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Donne per le Donne: Forze di Pace al femminile nella RDC

Refugees International 26.04.2011 Sarah Marie Ryan

Donne e ragazze, della popolazione civile, sono oggetto di violenza e abbandonate a se stesse e devono arrangiarsi per sopravvivere e sostenere le loro famiglie in mezzo a conflitti; quando poi s’instaurano trattative e colloqui di pace sono dimenticate ed emarginate.

Le donne portano il carico più pesante in tempo di guerra. Donne e ragazze, della popolazione civile, sono oggetto di violenza e abbandonate a se stesse e devono arrangiarsi per sopravvivere e sostenere le loro famiglie in mezzo a conflitti; quando poi s’instaurano trattative e colloqui di pace sono dimenticate ed emarginate.

Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), le donne soffrono quotidianamente, da tutte le parti in conflitto, la minaccia sempre presente di stupro come arma di guerra. Nonostante la presenza di quasi undici anni di quella che ora è chiamata MONUSCO - Missione delle Forze di Pace delle Nazioni Unite nella RDC - violenze sessuali o dirette a donne e ragazze sono ancora onnipresenti in gran parte del paese, rendendo generalizzate l’instabilità e l’insicurezza. La risposta della comunità internazionale in questi casi di conflitti consiste, in gran parte e come dappertutto, nell'inviare Forze di Pace per proteggere i civili, nell’incrementare i negoziati multilaterali con i gruppi ribelli e il governo, e nell'aiuto alla ricostruzione del Paese e a programmi umanitari. Gli attori internazionali coinvolti nella RDC, tuttavia non sono ancora abbastanza impegnati per il mantenimento della pace in un settore che si è dimostrato fondamentale ed efficace in altre zone di conflitto: il dispiegamento di Forze di Pace Femminili.
Oggi, le Forze di Pace Femminili rappresentano circa il 3,33% nell’insieme del personale militare delle Nazioni Unite: 3.332 su 100.000 unità. E’ vero che questa cifra si è triplicata dal 1993 –quando era un 1%-, ma è ben lontana dal 20%, previsto dal Consiglio di Sicurezza -Risoluzione 1325- come obiettivo da raggiungere nel 2014.

In questo momento, il Dipartimento per le Operazioni di Pace (DPKO) impiega tre unità di Forze di Pace totalmente al femminile in tre distinti paesi: un’unità indiano-nigeriana in Liberia, un’unità del Bangladesh a Haiti, e un’unità Samoana a Timor Orientale. I vantaggi materiali e non materiali di queste unità totalmente al femminile sono sorprendenti: potenziano la presenza delle donne nella comunità di accoglienza, favoriscono l'interazione e gli incontri con donne vittime di violenza, forniscono un maggior senso di sicurezza alla comunità - soprattutto alle donne - e rendono più facile avvicinare le donne in difficoltà. A causa di tabù culturali, le donne vittime di violenza sessuale e di genero spesso né cercano aiuto né denunciano i reati di violenza sessuale. Una Forza di Pace Femminile di fatto attenua questi problemi.
Un’unità femminile di polizia delle Nazioni Unite, composta di membri dell’India e della Nigeria, dal 2007 -quando terminò il conflitto- è dispiegata in Liberia per pattugliare le strade di Monrovia e proteggere la sede del presidente Ellen Johnson-Sirleaf. Fin dal loro dispiegamento, Monrovia ha sperimentato una diminuzione dei tassi di criminalità e l’incremento della cooperazione locale. Secondo il DPKO, "Le Forze di Pace Femminili rappresentano modelli che, in società spesso dominate dagli uomini, animano donne e ragazze a esigere il rispetto dei propri diritti e a partecipare ai processi di pace". Vedi il video http://www.youtube.com/watch?v=jZLc0MdyE9s
Così applicare questo modello per la Repubblica Democratica del Congo? A differenza di Liberia, la RDC non è ancora in tempi di post-conflitto, ma nel bel mezzo di un imposto e brutale conflitto nella zona orientale del Paese. Tuttavia, l’idea che soggiace a un dispiegamento delle forze di polizia femminile e Forze di Pace rimane valido: donne che lavorano per e con le donne. In un conflitto dove gli uomini sono gli autori principali di atrocità fisiche, mentali e sessuali un dispiegamento di Forze di Pace maschili non è sempre la risposta più efficace. Piuttosto, come si è dimostrato in Liberia, mettere le donne in prima fila favorisce un senso di stabilità, di sicurezza e di fiducia tra Forze di Pace e le vittime di violenza. La guerra nella RDC continua implacabile: in questa situazione, le esigenze immediate e future delle donne possono e devono essere prese in considerazione dalla comunità internazionale, anche se questo significa seguire una strada meno convenzionale e più progressiva, quella di schierare Forze di Pace Femminili. Negli Stati Uniti, l'Amministrazione Obama sta oggi definendo un "Piano d'azione nazionale per donne, pace e sicurezza", destinato a preparare e integrare forze di protezione in accordo a questa risoluzione 1325. Come il processo avanza, l'Amministrazione deve sempre più riconoscere l'importante ruolo delle donne nel mantenimento della pace e integrare energicamente le donne nel processo di costruzione della pace: non solo come destinatarie passive di un appoggio, ma come attive responsabili dell’intero processo.

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