Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Dar da mangiare durante l'emergenza Covid-19

Manta - Ecuador 15.07.2020 Suor Janeth Betancourt Tradotto da: Jpic-jp.org

Il 16 marzo 2020, con la dichiarazione dell'emergenza sanitaria, in Ecuador furono sospese tutte le attività e i servizi che prevedevano la presenza di oltre 30 persone. Anche il "Pasto dei poveri" della Caritas “Oscar Romero” (Manta-Ecuador) fu sospeso. Tuttavia, giorno dopo giorno la vulnerabilità delle persone e delle famiglie che trovavano sostento in questo "Pasto" andò crescendo perché in gran parte avevano su unico ingresso in lavori informali anch'essi sospesi.

Il senso di solidarietà ci chiedeva di riprendere l'assistenza agli individui e alle famiglie, implementando un metodo sicuro e pratico per fornire loro almeno un pasto caldo. Il progetto del "Pasto dei poveri" della Caritas-Manta fu riorganizzato e chiamato "Emergenza alimentare". Dal lunedì al sabato, si preparano pasti caldi che vengono distribuiti in strada e nelle case delle famiglie che in precedenza frequentavano il "Pasto dei poveri". Ogni giorno vengono serviti circa 200 pasti, di cui circa il 98% alle famiglie con un alto livello di necessità.

Per rispettare le norme dello stato d’emergenza, il cibo viene preparato nella casa delle suore della Divina Volontà, domicilio della Fondazione Caritas-Manta. La direzione è in mano al sacerdote responsabile della pastorale della mobilità umana, assecondato dall'amministratrice laica della Caritas e da diversi volontari che assicurano la preparazione del cibo e il processo logistico per la consegna del pranzo alle persone per strada e alle famiglie in difficoltà.

L'autogestione dei costi è assicurato da donazioni in alimenti o denaro. Il Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti ha contribuito con un'unica donazione per iniziare e portare avanti il progetto per il primo mese.

L'igiene, la manipolazione e la preparazione degli alimenti rispettano gli standard e i protocolli d'attenzione e prevenzione per evitare ogni contaminazione, garantire una cottura sana, mantenere il cibo alla temperatura corretta, e usare sempre acqua pulita. Il personale di cucina fa uso degli indumenti adeguati.

Tutti i partecipanti al progetto, compresi i volontari, si sottopongono a controlli quotidiani e il loro stato di salute viene verificato con il monitoraggio continuo delle loro condizioni fisiche.

La distribuzione del cibo avviene in due modi: consegna diretta alle famiglie, il cui indirizzo è noto; o alle persone per strada. Per evitare affollamento, si organizzano in file con la distanza sociale di due metri e con l'uso di maschere. Il personale collaboratore è anch'esso dotato di tutti gli strumenti di protezione.

In numero degli impoveriti è in aumento, e progetti come "Emergenza alimentare" sono sempre più necessari. E diventano un segno. Con il progresso della tecnologia, il mondo, i continenti, le nazioni, le città e i sobborghi si sono avvicinati e gli ideali, le emozioni, le gioie, i sogni si sono venuti formulando in modo nuovo. Allo stesso tempo, però, è cresciuta un'illusione d'onnipotenza, un individualismo egoista in cui s'insinua nel modo di essere e di vivere una subdola discriminazione. Abbiamo cominciato a ritenerci invincibili, capaci in tutto e di tutto. Aumentare i beni in possesso era la cosa buona da fare, la cattiva era lasciarli diminuire. Si correva affannosamente dietro al denaro lasciando perdere la vera felicità d'una vita di pace, solidarietà, verità e giustizia. E, diventando consumatori, ci stavamo disumanizzando.

Il semplice, l'impoverito ci dicevano che era giunto il momento, che le condizioni erano poste per una "fratellanza planetaria": ma eravamo sordi a quel clamore perché metteva in discussione la nostra auto deificazione. All'improvviso ci è piombata addosso la realtà. Il coronavirus ci ha tirati fuori dall'illusione di essere "dei". Ci siamo sentiti confusi e umiliati contando il numero degli infettati e dei morti che cresceva e cresceva attorno a noi che, con medicine e benessere, credevamo di aver allontanato perfino la morte.

Abbiamo toccato con mano la nostra vulnerabilità. Come dice il gesuita Francisco de Roux: “Tra qualche decennio, con o senza Covid-19 ce ne saremo andati tutti. Il rullo compressore della morte va di pari passo con le nostre stupide apparenze". Pallida mors aequo pulsat pede, dicevano i romani, la pallida morte pone per uguale il suo piede su tutto. E il giorno in cui arriva ce ne andiamo senza niente. Soli. Senza carte di credito, senza macchine, senza casa. Andremo con ciò che siamo stati nell'amore, nell'amicizia, nella verità, nella compassione o in ciò che fummo nella menzogna, nell'egoismo, nella disonestà. Così affronteremo il mistero e così si ricorderanno di noi.

Questa è la realtà, ed è per questo che l'iniziativa "Emergenza alimentare" della Caritas “Oscar Romero” s'innalza nel porto di Manta (Ecuador) come un piccolo faro che manda la sua luce sulla vastità dell'oceano.

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