Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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“La dittatura dell’economia”

New York 17.07.2020 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

“Così come il comandamento ‘non uccidere’ pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire ‘no a un’economia dell’esclusione e della iniquità’. Questa economia uccide”. Il saggio - a cura di Ugo Mattei e introdotto dalle parole di Luigi Ciotti - raccoglie otto interventi tra i più attuali e importanti di Papa Francesco: globalizzazione, lavoro, economia, capitalismo, vite ai margini della società, ecologia e cura del pianeta Terra. Un grido d'allarme, contro l'economia che ci sovrasta, per affermare la difesa dell'umanità e del suo futuro. Un grido che unisce l’enciclica ‘Laudato sì’ sull’ambiente con la spiritualità ecumenica di Schumacher; l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ sulla globalizzazione dell’indifferenza con l’‘Odio gli indifferenti’ di Gramsci; il discorso di Francesco sul capitalismo e la società degli scarti con la banalità del male di Hannah Arendt. Estratti del libro.

Ciò che è “inquietante” oggi “è l’esclusione e la marginalizzazione dei più da una partecipazione equa nella distribuzione su scala nazionale e planetaria dei beni sia di mercato sia di non-mercato, come la dignità, la libertà, la conoscenza, l’appartenenza, l’integrazione, la pace”.

“Con un ricorso storico ancora non sufficientemente notato dal dibattito pubblico, la contesa per il dominus mundi, il potere planetario capace di indirizzare il cammino di tutta l’umanità, vede nuovamente protagonisti l’Impero e il Papato”, scrive nell’introduzione Mattei. Lo scontro fra le due grandi forze che si contendono il dominio sul mondo sono ancora queste. Da un lato l’Impero, al momento trionfante, delle società capitalistiche, smart, ‘tecnottimiste’, in mano a leader milionari; dall’altro il Papato “che, guidato dall’attuale pontefice Francesco, incarna la rivoluzione al sistema e la speranza di una conversione ecologica dell’umanità. Uno scontro del bene contro il male, dei guelfi contro i ghibellini 3.0”.

“Quello che fa soffrire di più le persone e porta alla ribellione dei cittadini è il contrasto fra l’attribuzione teorica di eguali diritti per tutti e la distribuzione diseguale e iniqua dei beni fondamentali per la maggior parte delle persone”. In un mondo in cui “la ricchezza abbonda, moltissime persone sono ancora vittime della povertà e dell’esclusione sociale” (Roma - aprile 2017).

Il lavoro giusto: “E’ quello che non solamente assicura una remunerazione equa, ma corrisponde alla vocazione della persona e perciò è in grado di dare sviluppo alle sue capacità”. Dal momento che “il lavoro è trasformativo della persona, il processo attraverso il quale vengono prodotti beni e servizi acquista valenza morale”. Per cui, “il luogo di lavoro non è semplicemente il luogo in cui certi elementi vengono trasformati, secondo determinate regole e procedure, in prodotti; ma è anche il luogo in cui si formano, o si trasformano, il carattere e la virtù del lavoratore”. Ne consegue che “quando il lavoro non è più espressivo della persona, perché essa non comprende più il senso di ciò che sta facendo, il lavoro diventa schiavitù; la persona può essere sostituita da una macchina”. “Il lavoro non è un mero fattore della produzione che, in quanto tale, deve adeguarsi alle esigenze del processo produttivo per accrescerne l’efficienza: è il processo produttivo che deve essere organizzato in modo tale da consentire la crescita umana delle persone e l’armonia dei tempi di vita familiare e di lavoro”.

Il Papa invita a “porre rimedio all’errore della cultura contemporanea, che ha fatto credere che una società democratica possa progredire tenendo tra loro disgiunti il codice dell’efficienza - che basterebbe da solo a regolare i rapporti tra gli esseri umani entro la sfera dell’economico - e il codice della solidarietà - che regolerebbe i rapporti intersoggettivi entro la sfera del sociale. È questa dicotomizzazione ad avere impoverito le nostre società”. La solidarietà è valore “etico che tuttavia è insufficiente se non accompagnata da istituzioni capaci di concretizzarla davvero”.

“L'intervento umano sulla natura c’è sempre stato ma, per molto tempo, ha avuto la caratteristica di accompagnare, di supportare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere ciò che la realtà naturale offriva, cercando di potenzialo. Ma ora, ciò che conta è estrarre quanto più è possibile imponendo l’azione umana, che tende a ignorare o dimenticare la realtà stessa di ciò che le sta davanti”.

“Per questo motivo, l'essere umano e le cose hanno smesso di darsi una mano amica, diventando concorrenti. Da qui l'idea di una crescita infinita o illimitata, che ha entusiasmato così facilmente economisti, teorici della finanza e della tecnologia”. Ciò presuppone la menzogna sull'infinita disponibilità dei beni del pianeta, che porta a "spremerlo" fino al limite e oltre il limite. È falso il presupposto che "esiste una quantità illimitata di energia e risorse da utilizzare, che la sua immediata rigenerazione è possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti".

“È necessario riconoscere che i prodotti della tecnica non sono neutrali, perché creano una rete che finisce per condizionare gli stili di vita e orientare le possibilità sociali verso gli interessi di determinati gruppi di potere. Alcune scelte, che sembrano puramente strumentali, sono in realtà decisioni che riguardano il tipo di vita sociale che si intende sviluppare. Non è possibile pensare che sia possibile sostenere un altro paradigma culturale e usare la tecnica come un semplice strumento, perché oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante che è molto difficile fare a meno delle sue risorse, ed è ancora più difficile usare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica. In questo modo è considerato contro culturale scegliere uno stile di vita con obiettivi che possono essere, almeno in parte, indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere di globalizzazione e massificazione.

“La realtà concreta ci questiona perché compaiono diversi sintomi che mostrano l'errore, come il degrado ambientale, l'ansia, la perdita del significato della vita personale e della vita sociale. Dimostrando ancora una volta, che la realtà è superiore all'idea”.

“La cultura ecologica non può essere ridotta a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che sorgono intorno al degrado ambientale, all'esaurimento delle riserve naturali e all'inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che modellano una resistenza all'avanzamento del paradigma tecnocratico. Altrimenti, anche le migliori iniziative ambientali possono finire nella stessa logica globalizzante”.

Ver in portoghese: Como os megalomaníacos das finanças sufocam o mundo. Artigo do Papa Francisco

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