Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Medellín, 50 anni dopo

New York 15.09.2018 Guillermo Campuzano, CM Tradotto da: Jpic-jp.org

Il grido del povero, il grido per la vita che rieccheggia il grido di un nuovo modo di essere Chiesa. La mia non è la visione ufficiale, né pretende esserlo, dell'evento che si è tenuto a Medellin lo scorso agosto. È una riflessione personale, frutto della mia esperienza.

A Medellín abbiamo fatto nostro il grido del povero, il grido per la vita che rieccheggia il grido di un nuovo modo di essere Chiesa. Siamo arrivati da tutto il continente e dai Caraibi, ci siamo riuniti a Medellin circa 500 persone per commemorare il 50° anniversario della 2° Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, con lo slogan: "Profezia, comunione e partecipazione".

Abbiamo voluto rilanciare l'opzione per i poveri e per la terra, oggi calpestate da un sistema socio-economico di esclusione che prevale nel continente latinoamericano e contro il quale molte volte ci sentiamo impotenti.

Di fronte ai molteplici e ripetuti attacchi contro la Madre Terra da parte di multinazionali protette  dagli Stati, perpetrati con l'industria estrativa, idroelettrica, petroliera, agro-alimentare e del legname e contro la scandalosa disuguaglianza socio-economica, la crescente violenza, la corruzione politica, il militarismo, il cambiamento climatico, le migrazioni e gli sfollamenti massicci e l'imporsi di una agenda che viola sistematicamente i diritti delle persone, siamo  tornati ad ascoltare il potente grido della vita, che sale dalle labbra dei poveri e dal ventre della terra fino a Dio chiedendo giustizia.

Abbiamo riflettuto in molti modi sulle opportunità che ci apre l'enciclica Laudato Sí e l'impegno per il bene comune che Papa Francesco continua a presentarci con veemenza. Questo invito ci incoraggia a lavorare insieme per cambiare la realtà e prenderci cura della duplice casa comune: l'umanità e la terra.

Buona parte del nostro tempo è stato frustrato dalle notizie che ci arrivavano sugli scandali della Chiesa di Filadelfia (Stati Uniti), sulla lettera dell'ex nunzio Viganò chiedendo le dimissioni di Papa Francesco, sulle lotte per il potere in una chiesa frammentata nel suo intimo e terribilmente indebolita nella sua credibilità. In questo contesto si è chiaramente udito un altro grido, questa volta proveniente dall'interno, il grido d'urgenza per un nuovo modo di essere Chiesa oggi. Ed è stato ripetuto che la struttura gerarchica ha molto a che fare con tutto ciò che sta accadendo.

Gli abusi sessuali, di denaro, di potere e di manipolazione delle coscienze che Papa Francesco ha denunciato nella sua ultima lettera al Popolo di Dio, molto devono ad un modello di chiesa clericale e gerarchica che rifiuta di morire davanti alla proposta eppure evidente della riforma del Concilio Vaticano II che ha chiesto una Chiesa che sia Popolo di Dio. In questo modello conciliare, l'uguaglianza dei battezzati indica un cammino di profezia, comunione e partecipazione. Anche se da Medellìn 68 a oggi le donne e i laici hanno occupato alcuni spazi significativi nella vita della Chiesa, persistono l'ingiustizia e gli abusi, la disuguaglianza e l'emarginazione di questi gruppi nel discernimento, nei percorsi decisionali e nell'esecuzione di programmi che renderebbero nuova la Chiesa. Tutto questo sarebbe una espressione verace della nostra decisione di continuare ad ascoltare e a camminare nella direzione segnalata dal grido della vita: è da questo grido che Dio ci chiama e ci parla.

Una voce di solidarietà e impegno si è anche alzata in favore delle vittime degli abusi del clero che ci causano profonda vergogna e indignazione.

Il grido della vita, dei poveri e della terra è oggi inseparabile dal grido di una nuova chiesa in cui tutte le risorse umane e finanziarie, e le strutture ecclesiali debbano essere orientate con determinazione solidale verso ciò che è essenziale: prendersi cura, come faceva Gesù e come propone nel Vangelo, della vita su questa terra, della nostra casa comune, che è abusata e in pericolo, e della difesa della persona umana violata, emarginata e esclusa.

Per quanti di noi che lavoriamo presso l'ONU e rappresentiamo alcune ONG d'ispirazione cattolica o delle congregazioni religiose, questo è un momento di particolare sfida. A causa della indebolita credibilità della Chiesa dappertutto nel mondo, oggi il nostro lavoro diventa sempre più difficile. Non manca chi dubita, ancor prima di ascoltare, delle nostre proposte e del nostro programma. Ci è oggi necessario definire chiaramente le nostre scelte e la nostra determinazione nel continuare a contribuire con umiltà alla realizzazione dell'Agenda ONU 2030, per conseguire una scelta mondiale che privilegi il bene comune sul bene individuale. Il bene di tutti e non solo di quel 1% sempre più ricco, grazie all'enorme capacità di influsso e corruzione sul mondo politico che hanno le multinazionali, al consumismo imposto sulle masse anonime, ad un modello di vita che rende insostenibile la sopravvivenza sul pianeta a medio e lungo termine.

Oggi è, inoltre, urgente costruire alleanze strategiche che promuovano la proposta di un rinnovamento della Chiesa in favore della vita e dei poveri. E' quindi importante continuare a camminare in comunione con il Movimento Mondiale Cattolico per il clima, con il Consiglio Mondiale delle Chiese, con la Rete Chiese e Mineria, con la Rete Pan Amazzonica REPAM, tra gli altri, e partecipare alla preparazione del sinodo sull' Amazzonia - che si terrà nell'ottobre 2019 -, insieme con i movimenti sociali dell'America Latina, nei quali le popolazioni indigene dovrebbero avere particolare importanza.

Per i credenti, è importante anche, che a partire dalla nostra presenza all'ONU e in ogni luogo dove ci troviamo, lavoriamo alla formazione di gruppi stabili dei così detti "custodi della creazione", siano essi presenziali o virtuali. Come religiosi, inoltre, abbiamo anche un ruolo importante nel rinnovamento della Chiesa partendo da uno stile rinnovato di vita, dalla rilettura del carisma delle nostre comunità alla luce delle sfide attuali della storia, dall'esperienza reale e coraggiosa di nuove forme ecclesiali non clericali ma profetiche e da una vera comunione e partecipazione delle donne e dei laici che rinnovino dall'interno le strutture della Chiesa.

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