Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Ecuador. "Lasciateci vivere da Waorani!"

IPS 21.09.2021 Gabriela Ruiz Agila Tradotto da: jpic-jp.org

Alicia Cahuiya sale sul podio all'Assemblea nazionale dell'Ecuador. La sua parola di donna Waorani riecheggia tra le mura dove si fanno le leggi per la patria. E’ arrivata da Yasuní con un gruppo di indigeni con l’impegno di sostenere lo sfruttamento degli idrocarburi nel loro territorio.

Adesso, però, è decisa a non seguire il copione. “Sono sette le compagnie petrolifere che operano nel territorio di Waorani che comprende quattro province. Quali vantaggi abbiamo ricevuto? Solo un aumento di povertà! Gli indigeni che abitiamo nella foresta non siamo un problema. Solo vogliamo che il nostro territorio sia rispettato. Ogni volta i governi lo dividono: zona intoccabile, parco Yasuní. Dove noi, i Waorani siamo gliamministratori?”

È così che Alicia, una leader indigena dell'Amazzonia ecuadoriana, si è imposta quel 4 ottobre 2013. Portava un serpente dipinto su ognuna delle due guance, segno di saggezza. Due fasce di stoffa chiara e scura le attraversavano il petto, una grande collana di semi intorno al collo e una lunga piuma rossa come corona sulla testa.

"Tutti dovete dire di sì", aveva preteso dagli indigeni della commissione il presidente della Nazionalità Waorani dell'Ecuador (Nawe), MoiEnomenga, vestito da "grande signore" e con in testa una corona rubata, prima che iniziasse la comparsa nell'Assemblea nazionale dell'Ecuador.

I membri della comunità erano stati astutamente convocati al dibattito in sede legislativa per far approvare il disegno di legge che avrebbe autorizzato lo sfruttamento del Blocco 31 e del Blocco 43 nel Parco Nazionale Yasuní. Una delle zone più ricche in biodiversità del pianeta che ospita i polpoliKichwa, Shuar, Waorani e i popoli in isolamento volontario TagaerieTaromenane.

I rappresentanti dell'ex presidente Rafael Correa (2007-2017) avevano esercitato pressioni su Alicia e gli altri Waorani, complice la loro leadership venduta. Tutti erano stati trasportati dalle loro comunità per conto del governo. Poco importava ai membri dell'assemblea che la legge implicasse come conseguenza la depredazione della foresta amazzonica e il danno all'integrità di popoli come i Kichwa di Sarayaku, iSapara, o tribù in isolamento volontario come i Tagaeri-Taromenane.

Enomengal’aveva minacciata: “Alicia, stai sbagliando di grosso. Quando arriverai in comunità, i tuoi fratelli ti uccideranno”. I Waorani, fra loro, si chiamano fratelli. L'idea che la sua stessa gente potesse farle del male rendeva triste Alicia. Viveva nella paura e nell'ansia, temeva per la sua vita e quella della sua famiglia.

Poco tempo dopo, sconosciuti erano entrati nella stanza, che aveva affittato a un modico prezzo, nella cittadina di Puyo, quando lasciava la foresta.Quella notte si era addormentatanella terrazzache si raggiungeva con una scala. Quando gli intrusi entrarono, non la videro. Le rubarono il computer, il telefono e la macchina fotografica dopo aver avvelenato il cane che sorvegliava l'ingresso della casa, e lasciarono un messaggio che diceva: "Stai attenta con quello che fai, la tua vita è a rischio". Alicia si chiede ancora cosa sarebbe successo se l'avessero trovata al piano di sotto.

Nonostante queste minacce, Alicia continuò a lavorare per i Waorani e altri popoli.

Nel 2013 fu testimone presso la Commissione Interamericana sui Diritti Umani (IACHR) per raccontare la situazione delle popolazioni in isolamento volontario, iTagaeri-Taromenane, colpite da progetti di sviluppo in settori strategici che devastavano le risorse naturali e il loro modo di vivere.

Le diverse azioni e proteste degli indigeni non hanno mai fermato l'esplorazione petrolifera.Dopo la consultazione popolare del 2018 per proteggere Yasuní, il governo di Lenín Moreno (2017-2021) non ha rispettato il mandato del popolo ecuadoriano; ha autorizzato la perforazione e la produzione di idrocarburi nel Blocco 43 (ITT) che ha interferito sui centri abitati e sul territorio Waorani.

Nel 2019, il popolo Waorani ha ottenuto nei tribunali nazionali la sentenza che esige il rispetto del loro diritto alla consultazione preventiva, libera e informata, tutelato dall'articolo 57 della Costituzione dello Stato ecuadoriano. Nonostante tutto, il governo non ha mai fermato i suoi piani e ha dato il via a contratti iniqui. La società Agip Oil nel 2001 ha guadagnato milioni di dollari, generati dal Blocco 10, compensando la comunità solamente con un sacco di riso, uno di zucchero, due barattoli di burro, una borsa di sale, due palloni da calcio, un fischietto per l'arbitro e un cronometro.

