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Perché FAO e BERS promuovono la distruzione di piccoli contadini e di popolazioni rurali?

28.07.2013 GRAIN, LVC, ETC Group, FoEI, MMM, CLOC, Grain Web Site Tradotto da: Jpic-jp.org

Le organizzazioni sociali sono scioccate e offese da un articolo del Wall Street Journal scritto dal Direttore Generale della FAO e dal Presidente della BERS, che invita i governi a considerare le corporazioni private come il motore principale nella produzione mondiale di alimenti.

Noi siamo scioccati e offesi da un articolo co-firmato da Jose Graziano da Silva, Direttore Generale dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), e Suma Chakrabarti, Presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), che è stato pubblicato sul Wall Street Journal il 6 settembre 2012. Nell’articolo, essi invitano i governi e le organizzazioni sociali a considerare il settore privato come il principale motore nella produzione mondiale di cibo.

Mentre si riferiscono specificamente all’Europa dell’Est e al Nord Africa, i capi di queste due influenti agenzie internazionali fanno una precisa chiamata ad un vasto incremento mondiale nel settore degli investimenti privati e sulle terre. Essi sostengono che il settore privato è efficiente e dinamico e chiama le società a un “doppio investimento sulle terre fine a se stesso”. Nel frattempo, non prendono in considerazione i piccoli contadini cui rimangono soltanto poche politiche che li proteggano dalla pressione di uno sviluppo agricolo che potrebbe eliminarli. Nel loro articolo, sollecitano i governi a facilitare la crescita delle grandi attività agroalimentari. L’articolo è stato pubblicato nell’ambito della conferenza congiunta della FAO e della BERS (Istanbul, 13 settembre), che viene descritta come il più grande e importante incontro di società e di decisori nel settore dell’agro-business.

Graziano da Silva e Chakrabarti fanno nell’articolo un certo numero di affermazioni tendenziose che oscurano la realtà per quanto riguarda agricoltura e alimenti. Essi si soffermano sulla Russia, Ucraina e Kazakhstan come esempi di successo nell’agro-business, perché avrebbero trasformato questi Stati da “terre incolte e improduttive degli anni Novanta” in “esportatori leader di grano”. Ma evitano in tutti i modi di risaltare che le statistiche ufficiali dei tre Stati mostrano come gli agricoli piccoli proprietari e i contadini sono più produttivi delle grandi attività di agro-business.

I contadini e i piccoli produttori, specialmente le donne, garantiscono più di metà della produzione agricola russa, anche se occupano solo un quarto delle terre agricole. In Ucraina, sono all’origine del 55% della produzione agricola su solo il 16% delle terre coltivate, mentre in Kazakistan, dove occupano metà della terra, assicurano il 73% della produzione agricola. La realtà è che questi Stati sono nutriti proprio grazie ai loro contadini e ai loro piccoli produttori. E questo è vero anche in altre parti del mondo. Laddove dati ufficiali sono disponibili, come in UE, Colombia e Brasile, o negli studi intrapresi in Asia, Africa e America Latina, è dimostrato che i piccoli produttori agricoli sono molto più efficienti rispetto alle grandi attività di agro-business.

Contrariamente da ciò che afferma il Direttore Generale della FAO, chi veramente ha la capacità di nutrire il mondo sono uomini e le donne del mondo dei piccoli produttori e contadini. L’espansione dell’agro-business ha solo incrementato la povertà, distrutto il potenziale capace di dare dignità alla vita nelle zone rurali, aumentato l’inquinamento e la distruzione ambientale, e riportato la piaga del lavoro forzato in molte delle recenti crisi alimentari e climatiche.

Per i movimenti sociali, per i contadini e i piccoli produttori del mondo, è inaccettabile e per lo più incomprensibile che il Direttore Generale della FAO si faccia promotore della distruzione dei piccoli produttori agricoli e dell’incremento del land grabbing. È davvero difficile da capire che tutto questo avvenga dopo tre anni di attento e duro lavoro di La Via Campesina e altre organizzazioni nella stesura delle Linee Guida della FAO per proteggere le comunità contro l’accaparramento delle terre e dopo che Graziano da Silva abbia ripetutamente garantito alle organizzazioni dei contadini, durante la sua campagna per diventare Direttore Generale della FAO, che avrebbe promosso e confermato l’importanza dei piccoli contadini e il ruolo che i piccoli produttori devono giocare nella produzione di alimenti.

Il linguaggio usato da Graziano da Silva e Chakrabarti è offensivo. Le frasi come “rendere fertile questa terra con il denaro” o “semplificare la vita alla fame del mondo” chiama in questione l’abilità della FAO a fare il suo lavoro con il necessario rigore e indipendenza dalle grandi compagnie di agro-business e onorare il mandato ONU di sradicare la fame e migliorare le condizioni delle popolazioni rurali.

Ci domandiamo allora cosa intenda la FAO con l’“Anno Internazionale dei contadini” quando il suo Direttore Generale afferma che gli ostacoli per incrementare la produzione agricola sono i “livelli relativamente alti di protezione, la mancanza di corrette tecniche d’irrigazione e aziende agricole di piccole dimensioni con costi dispendiosi”. Questa visione e l’assoggettamento della FAO alle richieste e agli interessi di avidi investitori mina tutto il lavoro di conciliazione che ha avuto luogo negli anni recenti tra le organizzazioni dei piccoli agricoltori e la FAO. E fa’ sorgere domande sul perché la FAO non abbia sviluppato proposte per un’azione concreta ed effettiva che promuova i piccoli produttori e le famiglie dei contadini come una risposta fondamentale alla crisi globale dell’alimentazione che sta ancora arricchendo le grandi banche e le multinazionali. Dove, ci domandiamo, andranno le famiglie di contadini se questi piani volti a trasformare le loro terre in grandi società agricole industrializzate avranno successo?

Oltre il fatto che la FAO stia mettendo da parte la sua missione, è ancora più preoccupante che la BERS stia giocando un ruolo così attivo nel trarre profitto dal promuovere investimenti in terre e nel sostituire l’agricoltura con grandi attività di agro-business. L’azione della BERS è ora una delle più pericolose, poiché la sua area di operatività si sta espandendo nel nord dell’Africa.

Ciò che è necessario per l’agricoltura e per il pianeta è esattamente l’opposto di ciò che Chakrabarti e Graziano da Silva propongono. L’umanità e chi sta soffrendo di fame hanno bisogno di agri-culture nelle zone rurali, le quali rappresentano metà della popolazione mondiale e rendono possibile l’attività dei piccoli contadini; richiedono d’essere protetti e sostenuti poiché l’agricoltura legata ai piccoli produttori è più efficiente e produttiva: produce la metà almeno delle riserve di cibo e una maggiore occupazione nelle aree rurali, e perché aiuta a diminuire il riscaldamento del pianeta.

Lo stile di vita dei piccoli contadini e delle popolazioni indigene e il loro sistema di produzione di alimenti non può essere distrutto con la creazione di una nuova fonte di super profitti per un esiguo gruppo di élite. Abbiamo bisogno di una riforma agraria completa ed efficiente che rimetta le terre e i terreni nelle mani delle popolazioni rurali. La mercificazione e l’accaparramento delle terre devono essere fermate e fare retromarcia. Non abbiamo bisogno delle attività dei agro-business, ma di più comunità, di più contadini e di più famiglie indigene che lavorino la terra nella dignità e nel rispetto.

I piccoli contadini nutrono il mondo! L’agro-business se lo accaparra!

 

Fonte: http://farmlandgrab.org/post/view/21025#sthash.94Bxvefb.dpuf

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