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Cosa pensano dell'ONU i membri dell’ONU?

Carnegie Endowment for International Peace 21.09.2023 Minh-Thu Pham Tradotto da: Jpic-jp.org

I membri dell'ONU al suo interno hanno la stessa percezione dell'ONU dei cittadini che ne sono fuori? Minh-Thu Pham è recentemente entrata a far parte come studiosa non residente del Programma “Ordine globale e Istituzioni” del Carnegie Endowment for International Peace. Ma ha lavorato per diversi anni alle Nazioni Unite.

D/. Com'è stato lavorare all'ONU, durante gli anni trascorsi nel suo Segretariato?

A/. È stato stimolante e umiliante allo stesso tempo: stimolante perché devi relazionarti con una comunità di 193 nazioni a cercare di sostenere i valori che si sono concordati, e umiliante perché tu (o almeno il tuo capo, il Segretario generale) non hai potere e hai pochissima influenza. Tutto ciò che fai è dominato dalle dinamiche tra gli Stati membri e il successo dei tuoi sforzi dipende in ultima analisi che essi siano o meno d'accordo tra loro. Ma quando gli Stati membri vedono che è nel loro interesse cooperare, può essere molto bello.

Tuttavia, la mia esperienza è stata in qualche modo unica. Sono arrivata all'Ufficio esecutivo del Segretario generale nel gennaio 2005, durante un periodo di profonda crisi. Sotto pressione da parte della stampa, l'allora segretario generale Kofi Annan aveva dichiarato che la guerra in Iraq non era conforme alla Carta delle Nazioni Unite e quindi illegale. Di solito le tensioni all'ONU nascono da un disaccordo tra gli Stati, ma in questo caso si trattava di un conflitto tra il più potente Stato membro dell'ONU (gli Stati Uniti) e il suo più alto funzionario che lavora per conto dei suoi membri.

Ciò ha portato gli USA, tra l'altro, a promuovere diverse indagini sull'ONU da parte del suo Congresso, alla minaccia di negarci i finanziamenti ed a un'inchiesta indipendente. Fui incaricata d’organizzare la risposta dell'ONU. Questa risposta comprendeva diverse riforme e alla fine abbiamo ottenuto un accordo sul principio della Responsabilità di proteggere, su importanti cambiamenti istituzionali in materia di diritti umani e di costruzione della pace, e misure per migliorare la gestione e le operazioni.

Q/. Quanto è importante l'ONU oggi, a quasi otto decenni dalla sua creazione?

A/. La rilevanza dell'ONU è stata messa in discussione quasi fin dalla sua fondazione, ma alla fine le grandi potenze decidono sempre che è vantaggioso cercare di collaborare con essa. Coordinare le politiche attraverso un'istituzione di portata globale può essere più efficiente che lavorare bilateralmente.

Detto questo, in questo momento la fiducia tra i governi sembra raggiungere un punto di rottura e la legittimità di Stati come gli Stati Uniti, che hanno contribuito a creare l'ordine mondiale, è messa seriamente in discussione. Questo accade proprio nel momento in cui la cooperazione globale è più necessaria.

I club alternativi e le alleanze nascenti, pur essendo utili per certi scopi, riflettono anche la transizione di potere in cui ci troviamo. L'espansione dei BRICS può portare a questi Paesi una maggiore influenza all'ONU, che è l'unico forum in cui il resto del mondo in via di sviluppo è rappresentato insieme ai più potenti. Almeno nel medio termine, credo che i governi si dirigeranno ancora alle Nazioni Unite. Se i BRICS+ e altri vogliono guidare o influenzare il cosiddetto Sud globale, devono andare dove si trovano quei Paesi, cioè all'ONU.

Q/. Cosa spiega i fallimenti dell'ONU? È in grado di riformarsi, almeno nelle cose essenziali?