Intantosul territorio sono ricadute le conseguenze. Nel cuore della Riserva Biosfera Yasuní, il danno è evidente. Il fiume Manduro registra il doppio della quantità di idrocarburi (0,6 mg/1) consentita dall'Unione Europea per le acque di balneazione e sessanta volte superiore a quella approvata per l'acqua destinata al consumo domestico. Sono 447 le torce accese per bruciare all'aria libera il gas di petrolio liquefatto (GPL). E, poco tempo fa, il municipioWaoranidi Dikapare - situato nel Blocco 55, nella provincia di Orellana - è stato militarizzato per proteggere le operazioni della compagnia petrolifera Ecuaservoil SA.

La lungacamminata di Alicia

La sua figura con i diademi di piume rosse e gialle, i wayruros di protezione ai polsi e alle ginocchia, i suoi abiti tradizionali intrecciati con fibre di chambira la identificano dovunque si trovi.

La maschera rossa sul viso, dipinta con annatto, le dà un prestanza imponente quando parla a leader indigeni, a presidenti, a giornalisti, ad ambientalisti o nei forum internazionali. I suoi lunghi capelli neri le cadono sulle spalle. Misura solo un metro e 55, ma a 46 anni ha la forza di un fiume. Va e torna da Ñoneno a Quito, e poi a Shell - la sua comunità –con camminate, trasferimenti in canoa e bus. Affronta le compagnie petrolifere e il potere politico con l'orgoglio dei suoi antenati, gli abitanti di Yasuní.

Sua nonna Waare la chiamava "Weya" che significa "Guardiana della Cascata" e le insegnò l'uso delle piante, ad andare in montagna, a preparare le frecce, a fare lavori manuali e ad occuparsi della fattoria. Suo nonno,Iteca, era un rispettato guerriero che combatteva contro i raccoglitori di gomma. Lo assassinarono e il suo corpo fu sepolto con il rituale degliYasuní. Ma Waare piangericordando Itecaperché il luogo dove onorarne la memoria è stato distrutto dai trattori delle compagnie petrolifere. I Waoranisono rimasti senza ikewencores, i palmeti, i loro luoghi d’incontri per la difesa del territorioe per le tombe degli antenatida quando il governo autorizzò tracciare strade e posare chilometri ditubi delpetrolio attraverso la foresta.

Alicia si rese conto che le lacrime di sua nonna annunciavano il dolore delle generazioni future.Sentì ardere il suo cuore e decise d’incontrare un modo per far sentire la sua voce. Si organizzò con altre donne, migliorò il suo spagnolo e cominciò a recarsi più frequentemente a Quito per raccontare storie che contraddicono il discorso del boom petrolifero.

I lavori per le infrastrutture petrolifere hanno causato lo sfollamento forzato dei Waorani. Negli anni '70, il governo e le compagnie petrolifere come Texaco-Gulf installarono il SummerInstitute of Linguistics (SIL - Istituto Linguistico dell’Estate) per fungere da mediatore con le comunità. Con il pretesto di evangelizzare ed educare i Waorani, il governo, le compagnie petrolifere e il SIL iniziarono la segregazione forzata nel “Protettorato” indigeno di Tiweno per lasciare libere le terre. In questo modo, lo Stato ecuadoriano ha potuto offrire terreni “vuoti” alle compagnie petrolifere, rafforzando la pratica dell'espropriazione di terre collettive per l’‘interesse pubblico’. Alicia e i Waorani, quindi,continuano la resistenza sapendo che il petrolio devasterà il territorio e che, senza la foresta, potrebbero scomparire.

E prese la lancia

Il petrolio ha portato un sacco di problemi nei territori indigeni: disboscamento, miniere, centrali idroelettriche, alcolismo, violenza, prostituzione. Alcuni leader Waorani hanno firmato accordi con compagnie petrolifere per lo sfruttamento del loro territorio ancestrale. Mentre le donne erano relegate alle cure domestiche, gli uomini - alle dipendenze delle compagnie petrolifere - imparavano lo spagnolo e le usanze altrui; guadagnavano soldi ma non portavano a casa né vestiti né cibo né si prendevano cura dei figli.Uscivano dagli incontri con le compagnie petrolifere e arrivavano a casa ubriachi e malmenavano i membri della famiglia.

"Mi chiedevo cosa potessimo fare per fermare tutto questo", ricorda Alicia, che è stata pure lei vittima di abusi. Nacque così l'Associazione Waorani,Donne dell'Amazzonia ecuadoriana (Amwae). L’Amwae garantisce autonomia finanziaria, rafforza il ruolo delle donne, rende visibile la loro presenza in politica e genera occupazione con l'artigianato e la produzione del cacao, attività questa premiata nel 2014 dall'EquatorPrize e nel 2015dal Green Latin America Award (Per biodiversità e foresta).

