Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Le cariche di alto livello nelle Nazioni Unite sono un diritto di nascita delle grandi potenze?

IPS 15.03.2021 Ristampa di Thalif Deen

Le Nazioni Unite (ONU) continuano a perseguire una tradizione notoriamente di vecchia data nel distribuire posti di responsabilità di più alto rango sia alle cinque grandi potenze, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - vale a dire Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Francia e Russia - sia alle nazioni industrializzate occidentali come Spagna, Italia, Canada, Svezia, Germania e Giappone.

 

Di conseguenza, i Paesi del mondo in via di sviluppo, che sono oltre i due terzi dei 193 Stati membri dell'ONU, si lamentano di non essere adeguatamente rappresentati nei livelli più alti dell'organismo mondiale, nonostante abbiano candidati competenti con forti qualifiche professionali e accademiche in lizza per questi posti.

Il gruppo dei 77 (G77), la più grande coalizione di Paesi in via di sviluppo, l'anno scorso ha lamentato che "i persistenti squilibri nell'equa rappresentanza geografica nella Segreteria dell’ONU sono una delle loro principali preoccupazioni". Peggio ancora, alcune delle grandi potenze fanno pressioni sul Segretario Generale raccomandando i propri cittadini affinché si succedano nelle posizioni di vertice - e, a volte, per anni consecutivi – allegando implicitamente che alcune delle posizioni di alto livello nella gerarchia dell’ONU sono una specie di diritto politico di nascita.

Con la decisione di Mark Lowcock di dimettersi da sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza (ERC), si è aperto il gioco per indovinare quale grande potenza o quale nazione occidentale otterrà quel posto. Lowcock è un cittadino britannico e ci sono già voci diffuse che il Regno Unito abbia raccomandato un britannico come suo successore. Dal 2007, i cittadini britannici hanno ricoperto questo incarico per quattro mandati consecutivi e sono: John Holmes, Valerie Amos, Stephen O'Brien e Mark Lowcock.

Nell'ultimo decennio il 20% del ruoli di sottosegretario generale o di altre più elevate posizioni sono andati a cittadini dei membri permanenti – una percentuale quasi 10 volte superiore al metodo proporzionale d’assegnazione, afferma la lettera firmata da oltre 52 esponenti, tra cui ex alti funzionari dell’ONU, membri della Camera dei Lord, accademici e rappresentanti di organizzazioni non governative (ONG). La lettera aggiungeva che questo sistema esclude una grande parte di talenti mondiali e crea una percezione di parzialità, che può minare l'autorità del nominato e compromettere l'indipendenza del Segretario Generale.

Dal 1997, il posto di segretario generale aggiunto per le operazioni di mantenimento della pace è stato monopolizzato dalla Francia con cinque suoi cittadini che vi si sono susseguiti: Bernard Miyet, Jean-Marie Guehenno, Alain Le Roy, Herve Ladsous e Jean-Pierre Lacroix.

Dal 2007, gli Stati Uniti hanno accaparrato la carica di Sottosegretario Generale per gli Affari Politici nelle persone di Lyn Pascoe, Jeffrey Feltman e Rosemary DiCarlo.

Un altro membro permanente del Consiglio di Sicurezza, l'allora Unione Sovietica, mantenne una medesima posizione non meno di 13 volte dal 1952, quando fu creata la posizione di segretario generale aggiunto per gli affari politici e del Consiglio di Sicurezza.

Arpad Bogsch, cittadino statunitense di origine ungherese, ha ricoperto la carica di direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI) a Ginevra per un record storico: 24 anni (1973-1997).

Gli Stati Uniti, il più grande donatore singolo, continuano a detenere senza riserve il monopolio unico di nominare un proprio cittadino come capo dell'Agenzia dell’ONU per l'Infanzia, UNICEF, sin dalla sua istituzione nel 1947.

I sette cittadini statunitensi che hanno guidato ininterrottamente l’UNICEF sono Maurice Pate, Henry Labouisse, James Grant, Carol Bellamy, Ann Veneman, Anthony Lake e Henrietta Fore.

Nessun'altra agenzia dell’ONU è stata così tanto monopolizzata nella storia dell'ONU.

