone di riproduzione delle balene. La sentenza è stata in seguito confermata.

"Questo è un problema globale, ma si verifica quasi esclusivamente nel Sud del mondo", ha dichiarato l'autore del rapporto Ali Hines, attivista di Global Witness. "La corruzione e la disuguaglianza sono due fattori chiave che giocano negli assassinati. Ad esempio, nel processo di assegnazione delle terre, possono esserci accordi di investimento tra aziende e funzionari corrotti. I difensori che cercano di ottenere giustizia a volte si scontrano con giudici pagati con tangenti. Questo porta al terzo fattore, ovvero l'alto tasso di impunità. Molto raramente i casi vengono indagati in modo credibile, per non parlare dei responsabili assicurati alla giustizia".

Il rapporto esorta i governi a creare uno spazio civile sicuro per i difensori dell'ambiente e a promuovere la responsabilità legale delle aziende, contribuendo a garantire la tolleranza zero per la violenza contro gli attivisti.

Vedi, Violence against environmental activists

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