Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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È solo la punta dell'iceberg

Eurodad 21.10.2021 Segnalato da Julia Ravenscroft Tradotto da: Jpic-jp.org

Più di 100 organizzazioni della società civile e accademici di tutto il mondo hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiede una revisione della Banca Mondiale. La dichiarazione fa seguito alla pubblicazione di due rapporti schiaccianti che hanno rivelato gravi scorrettezze etiche, conflitti di interesse nei servizi di consulenza della Banca e manipolazioni dei dati sullo sviluppo nel suo rapporto di punta ‘Doing Business’.

La Banca Mondiale ha annunciato l'interruzione della pubblicazione del Rapporto e della Classifica Doing Business (DBR). Questa decisione, attesa da tempo, è arrivata dopo una serie di audits interni e un'indagine che hanno rivelato gravi scorrettezze etiche, conflitti d’interesse inerenti ai servizi di consulenza della Banca e manipolazioni dei dati sullo sviluppo del Doing Business (DBR). Ma le attuali rivelazioni sono solo la punta dell’iceberg di problemi molto più ampi.

Classificando i Paesi sulla base di indicatori regressivi, per 18 anni il DBR ha causato molti danni, spingendo dei Paesi a una corsa al ribasso nella deregolamentazione delle imprese, erodendo i sistemi fiscali e di sicurezza sociale e rimuovendo le protezioni critiche dei lavoratori. Ha minato la loro capacità di perseguire lo sviluppo industriale e la diversificazione economica per attrarre capitali privati stranieri. Più di ogni altra sua pubblicazione importante, la DBR ha incarnato con forza l'ideologia neoliberale della Banca Mondiale, trasmettendo una visione dello sviluppo economico come di una competizione tra Paesi che può essere vinta solo riducendo il ruolo dello Stato e creando le condizioni per il capitale in fuga. Inoltre, ha incarnato la contraddizione di un'istituzione creata e sostenuta con risorse pubbliche per combattere la povertà, ma che troppo spesso antepone il profitto alle persone.

I danni causati dalla DBR devono essere riconosciuti, riparati e impediti. Qualsiasi nuova manifestazione della DBR è quindi inaccettabile.

I rapporti più recenti, che comprendono un’indagine di uno studio legale e una revisione della metodologia da parte di un gruppo indipendente, hanno rivelato che i dati sono stati manipolati per modificare le classifiche di cinque Paesi (Cina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Azerbaigian) per soddisfare interessi acquisiti e sotto l'indebita pressione dei vertici della Banca Mondiale. Queste scoperte si aggiungono a una lunga storia di cattiva condotta e manipolazioni. Sono rivelazioni che mettono in discussione non solo la credibilità e la legittimità della Banca Mondiale nel suo ruolo autoproclamato di consulente politico per il mondo, ma anche la sua capacità di condurre ricerche obiettive e indipendenti. Esse riflettono profondi problemi strutturali, da tempo evidenziati dalla società civile, tra cui:

- Un sistema di governance non democratico che rende il processo decisionale all'interno della Banca incline a essere catturato e manipolato in nome di interessi geopolitici. Il sistema di voto per quote della Banca non rappresenta strutturalmente il Sud e favorisce in modo preponderante il Nord del mondo, mentre il processo di selezione dei dirigenti è regolato da un ‘amicale’ accordo coloniale di ‘gentiluomini’, in base al quale gli Stati Uniti e l'Europa guidano di default rispettivamente la BM e il FMI.  

- Un deficit di responsabilità interna, che si riflette nella mancanza di indipendenza e integrità nella ricerca, nella riluttanza a impegnarsi nella critica e nel diffuso conflitto di interessi nei prestiti e nella consulenza politica, che lascia enormi spazi alla corruzione.

- Pregiudizi ideologici nella consulenza politica e nella condizionalità, a favore dell'austerità, della deregolamentazione e delle privatizzazioni che riducono sistematicamente lo spazio fiscale e politico dei Paesi e che svuotano lo Stato a favore degli interessi finanziari privati, a scapito delle persone e del pianeta.

- L'incapacità della Banca Mondiale di impegnarsi in modo significativo nel quadro internazionale dei diritti umani o di assistere i Paesi membri nell'adempimento dei loro obblighi in materia di diritti umani, compresa l'adozione di un'adeguata valutazione dei diritti umani nei suoi consigli politici e nelle sue operazioni nei Paesi.

Tuttavia, invece di annunciare misure complete per affrontare la sua mancanza di trasparenza, responsabilità e integrità della ricerca, la Banca Mondiale si è impegnata in una ricerca di colpevoli che sta attribuendo tutte le responsabilità a una singola persona, Kristalina Georgieva, rafforzando al contempo la sua intenzione di tornare al business abituale. Non passa inosservato il fatto che la Georgieva sia una donna, leader in un mondo dominato da uomini, mentre l'attuale leader della Banca Mondiale, ovvero David Malpass, è rimasto indiscusso. Incolpare singoli individui senza affrontare i difetti del sistema e i suoi pregiudizi ideologici non è una risposta credibile o adeguata per una istituzione globale di primo piano come la Banca Mondiale. Una risposta credibile richiede niente di meno che una revisione strutturale, che comprenda:

1-. Porre fine all’accordo coloniale di ‘amici gentiluomini’ nel processo di selezione della leadership, riformare il sistema delle quote per dare più potere ai Paesi del Sud globale, nonché alle idee economiche e agli strumenti politici del Sud del mondo, nel tentativo di decolonizzare i sistemi di conoscenza e il processo decisionale del ‘Gruppo Banca Mondiale’. Anche l'uso della condizionalità politica e di altre forme di influenza indebita sullo spazio politico dei Paesi in via di sviluppo deve cessare.

2-. Superare il pregiudizio ideologico a favore delle politiche neoliberali, iniziando con l'abbandonare l'agenda "il private-first" e adottando una definizione di "ambiente imprenditoriale che con favore" miri alla diversificazione economica e alla resilienza e valorizzi adeguatamente le persone e il pianeta. Le operazioni devono inoltre essere pienamente allineate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e agli standard internazionali in materia di diritti umani, lavoro e ambiente.

3-. Rivedere l'integrità e l'indipendenza della ricerca e dell'assistenza tecnica della Banca Mondiale e attuare riforme che aumentino il controllo interno ed esterno, evitino i conflitti di interesse, garantiscano l'esposizione ad analisi critiche e consentano una maggiore trasparenza e il controllo da parte dei cittadini.

4-. Adottare l'approccio "non nuocere" nella consulenza politica e nelle operazioni di prestito, attraverso valutazioni sistematiche dell'impatto sui diritti umani. La Banca deve anche impegnarsi in modo più proattivo nel quadro dei diritti umani.

È indispensabile che la Banca Mondiale si concentri sulla lotta contro i danni causati dalla sua struttura di governance antidemocratica e da pubblicazioni distorte come il Rapporto Doing Business, e che adotti misure per decolonizzare l'istituzione. 

Vedi, It’s just the tip of the iceberg e leggi the full statement and the list of signatories  

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I commenti dai nostri lettori (1)

Paul Attard 21.03.2023 Another example of an organisation, like the UN, that has become far too big. Small is beautiful, n'est-ce pas?