L'indipendenza del segretario generale

L'indipendenza del Segretario Generale è un mito di vecchia data perpetuato per lo più al di fuori dell’ONU. In qualità di funzionario pubblico internazionale, ci si aspetterebbe che abbandoni la sua lealtà politica all’assumere l’incarico e che, cosa ancora più importante, mai cerchi o riceva istruzioni da alcun governo. Invece, praticamente ogni singolo Segretario Generale - nove all'ultimo conteggio – è stato assertivo con le maggiori potenze mondiali in violazione dell'articolo 100 della Carta delle Nazioni Unite.

Negli ultimi decenni, i segretari generali che si sono succeduti hanno preso accordi, in particolare con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i Big Five, assecondando le loro richieste, al fine di evitare un veto, in particolare perché la loro rielezione dipende da questo Consiglio.

L'attuale SG, il portoghese Antonio Guterres, ha dichiarato la sua intenzione di correre per un secondo mandato, a partire dal 2022. Dovrà, quindi, cercare di ingraziarsi i Big Five o cercare il loro accordo - a seconda delle esigenze - per evitare un veto.

Thomas G. Weiss, membro del Consiglio per gli Affari Mondiali di Chicago, ha detto a IPS che il Segretario Generale "si è svenduto nella sua campagna nel 2016. Il suo impegno per la rielezione seguirà la stessa strada”.

Ramesh Thakur, professore emerito presso il Toda Peace Institute, dell'Australian National University, afferma che il problema di base è che l'Assemblea Generale (AG) si è rimessa troppe volte, per troppo tempo e su troppe questioni al Consiglio di Sicurezza dell’ONU (UNSC) e ai suoi cinque membri permanenti (P-5).

E’ giunto il momento, sostiene, che l'Assemblea Generale s’imponga, usi la minaccia del congelamento dei finanziamenti e usi il suo potere di rappresentanza universale contro la cricca ristretta ed egoista dell'UNSC dominata dal P-5.

"La legittimità unica dell’ONU deriva dalla sua composizione universale che risiede nell'Assemblea Generale, non nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. E’ da augurarsi che l’Assemblea Generale adotti una censura formale contro il Segretario Generale per aver violato la risoluzione dell’Assemblea Generale del 1992", sostiene.

"In altre parole, la responsabilità principale di questo continuo dominio razzista non è dell'SG, nemmeno del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma dell’AG e della sua incapacità di imporre standard e responsabilità", afferma.

È comprensibile che i membri P5 desiderino mantenere i loro vantaggi sproporzionati e, in alcuni casi, il monopolio nelle nomine dei segretari generali aggiunti e ai posti più elevati dell’ONU. Tuttavia, negli ultimi 75 anni il mondo è cambiato notevolmente e le nomine a questi alti livelli devono tenere pienamente conto di tali cambiamenti. In termini demografici, i membri P5 contano sostanzialmente meno nel mondo rispetto al passato. Nel 1950, i paesi dei P5 rappresentavano il 36% della popolazione mondiale; oggi rappresentano solo il 26%.

Inoltre, anche i livelli di istruzione, le esperienze di carriera e la dedizione professionale di uomini e donne nei paesi in via di sviluppo sono aumentati notevolmente negli ultimi sette decenni e nella maggior parte dei casi sono paragonabili a quelli dei paesi sviluppati. Le ripetute violazioni della risoluzione dell'Assemblea Generale del 1992 che stabiliva che nessun cittadino di uno Stato membro dovesse succedere a un cittadino del medesimo Stato in un posto di alto livello dimostrano la debolezza dell’Assemblea Generale.

Sebbene sia importante avere la parità di genere ad alti livelli dell’ONU, è anche importante evitare di avere ruoli e posti prefissati, il che contribuisce a minare la credibilità, l'efficacia e il sostegno del sistema delle Nazioni Unite. Le decisioni del Segretario Generale sulle future nomine a posizioni di alto livello nell'ONU trarrebbero grande beneficio dall'essere trasparenti, inclusive e basate sul merito.

Vedi il testo originale, Are High-Ranking UN Jobs the Political Birthright of Big Powers?

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I commenti dai nostri lettori (3)

Paul Attard 27.04.2021 Oh dear, the UN. So many changes need to take place within it, but power politics and national interests are so important for its members. We need to move beyond.
Kike Bayo 27.04.2021 El texto … interesante… pero ¿quién te dice a ti que un keniata o un australiano no sea más afín y servicial a una potencia mundial que una persona con nacionalidad de esa potencia?
Margaret Henderson 05.05.2021 Articles like this are very important - but are the right people reading them?