Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è impotente e paralizzato

Butembo 10.01.2024 A cura di Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

"Di questi tempi non è certo un controsenso sottolineare che le Nazioni Unite sembrano paralizzate. Se un Consiglio di Sicurezza dà alla Russia di Vladimir Putin il potere di veto, c’è un problema. Aggiungiamo il fatto che Cina e Stati Uniti sono d'accordo su ben poco e abbiamo la perfetta ricetta per la disperazione, anche prima di considerare come riformare un'istituzione che è nata in un'epoca diversa, 78 anni fa, quando il sud globale era preoccupato per la fame, non per gli smartphone o per l'energia pulita" (FP - Dall'editore Ravi Agrawal)

"Altre auguste istituzioni nate nel dopoguerra sembrano altrettanto fuori dal mondo: la Banca Mondiale ha un presidente sempre nominato dagli Stati Uniti; il Fondo Monetario Internazionale ha sempre un leader europeo. Non c'è da stupirsi se paesi come la Cina, l'India, l'Indonesia e la Nigeria, man mano che la loro influenza cresce in questo secolo, cercheranno altri forum che diano voce al loro potere" [e non solo per esprimersi, ma anche per imporre il loro punto di vista e i loro interessi].

Ravi Agrawal scrisse queste righe lo scorso settembre, data che solitamente segna "l'inizio della stagione in cui i leader si riuniscono, alle Nazioni Unite e in altri incontri multilaterali". Foreign Policy riprende il pensiero di diverse istituzioni e personalità per puntare il dito contro l'inefficienza di questa organizzazione, l’ONU, la cui missione è mantenere l'ordine, l'equilibrio e la giustizia nel mondo prevenendo i conflitti.

Tra queste personalità c'è Papa Francesco, che in un messaggio indirizzato al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 14 giugno 2023 ha avvertito che con "i loro occhi pieni di lacrime" i bambini vittime della guerra "ci stanno giudicando".

Il testo del messaggio è stato letto dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, in occasione di un incontro organizzato su iniziativa degli Emirati Arabi Uniti, quando nel giugno 2023 assunsero la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza.

"Ringrazio per il gentile invito a rivolgervi la parola, che ho accolto volentieri perché stiamo attraversando un momento cruciale per l’umanità, nel quale la pace sembra soccombere davanti alla guerra. I conflitti aumentano e la stabilità è messa sempre più a rischio. Stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi che, più passa il tempo, più pare espandersi. Il Consiglio, che ha come mandato quello di vigilare sulla sicurezza e sulla pace nel mondo, agli occhi dei popoli pare a volte impotente e paralizzato. Ma il vostro lavoro, apprezzato dalla Santa Sede, è essenziale per promuovere la pace e proprio per questo vorrei invitarvi, in modo accorato, ad affrontare i problemi comuni prendendo le distanze da ideologie e particolarismi, da visioni e interessi di parte, e coltivando un unico intento: adoperarvi per il bene dell’umanità intera. Infatti, dal Consiglio ci si aspetta che rispetti e applichi la Carta delle Nazioni Unite con trasparenza e sincerità, senza secondi fini, come un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e non come uno strumento per mascherare intenzioni ambigue”.

Ecco la sua critica: “Nel mondo globalizzato di oggi siamo tutti più vicini, ma non per questo più fratelli. Anzi, soffriamo una carestia di fraternità, che emerge da tante situazioni di ingiustizia, povertà e sperequazione, dalla mancanza di una cultura della solidarietà. Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico, indeboliscono i legami sociali, alimentando quella mentalità dello ‘scarto’, che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati ‘inutili’. Così la convivenza umana diventa sempre più simile a un mero do ut des pragmatico ed egoista. Ma l’effetto peggiore di questa carestia di fraternità sono i conflitti armati e le guerre, che inimicano non solo le persone, ma popoli interi, e le cui conseguenze negative si ripercuotono per generazioni. Con la nascita delle Nazioni Unite sembrava che l’umanità avesse imparato, dopo due terribili conflitti mondiali, a dirigersi verso una pace più stabile, a diventare, finalmente, una famiglia di nazioni. Pare invece che si stia tornando nuovamente indietro nella storia, con l’insorgere di nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi, i quali hanno acceso conflitti non solo anacronistici e superati, ma persino più violenti”.

