Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Un antidoto contro la tirannia

Itlodeo. L’utopia non muore 14.02.2022 Vincenzo Passerini Tradotto da: Jpic-jp.org

“I potenti promuovono attivamente l’idea della guerra. Il marketing aggressivo della guerra influenza le persone ed esse cominciano a pensare che la guerra è accettabile. Nelle teste di alcuni pazzi geopolitici, una guerra tra Russia e Ucraina non è più qualcosa di impossibile. Ma io so che le guerre finiscono con l’identificazione dei cadaveri dei soldati e lo scambio di prigionieri” (Estratti dal discorso di Dmitri Muratov, pronunciato il 10 dicembre 2021 a Oslo per premio Nobel per la pace).

Sono convinto che la libertà di coscienza, insieme agli altri diritti civili, rappresenta la base del progresso. Difendo la tesi dell’importanza decisiva dei diritti civili e politici nel plasmare il destino dell’umanità! Sono convinto che la fiducia internazionale, il disarmo, e la sicurezza internazionale sono inconcepibili senza una società aperta con libertà d’informazione, libertà di coscienza e libertà di parola. Pace, progresso, diritti umani, questi tre obiettivi sono indissolubilmente legati l’uno all’altro”.

Queste parole sono una citazione tratta dal discorso per ill Nobel del membro dell’Accademia delle Scienze Andrej Sacharov, un cittadino del mondo, un grande pensatore. Sua moglie, Elena Bonner, la pronunciò qui, in questo palazzo, giovedì 11 dicembre 1975. Ho sentito il bisogno pressante di ripetere qui le parole di Sacharov, in questa sala famosa in tutto il mondo.

Perché questo è importate oggi per noi, per me? Il mondo non ama più la democrazia. Il mondo è stato deluso dalle élite al potere. Il mondo ha cominciato a rivolgersi alla dittatura.
Ci siamo illusi che il progresso potesse essere raggiunto attraverso la tecnologia e la violenza, non attraverso i diritti umani e le libertà.
C’è progresso senza libertà? È impossibile da ottenere, come avere latte senza una mucca.
Le dittature hanno assicurato l’accesso alla violenza.

Nel nostro paese (e non solo) è comune pensare che i politici che evitano lo spargimento di sangue siano deboli. Mentre minacciare il mondo con la guerra è il dovere dei veri patrioti.

I potenti promuovono attivamente l’idea della guerra. Il marketing aggressivo della guerra influenza le persone ed esse cominciano a pensare che la guerra è accettabile. I governi e i loro propagandisti sono pienamente responsabili della retorica militarista sui canali televisivi di proprietà dello Stato.

Oggi gli ideologi promuovono l’idea di morire per il proprio paese e non di vivere per il proprio paese.

Basta con lo stridere dei falchi.

Non è forse una grande ambizione per dei politici o dei giornalisti quella di creare un mondo senza note “morto in battaglia”?

Gli eventi che vediamo accadere in Europa centrale, nell’Ucraina orientale, sono stati estesi in un gioco, che adesso sta diventando un bagno di sangue, iniziato dal presidente della Bielorussia Lukashenko. I suoi soldati cacciano i rifugiati che provengono dal Medio Oriente verso file di guardie armate di mitra che proteggono i confini dell’Unione Europea. Entrambe le parti si accusano a vicenda, e i disperati vengono letteralmente schiacciati.

Noi siamo giornalisti, e la nostra missione è chiara: distinguere tra fatti e finzione. La nuova generazione di giornalisti professionisti sa come lavorare con i big data e i database. Usandoli, abbiamo scoperto quali aerei stanno portando i rifugiati nell’area di conflitto.

I fatti parlano da soli. Il numero dei voli bielorussi dal Medio Oriente a Mins è più che quadruplicato quest’autunno. Sei voli nel periodo agosto-novembre 2020 e 27 nello stesso periodo di quest’anno. La compagnia aerea bielorussa ha portato quest’anno 4.500 persone al possibile attraversamento del confine, e soltanto 600 lo scorso anno. Lo stesso numero – 6.000 rifugiati – è arrivato con una compagnia aerea irachena.

È così che sorgono le provocazioni armate e i conflitti. Noi giornalisti abbiamo scoperto come tutto questo è stato organizzato, il nostro compito è stato adempiuto. Ora tocca ai politici.

La pratica della tortura in prigione o durante le indagini è viva e vegeta nella Russia di oggi. Abusi, stupri, condizioni di vita terribili, visite vietate, vietato telefonare a tua madre per il suo compleanno, detenzione illimitata. Persone gravemente ammalate vengono rinchiuse e picchiate durante la detenzione, ragazzi ammalati sono tenuti in ostaggio e subiscono pressioni per dichiararsi colpevoli senza alcuna prova contro di loro.

I procedimenti penali nel nostro paese sono spesso basati su false accuse e motivi politici. L’oppositore politico Alexei Navalny è tenuto in prigione sulla base di una falsa accusa dell’amministratore delegato della filiale russa di una grande azienda francese di cosmetici.

L’accusatore non è stato ad ogni modo convocato in tribunale e nemmeno si è dichiarato parte lesa. Ma Navalny è dietro le sbarre. L’azienda di cosmetici ha scelto di farsi da parte sperando che l’odore di questo caso non rovini il profumo dei suoi prodotti.

Sentiamo sempre più spesso di torture ai condannati e ai detenuti. Le persone vengono torturate fino al limite di sopportazione, per rendere la pena ancor più brutale. Questo è barbaro.

Sto presentando un’iniziativa per istituire un tribunale internazionale contro la tortura, che avrà il compito di raccogliere informazioni sulla tortura nelle diverse parti del mondo e nei diversi paesi, e di identificare i carnefici e le autorità coinvolte in questi crimini.

Naturalmente farò assegnamento in primo luogo e soprattutto su giornalisti investigativi di tutto il mondo. La tortura deve essere riconosciuta come il più grave crimine contro l’umanità.

Naturalmente siamo consapevoli che il premio oggi va a tutta la comunità dei giornalisti d’inchiesta.

I miei colleghi hanno svelato operazioni di riciclaggio del denaro e hanno reso possibile che miliardi di dollari rubati tornassero al Tesoro, hanno rivelato conti bancari offshore e fermato il barbaro disboscamento delle foreste siberiane.

C’è un detto in russo, in inglese e in altre lingue: “I cani abbaiano, la carovana va”. Una spiegazione può essere che nulla può intralciare l’avanzare di una carovana. Il governo talvolta dice con scherno lo stesso a proposito dei giornalisti: abbaiano, ma ciò non cambia nulla.

Ma mi è stato detto recentemente che il detto ha un significato opposto. La carovana va avanti perché i cani abbaiano. Ringhiano e assalgono i predatori sui monti e nel deserto. La carovana può andare avanti soltanto con i cani intorno.

Sì, noi ringhiamo e mordiamo. Sì, noi abbiamo denti acuminati e una presa forte.

Siamo indispensabili per il progresso.

Siamo l’antidoto contro la tirannia.

Vedi, “I potenti promuovono attivamente l’idea della guerra basta con lo stridere dei falchi!”

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