Sono venuto a presentarmi qui a Kinshasa per patrocinare questo processo all'indipendenza africana 60 anni dopo.
Signor Presidente del Tribunale della Storia,
Vengo dalla provincia, e la parola "provincia", come ben sa, deriva dal latino "pro-vincis", che significa sostanzialmente "per i vinti", essendo la capitale considerata la patria dei vincitori. È quindi un privilegio per me essere qui a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Kinshasa, la città di tutti i poteri, assaporati fino alle vertigini. Kinshasa, la città di tutti i piaceri. Kinshasa, la città di tutto il sapere, capace di interpretare la Costituzione in tutte le direzioni ed anche contro di essa. Viva l'indipendenza!
Signor Presidente del Tribunale della Storia,
Negli anni '60, la parola "indipendenza" in Africa significava la partenza dei bianchi, la promessa di un mondo migliore, il sogno di una felicità senza fine. Ma oggi, a 60 anni di distanza, questo processo deve aprirsi con una domanda fondamentale: valeva davvero la pena conquistare l'indipendenza africana?
I colonizzati risponderanno "sì", perché, a conti fatti, la colonizzazione è stata disumana e degradante, per non parlare del grande saccheggio di materie prime.
Il colonizzatore, invece, risponderà "no" in una certa misura, perché in ultima analisi il periodo post-coloniale non è stato altro che una delusione, un disincanto, uno spreco ed un caos per l'Africa.
Fondamentalmente, ognuna delle parti ha ragione. Forse ha ragione di avere torto. Ma, sia come sia, devo ricordare che il rigore di un processo difficilmente permette a qualcuno di giustificare i propri crimini con quelli degli altri. Per questo mi sembra assurdo che il colonizzatore evochi il caos post-coloniale per giustificare la propria barbarie ed alleggerirsi così la coscienza. Inoltre, sappiamo tutti che questo colonizzatore, che non se n'è mai veramente andato, continua a svolgere il suo ruolo peccaminoso in questo caos post-coloniale di cui ci incolpa. L'assassinio di Lumumba, Sankara ed altri patrioti africani ne è una prova eloquente. F. Conan diceva: "Se l'uomo nero non può alzarsi, lascialo cadere; tutto ciò che chiedo è che tu non gli impedisca di alzarsi".
So che qualcuno mi dirà che c'è una certa nostalgia della colonizzazione da parte degli anziani. Certo, ma questo non è che un grido di disperazione, come quello che si sentiva nelle file di Israele. E si dà il caso che la gente provochi Lumumba come Israele faceva con Mosè: "Perché non ci hai lasciato nella colonizzazione egiziana, almeno lì mangiavamo!". Aveva ragione J.J. Rousseau quando diceva: "Gli schiavi perdono tutto nelle loro catene, anche il desiderio di uscirne". Insomma, la colonizzazione è stata un male, e non diamo retta a quanti si affannano a sfumare questa affermazione perché della colonizzazione hanno solo una vaga idea. C'è un'enorme differenza tra vivere la colonizzazione ed averne semplicemente un'idea.
Signor Presidente del Tribunale della Storia,
Dopo questo implacabile atto d'accusa contro la colonizzazione, devo ammettere che alla fine l'unico argomento che servirebbe per dire che l'indipendenza africana valeva la pena di essere conquistata sarebbe quello di vedere che l'Africa può mostrare al mondo i suoi paesi più belli di prima. Da questo punto di vista, il bilancio è vergognoso. Dall'indipendenza, è l'instabilità politica che è rimasta stabile; le disuguaglianze sociali sono rimaste le stesse; le repubbliche sono rimaste monarchiche; le democrazie sono rimaste dittatoriali. In breve, abbiamo inventato una razionalità irrazionale e viviamo nel regno di tutti i paradossi. Così navighiamo dalle conseguenze all'inconsistenza; e non ci capiamo più nulla. Vediamo anime limpide che, sfidando la povertà, sono elette in politica, ma una volta in carica, prendono in mano e leggono Machiavelli, e nella solennità delle grandi giornate e dei banchetti della capitale, scoprono il cinismo borghese ed il disprezzo per la piccola gente, il disprezzo per il loro popolo. E quando si ricorda loro l'urgenza di affrontare il problema della povertà, rispondono: "Gesù stesso ha detto che ci saranno sempre dei poveri! I più audaci si spingono ancora più in là, ricordando: "Kennedy ha detto: non chiedete cosa fa il vostro Paese per voi, ma cosa potete fare voi per il vostro Paese!”
