Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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La advocacy della pandemia Covid-19

Newark 10.04.2020 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

L'Advocacy re-attiva è quella che ci "costringe" ad intervenire perché il problema o i problemi sono già presenti. Usiamo quindi l'advocacy per rispondervi, cercando di affrontare o ridurre il loro impatto. Le migliori advocacy re-attive sono quelle richieste dalla realtà perché "ci costringono" ad agire tutti insieme, perché nessuno può evitar il problema, perché il problema va più in là del potere dell'individuo singolo, di un'organizzazione e persino di uno stato. La pandemia di Covid-19 è sicuramente una di queste realtà.

Ogni advocacy deve avere i poveri ed emarginati al suo centro e deve essere portata avanti per e con essi. Possiamo quindi vedere come un "dono" che nasce dalla sofferenza umana le risposte d'advocacy re-attiva che fioriscono ovunque in favore delle categorie trascurate e perfino scartate della nostra società globale.

Il 23 marzo, il segretario generale delle Nazioni Unite (ONU) Antonio Guterres ha fatto appello per un cessate il fuoco globale. Ha esortato tutte le parti in conflitto a deporre le armi per consentire ai paesi dilaniati dalla guerra di combattere il nemico comune, la pandemia del corona virus. Ha rinnovato il suo appello il 2 aprile perché "Il peggio deve ancora arrivare. La tempesta Covid-19 sta arrivando in tutti questi teatri di conflitto" e "la furia del virus illustra la follia della guerra".

Facendo eco alle sue parole, Papa Francesco ha inviato un messaggio in diretta streaming da Roma a un mondo in quarantena (Vedi qui il video) dicendo: "Mi unisco a tutti quelli che hanno ascoltato questo appello e invito tutti a seguirlo, mettendo fine a tutte le forme di ostilità bellicosa, promuovendo la creazione di corridoi umanitari, l'apertura alla diplomazia e l'attenzione a coloro che si trovano in una situazione di massima vulnerabilità". Dobbiamo "rafforzare i legami fraterni", ha proseguito, sperando che il Covid-19 possa risvegliare "nei leader delle nazioni e altre parti coinvolte un rinnovato impegno per superare le rivalità" attraverso un "impegno congiunto contro la pandemia. I conflitti non si risolvono con la guerra! È necessario superare gli antagonismi e le opposizioni attraverso il dialogo e una costruttiva ricerca della pace".

Covid-19 "non conosce confini". Per questo, Papa Francesco ha parlato in favore anche di quanti vivono in alloggi che li espongono al rischio, come centri di assistenza e case condivise, caserme e prigioni sovraffollate, e i senzatetto. Ha chiesto alle autorità "di essere sensibili a questi problemi e di adottare le misure necessarie" per evitare ulteriori tragedie.

Come una epidemia di buona volontà, ovunque durante la crisi del corona virus, sta sorgendo una vasta gamma di iniziative di advocacy attraverso gesti significativi e parole forti. I giovani organizzano squadre per portare medicine e cibo agli anziani. In una situazione in rapida evoluzione nella New York City (NYC), per assistere le comunità, l'Hunter College ha creato la Guida per le risorse alimentari durante il COVID-19. Il Dipartimento della salute di New York, utilizzando i profili sanitari del 2018 dei 59 distretti comunitari già organizzati nei quartieri, ha mandato linee guida e codici postali contenenti più di cinquanta norme, statistiche sulla salute e informazioni relative all'accesso al cibo nella zona di ogni comunità, come pasti per studenti e anziani, servizi di consegna per persone con disabilità e risorse per immigrati.

Il 5 aprile, la Nuclear Disarmament Task Force della Chiesa Unita, la All Souls Peace and Justice Task Force, entrambe di New York, e il NGO Committee on Disarmament, Peace, and Security hanno organizzato via Zoom un incontro di advocacy per  chiedere di spostare "i fondi dalle armi nucleari, che sono una minaccia per il pianeta, alla difesa dai catastrofici cambiamenti climatici". Le risorse necessarie per evitare il disastro climatico non dovrebbero essere sprecate in armi nucleari, dice l'appello, perché l'uso di armi nucleari sarebbe suicida.

Il consiglio di rimanere a casa per rallentare la diffusione del COVID-19, proclamato e persino imposto ovunque, non è tuttavia di grande aiuto per i senzatetto newyorkesi. Anche se si trovano in un rifugio, sono particolarmente vulnerabili a una diffusa crisi sanitaria. Sono suscettibili di contrarre il virus. La stretta vicinanza degli uni con gli altri nei rifugi, la mancanza di sapone e disinfettanti per chi vive per strada, le difficoltà nell'ottenere cure mediche per tutti li espongono al virus, ad ammalarsi, alla morte. Molti di loro possono essere già infetti e diventare un pericolo per chi ha o non ha un tetto. New York City, con i suoi oltre 60.000 senzatetto nei centri di assistenza e altre migliaia per strada, ha rilasciato una guida, per gli operatori dei centri per i senzatetto, su come fare le pulizie nelle loro strutture e ha inviato squadre per informare e sensibilizzare i senzatetto della città sulle minuaccie del COVID-19. La città ha anche istituito un sistema per inviare pasti a quanti sono in quarantena e senza denaro o senza poter accedere ai negozi di alimentari (Leggi di più qui).

C'è da augurarci che queste esperienze di advocacy re-attiva attraverso azioni concrete e appelli per affrontare i principali problemi sociali, aprano la mente, i cuori e nuove vie perchè le autorità pubbliche e le organizzazioni di tutto il mondo si impegnino in una advocacy pro-attiva per queste stesse persone una volta che finisca l'emergenza del virus. Se si vuole si può appoggiare una di queste campagne

https://www.avaaz.org/campaign/en/global_ceasefire_3bshare/

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