Il Papa ricorda che una delle radici del problema sono gli interessi economici, e si rifà alla sua fede per affermare: “Credo che la pace sia il sogno di Dio per l’umanità. Ma constato, purtroppo, che a causa della guerra questo sogno meraviglioso si sta tramutando in un incubo. Certo, dal punto di vista economico, la guerra invoglia spesso più della pace, in quanto favorisce i guadagni, ma sempre di pochi e a scapito del benessere di intere popolazioni; perciò i soldi guadagnati con la vendita delle armi sono soldi sporchi di sangue innocente. Ci vuole più coraggio a rinunciare a facili profitti per custodire la pace che a vendere armi sempre più sofisticate e potenti. Ci vuole più coraggio a cercare la pace che a fare la guerra. Ci vuole più coraggio a favorire l’incontro che lo scontro, a sedersi ai tavoli dei negoziati che a continuare le ostilità”.

“Per costruire la pace dobbiamo uscire dalla logica della legittimità della guerra: se essa poteva valere nei tempi passati, nei quali i conflitti armati avevano una portata più limitata, oggi, con le armi nucleari e di distruzione di massa, il campo di battaglia è diventato praticamente illimitato e gli effetti potenzialmente catastrofici. È venuto il tempo di dire seriamente “no” alla guerra, di affermare che non le guerre sono giuste, ma che solo la pace è giusta: una pace stabile e duratura, non costruita sull’equilibrio pericolante della deterrenza, ma sulla fraternità che ci accomuna. Siamo infatti in cammino sulla stessa terra, tutti fratelli e sorelle, abitanti dell’unica casa comune, e non possiamo oscurare il cielo sotto il quale viviamo con le nubi dei nazionalismi. Dove andremo a finire se ciascuno pensa solo per sé? Perciò quanti si adoperano per la costruzione della pace devono promuovere la fraternità. È un lavoro artigianale che richiede passione e pazienza, esperienza e lungimiranza, tenacia e dedizione, dialogo e diplomazia. E ascolto: ascolto del grido di chi soffre a causa dei conflitti, in particolare dei bambini. I loro occhi solcati dalle lacrime ci giudicano; il futuro che prepariamo loro sarà il tribunale delle nostre scelte presenti”.

È il solito dilemma, perché "La pace è possibile, se veramente voluta! Essa dovrebbe trovare nel Consiglio di Sicurezza i suoi caratteri fondamentali, che un’errata concezione della pace facilmente fa dimenticare: la pace dev’essere razionale, non passionale, magnanima, non egoista; la pace dev’essere non inerte e passiva, ma dinamica, attiva e progressiva a seconda che giuste esigenze dei dichiarati ed equanimi diritti dell’uomo ne reclamano nuove e migliori espressioni; la pace non dev’essere debole, inetta e servile, ma forte sia per le ragioni morali che la giustificano, e sia per il compatto consenso delle Nazioni che la devono sostenere”.

Senza dirlo esplicitamente, il Papa punta il dito contro il Consiglio di Sicurezza: “Siamo ancora in tempo per scrivere un nuovo capitolo di pace nella storia: possiamo fare in modo che la guerra appartenga al passato e non al futuro. Le discussioni in seno al Consiglio di Sicurezza a questo sono ordinate e a questo servano. Vorrei sottolineare ancora una volta una parola, che amo ripetere in quanto reputo decisiva: fraternità. Essa non può rimanere un’idea astratta, ma deve diventare il punto di partenza concreto: è infatti «una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura”.

Dopo aver offerto le sue preghiere, il Papa conclude: “Auspico di cuore che non solo il Consiglio di Sicurezza, ma tutta l’Organizzazione della Nazioni Unite, tutti i suoi Stati membri e ciascuno dei suoi funzionari, possano rendere un servizio efficace all’umanità, assumendo la responsabilità di custodire non solo il proprio avvenire, ma quello di tutti, con l’audacia di rinnovare ora, senza paura, ciò che occorre per promuovere la fraternità e la pace dell’intero pianeta. Beati gli operatori di pace”.

Vedi, Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (14 giugno 2023) - Francesco

Foto. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York © United Nations Photos/Flickr/CC BY-NC-ND 2.0

Vedere anche: Le pape s’agace d’un Conseil de Sécurité «impuissant et paralysé» e Le Pape dénonce une «famine de fraternité» et appelle à dire «non» à la guerre - Vatican News

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I commenti dai nostri lettori (2)

Bernard Farine 31.01.2024 Très beau texte du Pape qui, malheureusement, parle à des sourds !
Paul Attard 31.01.2024 My favourite topic!!!!! The Pope is right. Perhaps he ought to take over the UN.