Santo cielo! Se l'albero sapesse cosa l'ascia ha in serbo per lui, non le fornirebbe il manico. Se i cittadini sapessero cosa hanno in serbo per loro i loro rappresentanti una volta eletti, non li voterebbero. Montesquieu disse: "Il più grande male fatto da un ministro senza probità non è quello di servire solo il suo principe o di rovinare il suo popolo; c'è un altro male mille volte più pericoloso: il cattivo esempio che dà".
Lumumba è stato criticato per la sua intransigenza, il suo radicalismo, persino per il suo idealismo, ma da quando lui ed altri africani della sua tempra sono stati uccisi, gli altri leader, i traditori per intenderci, che il colonizzatore ha scelto per noi non hanno fatto altro che stravolgere l'Africa. Forse Lumumba aveva ragione quando diceva che senza la lotta non si ha nulla. Oggi la Cina è partita alla conquista dell'Africa. La Cina sa esattamente cosa vuole. Ma non so se si possa dire lo stesso dell'Africa. In ogni caso, se dovessi fare un appello per le generazioni future, direi questo ai leader africani: "Solo perché la Cina ha sempre i soldi pronti per comprare tutto, non significa che dovete venderle tutto".
Signor Presidente del Tribunale della Storia,
Nonostante questo quadro fosco, c'è una nota di soddisfazione per l'Africa, è la crescita demograficamente. Sì, abbiamo popolato la nostra terra, a dispetto di chi pensa che siamo già troppo numerosi. Il Giappone, ad esempio, ha 120 milioni di abitanti per un territorio di 300.000 chilometri quadrati, ovvero 20 milioni (se non sbaglio!) in più della popolazione della RDC per un territorio quasi 9 volte più piccolo del nostro. Ma non facciamo la morale ai giapponesi. Mi piace questa osservazione di J.J. Rousseau; ad una donna che lo criticava per aver abbandonato i suoi figli, disse: "Perdonatemi, signora, mi dite che non si devono avere figli quando non si possono nutrire. Mi perdoni, signora, la natura vuole che abbiamo figli perché la terra produce abbastanza cibo per sfamare tutti. Sono i paesi dei ricchi, è il vostro paese, che sta rubando il pane ai miei figli".
Signor Presidente del Tribunale della Storia,
Un'ultima parola. E sarà una parola per i giovani dell'Africa.
Cari amici, ora sappiamo tutto. Sappiamo che i nostri padri hanno mangiato il frutto della corruzione ed hanno avvelenato i nostri Paesi. Se una sola generazione si permette di riprodurre questi modelli di corruzione e di egoismo, l'Africa sarà irrimediabilmente finita. Sia detto: la storia non è morale. Gli africani sbagliano a credere che la colonizzazione sia una cosa del passato, che la schiavitù sia una cosa del passato. Dobbiamo assolutamente porre fine a questo sfortunato passato e presente. Il compito è difficile, sì, difficile. Ma si sa, è quando il gioco si fa duro che i duri si danno da fare. Non mi piace una gioventù sempre sbronza; non mi piacciono i giovani che pensano solo a ballare; non mi piace una gioventù dedicata solo alla religione; non mi piacciono i giovani che si arrendono e vanno a morire lontano nel mare.
No, l'Africa vuole che viviamo in essa.
Sogno giovani che vivono nelle biblioteche; sogno giovani impegnati e intraprendenti; sogno giovani che piantano fiori. Sì, fiori per far fiorire l'Africa. L'Africa è bella, amici miei. E come una donna bella, l'Africa non vuole essere abbandonata. L'Africa non vuole essere violentata. L'Africa vuole essere amata. Grazie mille!
Vedi, Procès contre le colonialisme et des indépendances africaines 60 ans après
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