Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il ritorno del Sud globale

Carnegie Endowment for International 20.05.2024 Erica Hogan e Stewart Patrick Tradotto da: Jpic-jp.org

La ripresa di questo concetto esprime una frustrazione persistente di fronte alle disuguaglianze radicate nell’ordine mondiale.

Negli ultimi anni, l’idea che l’ordine politico ed economico globale divida il mondo in due fazioni diseguali è tornata alla ribalta sulla scena internazionale. Nel dicembre 2022, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato nuovamente una risoluzione intitolata “Verso un Nuovo Ordine Economico Internazionale (NOEI)”, invocando un rilancio dell’agenda degli anni ’70. Il voto, spaccato tra favorevoli e contrari, ha ricalcato quasi esattamente la Linea Brandt che divide il Nord e il Sud del mondo: Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Israele, Nuova Zelanda, Australia ed Europa hanno votato contro la risoluzione, mentre il resto del mondo si è espresso a favore, con l’unica astensione della Turchia.

La crescente popolarità del termine “Sud globale” riflette una rinnovata protesta contro l’ordine mondiale e la necessità, per i soggetti oggi emarginati, di unirsi per riformarlo. Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2024, il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, ha denunciato l’instabilità intrinseca dell’ordine globale, generata da “una situazione in cui il cosiddetto Sud globale, di cui fa parte l’Africa, si trova sempre dalla parte sbagliata per quanto riguarda l’accesso alle risorse mondiali”. Al vertice del G77 e Cina nel settembre 2023, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha ripreso la retorica storica del Movimento dei Paesi Non Allineati (NAM), del G77 e del NOEI, dichiarando che “dopo tutto questo tempo in cui il Nord ha organizzato il mondo secondo i propri interessi, tocca ora al Sud cambiare le regole del gioco”.

Nel settembre 2023, in un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha osservato che “il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile di quasi la metà di tutte le emissioni di carbonio nell’atmosfera”, eppure “sono le popolazioni vulnerabili del Sud globale a subire maggiormente le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici”. Riferendosi al conflitto a Gaza, il presidente colombiano Gustavo Petro ha affermato: “La Germania... la Francia, l’Unione Europea, il Regno Unito, e soprattutto gli Stati Uniti d’America... sostengono il bombardamento di civili per dimostrare davanti all’umanità intera che ciò che accade alla Palestina può accadere a chiunque osi cambiare qualcosa senza il loro permesso”. Le cause politiche specifiche perseguite dal Sud globale sono cambiate, ma i motivi profondi del malcontento rimangono invariati.

Il ritorno del non allineamento

Inoltre, i leader del Sud globale stanno dimostrando una rinnovata disponibilità e capacità di opporsi ai desideri dell’Occidente. Dall’America Latina all’Africa, il non allineamento è tornato come dottrina di politica estera, impedendo all’Occidente di costruire un consenso globale sulla guerra in Ucraina, tra le altre questioni.

Si consideri il gruppo BRICS, inizialmente composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che nel 2024 ha accolto quattro nuovi membri (Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti), diventando BRICS+. Sebbene i suoi sforzi siano ancora in fase iniziale, il gruppo BRICS ha cercato di ridurre il dominio statunitense sul sistema finanziario globale, diversificando dal dollaro USA e dal sistema di pagamenti SWIFT, e creando nuove istituzioni finanziarie internazionali come la Nuova Banca di Sviluppo.

Con l’allargamento, il gruppo si posiziona come potenziale contrappeso al G7 e ad altri forum occidentali. I paesi del Sud globale si rivolgono anche alle istituzioni internazionali nel tentativo di chiedere conto al Nord globale, come dimostrano i ricorsi presentati da Sudafrica e Nicaragua alla Corte Internazionale di Giustizia in merito alla guerra tra Israele e Hamas.

Se questa rinascita del Sud globale riflette il desiderio di una nuova spinta verso un ordine mondiale più equo – tentativo che si era arenato negli anni ’80 – cosa è cambiato nel frattempo? Dal 1990 al 2020, un importante indicatore delle disuguaglianze (il coefficiente di Gini globale) è diminuito, segnalando una riduzione delle disparità economiche tra i paesi. Paesi come India, Indonesia e Brasile, tradizionalmente considerati parte del Sud globale, hanno acquisito sufficiente peso economico e politico per emergere come potenze regionali o globali, a volte in conflitto tra loro, mettendo in discussione l’idea di un Sud globale unito e privo di potere. Hanno inoltre bypassato le istituzioni multilaterali a guida occidentale tramite nuovi raggruppamenti come i BRICS, trovando al contempo vie di collaborazione con il Nord globale attraverso forum come il G20.

Per molti governi del Sud globale, questo miglioramento economico e politico sembra aver accelerato – e non ridotto – il desiderio di un nuovo allineamento, perché al potere crescente non è corrisposto un aumento dei privilegi.

Inoltre, non tutti i paesi in via di sviluppo hanno sperimentato questo rafforzamento economico e politico. Mentre alcuni paesi che si identificano come parte del Sud globale hanno visto crescere notevolmente la loro ricchezza e influenza, molti altri non hanno beneficiato di tale progresso, rimanendo intrappolati in condizioni di basso reddito e esclusi dai principali processi decisionali multilaterali. Per esempio, il PIL pro capite del Burundi, pari a 259 dollari annui, rappresenta solo il 3,9% di quello della Colombia, e appena lo 0,34% di quello degli Stati Uniti. Alcuni paesi, come l’India, hanno visto aumentare la loro influenza globale, mentre altri restano relativamente emarginati.

Inoltre, sebbene molti paesi del Sud globale adottino una retorica simile sull’ordine mondiale, permangono divergenze nelle posizioni dei singoli Stati. India e Cina sono entrambi membri dei BRICS, ma sono rivali geopolitici accaniti in competizione per la leadership del Sud globale. Alcuni analisti parlano anche di un “Sud del Sud globale”, un sottoinsieme di paesi più poveri e piccoli subordinati a potenze come Cina e India – una dinamica Nord-Sud che si riproduce all’interno dello stesso Sud globale.

Data questa diversità, i richiami al Sud globale dovrebbero concentrarsi su un filo conduttore costante: fin dall’inizio, l’idea era quella di collegare una molteplicità di esperienze attraverso una denuncia comune – un’economia politica mondiale che perpetua dinamiche coloniali e impone gerarchie – e promuovere un riallineamento dell’ordine mondiale a favore dell’autodeterminazione.

Vedere, A Closer Look at the Global South

 

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I commenti dai nostri lettori (2)

Bernard Farine 24.07.2025 On a l'impression que la fin de l'article contredit un peu le titre et que le retour du Sud global connaît lui aussi ses contradictions internes.
Bertha Recalde 24.07.2025 Tengo un comentario sobre el articulo El regreso del Sur, no creo que el autor está muy acertado en sus comentarios ya que no todo el sur de Latinoamérica esta alineado con este grupo. Es fácil darse cuenta que los únicos países que intervienen en el grupo son los que están bajo el dominio del Socialismo siglo XXI, una bola de comunistas/socialistas que ni entre ellos se quieren. Lo único que los une es el odio que le tienen a USA.