Nella foresta non servono dollari ma la fatica per prendersi cura della terra, mentre la logica del mercato e dei consumi frastorna il rapporto dei Waorani con la natura."Se fosse per soldi, i miei figli non conoscerebbero la foresta", dice Alicia. La lotta doveva quindi iniziarein casa. Ha affrontato suo padre, che ha lavorato tutta la vita per le compagnie petrolifere e che ancora le difende, e poi ha dovuto affrontare anche suo marito.

Tradizionalmente, il matrimonio Waorani serviva a riportare la pace dopo le guerre, a unire i clan e rafforzare il ruolo pacificatore delle donne. Infrangere questi impegni era la morte. Alicia aveva 12 anni quando a Shell ha dovuto sposare Nanto. Prima era stata promessa al figlio di un potente sciamano Yasuní, ma gli adulti le scelsero il suo attuale marito.

"Devi arrivare a un'ora precisa o restare a casa", cercava di imporle Nanto quando Alicia assunse le nuove responsabilità. Alicia doveva far fronte ai suoi impegni: viaggiare e organizzare la gente mentre a casa c'erano lamentele e gelosie. Suo marito - che era anche un leader della comunità - a un certo punto, le chiese di accettare la compagnia petrolifera aYasuní. Alicia non si arrese.

Nonostante che i Waorani non permettano alle donne di toccare le loro armi, perché considerano che porta "sfortuna", Alicia un giorno prese la lancia di Nanto. Andò a caccia di scimmie e tapiri. E Nanto imparò a prendersi cura delle figlie e dei figli mentre sua moglie s’impegnava in politica.

La vittoria di Cotopaxi

L'estate del 2021 segnò una pietra miliare. Fu eletta responsabile delle Donne e Famiglie nella Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), una delle organizzazioni di maggior impatto nel Paese e nella regione. Divenne la prima donna Waorani eletta alla più alta carica in un corpo di rappresentanza politica nazionale indigena.Il presidente della CONAIE, LeonidasIza, al momento di insediarla affermò: "Dobbiamo rafforzare la giustizia indigena nelle nostre comunità perché i livelli di violenza che le nostre compagne subisconoè inaccettabile".

Più di 30 anni dopo la "prima rivolta indigena" del 1990, l'elezione di Alicia era il risultato di processi politici nella leadership locale e comunitaria e nella storia della leadership femminile indigena. Alicia ricordaquella marcia perché fu la sua prima visita a Quito, guidata dai genitori. Fu così che iniziò il suo cammino, fino a diventare vicepresidente dei Nawe e presidente di Amwae. Nel pomeriggio del suo insediamento tra le montagne del Cotopaxi, Alicia assunse l’incarico di prendersi cura delle famiglie e delle donne di 53 organizzazioni che rappresentano 18 centri abitati e 15 nazionalità indigene.

Sua zia Huica l'accompagnava. Nanto era al suo fianco dandole il suo appoggio. Alicia strinse le mani delle sue compagne sollevandole in segno di vittoria. Come leader delCONAIE, Alicia Cahuiya ha in programma di educare le donne per sradicare la violenza di genere, sostenere il processo di rafforzamento delle leadership femminili indigene e continuare la lotta contro uno Stato che intende espandere lo sfruttamento petrolifero a Yasuní. Il governo del banchiere Guillermo Lasso (insediatosi nel maggio 2021) ha già annunciato l'aumento della produzione giornaliera di petrolio per passare da 500mila a un milione di barili.

Ecco perché la lotta di Alicia Cahuiya è più che mai attuale. Le immagini satellitari mostrano l'apertura nel Blocco 43 di una strada di 4,7 km che attraversa il parco Yasuní e che collega la piattaforma Tambococha B e C, Ishpingo A e B. E questo nonostante la fuoriuscita di 15.800 barili di petrolio avvenuta il 7 aprile 2020, che ancora minaccia la vita delle famiglie Waorani e di altri popoli lungo i fiumi Napo e Coca. Non c'è stata giustizia per le 25.000 famiglie colpite.

Un canto in Kichwa dei bambini delCotopaxi faceva parte della sua cerimonia d’investitura come leader. Come terminò, si udì la domanda provocatoria di Alicia rivolta alle autorità: "Dove vivranno questi bambini?" Ecco cosa chiedeva: "Il governo deve capire che la foresta non è un territorio vuoto, non è una merce", e aggiunse: "Lasciateci viveredaWaorani!"

Vdi, Querer vivir como waorani, ante expansión petrolera en Amazonia de Ecuador

Foto. Alicia Cahuiya brinda testimonio sobre la situación de los pueblos originarios amazónicos ante la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, en 2015. © CIDH

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