Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il richiamo della tribù

Ethic 01.03.2018 Mario Vargas Llosa Tradotto da: Jpic-jp.org

L’eredità di Mario Vargas Llosa (1936–2025) è più necessaria che mai in un mondo che tende sempre più all’autoritarismo. In La llamada de la tribu - Il richiamo della tribù (Alfaguara)-, il premio Nobel per la Letteratura peruviano smontava lo «spirito della tribù» dei nazionalismi e delle ideologie totalitarie, in un racconto autobiografico in cui narra il suo percorso intellettuale e politico. Ma il liberalismo di oggi, è ancora quello di Adam Smith?

Il liberalismo è una dottrina che non pretende di avere risposte a tutto, come fa il marxismo, e accoglie al suo interno la divergenza e la critica, a partire da un piccolo ma chiaro nucleo di convinzioni. Ad esempio, che la libertà è il valore supremo, che essa è indivisibile e non frammentabile, che è una sola e deve manifestarsi in tutti gli ambiti – economico, politico, sociale, culturale – di una società veramente democratica. Non comprenderlo è ciò che ha portato al fallimento tutti quei regimi che, negli anni Sessanta e Settanta, volevano promuovere la libertà economica restando però dispotici – spesso dittature militari -. Quegli ignoranti credevano che una politica di mercato potesse funzionare sotto governi repressivi e dittatoriali. Ma fallirono anche molti tentativi democratici in America Latina, che rispettavano le libertà politiche ma non credevano nella libertà economica – il libero mercato – che è quella che porta sviluppo materiale e progresso.

Il liberalismo non è dogmatico: sa che la realtà è complessa, e che le idee e i programmi politici devono spesso adattarsi ad essa se vogliono avere successo, invece di cercare di incasellarla in schemi rigidi, cosa che di solito porta al fallimento e scatena la violenza politica. Anche il liberalismo ha generato una sua «malattia infantile», il settarismo, incarnato in certi economisti stregati dal libero mercato come se fosse una panacea in grado di risolvere tutti i problemi sociali. A loro va ricordato soprattutto l’esempio dello stesso Adam Smith, padre del liberalismo, che, in certe circostanze, tollerava persino il mantenimento temporaneo di alcuni privilegi – come sussidi e controlli – quando la loro eliminazione immediata poteva causare più danni che benefici. Quella tolleranza che Smith mostrava verso l’avversario è forse il tratto più ammirevole della dottrina liberale: accettare che essa possa sbagliarsi e che l’avversario possa avere ragione.

Un governo liberale deve affrontare la realtà sociale e storica in modo flessibile, senza pensare che tutte le società possano essere inquadrate in un unico schema teorico, un atteggiamento controproducente che porta a fallimenti e frustrazioni. I liberali non sono anarchici e non vogliono abolire lo Stato. Al contrario, vogliono uno Stato forte ed efficiente, il che non significa uno Stato ingombrante, impegnato a fare ciò che la società civile può fare meglio in un regime di libera concorrenza. Lo Stato deve garantire la libertà, l’ordine pubblico, il rispetto della legge, l’uguaglianza delle opportunità.

L’uguaglianza davanti alla legge e l’uguaglianza delle opportunità non significano uguaglianza nei redditi, come proporrebbe forse qualche liberale. Perché quest’ultima si può ottenere in una società solo attraverso un governo autoritario che «egualizzi» economicamente tutti i cittadini con un sistema oppressivo, annullando le diverse capacità individuali, immaginazione, inventiva, concentrazione, diligenza, ambizione, spirito di lavoro, leadership. Questo equivale alla scomparsa dell’individuo, al suo assorbimento nella tribù.

Nulla è più giusto che, partendo da un punto di partenza più o meno simile, gli individui differenzino i propri redditi in base ai maggiori o minori contributi al benessere collettivo della società. Sarebbe assurdo ignorare che ci sono persone intelligenti e stupide, diligenti e pigre, inventive o abitudinarie, studiosi o svogliati, ecc. E sarebbe ingiusto che, in nome dell’«uguaglianza», tutti ricevessero lo stesso salario a prescindere dalle diverse attitudini e meriti. Le società che lo hanno tentato hanno schiacciato l’iniziativa individuale, facendo di fatto scomparire l’individuo in una massa anonima, demotivata dalla mancanza di competizione e soffocata nella sua creatività.

Vedere, La llamada de la tribu

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I commenti dai nostri lettori (1)

Bernard Farine 24.07.2025 Le libéralisme d'aujourd'hui a peu à voir avec ce texte, surtout avec la montée du libertarisme et l'absence de toute référence morale. Adam Smith vivait dans une société où certaines références morales s'imposaient et limitaient la prédominance de la liberté sur les autres valeurs. Ces limites semblent avoir disparu.