A/. L’ONU ha conosciuto fallimenti drammatici, spesso a causa dell'indecisione, sia quando gli Stati membri non riescono a trovare un accordo, come nella guerra in Siria; sia quando il loro accordo è molto al di sotto di quanto necessario, come in Bosnia o in Ruanda; sia quando applicano o non applicano selettivamente le norme internazionali per soddisfare i loro interessi, come nell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

Riformare l’ONU può significare diverse cose, dal dibattito in corso sull'espansione del Consiglio di sicurezza a cambiamenti istituzionali significativi ma meno affascinanti per aiutare l'ONU a migliorare i suoi risultati. Il consenso dei Paesi su cambiamenti importanti dipende dalla fiducia tra gli Stati membri e dalla presenza di un'ampia coalizione di Stati impegnati, sostenuti da una solida strategia politica e da pressioni esterne. In definitiva, la riforma consiste nel cambiare il funzionamento dell'ONU per migliorarlo.

Q/. Qual è un aspetto dell'ONU che è passa inosservato e che lei vorrebbe invece che fosse più conosciuto?

A/. Penso al processo aperto recentemente di crear gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS): è una riforma in sé del processo decisionale stesso delle Nazioni Unite ed una storia che vale la pena di capire. (Forse è un apprezzamento troppo personale, visto che vi sono stata profondamente coinvolta).

Quello che è successo non è stato un cambiamento di regole, bensì un cambiamento di prassi. Nel processo decisionale sugli Obiettivi, gli Stati membri hanno tenuto conto delle idee e delle prove fornite dai governi (compresi gli organismi locali e regionali), dalle agenzie e dai programmi delle Nazioni Unite, dalle organizzazioni non onusiane e dai nuovi soggetti interessati che hanno contribuito a diffondere gli obiettivi e la cui esperienza è necessaria per attuarli. In pratica si è trattato di un "multilateralismo in rete", e non credo che il processo decisionale delle Nazioni Unite possa tornare a essere ristretto alle persone più interessate.

È vero, siamo fuori programma per il raggiungimento di questi obiettivi, che sono sempre stati ambiziosi, e la pandemia di coronavirus ci ha fatto rimanere un ulteriore passo indietro. Avremo bisogno della solidarietà dimostrata nel 2015 - gli OSS, l'accordo sul clima di Parigi e il finanziamento dell'agenda per lo sviluppo - e di altro ancora per rimetterci in strada.

Q/. Cosa pensa del rapporto spesso ambivalente tra le Nazioni Unite e gli Stati Uniti?

A/. È una tensione insita nel tessuto dell'ONU. Gli Stati Uniti hanno contribuito a creare l'ONU e l'ordine mondiale esistente, comprese le norme ed i principi che modellano il comportamento degli Stati e le istituzioni che li sostengono. Washington si attiene a queste norme, almeno per la maggior parte del tempo, perché è nel suo interesse che gli altri vedano che lo fa e perché anche gli altri lo debbano fare. In definitiva, gli Stati Uniti si riferiscono all'ONU se così facendo raggiungono i loro obiettivi. Tuttavia, dovrebbero tenere presente che quando non fanno riferimento all'ONU, devono imbarcarsi in altri compromessi. Se gli Stati Uniti non seguono la linea dell’ONU quando lo devono fare o non mantengono fede agli accordi, erodono la loro legittimità come garanti dell'ordine globale. Questa è una delle ragioni della crisi in cui ci troviamo.

Q/. Su cosa si concentrerà alla Carnegie?

A/. Sono interessata a come le organizzazioni internazionali - l'ONU ad esempio - possano migliorare i propri risultati, soprattutto in risposta ai profondi cambiamenti e all'aggravarsi delle crisi. Come dovrebbero adattarsi queste istituzioni? Le persone ed i Paesi più colpiti dalla crisi hanno avuto poca voce in capitolo su ciò che accade loro, ma troveranno il modo di farsi sentire. Come si svolgerà questo processo, soprattutto perché l'autoritarismo sta prendendo piede in molte parti del mondo e le persone non si fidano che i loro governi li rappresentino o facciano qualcosa per loro?

Vedere, A UN Expert on the Institution’s Successes, Failures, and Continued Relevance

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